giovedì 31 dicembre 2009

I TESCHI DI CRISTALLO

I TESCHI DI CRISTALLO

Un’antica leggenda maya narra che nel mondo esistono 13 teschi di cristallo a grandezza naturale e in essi sono contenute misteriose informazioni sull’origine, gli scopi e il destino del genere umano. Quando i 13 teschi saranno riuniti essi ricominceranno a trasmettere la loro conoscenza all’uomo, a patto che l’umanità sia evoluta ed integra. I teschi di cristallo sono oggetti di splendida fattura, solitamente realizzati in cristallo di rocca. Attualmente, in musei e collezioni private, esistono numerosi esemplari, generalmente rinvenuti in sepolture dell’America Centrale.Ce ne sono di piccolissimi e di giganteschi, passando attraverso taglie intermedie. I più interessanti sono quelli a grandezza naturale e di origine antica, cioé rinvenuti nel corso di scavi archeologici. Dei circa 50 teschi antichi esistenti nel mondo, almeno una dozzina sono a grandezza naturale.

L’esemplare più famoso in assoluto è il teschio di Mitchell-Hedges. E’ stato ricavato da un’unico blocco di cristallo di rocca purissimo e riproduce fedelmente la forma di un cranio umano. A trovarlo fu Anna, la figlia dell’esploratore Mike Mitchell-Hedges, nel 1924, nel corso di una spedizione alla ricera di Atlantide. Seguendo le indicazioni degli indigeni, Mike trascorse vari anni nello Yucatàn, dove scoprì le rovine di un’antica città Maya, Lubaantum, miracolosamente risparmiata dalla devastazione degli spagnoli di Cortés. Nel corso degli scavi e sotto l’altare di un tempio, Anna rinvenne il teschio di cristallo e successivamente la mandibola inferiore mobile. Alla vista dell’oggetto i 300 indios che lavoravano negli scavi si inginocchiarono e pregarono, perché riconobbero nel teschio il loro dio della guerra e della morte. Per realizzare a mano (levigando il cristallo con la sabbia) il teschio di Mitchell-Hedges occorrerebbero 300 anni di lavoro ininterrotto di abilissimi artigiani-artisti. Il teschio è realizzato in modo da convogliare la luce nelle orbite oculari, da cui il sinistro effetto dello sguardo ipnotizzante. E’ stato ipotizzato che nel corso di suggestive cerimonie precolombiane, all’alba e al tramonto dell’equinozio e del solstizio, la luce solare raggiungesse il teschio di cristallo issato sulla cima dell’asta sacerdotale fuoriuscendo dagli occhi ad indicare, in ogni luogo sacro, l’avvento dell’anno nuovo. Oggi alcuni nativi americani usano i teschi di cristallo in cerimonie atte ad entrare in altre dimensioni. L’esemplare di Mitchell-Hedges è stato sottoposto ad indagini comparate da parte dell’antropologo G. M. Morant, insieme al teschio più simile di cui si abbia notizia, quello custodito al British Museum dal 1898. L’esemplare inglese, realizzato in un unico blocco è anatomicamente meno perfetto e più approssimativo del teschio di Mitchell-Hedges ed è stato catalogato dal Museo come di “probabile” origine messicana ed “incerta” datazione. Morant esaminò i due esemplari e dedusse che entrambi rappresentavano il cranio di una donna, constatò la fattura più grossolana e approssimativa del teschio inglese ma, sovrapponendone le fotografie realizzò che le curvature esterne dei lineamenti erano praticamente identiche. Risultava quindi probabile che l’esemplare di Mitchell-Hedges fosse il più antico, eventualmente utilizzato come modello per realizzare il teschio inglese. Datare questi reperti è impresa assai difficile, perché non sono sottoponibili al test del carbonio 14. Si può solo analizzare la provenienza del materiale e provare a rilevare al microscopio le tracce lasciate dal processo di molatura. Nel 1964 Anna Mitchell-Hedges fece effettuare una serie di esami sul teschio, studi che durarono 6 anni e conclusero che l’oggetto era ricavato da un unico blocco di cristallo, lavorato interamente a mano. Quel tipo di cristallo si trova in Brasile, in Madagascar, nell’ex URSS e in California, presso la Calveras Country (curioso è che la parola calvera sia l’equivalente messicano per teschio). Nel 1995 al British Museum di Londra furono effettuati altri esami comparati fra il teschio del museo, l’esemplare dell’istituto Smithsonian (teschio gigantesco donato da un anonimo), l’esemplare Sha Na Ra (trovato nel Messico centrale), l’esemplare Max donato ai coinugi Parks da un guaritore tibetano e una coppa in cristallo di rocca di sicura origine precolombiana, trovata da una spedizione archeologica in una tomba mixteca intatta sul Monte Alban. Le analisi rivelarono che la coppa era lavorata a mano, mentre il teschio inglese e l’esemplare smithsoniano presentavano tracce di lavorazione meccanica. Alcuni hanno voluto dedurre che tutti i teschi di cristallo sono stati realizzati in Germania alla fine del secolo scorso, altri, più semplicemente, si limitano a dire che questi oggetti rimangono misteriosi, anche quelli su cui sono state riscontrate tracce di lavorazione meccanica; non sappiamo, infatti, se vi fu una civiltà sconosciuta dotata, nella notte dei tempi, della tecnologia necessaria per lavorare meccanicamente il cristallo. Non possiamo sapere se questi oggetti provengano da Atlantide o dagli extraterrestri-dei o da una superiore civiltà ancestrale, che li usava per incrementare le facoltà extrasensoriali oggi perdute. I teschi di cristallo sono un enigma sia nella lavorazione che nel significato. Essi provocano, su chi li osserva, singolari reazioni: panico, strane voci, ipnosi, sicurezza, aumento di facoltà telepatiche e poteri magici. Il cristallo, dotato di proprietà piezoelettriche (genera elettricità se sottoposto a sollecitazioni meccaniche) ampiamente usate dalla nostra tecnologia, compare nella tradizione esoterica come un classico strumento di divinazione (cristallomanzia) e di amplificazione delle facoltà paranormali (cristalloscopia); il cristallo di rocca avrebbe la proprietà magica di assorbire energie negative e rilasciare quelle positive, nonché di trasmettere l’energia cosmica alla terra e porre questa in contatto con lo spirito del Creatore. Questi raffinati simulacri di crani umani, venerati e temuti come divinità, devono aver avuto un significato ben preciso. Il cranio umano è stato nei secoli e nei millenni uno speciale oggetto rituale e di culto nelle civiltà delle Americhe, dell’Asia (in Tibet in particolare) e dell’Europa dei Celti (Italia compresa). Anche l’Ordine dei Templari pare includesse nei propri rituali esoterici l’uso di crani umani ingioiellati e teschi di cristallo. I teschi furono usati praticamente in tutto il mondo come calici, simulacri di divinità, di morte, di potere, di saggezza o di potenza sessuale. Jon Ropper (“Il segreto dei teschi di cristallo”, ed. Piemme) ipotizza che questo tipo di culto-rituale connesso col teschio discenda direttamente dalla preistoria, da quando l’uomo primitivo praticava il cannibalismo rituale, con particolare riferimento a cibarsi del cervello (pratica ancora oggi in uso in alcune parti del mondo, come la Nuova Guinea). In un passato remoto l’uomo scimmia scoprì che divorare il cervello fresco dei suoi simili accresceva i suoi impulsi sessuali e la sua intelligenza. Era una sorta di droga preistorica. Le specie cannibali dell’uomo-scimmia ebbero la meglio su quelle non cannibali, proprio grazie al “vantaggio” intellettuale e sessuale così ottenuto. E’ provato che cibarsi di cervello di scimmia fresco (pratica in uso fino al 1979 ad Hong Kong) aumenta sensibilmente l’attività cerebrale e gli stimoli sessuali. Il protrarsi nei secoli del cannibalismo produsse gradatamente modificazioni biologiche permanenti, il cervello, iperalimentato artificialmente, crebbe più in fretta della scatola cranica, la pressione dentro il cranio causò un “tilt cerebrale” e l’uomo perse una serie di funzionalità proprie dell’intelligenza animale. Questo sarebbe quindi il “peccato originale” redento dal Cristo, crocifisso sul Monte Golgota (“luogo del cranio” ove era custodito il teschio di Adamo) affinché il Suo sangue lavasse quel tremendo peccato commesso dal primo uomo-cannibale. Il teschio è simbolo del bene e del male, dell’intelligenza umana e del suo terribile segreto, che ha reso l’uomo potente e dannato. Questa può essere una chiave di lettura per capire, almeno in parte, il significato dei teschi di cristallo. Per chi desidera approfondire l’argomento c’è, tra gli altri, il seguente sito Internet in lingua inglese: http://wwwcrystalskullsociety.org/


Il teschio del Brithish Museum
Una prima indagine fu condotta nel 1936 da parte di alcuni esperti del Brithish Museum, che già deteneva un altro teschio di cristallo, meno famoso per precisione, ma altrettanto misterioso riguardo la sua storia. Secondo i documenti del Brithish Museum, il teschio venne acquistato dal famoso gioielliere Tiffany all'inizio del 1898, per circa 120 sterline. L'incaricato della transizione fu un certo Kunz, che in un suo libro sui minerali, cita il teschio dicendo: <<>>. Riguardo all'ufficiale spagnolo citato da Kunz, non si sa nulla di certo. In realtà la versione dei fatti potrebbe essere diversa; sembrerebbe infatti che il primo proprietario sia quel certo Boban citato da Kunz, che cercò di vendere il sinistro oggetto sia alla Smithsonian Institution e sia al Museo Nazionale Messicano. Entrambi gli istituti rifiutarono l'offerta ed i beni di Boban, caduto frattanto in bassa fortuna, furono venduti all'asta a New York.
E' qui che nel 1826, entra in scena Tiffany, il gioielliere che acquistò il pezzo. Circa 12 anni dopo, sarà il Brithish Museum ad entrare in possesso di questo teschio. L'arrivo del teschio al Brithish Museum, coincise con una serie di strani eventi. A parte le affermazioni, piuttosto scarsamente provate, di improvvisi spostamenti di oggetti o di improvvise invasioni di profumi diversi ed inspiegabili, fu il personale di pulizia impegnato al museo nelle ore notturne ad alimentare le credenze che attribuivano al teschio strani poteri occulti. Il citato personale, infatti, chiese ed ottenne che il teschio fosse coperto da un pesante drappo durante le ore notturne, affinché si nascondesse l'inquietante sguardo di quell'oscuro oggetto. Questo secondo teschio, permise un esame comparato che dimostrò che il teschio del museo era una copia di quello di Mitchell-Hedges che risultava essere di gran lunga più preciso e raffinato. Nel 1950, il teschio fu nuovamente esaminato e da tale esame si scoprì:
Che il teschio era messicano;
Che risaliva al 1400 - 1500 d.C.;
Che il materiale era quarzo brasiliano.
Ancora risultati diversi, ed ancora il mistero rimaneva tale. Nel 1964 il famosissimo teschio di Mitchell-Hedges, fu nuovamente esaminato. Gli esami vennero condotti a cura di una notissima azienda di processori informatici (esperti nel quarzo, quindi). I tecnici di tale azienda immersero il teschio in alcool benzilico per studiarne gli assi cristallografici. Questi esami rivelarono che il teschio <<>> ricavato da un unico cristallo di quarzo e che fu quasi certamente lavorato mediante lo sfregamento di sabbia fine. Il dato più sconcertante fu che gli esperti stimarono il tempo necessario per ultimare il lavoro in <>.
I poteri dei Teschi di Cristallo
Al di là della ricerca storica è interessante sapere quali siano i poteri che possono imputarsi ai teschi di cristallo. Il loro manifestare fenomeni strani è frutto di suggestione, effettivi poteri o solo artifici degli antichi esecutori? Anna Mitchell, tuttora proprietaria del teschio più famoso, racconta come esso <<[...]visto dall'alto è una perfetta lente d'ingrandimento[...]>>. La particolarità che più affascina Anna Mitchell-Hedges è quello che, a volte, il teschio presenta dei riflessi di luce dagli occhi che sembrano vivi e tremolanti. L'antiquario Frank Dorland che eseguì sul cranio vari esami, afferma che una volta esso fu circondato da un alone luminoso per parecchi minuti; altre volte si udivano da esso degli scampanellii ed altre volte ancora era possibile intravedere velatamente delle immagini di strani paesaggi. Ci furono anche soggetti facilmente impressionabili che dopo aver fissato il teschio, ebbero problemi psichici.
Ma le storie misteriose legate al teschio non sono ancora finite. Una didascalia in una foto del teschio, opera di Mitchell-Hedges, avvertiva che esso <>. Quando il teschio si trovava a New York un gruppo di persone - incuriosite dal clamore che il teschio aveva prodotto attorno a sé - volle vederlo, il direttore del museo acconsentì e incaricò la sua segretaria di esibire il famoso reperto. La ragazza prese il teschio con le mani per estrarlo dalla sua scatola ed una strana sensazione la pervase, al punto da farle credere che il teschio la stesse percuotendo.
Il Teschio e il Demonio
L'apice del mistero riguardo la reale natura del teschio, la si può riscontrare in un aneddoto alquanto misterioso. Quando il teschio era in possesso dell'antiquario Dorland, questi ricevette la visita di un personaggio molto eccentrico: Anton Szandor La Vei, il fondatore della Chiesa di Satana. Egli chiese all'antiquario il teschio in quanto affermava essere una creazione dl Demonio. Dorland si rifiutò congedando La Vei. Durante la notte il riposo della famiglia Dorland fu turbato da numerosi scricchiolii. Il mattino seguente, parecchi mobili e suppellettili apparivano inspiegabilmente spostati da quelle che erano le loro abituali ubicazioni.
Cosa sappiamo?
Il teschio fu ritrovato nel 1926 presso Lubaantum.
Aveva un aspetto sinistro, alimentato anche dall'atteggiamento che tennero gli indigeni.
Suscitava emozioni contrastanti in chi ne veniva incontatto.
Sembrava essere apparentemente senza alcuna utilità pratica.
Quest'ultima affermazione da il destro ad una considerazione semplice ma efficace: perché intere generazioni di uomini si sarebbero prodigati nel realizzare qualcosa di inutile? Un'utilità, isolata od insieme ad altri oggetti, è alla base di qualsiasi produzione dell'uomo, quindi non può tacersi circa la ricerca di un qualsiasi utilizzo del teschio.
La cerimonia del fuoco
Per valutare un possibile utilizzo del teschio per qualche scopo, si può partire da un rito molto importante presso i Maya, cioè la cerimonia del fuoco. Questa cerimonia era una sorta di capodanno Maya, che coincideva con il raggiungimento dello Zenit (Punto in cui la verticale di un luogo (filo a piombo) incontra la sfera celeste) da parte delle Pleiadi (gruppo di stelle nella costellazione del Toro). Per i Maya era la garanzia che per tutto l'anno successivo il sole sarebbe sorto. Era una tradizione ricca di simboli, tra essi, il simbolo del rinnovamento del cambiamento, del nuovo. Una cerimonia che prevedeva anche dei sacrifici, il tutto per ingraziarsi il sole.
La statua del dio sui gomiti
Nel 1873 - circa - venne rinvenuta una statua rappresentante una divinità o un sacerdote disteso sul dorso con le ginocchia piegate ed i gomiti che toccano a terra (una posizione alquanto scomoda, vedi figura a lato). Sul ventre sorregge un riquadro rappresentante il disco solare. C'è molto mistero intorno a questa statua, pare si chiami Chac-Mool, ma questo nome non è da tutti accettato. Secondo la tradizione Maya, il fuoco della Cerimonia del Fuoco veniva fatto sprizzare da un oggetto sacro in legno, posto sul petto della vittima sacrificale. Che questa statua, sia un sostituto di questa vittima? Potrebbe essere, ma non è questo l'obiettivo della nostra ricerca. Il nostro obiettivo è trovare un'utilità pratica al teschio, e di questo abbiamo già buttato le basi.
Il Teschio e la cerimonia del fuoco
Cosa aveva detto l'archeologo Mitchell-Hedges, riguardo al teschio? <<[...]il teschio veniva usato da un grande e potente sacerdote maya per compiere riti esoterici [...]>> [vd Parte Prima], e se uno di questi riti fosse proprio la cerimonia del fuoco? Potrebbe essere anche riflettendo su un fatto importante nella cultura Maya. Il sole per i Maya è indubbiamente fonte di vita per eccellenza, ma sanno benissimo che il sole stesso può divenire causa di morte. E' il sole che regola con i suoi raggi la crescita dei prodotti della terra (e i Maya erano abili coltivatori), ma un lieve scompenso al ciclo solare, una più prolungata esposizione al sole avrebbe potuto compromettere colture intere e di conseguenza la vita dell'uomo. Era quindi presente, nella cultura Maya, l'equivalenza Sole-Vita-Morte, simboleggiata anche da incisioni in cui il sole viene rappresentato come un teschio da cui promanano raggi.
Il Teschio, una lente ustoria?
A questo punto mettiamo in ordine i dati che ci servono:
<<[...]il teschio veniva usato da un grande e potente sacerdote maya per compiere riti esoterici [...]>> (Mitchell-Hedges padre);
<<[...]visto dall'alto è una perfetta lente d'ingrandimento[...]>> (Mitchell-Hedges figlia)
Il rito secondo cui il sacerdote appiccava il fuoco ad un oggetto posto sul petto di una vittima.
Unendo questi elementi possiamo dire che il sacerdote si serviva del teschio per compiere un rito esoterico molto importante per i Maya. Egli alzava il teschio sulla sua testa e sfruttando la sua trasparenza, la sua proprietà di rifrazione datagli dal suo aspetto convesso (fungeva da lente abbiamo detto), catturava un raggio di sole tramite il quale incendiava l'oggetto sacro, posto sul petto della vittima. Ecco che, in definitiva, il Teschio potrebbe essere una lente ustoria, che simboleggia - oltre tutto - anche il trinomio Sole-Vita-Morte.
Svelato il mistero?
Può considerarsi appagante la tesi che vede il teschio come una lente ustoria? Da un punto di vista culturale e religioso - nell'ottica dei maya - si. Ma francamente, resta l'alone della leggenda che racconta che questi teschi sono 13, che racchiudono un segreto, che l'uomo potrà svelarlo quando vivrà in pace col suo simile. Quando si avvererà questa leggenda? Quali porte ci aprirà? Quelle di una memoria perduta, insieme ad un continente sprofondato nell'oceano migliaia di anni fa? Domande, quindi, solo domande, destinate - per il momento - a restare senza risposta. Risposta che forse è da leggere o interpretare tra i sinistri silenzi degli sguardi che, beffardo, il teschio ci lancia dall'alto della sua impenetrabile antichità.

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