giovedì 31 dicembre 2009

I TESCHI DI CRISTALLO

I TESCHI DI CRISTALLO

Un’antica leggenda maya narra che nel mondo esistono 13 teschi di cristallo a grandezza naturale e in essi sono contenute misteriose informazioni sull’origine, gli scopi e il destino del genere umano. Quando i 13 teschi saranno riuniti essi ricominceranno a trasmettere la loro conoscenza all’uomo, a patto che l’umanità sia evoluta ed integra. I teschi di cristallo sono oggetti di splendida fattura, solitamente realizzati in cristallo di rocca. Attualmente, in musei e collezioni private, esistono numerosi esemplari, generalmente rinvenuti in sepolture dell’America Centrale.Ce ne sono di piccolissimi e di giganteschi, passando attraverso taglie intermedie. I più interessanti sono quelli a grandezza naturale e di origine antica, cioé rinvenuti nel corso di scavi archeologici. Dei circa 50 teschi antichi esistenti nel mondo, almeno una dozzina sono a grandezza naturale.

L’esemplare più famoso in assoluto è il teschio di Mitchell-Hedges. E’ stato ricavato da un’unico blocco di cristallo di rocca purissimo e riproduce fedelmente la forma di un cranio umano. A trovarlo fu Anna, la figlia dell’esploratore Mike Mitchell-Hedges, nel 1924, nel corso di una spedizione alla ricera di Atlantide. Seguendo le indicazioni degli indigeni, Mike trascorse vari anni nello Yucatàn, dove scoprì le rovine di un’antica città Maya, Lubaantum, miracolosamente risparmiata dalla devastazione degli spagnoli di Cortés. Nel corso degli scavi e sotto l’altare di un tempio, Anna rinvenne il teschio di cristallo e successivamente la mandibola inferiore mobile. Alla vista dell’oggetto i 300 indios che lavoravano negli scavi si inginocchiarono e pregarono, perché riconobbero nel teschio il loro dio della guerra e della morte. Per realizzare a mano (levigando il cristallo con la sabbia) il teschio di Mitchell-Hedges occorrerebbero 300 anni di lavoro ininterrotto di abilissimi artigiani-artisti. Il teschio è realizzato in modo da convogliare la luce nelle orbite oculari, da cui il sinistro effetto dello sguardo ipnotizzante. E’ stato ipotizzato che nel corso di suggestive cerimonie precolombiane, all’alba e al tramonto dell’equinozio e del solstizio, la luce solare raggiungesse il teschio di cristallo issato sulla cima dell’asta sacerdotale fuoriuscendo dagli occhi ad indicare, in ogni luogo sacro, l’avvento dell’anno nuovo. Oggi alcuni nativi americani usano i teschi di cristallo in cerimonie atte ad entrare in altre dimensioni. L’esemplare di Mitchell-Hedges è stato sottoposto ad indagini comparate da parte dell’antropologo G. M. Morant, insieme al teschio più simile di cui si abbia notizia, quello custodito al British Museum dal 1898. L’esemplare inglese, realizzato in un unico blocco è anatomicamente meno perfetto e più approssimativo del teschio di Mitchell-Hedges ed è stato catalogato dal Museo come di “probabile” origine messicana ed “incerta” datazione. Morant esaminò i due esemplari e dedusse che entrambi rappresentavano il cranio di una donna, constatò la fattura più grossolana e approssimativa del teschio inglese ma, sovrapponendone le fotografie realizzò che le curvature esterne dei lineamenti erano praticamente identiche. Risultava quindi probabile che l’esemplare di Mitchell-Hedges fosse il più antico, eventualmente utilizzato come modello per realizzare il teschio inglese. Datare questi reperti è impresa assai difficile, perché non sono sottoponibili al test del carbonio 14. Si può solo analizzare la provenienza del materiale e provare a rilevare al microscopio le tracce lasciate dal processo di molatura. Nel 1964 Anna Mitchell-Hedges fece effettuare una serie di esami sul teschio, studi che durarono 6 anni e conclusero che l’oggetto era ricavato da un unico blocco di cristallo, lavorato interamente a mano. Quel tipo di cristallo si trova in Brasile, in Madagascar, nell’ex URSS e in California, presso la Calveras Country (curioso è che la parola calvera sia l’equivalente messicano per teschio). Nel 1995 al British Museum di Londra furono effettuati altri esami comparati fra il teschio del museo, l’esemplare dell’istituto Smithsonian (teschio gigantesco donato da un anonimo), l’esemplare Sha Na Ra (trovato nel Messico centrale), l’esemplare Max donato ai coinugi Parks da un guaritore tibetano e una coppa in cristallo di rocca di sicura origine precolombiana, trovata da una spedizione archeologica in una tomba mixteca intatta sul Monte Alban. Le analisi rivelarono che la coppa era lavorata a mano, mentre il teschio inglese e l’esemplare smithsoniano presentavano tracce di lavorazione meccanica. Alcuni hanno voluto dedurre che tutti i teschi di cristallo sono stati realizzati in Germania alla fine del secolo scorso, altri, più semplicemente, si limitano a dire che questi oggetti rimangono misteriosi, anche quelli su cui sono state riscontrate tracce di lavorazione meccanica; non sappiamo, infatti, se vi fu una civiltà sconosciuta dotata, nella notte dei tempi, della tecnologia necessaria per lavorare meccanicamente il cristallo. Non possiamo sapere se questi oggetti provengano da Atlantide o dagli extraterrestri-dei o da una superiore civiltà ancestrale, che li usava per incrementare le facoltà extrasensoriali oggi perdute. I teschi di cristallo sono un enigma sia nella lavorazione che nel significato. Essi provocano, su chi li osserva, singolari reazioni: panico, strane voci, ipnosi, sicurezza, aumento di facoltà telepatiche e poteri magici. Il cristallo, dotato di proprietà piezoelettriche (genera elettricità se sottoposto a sollecitazioni meccaniche) ampiamente usate dalla nostra tecnologia, compare nella tradizione esoterica come un classico strumento di divinazione (cristallomanzia) e di amplificazione delle facoltà paranormali (cristalloscopia); il cristallo di rocca avrebbe la proprietà magica di assorbire energie negative e rilasciare quelle positive, nonché di trasmettere l’energia cosmica alla terra e porre questa in contatto con lo spirito del Creatore. Questi raffinati simulacri di crani umani, venerati e temuti come divinità, devono aver avuto un significato ben preciso. Il cranio umano è stato nei secoli e nei millenni uno speciale oggetto rituale e di culto nelle civiltà delle Americhe, dell’Asia (in Tibet in particolare) e dell’Europa dei Celti (Italia compresa). Anche l’Ordine dei Templari pare includesse nei propri rituali esoterici l’uso di crani umani ingioiellati e teschi di cristallo. I teschi furono usati praticamente in tutto il mondo come calici, simulacri di divinità, di morte, di potere, di saggezza o di potenza sessuale. Jon Ropper (“Il segreto dei teschi di cristallo”, ed. Piemme) ipotizza che questo tipo di culto-rituale connesso col teschio discenda direttamente dalla preistoria, da quando l’uomo primitivo praticava il cannibalismo rituale, con particolare riferimento a cibarsi del cervello (pratica ancora oggi in uso in alcune parti del mondo, come la Nuova Guinea). In un passato remoto l’uomo scimmia scoprì che divorare il cervello fresco dei suoi simili accresceva i suoi impulsi sessuali e la sua intelligenza. Era una sorta di droga preistorica. Le specie cannibali dell’uomo-scimmia ebbero la meglio su quelle non cannibali, proprio grazie al “vantaggio” intellettuale e sessuale così ottenuto. E’ provato che cibarsi di cervello di scimmia fresco (pratica in uso fino al 1979 ad Hong Kong) aumenta sensibilmente l’attività cerebrale e gli stimoli sessuali. Il protrarsi nei secoli del cannibalismo produsse gradatamente modificazioni biologiche permanenti, il cervello, iperalimentato artificialmente, crebbe più in fretta della scatola cranica, la pressione dentro il cranio causò un “tilt cerebrale” e l’uomo perse una serie di funzionalità proprie dell’intelligenza animale. Questo sarebbe quindi il “peccato originale” redento dal Cristo, crocifisso sul Monte Golgota (“luogo del cranio” ove era custodito il teschio di Adamo) affinché il Suo sangue lavasse quel tremendo peccato commesso dal primo uomo-cannibale. Il teschio è simbolo del bene e del male, dell’intelligenza umana e del suo terribile segreto, che ha reso l’uomo potente e dannato. Questa può essere una chiave di lettura per capire, almeno in parte, il significato dei teschi di cristallo. Per chi desidera approfondire l’argomento c’è, tra gli altri, il seguente sito Internet in lingua inglese: http://wwwcrystalskullsociety.org/


Il teschio del Brithish Museum
Una prima indagine fu condotta nel 1936 da parte di alcuni esperti del Brithish Museum, che già deteneva un altro teschio di cristallo, meno famoso per precisione, ma altrettanto misterioso riguardo la sua storia. Secondo i documenti del Brithish Museum, il teschio venne acquistato dal famoso gioielliere Tiffany all'inizio del 1898, per circa 120 sterline. L'incaricato della transizione fu un certo Kunz, che in un suo libro sui minerali, cita il teschio dicendo: <<>>. Riguardo all'ufficiale spagnolo citato da Kunz, non si sa nulla di certo. In realtà la versione dei fatti potrebbe essere diversa; sembrerebbe infatti che il primo proprietario sia quel certo Boban citato da Kunz, che cercò di vendere il sinistro oggetto sia alla Smithsonian Institution e sia al Museo Nazionale Messicano. Entrambi gli istituti rifiutarono l'offerta ed i beni di Boban, caduto frattanto in bassa fortuna, furono venduti all'asta a New York.
E' qui che nel 1826, entra in scena Tiffany, il gioielliere che acquistò il pezzo. Circa 12 anni dopo, sarà il Brithish Museum ad entrare in possesso di questo teschio. L'arrivo del teschio al Brithish Museum, coincise con una serie di strani eventi. A parte le affermazioni, piuttosto scarsamente provate, di improvvisi spostamenti di oggetti o di improvvise invasioni di profumi diversi ed inspiegabili, fu il personale di pulizia impegnato al museo nelle ore notturne ad alimentare le credenze che attribuivano al teschio strani poteri occulti. Il citato personale, infatti, chiese ed ottenne che il teschio fosse coperto da un pesante drappo durante le ore notturne, affinché si nascondesse l'inquietante sguardo di quell'oscuro oggetto. Questo secondo teschio, permise un esame comparato che dimostrò che il teschio del museo era una copia di quello di Mitchell-Hedges che risultava essere di gran lunga più preciso e raffinato. Nel 1950, il teschio fu nuovamente esaminato e da tale esame si scoprì:
Che il teschio era messicano;
Che risaliva al 1400 - 1500 d.C.;
Che il materiale era quarzo brasiliano.
Ancora risultati diversi, ed ancora il mistero rimaneva tale. Nel 1964 il famosissimo teschio di Mitchell-Hedges, fu nuovamente esaminato. Gli esami vennero condotti a cura di una notissima azienda di processori informatici (esperti nel quarzo, quindi). I tecnici di tale azienda immersero il teschio in alcool benzilico per studiarne gli assi cristallografici. Questi esami rivelarono che il teschio <<>> ricavato da un unico cristallo di quarzo e che fu quasi certamente lavorato mediante lo sfregamento di sabbia fine. Il dato più sconcertante fu che gli esperti stimarono il tempo necessario per ultimare il lavoro in <>.
I poteri dei Teschi di Cristallo
Al di là della ricerca storica è interessante sapere quali siano i poteri che possono imputarsi ai teschi di cristallo. Il loro manifestare fenomeni strani è frutto di suggestione, effettivi poteri o solo artifici degli antichi esecutori? Anna Mitchell, tuttora proprietaria del teschio più famoso, racconta come esso <<[...]visto dall'alto è una perfetta lente d'ingrandimento[...]>>. La particolarità che più affascina Anna Mitchell-Hedges è quello che, a volte, il teschio presenta dei riflessi di luce dagli occhi che sembrano vivi e tremolanti. L'antiquario Frank Dorland che eseguì sul cranio vari esami, afferma che una volta esso fu circondato da un alone luminoso per parecchi minuti; altre volte si udivano da esso degli scampanellii ed altre volte ancora era possibile intravedere velatamente delle immagini di strani paesaggi. Ci furono anche soggetti facilmente impressionabili che dopo aver fissato il teschio, ebbero problemi psichici.
Ma le storie misteriose legate al teschio non sono ancora finite. Una didascalia in una foto del teschio, opera di Mitchell-Hedges, avvertiva che esso <>. Quando il teschio si trovava a New York un gruppo di persone - incuriosite dal clamore che il teschio aveva prodotto attorno a sé - volle vederlo, il direttore del museo acconsentì e incaricò la sua segretaria di esibire il famoso reperto. La ragazza prese il teschio con le mani per estrarlo dalla sua scatola ed una strana sensazione la pervase, al punto da farle credere che il teschio la stesse percuotendo.
Il Teschio e il Demonio
L'apice del mistero riguardo la reale natura del teschio, la si può riscontrare in un aneddoto alquanto misterioso. Quando il teschio era in possesso dell'antiquario Dorland, questi ricevette la visita di un personaggio molto eccentrico: Anton Szandor La Vei, il fondatore della Chiesa di Satana. Egli chiese all'antiquario il teschio in quanto affermava essere una creazione dl Demonio. Dorland si rifiutò congedando La Vei. Durante la notte il riposo della famiglia Dorland fu turbato da numerosi scricchiolii. Il mattino seguente, parecchi mobili e suppellettili apparivano inspiegabilmente spostati da quelle che erano le loro abituali ubicazioni.
Cosa sappiamo?
Il teschio fu ritrovato nel 1926 presso Lubaantum.
Aveva un aspetto sinistro, alimentato anche dall'atteggiamento che tennero gli indigeni.
Suscitava emozioni contrastanti in chi ne veniva incontatto.
Sembrava essere apparentemente senza alcuna utilità pratica.
Quest'ultima affermazione da il destro ad una considerazione semplice ma efficace: perché intere generazioni di uomini si sarebbero prodigati nel realizzare qualcosa di inutile? Un'utilità, isolata od insieme ad altri oggetti, è alla base di qualsiasi produzione dell'uomo, quindi non può tacersi circa la ricerca di un qualsiasi utilizzo del teschio.
La cerimonia del fuoco
Per valutare un possibile utilizzo del teschio per qualche scopo, si può partire da un rito molto importante presso i Maya, cioè la cerimonia del fuoco. Questa cerimonia era una sorta di capodanno Maya, che coincideva con il raggiungimento dello Zenit (Punto in cui la verticale di un luogo (filo a piombo) incontra la sfera celeste) da parte delle Pleiadi (gruppo di stelle nella costellazione del Toro). Per i Maya era la garanzia che per tutto l'anno successivo il sole sarebbe sorto. Era una tradizione ricca di simboli, tra essi, il simbolo del rinnovamento del cambiamento, del nuovo. Una cerimonia che prevedeva anche dei sacrifici, il tutto per ingraziarsi il sole.
La statua del dio sui gomiti
Nel 1873 - circa - venne rinvenuta una statua rappresentante una divinità o un sacerdote disteso sul dorso con le ginocchia piegate ed i gomiti che toccano a terra (una posizione alquanto scomoda, vedi figura a lato). Sul ventre sorregge un riquadro rappresentante il disco solare. C'è molto mistero intorno a questa statua, pare si chiami Chac-Mool, ma questo nome non è da tutti accettato. Secondo la tradizione Maya, il fuoco della Cerimonia del Fuoco veniva fatto sprizzare da un oggetto sacro in legno, posto sul petto della vittima sacrificale. Che questa statua, sia un sostituto di questa vittima? Potrebbe essere, ma non è questo l'obiettivo della nostra ricerca. Il nostro obiettivo è trovare un'utilità pratica al teschio, e di questo abbiamo già buttato le basi.
Il Teschio e la cerimonia del fuoco
Cosa aveva detto l'archeologo Mitchell-Hedges, riguardo al teschio? <<[...]il teschio veniva usato da un grande e potente sacerdote maya per compiere riti esoterici [...]>> [vd Parte Prima], e se uno di questi riti fosse proprio la cerimonia del fuoco? Potrebbe essere anche riflettendo su un fatto importante nella cultura Maya. Il sole per i Maya è indubbiamente fonte di vita per eccellenza, ma sanno benissimo che il sole stesso può divenire causa di morte. E' il sole che regola con i suoi raggi la crescita dei prodotti della terra (e i Maya erano abili coltivatori), ma un lieve scompenso al ciclo solare, una più prolungata esposizione al sole avrebbe potuto compromettere colture intere e di conseguenza la vita dell'uomo. Era quindi presente, nella cultura Maya, l'equivalenza Sole-Vita-Morte, simboleggiata anche da incisioni in cui il sole viene rappresentato come un teschio da cui promanano raggi.
Il Teschio, una lente ustoria?
A questo punto mettiamo in ordine i dati che ci servono:
<<[...]il teschio veniva usato da un grande e potente sacerdote maya per compiere riti esoterici [...]>> (Mitchell-Hedges padre);
<<[...]visto dall'alto è una perfetta lente d'ingrandimento[...]>> (Mitchell-Hedges figlia)
Il rito secondo cui il sacerdote appiccava il fuoco ad un oggetto posto sul petto di una vittima.
Unendo questi elementi possiamo dire che il sacerdote si serviva del teschio per compiere un rito esoterico molto importante per i Maya. Egli alzava il teschio sulla sua testa e sfruttando la sua trasparenza, la sua proprietà di rifrazione datagli dal suo aspetto convesso (fungeva da lente abbiamo detto), catturava un raggio di sole tramite il quale incendiava l'oggetto sacro, posto sul petto della vittima. Ecco che, in definitiva, il Teschio potrebbe essere una lente ustoria, che simboleggia - oltre tutto - anche il trinomio Sole-Vita-Morte.
Svelato il mistero?
Può considerarsi appagante la tesi che vede il teschio come una lente ustoria? Da un punto di vista culturale e religioso - nell'ottica dei maya - si. Ma francamente, resta l'alone della leggenda che racconta che questi teschi sono 13, che racchiudono un segreto, che l'uomo potrà svelarlo quando vivrà in pace col suo simile. Quando si avvererà questa leggenda? Quali porte ci aprirà? Quelle di una memoria perduta, insieme ad un continente sprofondato nell'oceano migliaia di anni fa? Domande, quindi, solo domande, destinate - per il momento - a restare senza risposta. Risposta che forse è da leggere o interpretare tra i sinistri silenzi degli sguardi che, beffardo, il teschio ci lancia dall'alto della sua impenetrabile antichità.

2012-FINIRA' IL MONDO?????

Il calendario maya
I maya, come altre culture mesoamericane, misuravano il tempo utilizzando un sistema di tre calendari. I giorni erano organizzati attraverso un calendario religioso rituale della durata di 260 giorni (chiamato Tzolk'in), suddiviso in trecene (periodi temporali di 13 giorni) e utilizzato prevalentemente a scopo divinatorio, e un calendario solare di 365 giorni (Haab'), suddiviso in 18 periodi di 20 giorni ciascuno.[3]
I maya non misuravano gli anni, tuttavia le date di questi due calendari erano combinate tra loro per dare luogo a cicli di 18.980 giorni (~52 anni) per un totale di 52 cicli diversi ricorrenti. Un ulteriore calendario, il cosidetto Lungo computo, calcolava, invece, il tempo trascorso dalla data della creazione del mondo secondo la mitologia maya[senza fonte] (11 agosto 3114 a.C. nel calendario gregoriano[4]). Questo calendario, a differenza dei precedenti, era progressivo e suddivideva il tempo in cicli non ricorrenti (b'ak'tun) della durata di 144.000 giorni, suddivisi a loro volta, su base vintigesimale, in 4 ulteriori sottocicli. Il 20 dicembre 2012 terminerà il 13° b'ak'tun (12.19.19.17.19 nella notazione originale del calendario) a cui farà seguito, il giorno successivo, il 14° b'ak'tun (13.0.0.0.0).
Secondo il Popol Vuh - uno dei principali documenti storici sul corpus mitologico dei maya - il Lungo computo attuale è solo il quarto in ordine di tempo poiché gli dei avrebbero distrutto le tre precedenti creazioni ritenendole fallimentari.[5] La terza creazione fu distrutta al termine del 13° b'ak'tun (12.19.19.17.19), una data che ricorrerà nuovamente alla fine del 2012. Questa circostanza, assieme ad un riferimento epigrafico sul Monumento 6 di Tortuguero,[6] è alla base del fenomeno New Age che associa un evento di significativa discontinuità storica alla data summenzionata.
Profezie
Sulla base di interpretazioni di impronta prevalentemente New Age, sono stati formulati due diversi scenari sulla corrispondenza di questa data: o con eventi quali la fine del mondo oppure con trasformazioni radicali del mondo stesso come l'inizio dell'Era dell'Aquario, un periodo di pace globale e profonda evoluzione spirituale.
Entrambi gli scenari profetizzati possono definirsi apocalittici tenendo conto del duplice significato del termine: o in senso figurato come devastazione totale, cataclisma rovinoso, disastrosa sciagura, o nel suo senso etimologico di rivelazione.[7] Analogo distinguo è previsto dal termine catastrofe, che infatti richiede una disambiguazione.[8]
Da un'iscrizione sul Monumento 6 del sito archeologico di Tortuguero si ricava la data del 2012, in cui accadrebbe qualcosa che coinvolgerebbe una misteriosa divinità Maya, Bolon Yokte, associata in genere alla guerra e alla creazione. Da qui se ne è ricavata l'eventuale profezia Maya data al 2012.[9] Risultano tuttavia diverse altre tavolette che riportano date anche molto successive al 2012, cosa che fa ritenere che i Maya non pensassero a questo giorno come all'ultimo.[10]
Confutazioni degli studiosi degli antichi Maya
La credenza in catastrofi nel giorno 21 dicembre 2012 o in vicinanza ad esso, è una previsione considerata sbagliata dalla corrente principale degli studiosi degli antichi Maya, eppure è comunemente citata nei mezzi di comunicazione di cultura popolare come il problema del 2012.[11]
Secondo Sandra Noble, executive director della Foundation for the Advancement of Mesoamerican Studies, Inc. a Crystal River in Florida, «Rendere il 21 dicembre 2012 come un Giorno del giudizio o un momento di cambiamento cosmico è una completa invenzione e una possibilità per molte persone di fare profitto.» La fine di un ciclo del calendario era infatti vista dal popolo maya semplicemente come occasione di grandi celebrazioni per festeggiare l'ingresso nella nuova era, in questo caso il sesto ciclo.[12]
Confutazioni scientifiche
Astronomia

Il centro galattico osservato nel visibile in direzione della costellazione del Sagittario. Le stelle principali della costellazione sono indicate in rosso.
Allineamento del Sole con il Centro galattico

Per approfondire, vedi la voce Posizione del Sole all'interno della Galassia.
Osservato da Terra, il Sole si sposta in prossimità di una linea ideale (l'eclittica) che corrisponde alla proiezione in cielo del piano in cui giace l'orbita della Terra. I pianeti e la Luna orbitano su piani poco inclinati rispetto all'eclittica ed anche loro, di conseguenza, appaiono in prossimità di essa se visti da Terra.[13] Storicamente alle costellazioni che si posizionano a cavallo dell'eclittica è stato dato quindi un significato speciale e sono state raccolte nello zodiaco.[14]
Nel corso dei secoli ci si è accorti che il periodo dell'anno di visibilità delle costellazioni dello zodiaco è mutato. Ciò è avvenuto a causa del moto di precessione dell'asse terrestre (o precessione degli equinozi) che determina uno spostamento di 1° circa ogni 72 anni. Conseguenetemente ogni 2160 anni cambia la costellazione visibile in corrispondenza del sorgere del Sole nel giorno dell'equinozio di primavera. Nella tradizione astrologica occidentale, ciò determina la fine di un'era astrologica (oggi siamo nell'Era dei Pesci) e l'inizio della successiva (Era dell'Acquario). La durata complessiva del ciclo è di 26.000 anni.[15]
Così come oggi l'equinozio di primavera si verifica nella costellazione dei Pesci, il solstizio d'inverno si verfica nella costellazione del Sagittario, dove si situa tra l'altro il centro della Via Lattea. Negli ultimi mille anni circa, di conseguenza, ogni anno nel giorno del solstizio d'inverno, la Terra, il Sole ed il centro galattico si sono trovati quasi allineati. Il migliore allineamento prospettico nel giorno del solstizio d'inverno è avvenuto il 21 dicembre 1998.[16] Ad ogni modo, l'allineamento in sé non comporta alcun effetto per la Terra ed il Sistema solare, dal momento che rappresenta l'attraversamento di una linea ideale, come il confine tra due comuni.[16]

La Fenditura del Cigno, Xibalba be nella lingua dei Maya.
John M. Jenkins verso la metà degli anni Ottanta propose che l'allineamento galattico del 2012 potesse aver assunto un significato speciale entro le previsioni del calendario Maya. Suggerì infatti che i Maya potessero aver basato il proprio calendario sulle osservazione della Fenditura del Cigno[17] ed affermò che sapevano che l'eclittica attraversava la Fenditura (la nebulosa termina all'altezza dell'equatore celeste) e che diedero a tale punto del cielo un significato speciale nella loro cosmologia.[18] Ipotizzò dunque che l'allineamento del Sole e di tale punto sarebbe avvenuto nel giorno del solstizio d'inverno del 2012.[18]
Anche con queste ulteriori restrizioni, l'allineamento indicato si verifica nel giorno del solstizio d'inverno per un periodo di 36 anni e la convergenza di maggiore precisione è già avvenuta nel 1998.[19] Numerosi studiosi e Jenkins stesso hanno notato che non esiste alcuna prova concreta che i Maya conoscessero la precessione degli equinozi.[20]
Allineamento planetario

Per approfondire, vedi la voce Congiunzione.
Su La Stampa del 13 ottobre 2009 il giornalista Paolo Manzo cita un allineamento «di Marte, Giove, Saturno, uno spettacolo astronomico senza precedenti», in corrispondenza della fatidica data.[21] L'articolo non riporta o rinvia a nessuna fonte scientifica autorevole e attendibile, mentre né gli astronomi né le effemeridi (a cui si può accedere attraverso programmi di calcolo disponibili in rete) indicano alcuna congiunzione,[22] anzi, predicono che i tre pianeti si troveranno in tre posizioni ben distinte se osservati dalla Terra, come è possibile desumere dalla seguente tabella che riporta le coordinate celesti per Marte, Giove e Saturno nel sistema di riferimento geocentrico equatoriale.[23]
Effemeridi calcolate per il 21 dicembre 2012[23]
Marte
Giove
Saturno
Magnitudine apparente
1,20
-2,78
1,35
0:00 TU del 21-12-2012
AR 19h 52m 25,53s Dec -22° 06′ 43,9″
AR 04h 28m 40,98s Dec +21° 01′ 34,6″
AR 14h 27m 16,74s Dec -12° 07′ 48,3″
4:00 TU del 21-12-2012
AR 19h 52m 58,63s Dec -22° 05′ 15,6″
AR 04h 28m 35,92s Dec +21° 01′ 25,4″
AR 14h 27m 20,28s Dec -12° 08′ 04,0″
8:00 TU del 21-12-2012
AR 19h 53m 31,72s Dec -22° 03′ 46,9″
AR 04h 28m 30,87s Dec +21° 01′ 16,3″
AR 14h 27m 23,80s Dec -12° 08′ 19,7″
12:00 TU del 21-12-2012
AR 19h 54m 04,79s Dec -22° 02′ 17,8″
AR 04h 28m 25,83s Dec +21° 01′ 07,2″
AR 14h 27m 27,32s Dec -12° 08′ 35,3″
16:00 TU del 21-12-2012
AR 19h 54m 37,87s Dec -22° 00′ 48,2″
AR 04h 28m 20,80s Dec +21° 00′ 58,1″
AR 14h 27m 30,83s Dec -12° 08′ 50,9″
20:00 TU del 21-12-2012
AR 19h 55m 10,93s Dec -21° 59′ 18,2″
AR 04h 28m 15,79s Dec +21° 00′ 49,1″
AR 14h 27m 34,33s Dec -12° 09′ 06,4″
0:00 TU del 22-12-2012
AR 19h 55m 43,99s Dec -21° 57′ 47,8″
AR 04h 28m 10,80s Dec +21° 00′ 40,1″
AR 14h 27m 37,83s Dec -12° 09′ 21,9″


Il cielo alle 0 UTC del 21 dicembre 2012.
Già nel maggio del 2000 in occasione di un allineamento planetario si era sviluppato un senso di ansia nell'attesa dell'evento che aveva portato i principali organi di divulgazione scientifica statunitense a rilasciare comunicati che ne confermassero l'innocuità.[24][25][26]
Astrofisica
Inversione dei poli magnetici del campo terrestre

Per approfondire, vedi le voci Ciclo undecennale dell'attività solare e Inversioni del campo geomagnetico.
L'attività solare segue un andamento ciclico di periodo undicennale.[27] I periodi di intensa attività sono identificati dalla presenza di un elevato numero di macchie solari, a cui generalmente si associano altri fenomeni quali le espulsioni di massa coronali, le quali, se avvengono in direzione della Terra, danno luogo a quelle che sono state definite tempeste solari o geomagnetiche, disturbi temporanei della magnetosfera terrestre[28] che possono manifestarsi in modo spettacolare attraverso aurore polari.[29][30]
La magnetosfera terrestre funge da barriera protettiva e gli effetti sugli esseri viventi che abitano il pianeta sono ridotti. L'industrializzazione e l'espansione umana nello spazio, tuttavia, hanno reso questi fenomeni problematici anche per l'uomo, dal momento che possono danneggiare dispositivi elettronici in orbita e, in caso di tempeste di elevata intensità, interagire con le reti di trasmissione dell'energia elettrica e con la strumentazione degli aerei di linea.[31][32]
È stato previsto che il picco del 24° ciclo solare si verificherà nei mesi di aprile e maggio del 2013 e raggiungerà un'intensità inferiore al 23° che si è appena concluso.[33][34] Ad un'indicazione così precisa, tuttavia, si è potuti giungere solo dopo aver osservato il minimo dell'attività solare, verificatosi nel 2009;[35] previsioni precedenti (del 2007) avevano prospettato in effetti due scenari possibili: quello descritto ed un secondo in cui il picco si sarebbe verificato nel 2012 e sarebbe stato di intensità maggiore del precedente.[35][36]
Alcune trasmissioni televisive hanno collegato questo secondo scenario con le profezie sul 21 dicembre 2012:[36] in particolare è stata ipotizzata la possibilità che un picco di attività solare particolarmente intenso possa innescare una inversione dei poli magnetici terrestri con conseguenze disastrose e imprevedibili per la nostra società. Questa ipotesi, già di per sé di scarso fondamento scientifico, è stata comunque smentita dalle attuali previsioni relative all'attività solare fra il 2012 e il 2013.
Nella cultura popolare
Nell'ultima puntata del serial televisivo di fantascienza X-Files viene rivelato che il 22 dicembre 2012 (il giorno successivo al giorno d'inizio del prossimo Lungo computo) è la data programmata da un popolo di alieni per invadere la Terra.
Il fenomeno è stato oggetto di due adattamenti biografici: il primo, datato 2001, intitolato 2012 - L'avvento del male, ed il secondo a opera di Roland Emmerich, regista noto per film cosiddetti catastrofici. Il film, intitolato proprio 2012, è uscito nelle sale cinematografiche il 13 novembre 2009.
Lo scrittore e ufologo Whitley Strieber ha pubblicato nel 2007 un romanzo fantascentifico dal titolo 2012: The War for Souls.[37] Del libro è previsto un adattamento cinematografico a cura del regista Michael Bay.[38]

DA WIKIPEDIA

LA PRECESSIONE DEGLI EQUINOZI E LE ERE ASTRONOMICHE

Antonia Bonomi



Per chi possiede qualche nozione d'astronomia o d'astrologia, la cosiddetta precessione degli equinozi non ha misteri, per chi non la conoscesse ecco la spiegazione: per lo spostamento dell'asse terrestre, ogni 2.160 anni circa l'equinozio di primavera si sposta a ritroso di un segno. Si tratta di un fatto puramente astronomico, poiché i segni zodiacali non sono mai corrisposti alle costellazioni e non è per questo che un Ariete diventi Pesci, e via così tutti gli altri, poiché l'astrologia è stagionale e con l'inizio della primavera inizia il segno dell'Ariete. Piuttosto, scoperte archeologiche e tradizioni alla mano, si è potuto constatare che l'era corrispondente al segno nel quale si verifica l'equinozio di primavera, o si trova il punto vernale che è la stessa cosa, influenza il periodo con i suoi simboli. Se mi seguite nella passeggiata tra le ere più vicine a noi, capirete cosa intendo dire.Partiamo dall'era più lontana e per la quale ci sono agganci nella letteratura e nella mitologia.La più recente era del Leone è recente solo per modo di dire, considerando che risale a 8.000-10.000 anni prima della nostra; lasso di tempo, questo, che in noi non può che suscitare sgomento, visto che a scuola ormai non si studia altro che storia molto recente e che la durata media di una vita, per quanto sia aumentata negli ultimi tempi, è costituita da una manciata d’anni che, perché sembrino di più, varrebbe quasi la pena di contare in secondi.Nelle antiche tradizioni indiane, troviamo l’era del Leone ricordata come quella di Sourya, la più bella e felice incarnazione di Visnù. Nell’epopea di Rama, l’era del Leone viene ricordata come il periodo del pieno successo nelle battaglie contro i nemici.Una leggenda babilonese indica il leone come una tra le prime creature di Tiamat, sempre simboleggiante la forza, la vittoria, lo splendore.Nella mitologia greca troviamo l’era del Leone nei racconti riguardanti Ercole-Eracle, ovvero il leone Nemeo che, vittima del semidio, viene posto in cielo a formare il quinto segno dello zodiaco. La sua pelle mortale diviene l’abito di Ercole e questi, a sua volta, un archetipo del segno per la sua imponenza fisica, la sua forza. Sole e Leone sono simboli di grandezza, di potenza anche nelle manifestazioni esteriori. Come simbolo, il leone è presente in ogni religione: per gli Ebrei, la costellazione rappresentava in cielo il Leone di Giuda. I più modesti appaiono i Caldei, secondo i quali, durante il periodo del Leone, questi animali avevano la criniera scolorita dal sole torrido.Anche gli Egiziani non erano immuni dal fascino esercitato da questi stupendi felini: una prova inequivocabile ne è la Sfinge, che da secoli sembra sfidare l’uomo conservando inalterati il proprio fascino e il proprio mistero. Infatti, ancora si discute sulla sua età effettiva. Dell'era del Leone, che risale a tanti millenni orsono, non disponiamo di nozioni certe, ma solo di un enorme retaggio di antiche credenze, di culti che fanno dell’astro splendente l’oggetto di adorazione, e il Sole è in domicilio nel segno del Leone.Nella misteriosa, mitica Tiahuanaco, si trovano la Porta del Sole ed enormi muraglie, e resti umani che fanno pensare a popolazioni diverse da quelle originarie del luogo. Questi uomini infatti erano più alti, enormi anche per noi che già siamo cresciuti di statura negli ultimi anni. In tutta la fetta di mondo che va dall’Atlantico all’America del Sud e tocca la parte del Pacifico, si ritrova la stessa immensità, come un bisogno di grandezza e, per quanto alcuni si affannino a datare certi ritrovamenti a meno di un migliaio e mezzo di anni fa (altri archeologi si spingono fino a 10.000 anni), fa un certo effetto pensare che le mura rinvenute a Bimini e quelle di Tiahuanaco, che dovrebbero essere separate da 12.000 anni circa, siano state costruite secondo un identico concetto.L’era del Cancro risale all’incirca a 6.000-8.000 anni prima della nostra era. E la terra, in quali condizioni si trovava? Era abitata, non c’è dubbio, ed era travagliata da sconvolgimenti climatici e geologici che ne alteravano la superficie. I cambiamenti di clima, in particolare, provocavano spostamenti di masse d’acqua; mentre alcune terre sprofondavano, ecco altre terre che si sollevavano fino a divenire catene montuose. L’Italia dell’epoca, dello stivale non aveva niente, anzi. Tornando così indietro nel tempo, e anche tenendo conto di quelle che sono le possibilità di datazione dei reperti antichi, le pur vastissime conoscenze attuali a volte si riducono a ben poco. E’ difficile affermare con certezza, tra quanto ci passa sotto mano, che cosa c’era e che cosa no. Una fonte inequivocabile è costituita dall’analogia di tante leggende, il ritrovarsi di segni, di simboli, di modi di dire comuni a popolazioni diverse, sparse ai quattro angoli della terra.Non c’è popolazione passata o attuale, tribù primitiva o popolo evoluto, anche fra chi non ha avuto contatto con i bianchi e prima che lo si avesse, che non narri la propria versione del diluvio universale, circa la coppia che si è salvata e ha avuto il compito di ripopolare il mondo. Dall’Egitto al Perù, ben lontani tra di loro (e l’America è stata scoperta in tempi relativamente recenti mentre l’Egitto è la culla di un’antichissima civiltà), si tramandava una storia identica. I progenitori dei due popoli erano giunti in Egitto, e in Perù, a bordo di imbarcazioni, salvandosi da una grossa catastrofe che aveva distrutto la loro patria, un’isola sprofondata nel mare in seguito ad un cataclisma. E’ ovvio che io sono tra quanti aspettano al varco il ritrovamento di Atlantide perché, e le recenti scoperte ci insegnano, alla base di una leggenda c’è sempre una storia vera. Troia fu scoperta da Schielmann seguendo le indicazioni di Omero, nella Bibbia, per quanto mescolate un po’ a caso, le indicazioni date riguardano luoghi ben precisi, come è stato dimostrato dal Keller nel suo libro “La Bibbia aveva ragione”. Non vedo perché, proprio per Atlantide, ciò non debba accadere. Le recenti scoperte nel mare delle Bermude, condotte da una spedizione italiana, hanno portato al rinvenimento di mura e scalinate immense, molto simili, per quello che è stato dato di vedere, alle mura di molte città dell’America del Sud, città delle quali non si sa niente, nelle quali parlano solo le pietre con le loro incisioni recanti simboli astronomici (come la porta del Sole e della Luna a Tiahuanaco). L’Era dei Gemelli più recente appartiene alla storia della nostra terra in periodo compreso tra il 4.000 e il 6.000 a. C., con un secolo e mezzo circa prima o dopo le date suindicate.Sappiamo che datare i reperti archeologici con precisione è molto difficile. Per la terra, i secoli non sono che un attimo e chissà quali torti si sono fatti alle varie epoche, attribuendo loro reperti in realtà anteriori o posteriori. Sicuramente, però, in quel tempo la terra aveva un aspetto diverso e le terre emerse non avevano l’attuale disposizione. Esistevano fasce di terra che univano più nazioni; l’Italia era unita all’Africa, Svezia e Danimarca erano un unico blocco e il mar Baltico era un grosso lago. Nell’attuale emisfero nord la temperatura era più calda: ecco perché sono stati rinvenuti tipi di vegetazione in luoghi dove non avrebbero dovuto essere: per esempio, si sono trovate ginestre nello stomaco dei mammut congelati rinvenuti in Siberia. Non si deve pensare all’uomo di quei tempi come ad un troglodita: la strada verso la civiltà era già aperta; l’uomo si raccoglieva in gruppi, costituendo famiglie o clan, con molta probabilità doveva aver addomesticato il cavallo se consideriamo che i Sumeri, nel 3.000 a.C., lo importavano da un popolo di origine indoeuropea.La terra era coperta di boschi, di verdi pianure, ed era ricca di selvaggina. I nostri antenati conoscevano rudimenti di agricoltura, ma non erano molto esperti nella rotazione delle semine. I gruppi si spostavano quando un terreno era esaurito, l’avanguardia del grosso del clan era formata da uomini che, oltre a cacciare, andavano alla ricerca di nuove zone dove insediarsi. E’ chiaro che, spostandosi, incontravano altri gruppi di persone, effettuavano scambi di merci e di informazioni, forse contraevano con essi matrimoni o alleanze. Sono state trovate pitture rupestri dove il soggetto preferito è la caccia, e questa doveva essere il compito primario degli uomini, mentre le donne probabilmente allevavano animali: per esempio, il maiale era già allevato in Cina nel neolitico, circa 8.000 anni a.C. Come reperti certi dell’epoca dei Gemelli, si hanno manufatti in materiale naturale come osso, avorio, corno e talvolta di ceramica, trovata in zone anche molto distanti tra loro, ma incredibilmente simile, decorata con incisioni lineari, in cui alcuni credono di ravvisare la stilizzazione del segno dei Gemelli.In ogni mitologia, o religione o credenza, si trova traccia di gemelli umani e celesti, esistono prove che la denominazione “Gemelli” del segno zodiacale fosse comune a più popolazioni e che abbia origine proprio dalle due stelle più brillanti della costellazione. Quando l’equinozio di primavera cadeva in Gemelli, le stelle Castore e Polluce brillavano vicine alla Luna nuova di primavera. Esistono cippi confinari babilonesi risalenti al 1.500 a.C., perciò molto più vicini a noi dell’era dei Gemelli che le raffigurano, dimostrando che erano note da 2.000-3.000 anni! L’era zodiacale denominata Toro va dal 4.000 al 2.000 a.C. Considerando l’area del Mediterraneo e i paesi che su di esso si affacciano, troviamo abbondantissime vestigia di culti che si ricollegano al Toro e alla sua venerazione. Nella Genesi, l’apparizione del bestiame sulla terra viene subito dopo la divisione della luce dalle tenebre e la spartizione delle acque. Con l’inizio dell’era Toro (4.000 a.C.), stando agli studi storici e ai reperti archeologici, iniziano le coltivazioni agricole in modo programmato.Si studiano e si approntano metodi razionali per irrigare i terreni: l’Astrologia entra al servizio dell’agricoltura. I sacerdoti studiano le orbite dei pianeti, l’elevazione eliaca delle stelle fisse per prevedere e imbrigliare le forze della natura, per assoggettarle invece di esserne vittime passive. Sempre nel periodo ascritto al segno, le popolazioni iniziano a raggrupparsi in cittadelle-stato, si codificano le leggi, si dà un’inquadratura all’assetto dello stato, si costituisce la tradizione. Dalla civiltà cretese si hanno numerose testimonianze sul culto del toro, dai vasi alle armature, dalle pitture al mito del Minotauro. In Egitto vale per tutti il toro Api, sostituito poi dal culto del montone. Il toro Api, incarnazione del dio Ptah, emblema di culto solare, secondo la leggenda ingrassava o dimagriva a seconda delle fasi lunari. Fra gli elementi fisici che distinguevano un toro Api da un toro qualsiasi, c’era una macchia bianca a forma di mezzaluna sulla fronte. Nelle steli egiziane, si nota spesso la figura di un toro con ai piedi uno scorpione, segno polare (in opposizione) al Toro. Nell’iconografia indù, il dio Siva è rappresentato sul dorso di un toro recante tra le corna la mezzaluna, simbolo di fede per questa religione.Nei Rigveda, troviamo un altro culto taurino, il Toro è Sùrya l’occhio di Varuna, nell’Avesta l’occhio di Ahura Mazda. Nel culto di Mithra il dio solare, forza giovane e generosa, uccide il toro e con il suo sperma e il suo sangue feconda la terra, facendo crescere piante e animali utili all’uomo. Sempre in questi sacri testi, i riferimenti al Toro, o vacca, sono abbondantissimi, spesso associati all’aurora, ai primi raggi del sole nascente che si dicono uniti e simili a “mucche in mandrie”. Nell’epopea di Gilgamesh, troviamo l’eroe in lotta con un toro che finirà con l’essere sacrificato. In Sardegna il culto del toro è ampiamente documentato da statuette stilizzate in bronzo e da monumentali complessi di roccia e caverne raffiguranti l’animale. A S. Andria Priu, si trova un labirinto di caverne scavate dall’uomo e adattate sia a sepolture che a luogo di culto in generale. Nella caverna principale è inciso il simbolo del sole che manda raggi verso l’ingresso (è l’emblema maschile), mentre le anticamere che ad esso si congiungono sono a forma di mezzaluna, simbolo femminile.All’uscita, il visitatore è accolto da un toro decapitato, ben piazzato sulle zampe, che domina collina e grotte sottostanti. La mezzaluna è l’ornamento degli elmi dei guerrieri raffigurati nei bronzetti sardi. Il toro era venerato anche dai Celti. Quando il sole entrava in questo segno, i druidi (sacerdoti), celebravano la festa dei tori. I romani costruirono ad Eboracum (york) un tempio dedicato a Serapide, incarnazione divina del Toro. In esso venivano accesi grandi fuochi e si ardevano vittime per onorare gli dei della terra e della fertilità. L’era zodiacale denominata Ariete, primo segno di Fuoco, si percorre a ritroso dall’inizio del nostro tempo al 2.000 a.C. L’Antico Testamento ci offre abbondanti esempi, sia pratici sia simbolici, delle caratteristiche del segno che maggiormente spiccano in questo periodo. Il roveto ardente nel quale si manifestava il Dio di Mosè, era un simbolo di fuoco. Geova è il fuoco che guida il suo popolo verso la terra promessa. I suoi castighi si manifestano sotto forma di fuoco, e ne è esempio l’incenerimento di Sodoma e Gomorra.E’ un dio Ariete, presente e terribile, capace di collere incontrollabili in offesa di chi attacca la sua gente, ma anche verso il suo stesso popolo che non sta ai patti. Ordina ad Abramo di sacrificare il figlio Isacco sul rogo, ma poi lo sostituisce con un ariete. Gli ebrei festeggiavano il primo mese di primavera mangiando l’agnello. I tonanti profeti dell’Antico Testamento sono anch’essi permeati di caratteristiche Ariete, segno che guidava la loro epoca. Ezechiele, detto il padre degli esiliati, prima predice il castigo di Dio e poi predica la speranza incitando alla ricostruzione. Eliseo lotta contro gli idolatri continuando l’opera di Elia. Però è suscettibile e vendicativo. Non sopporta gli scherni dei ragazzi verso la propria vistosa calvizie, evoca due orsi che divorano ben 42 di quei discolacci. Geremia, divenuto famoso per le continue lamentazioni (è rimasto il termine “geremiadi”), quando enunciava i suoi oracoli lanciava altrettante dichiarazioni di guerra, con imprecazioni di pura marca Ariete. Giovanni il Battista, la voce che grida nel deserto, è l’ultimo dei tipi fortemente caratterizzati dal segno guida, è l’era dell’Ariete che sta per cedere all’era dei Pesci, era che inizierà con la predicazione di Cristo. L’ultimo richiamo a noi vicino del fuoco purificatore biblico è la discesa dello Spirito Santo sotto forma di fiammelle sul capo degli apostoli.Nei “Veda” il passaggio equinoziale dall’era Toro 4.000-2.000 a.C., all’era Ariete 2.000-0 a.C., viene descritto come ennesima reincarnazione di Visnù, disceso sulla terra per ridare la vita ad Agni, dio del fuoco. Visnù deve dar forma al fuoco originario, incontrollato e devastatore, incanalandolo in forme costruttive, come fuoco sacro dello spirito universale che con la conoscenza della verità conferisce il grado di iniziazione. Nell’antichissima religione iniziatica vedica, le corna dell’ariete erano il simbolo del potere sacerdotale e tali le ritroviamo anche tra gli Egiziani. Nel misto di leggende e verità adombrate che è la storia dei grandi iniziati, troviamo Rama (secondo la religione vedica questo personaggio sarebbe la settima incarnazione di Visnù) che attribuisce a se stesso il segno dell’Ariete come simbolo di forza, coraggio, saggezza divina iniziazione. Nel Mahabharata e nei Purana, il segno è rappresentato da Siva. Il suo fuoco è di nuovo indicato come devastatore ma insieme purificatore e fecondatore. Siva è chiamato il “capo del gregge umano”. I Sumeri chiamavano il primo mese di primavera mese dell’agnello.Alessandro il Grande venne effigiato su monete dell’epoca con corna d’ariete che sbucano dalla riccioluta capigliatura. Era l’identificazione del sovrano con il sole di primavera nel segno dell’Ariete e si ricollegava alla sua pretesa discendenza diretta da Giove Ammone o, meglio ancora, dall’egiziano Min, divenuto in seguito Ammon-Ra e assorbito dai greci come Giove-Ammone. L'era dei Pesci dominava il mondo attorno al 22.000-24.000 a.C. e, sempre secondo questa teoria, l’era che ha chiuso lo scorso millennio era sotto la sua influenza. Circa le testimonianze dell’antica era Pesci, non abbiamo niente di storico o archeologico che possa darci indicazioni.Secondo le più antiche tradizioni, risalenti al 4.000 a.C. circa, i Sumeri vedevano nella costellazione dei Pesci una creatura di Tiamat, creata all’origine del mondo e detta uomo-Pesci. Non dimentichiamo che, secondo la tradizione mesopotamica, la dea Tiamat era l’acqua salata sposa di Apsù l’acqua dolce: la prima coppia divina, e l’uomo-Pesci, con il resto delle costellazioni dello zodiaco, fu da essi procreata sotto forma di mostri viventi. La coppia si oppose alla volontà del dio Marduk, che voleva popolare il mondo di altri esseri, ne risultò una lotta feroce in cui Tiamat perse la vita. Il suo corpo diviso in due, servì a Marduk per creare il cielo e la terra. Nel Cielo, Marduk pose, come costellazioni, i figli di Tiamat.Questo collegamento può far pensare che i Babilonesi ritenessero le acque la culla della vita, visto che dal loro smembramento si formarono cielo e terra, e che l’era Pesci, ampiamente precedente alla loro civiltà, fosse all’origine del mondo.Sempre seguendo le più antiche leggende, nei Veda troviamo il passaggio dall’era precedente, Ariete, alla “vecchia” era Pesci, preda del mito di Mitra-Varuna, il dio delle acque che cavalcava un Makara, mostro marino, tenendo tra le mani un laccio con il quale catturava i peccatori.Ma parliamo della “nostra” era Pesci, iniziata all’incirca con la nascita di Cristo. Un particolare degno di nota è che come al termine dell’era Toro al sacrificio dei tori subentrò il sacrificio degli agnelli, e nasceva infatti l’era Ariete secondo la precessione degli equinozi, con l’avvento di Cristo e della sua dottrina il pesce divenne il simbolo di riconoscimento fra i cristiani. Il simbolo è troppo noto per parlarne, l’immagine del pesce si ritrova ovunque, e prende piede in modo particolare dopo la morte di Cristo, che era detto precedentemente l’agnello di Dio e successivamente simbolizzato dalla scritta greca Ictus. E che dire della pesca miracolosa operata da Gesù Cristo, dei dodici apostoli, buona parte dei quali pescatori, e della moltiplicazione dei pani e dei pesci?Nel 1.300 circa a.C. Mosè lascia la terra del Toro, l’Egitto, per entrare nella terra dell’Ariete, differenza esistente anche nel bestiame allevato: le mandrie dell’Egitto e le greggi di Israele, Apis cede il passo ad Ammone. Così all’avvento del Cristo-Pesci, detto il “Buon Pastore” e il “Pescatore di anime”, il dio Geova, che si presenta nel roveto ardente, che impone la sua legge con metodi tutt’altro che pacifici, che afferma e persegue giustizia e obbedienza, che detta le leggi, cede il passo ad una nuova dottrina dove il misticismo e la carità prevalgono sulla paura e sulla forza.E’ con l’istituzione del battesimo che si può vedere il momento supremo del passaggio tra un’era e l’altra. Giovanni il Battista è l’ultimo dei profeti Ariete. Dell’Ariete conosce le collere e la disperazione, maledice e prega, è la “voce che grida nel deserto” veste pelli di pecora e con l’atto di bagnare il capo di Gesù, con l’acqua sancisce il passaggio dalla forza all’amore, dal fuoco che purifica e incenerisce all’acqua che lava, che monda da ogni peccato. Il Battista è il simbolo vivo del passaggio: ultimo profeta dell’Ariete è il primo apostolo, è l’iniziatore dell’era Pesci. Il misticismo che rinuncia alla forza è l’anima del Pesci, ma è, in fondo, anche la sua debolezza.Ora, siamo nell'Era dell'Aquario. Quando è iniziata non si sa con precisione, la teoria ci dice che ogni Era ha un periodo di gestazione, ma quanto questo sia lungo nessuno può dirlo. Viste le caratteristiche del segno, il cui motto potrebbe essere "libertà, fraternità, eguaglianza", qualcuno dice sia iniziata nel 1789 con la Rivoluzione francese. L'Aquario è il segno dell'indipendenza e, forse, nel bene e nel male il cambiamento dei costumi, la rivoluzione delle donne in qualche modo gli corrisponde. È anche il segno della scienza e della tecnica, delle scoperte rivoluzionarie, dei mutamenti irrevocabili, ma di cui non si scontano sempre le conseguenze. Nessuno può negare le scoperte rivoluzionarie, ma neppure i rischi connessi, anche morali, per fare un esempio, alle manipolazioni genetiche, alla clonazione. La scienza e la tecnica ci hanno portato sulla Luna, a spasso per il sistema solare, ci hanno dato un maggiore benessere, hanno aggiunto giorni alla vita, ma non è sicuro che abbiano aggiunto vita ai giorni. Urano, che governa il segno, è il pianeta dei tagli netti, anche della morte dunque. L'incognita di questa Era e se l'Aquario e le sue scoperte miglioreranno il cammino dell'umanità o ne determineranno la fine violenta.

IL 2012-I MAYA

La civiltà Maya ha dato prova di stupefacenti calcoli astronomici, talmente perfetti che, secondo gli studiosi, il loro celeberrimo calendario risulta addirittura più preciso del nostro, senza contare la perfetta individuazione del movimento del pianeta Venere, dall’orbita eccentrica che non rende agevole il suo calcolo, specie considerando i mezzi alquanto scarni che gli archeologi tradizionalmente attribuiscono a questa antica civiltà.
Il Calendario Maya e’ in effetti una sorta di ruota composta da 3 ingranaggi. Il primo, detta “haab” è suddiviso in 13 mesi e 260 giorni ed è utilizzato come cerimoniale. Ogni giorno ha un significato particolare. La seconda ruota si chiama “tzolkin” e serve a determinare le eclissi e il ciclo di Venere, che dura 180 giorni. Combinando la ruota “haab” e quella “tzolkin”, si crea il calendario circolare di 52 anni. Fosterman ha scoperto che i Maya segnavano il tempo anche con il “Lungo Computo”, che permette di determinare quando avverrà la fine del mondo ed altre previsioni.
Il “Lungo Computo”, parte dalla nascita del regno Maya, 13.0.0.0.0. stabilito dagli studiosi nel giorno 13/8/3114 a.C.. Misura il tempo trascendendo la vita individuale e copre un periodo di circa 5125 anni, fino a quando avverrà la fine. L’unita' di misura del “Lungo Computo” è il “k’atun” che corrisponde a 20 anni e per ciascuno di essi vi è una profezia. I “k’atun” si ripetono ogni 260 anni. Così il “k’atun 13”, ad esempio, comprende sia l'invasione spagnola del Sudamerica (1576) ma anche l’invasione americana e francese del Nord America. Questo “k’atun” difatti recita: “E' il tempo del crollo totale, dove ogni cosa è perduta, i governi saranno insensibili agli stranieri”. Il “k’atun 5”, invece, recita: “E' un tempo di sventure, i sovrani e i sudditi si separeranno, i sovrani saranno perfino impiccati, abbondanza di serpenti, pochi uccelli” e si riferisce al 1855, quando vi fu la guerra civile americana ed “i sovrani trattati duramente” potrebbe riferirsi all’assassinio del Presidente degli Stati Uniti Abramo Lincoln. Nel “k’atun 8” vengono descritti eventi degli anni ‘60, con i disordini sociali relativi ma per i Maya è anche un periodo tremendo, tanto che, nella loro epoca, corrisponde all’abbandono di Chichen Itza. “Tempo di demolizioni e governanti che si combattono e si stabiliscono in altro posto”.
Il ”k’atun 4” inizia nel 1993 e termina nel 2012. In questo periodo, la suprema divinità tornerà sulla terra per annunciare una nuova era. E' il “k’atun 4” quando torna Kukulkan. Il “Lungo Computo” prevede 5 grandi ere cosmiche di 5125 anni ciascuna: 4 sono già trascorse e ogni era è stata contraddistinta, come inizio, da enormi catastrofi.
Inoltre, ogni 26000 anni il Sole si allinea con il centro della Via Lattea e, nello stesso arco di tempo, la Terra termina il suo giro su se stessa, compiendo quella che comunemente è chiamata “precessione degli equinozi”.
Ma cosa dobbiamo aspettarci allora alla fine della 5° era? L’ultima pagina del “Codice di Dresda” (uno dei 4 Codici Maya sopravvissuti alla devastazione spagnola) mostra l’acqua che distrugge il mondo, una terra nera e il predominio dell’oscurità sulla luce.
L’ultima era Maya terminerà il 21.12.2012, alle ore 11:11 am GMT (0.0.0.0.0 del Lungo Computo) quando il solstizio d’inverno coinciderà con l’intersecazione dell’Equatore Galattico, ossia l’Equatore della Via Lattea con l’Eclittica (percorso del Sole). Secondo i Maya la striscia scura al centro della Via Lattea rappresenta la porta del Regno del Male, il Regno del Serpente.
LE MACCHIE SOLARI
Secondo i Maya, che con il “Lungo Computo” calcolavano anche l’attività delle macchie solari, anche quest’ultime, con un aumento della loro attivita’ e concentrazione, porteranno ad un innalzamento della temperatura terrestre.
L'attività solare si svolge in cicli di 11 anni, alternando momenti di quiete ad altri di tempesta. In questo periodo il Sole è quieto. Siamo verso la fine del Ciclo Solare 23 che ha avuto il suo picco nel 2001. Il prossimo ciclo, Ciclo Solare 24, che dovrebbe riportare il Sole ad uno stato tempestoso, trova il suo inizio, secondo gli studiosi, nel 31 luglio 2006, data in cui è stata osservata la nascita di una piccola macchia solare magneticamente retroversa. Tipico segnale che il prossimo ciclo solare sta cominciando.
Sia gli operatori dei satelliti che i pianificatori delle missioni della NASA si stanno fermando per questo prossimo ciclo solare perché ci si aspetta che sia insolitamente tempestoso, forse il più tempestoso da decenni e che avrà il proprio culmine nel 2012.
MISTERI DELLA VIA LATTEA
La Galassia della Via Lattea è l'inspirazione per il simbolo dell'Ouroboros.
Il Mito si riferisce ad un serpente di luce che risiede nei cieli. La Via Lattea rappresenta questo serpente, ed ha il suo punto centrale e galattico vicino al Sagittario: questo serpente si mangia la propria coda.
La galassia della Via Lattea ha un grande ciclo di base che finisce con cambiamenti catastrofici. Il segno del SUNTELIA AION (come chiamarono i Greci, soprattutto Platone, gli eventi catastrofici che avrebbero definito la fine dell’Era) è il Sole che emerge fuori dalla bocca dell'Ouroboros e questo si verificherà al solstizio del dicembre 2012.
Alcuni scienziati sostengono che la Via Lattea nel suo incedere sta divorando altre galassie nane. In particolare in questo periodo sta incorporando la galassia del Sagittario e il nostro Sistema Solare si trova a transitare proprio vicino a quella zona.
"Dopo il morso lento, continuo della Via Lattea, il Sagittario è stato ridotto al punto che non
potrà esistere a lungo", ha detto Martin Weinberg, membro del 2MASS Science Team all’Università del Massachusetts. "Noi stiamo assistendo alla fine del Sagittario come sistema intatto."
"La galassia della Via Lattea fa passare il nostro Sistema Solare attraverso il percorso dei frammenti del Sagittario solamente per una piccola porzione della sua orbita di circa 240 milioni di anni ", ha dichiarato Steven Majewski, professore di Astronomia all’Università della Virginia. “Le stelle dal Sagittario ora stanno cascando marcatamente, sopra la nostra posizione attuale nella Via Lattea. Stelle da una galassia aliena sono relativamente vicine a noi. Dobbiamo rivedere le nostre teorie circa la Via Lattea per tenere conto di questa contaminazione."
COSA DICE L’ASTROLOGIA
Vediamo la Carta del Cielo eretta per il 21.12.2012 alle ore 12.12 MET per Roma.
Innanzi tutto, occorre segnalare che il pianeta Nettuno entra nel segno dei Pesci, suo domicilio, proprio a febbraio 2012 e il 21 dicembre il Sole, appena entrato in Capricorno, forma un sestile esatto proprio con Nettuno. Questo aspetto è segno di grande trasformazione. Ma la configurazione più importante del Tema è uno YOD (detto anche “Dito di Dio”): un aspetto di 150° che coinvolge, da un lato, Giove e Plutone e dall’altra Plutone e Saturno. Lo YOD indica sempre un grande cambiamento ed avendo Plutone coinvolto nella configurazione, il cambiamento può essere molto profondo sul piano psichico e travolgente su quello fisico: Plutone infatti è in Capricorno, dove si aggiunge il Sole, segno di Terra e potrebbe segnalare quindi fenomeni quali terremoti o metamorfosi della superficie terrestre di notevole importanza, piogge abbondanti e freddo intenso (Giove e Saturno).
Giove inoltre forma anche un’opposizione alla congiunzione Mercurio/Venere. Inoltre, Plutone è anche significante di morte, metamorfosi e rinascita mentre Saturno porta la capacità di imparare da nuove esperienze che nascono da eventi dolorosi.
Giove è il pianeta maggiormente coinvolto nello YOD e ne riceve la maggior energia. Essendo indice di espansione, sottolinea come i significati indicati da Plutone e Saturno saranno particolarmente dilatati. E’ anche emblematico di “pioggia” (basta ricordare il mitico “Giove pluvio”) ed ecco ritornare la possibilità di grandi piogge che caratterizzeranno questa data. Nei suoi significati di religione (soprattutto cattolica), filosofia e spiritualità, Giove sarà quindi anche al centro di grandi cambiamenti.
Da notare come Giove sia anche il Signore del Sagittario, segno che, come abbiamo visto, tende a “scomparire” nella Via Lattea ed una leggenda Maya racconta di due “Gemelli Divini” che salvarono il loro padre “ucciso” dai Demoni nascosti nella fascia nera della Via Lattea (leggenda dalla quale nacque il gioco della pelota). In questo Tema troviamo appunto Giove collocato nei Gemelli, opposto a Mercurio (tradizionalmente Signore proprio di questo Segno).
Un’altro aspetto importante è dato dal quadrato a T composto da Nettuno, al quadrato di Giove e di Venere. Quest’ultima è coinvolta nell’opposizione a Giove e lo attiva nello YOD. Nettuno è anch’esso tradizionalmente Signore del Sagittario e simboleggia le grandi masse d’acqua, come gli Oceani.
COSA DICE NOSTRADAMUS
Come abbiamo visto, l’evento di maggior importanza del 2012 è costituito dall’ingresso di Nettuno in Pesci. Dove il Pianeta ha la sua maggior potenza espressiva,. Ecco cosa scriveva, a metà del 1500, il celebre veggente Nostradamus:
III.1
Apres combat & bataille nauale,Le grand Neptune à son plus hault beffroy,Rouge auersaire de fraieur viendra pasle,Metant le grand ocean en effroy.
III.1
Dopo conflitto e battaglia navale,Il grande Nettuno sarà al suo più grande potere:Farà impallidire di paura il rosso avversario,Ponendo il grande oceano in spavento.
Quindi gia’ il 2012 (quando “il grande Nettuno sarà al suo più grande potere”) sembra un periodo di conflitti e tensioni, addirittura una battaglia navale. Ma il veggente non da’ rilevanza tanto alla battaglia quanto alla forza di Nettuno (che farà impallidire il rosso avversario, ossia Marte, per la sua violenza espressiva) provocando dei maremoti.
Ancora, il veggente in altra quartina (che alcuni associano ad un possibile avvistamento degli UFO ma che a nostro giudizio non mostra nulla di tutto ciò), scrive:
I.46
Tout aupres d’Aux, de Lectore & MirandeGrand feu du ciel en troys nuicts tumbera:Cause auiendra bien stupende & mirande:Bien peu apres la terre tremblera.
I.46
Molto vicino ad Aux, Lectore e MirandeGran fuoco dal cielo in tre notti piomberà:Evento accadrà davvero stupendo e mirabile:Poco dopo la terra tremerà.
Si direbbe la descrizione, anche piuttosto precisa, della caduta di alcuni pezzi di asteroide sulla terra, cosa che provocherebbe in effetti mare- e terremoti.
Ma ecco una quartina ancora più esplicita:
V.53
La loy du Sol & Venus contendus,Appropriant l’esprit de prophetie:Ne l’vn ne l’autre ne seront entendus,Par sol tiendra la loy du grand Messie.
V.53
La legge di Sole e Venere contesaAppropriandosi lo spirito di profezia:Nè l’uno nè l'altro ne saranno intesi,Per terrà la legge del grande Messia.
“La legge di Sole e Venere” collegata alla “profezia” è quella relativa al 2012 e il resto della
quartina sottolinea che nessuno crederà a questa profezia in quanto sulla Terra prevarrà una concezione più giudaico-cristiana.

CONCLUSIONI
Comparando l’Astrologia con le profezie più conosciute gli auspici per ciò che ci attende a dicembre 2012 non sono certo dei migliori ma, come invita anche Nostradamus, non si tratterà della fine del mondo ma semplicemente della fine di un ciclo e l’inizio di un altro, che può essere anche migliore.

DI LAURA POGGIANI

mercoledì 30 dicembre 2009

I CODICI DEGLI DEI

IL CODICE DEGLI DEI
Un giorno Gesù ci spiegò i segreti delle stelle .Era un mattino di Primavera.
Dall’alto del colle vedevamo, nella pianura lontana, sorgere il Sole là dove nell’orizzonte ancora
brillava una luminosa costellazione.
“passano le costellazioni.” Disse Gesù “dopo l’Ariete i Pesci . E poi verrà l’Acquario .
Allora l’uomo scoprirà che i morti sono vivi e che la morte non esiste.”
(Dal Vangelo secondo Tommaso).


PREFAZIONE
Le uniche certezze del passato sono le incertezze.



Sulla terra esisteva già una cultura evoluta anteriormente alle civiltà storicamente accettate, le cui
prime testimonianze accertate risalgono al quarto millennio prima di Cristo?
Quella civiltà si sarebbe estinta in seguito ad eventi che non conosciamo, ma alcune sue grandi
testimonianze ancora rimangono. Tracce della sua cultura sono individuabili nel sapere delle società
evolutesi nei millenni successivi, quelle su cui non mancano documenti archeologici e storici.
La civiltà che costruì le tre grandi piramidi di Giza le lasciò praticamente in eredità alle culture che
in seguito si istallarono nella valle del Nilo.
Un’eredità che comprendeva anche la scrittura geroglifica, la geometria, la matematica,
l’agricoltura e diverse tecnologie che oggi ci appaiono semplici, ma che sostanzialmente sono
quelle che hanno dato l’avvio all’organizzazione sociale moderna .
La nuova definizione della cronologia di molti monumenti ha apportato notevoli sorprese: la
sfinge, attigua alle piramidi, è di almeno cinquemila anni più antica di quanto non si sia creduto fino
ad ora; lo proverebbero tra l’altro i segni dell’erosione dovuti alla pioggia che, non si
spiegherebbero se non ipotizzando l’esposizione al clima molto più umido di oggi, della valle del
Nilo diecimila anni or sono.
Risalente ad almeno ottomila anni prima di Cristo è la misteriosa città fortificata i cui resti sono
stati ritrovati nella piana di Gerico. Alla medesima epoca risalirebbe la realizzazione in Inghilterra,
del tempio di Stonehenge, che è stato dimostrato essere in realtà un vero e proprio osservatorio
astronomico, la cui realizzazione richiedeva le conoscenze avanzate sul moto dei pianeti e notevoli
capacità matematiche.
I monumenti antichi sono i resti di una civiltà arcaica, che si era estesa su tutto il globo grazie a
ottime conoscenze nautiche (le famose carte di Piri Reis che descrivono le coste dell’Antartide non
coperte dai ghiacci, ne sono testimonianza) e che circa ottomila anni or sono si sarebbe estinta per
dare luogo, due millenni dopo , alle prime culture storiche.
L’idea che la grande piramide di Cheope sia stata costruita intorno al 2550 a.c. come tomba per il
faraone Cheope (già messa in dubbio in base a valutazioni geologiche), sarebbe ormai smentita
dalla scoperta del proprio allineamento, assieme alle altre due piramidi con le stelle di Orione, cosi
come erano visibili in epoca molto più antica: il 10450 a.c.
Tutta l’architettura delle piramidi della piana di Giza sembra combaciare con una situazione
astronomica che riporta ad epoche assai più remote di quelle riconosciute dalla storia ufficiale.
Gli effetti astronomici della precessione degli equinozi ed il movimento, in cui si susseguono erano
noti migliaia di anni or sono?
Questa è la conclusione verso la quale ci spingono le osservazioni circa l’orientamento dei templi,
monumenti, tombe e intere città perfettamente coincidenti con corrispettivi corpi celesti di
riferimento in certe date stabilite.
L’archeoastronoma ed Egittologa Jane B.Sellers dell’istituto Orientale dell’università di Chicago
ha evidenziato come nel mito di Osiride, risalente almeno al 1450 a.c.(testi delle piramidi )siano
contenuti i numeri necessari per il calcolo della precessione degli equinozi, con un grado di
precisione superiore a quello ottenuto da Ipparco nel I secolo A.C..
Tutte le civiltà antiche identificavano il sole con l’aspetto legato al suo sorgere durante l’equinozio
di primavera in corrispondenza di una determinata costellazione zodiacale.
Ogni 2160 anni, passando da una casa zodiacale all’altra, il sole garantiva un computo temporale
preciso per i popoli che basavano proprio sullo scorrere del sole lungo l’orizzonte i loro ritmi vitali.
Tutte le culture antiche hanno inglobato questo sistema nei loro miti e lo hanno presentato nelle
loro divinità principali.
Non solo le forme di arte e di architettura sacra contengono i riferimenti legati alla precessione degli
equinozi, ma anche nei miti, nelle leggende e nelle storie tramandate oralmente e in forma scritta
compare una conoscenza astronomica precisa e con la consapevolezza del fenomeno astronomico
precessionale.
Il professor Giorgio de Santillana e la dottoressa Herta von Dechend affermano che almeno dal
7000 a.c. nel mondo esistevano conoscenze astronomiche e scientifiche e che tale sapienza
utilizzava convenzioni mitologiche per esprimerle.
Inoltre gli antichi scienziati utilizzavano un codice numerico precessionale, presente in tutti i miti
e nell’architettura sacra di tutto il nostro pianeta.
Un grado precessionale è stato calcolato dalla scienza ufficiale in 71,6 anni .Essendo la mitologia
basata su simbologie umane o animali, difficilmente avrebbe potuto adottare come riferimento un
numero decimale, ma poteva servirsi dello stesso numero arrotondato per eccesso: il 72.
Il numero che domina il codice precessionale è il 72,dal quale si possono ottenere una serie di altri
numeri collegati logicamente tra loro.
Dividendo per 2 il 36,sommandolo al 72 si ottiene il 108, moltiplicare questi numeri per 10, 100 o
1000 e ottenere il 360 il 3600 il 36000 o il 720 il 7200 il 72000.
Il 108 che corrisponde a un grado e mezzo precessionale può essere diviso per 2 e dare 54 o i suoi
multipli 540, 5400, 54000.
Un altro numero che nel codice precessionale prende molta importanza e’ il 2160 (il numero di anni
che necessita al sole per attraversare completamente un segno zodiacale). Diviso per 10 forma il
216 e moltiplicato per 10 il 2160, ancora moltiplicato per 2 dà il 4320 ed i suoi multipli (il 43200 o
il 432000).
I numeri del codice precessionale affiorano in tutta la mitologia mondiale e architettura sacra in
molteplici forme, così come citato di seguito.
- L’apocalisse nordica “il crepuscolo degli Dei “ fornisce il numero dei guerrieri che escono dal
Walhalla per combattere contro il “lupo” il loro numero è 432.000.
- L’altare sacro indiano è costruito con10800 mattoni.
- Nel più antico dei testi vedici (Rig-Veda) ogni strofa è composta da 40 sillabe per un totale di
432.000 .
- Lo storico Babilonese Berosso fissò la data del periodo compreso fra la creazione e la distruzione
universale in 2.160.000 anni
- Nel Rigveda, il più antico dei testi vedici ci sono esattamente 432.000 sillabe.
- Nella cabala ebraica sono nominati 72 angeli attraverso i quali i poteri divini (Sephirot ) possono
essere invocati.
- La tradizione Rosacrociana parla di cicli di 108 anni in relazione ai quali l’influenza della
confraternita si rivela.
- Nell’apocalisse di San Giovanni il numero 144.000 appare ben tre volte come vedremo nel corso
del libro e addirittura una volta il numero 144.
- Nel lungo computo maya appaiono cicli di tempo di 7200 giorni (katun) 360 giorni (Tun) 720
giorni (2tun) 720.000 giorni (Baktun) .
- In India i testi sacri chiamati “Purana” raccontano di quattro età della terra chiamate Yuga che
insieme formano 12000 anni divini.Le durate di queste quattro epoche sono di 4800 anni (Krita –
Yuga) di 3600 anni (Tetra _Yuga) di 2400 anni (Davpara _Yuga) e di 1.200 anni (Kali- Yuga).
- Nel mito egiziano di Osiride si narra che durante uno dei suoi viaggi compiuti nel mondo per
diffondere i benefici delle civiltà alle altre regioni della terra, 72 uomini della sua corte, capeggiati
da Seth, cospirarono contro di lui.
- Le cappelle del sacro Graal per la tradizione cristiana sono 72.
- 72 sono i principi del diavolo.
- Ad Angkor Thom, il muro del Bayon è sormontato da 54 torri, ognuna con 4 figure scolpite per
un totale di 216 raffigurazioni, il cortile principale è circondato da un muro che presenta 5 porte di
accesso ognuna delle quali attraversate da altrettanti ponti costeggiati da una doppia fila di
imponenti figure scolpite 54 deva e 54 asura per un totale di 108 immagini per ponte e un totale di
540 raffigurazioni.
Angkor Thom costituisce un enorme modello del ciclo precessionale.
Per comprendere questa raffigurazione nella sua interezza dobbiamo esaminare il concetto di Mito
come messaggio figurato che, avvalendosi di simbologie e tecniche espressive particolari, trasforma
la sfera celeste in un vasto e complesso congegno. Come la ruota di un gigantesco mulino, questa
macchina gira all’infinito ed i suoi movimenti sono calibrati dal sole che prima sorge in una
costellazione poi in un’altra e cosi’ via per tutto l’anno. I quattro punti chiave dell’anno sono
rappresentati dagli equinozi e dai solstizi ed in ciascun punto si vede sorgere il sole in una
costellazione diversa. Attualmente sorge nei Pesci all’equinozio di primavera, nella Vergine
all’equinozio di autunno, nei Gemelli nel solstizio d’inverno e nel Sagittario nel solstizio d’estate.
Fra breve, a causa della precessione degli equinozi, il punto vernale (equinozio di primavera)
passerà dai Pesci all’Acquario ed anche per quanto riguarda gli altri, da Vergine a Gemelli, da
Sagittario a Leone e da Toro a Scorpione.
Per usare le parole del professor de Santillana: “La gigantesca macchina del cielo cambierà
faticosamente marcia.”
Questo spostamento dei meccanismi celesti viene simboleggiato ad Angkor e rappresenta, con il
linguaggio figurato del mito, la transizione da un’era del mondo all’altra.
Questo spostamento si sforza di causare gli Asura e i deva tirando le spire di Vasuki, il serpente
naga, attorno il perno del monte Mandera; quest’ultimo poggia su una gigantesca tartaruga di nome
kurma.
La scena descritta può essere ammirata nella galleria principale di Angkor Wat, un pannello di quasi
50 metri recante la famosa raffigurazione mitologica indù nota come “frullatura dell’oceano del
latte”; la stessa scena e’ rappresentata lungo i ponti di accesso di Angkor Thom da file di imponenti
figure di pietra che tirano appunto un serpente Naga.
In Egitto la controparte degli Asura e dei Deva sono le divinità Horus e Set che dopo l’uccisione di
Osiride lottano per 80 anni, per consolidare una nuova epoca del mondo. Vi sono infatti
raffigurazioni delle due divinità che tirano i due capi di una corda avvolta in un trapano facendola
ruotare ed imitando simbolicamente la precessione degli equinozi.
Altre rappresentazioni mitologiche riferite alla macchina celeste si possono ritrovare altrove:
tra gli Dei adorati dalla popolazione Maya vi erano 4 fratelli (detti Bacab) posti dal Dio creatore ai
quattro angoli della terra per sostenere i cieli ed evitare che cadessero. Si dice anche che essi
fuggirono quando il mondo fu distrutto dal diluvio.
L’immagine dei quattro fratelli rappresenta il sistema di coordinate di un’età astrologica: essi
corrispondono alle quattro costellazioni che ospitano i quattro punti chiave dell’anno astronomico
costituiti dagli equinozi e solstizi.
La simbolica figura del mulino rispecchia perfettamente quella della macchina celeste della
precessione equinoziale.
Amlodhi, nella leggenda islandese, era in possesso di una macina favolosa dalla quale un tempo
uscivano oro, pace ed abbondanza. Due fanciulle giganti facevano funzionare questa macina come
nessuna forza umana poteva far funzionare. Per una serie di circostanze avverse le due fanciulle
furono costrette a lavorare incessantemente giorno e notte. Esasperate ed incollerite un giorno
decisero di far ruotare all’impazzata il congegno fino a scardinarlo, rompendo i supporti metallici
che lo trattenevano.
Il tema della distruzione del pilastro o di un’asse e’ ripreso in abbondanza in tutta la mitologia: basti
pensare alla leggenda di Sansone legato ad alcune colonne, il quale ne provoca lo spostamento, la
rottura, ottenendo come le due gigantesse la propria vendetta.
Leggende simili si trovano in Giappone, Nuova Zelanda in Finlandia dove il mulino è chiamato
Sampo ed Amlodhi è Kullervo .
La sequenza di numeri precessionali 54, 72, 108, 144,180,216 ecc. può essere riscontrata in un’altra
sorprendente manifestazione. Si deve infatti a Graham Hancock la sorprendente scoperta
dell’esistenza di una rete di monumenti e siti disposti su di una griglia di cordinate di latitudine e
longitudine, legate alla sequenza precessionale.
Tra Giza ed Angkor vi sono 72 gradi di longitudine, tra Pohnpei ed Angkor ve ne sono 54 .
Nelle isole di Kiribati (72 gradi da Angkor e 180 da Giza )sono state scoperte strutture allineate
astronomicamente.
Va infatti ricordato che a 144 gradi di logitudine da Angkor, su quella che attualmente è l’isola di
Pasqua, inquietanti statue giganti osservano il cielo da moltissimo tempo.
Inseriamo a quanto sopracitato, che, le tre piramidi della piana di Giza in Egitto come hanno
dimostrato Robert Bauval e Graham Hancok, rispecchiano esattamente per posizione e magnitudo
le tre stelle della cintura di Orione nel 10450 a.c. all’alba dell’equinozio di primavera.
In quella data e in quella ora le tre stelle della cintura di Orione si trovavano nel punto più basso del
loro ciclo precessionale. La stessa data, il 10450 a.c., viene fermata anche nella terra di Cambogia
dove il tempio di Angkor rispecchia il cielo che precessionalmente parlando si vedeva in quella
fatidica data.
Per quale motivo varie antiche civiltà, distanti geograficamente, cercano di indicarci una stessa
precisa epoca di riferimento, attraverso la collocazione di mastodontici monumenti, allineati
astronomicamente ed inserendo in tutta la mitologia i numeri chiave per comprendere e calcolare la
precessione degli equinozi?
Esiste un messaggio che queste antiche popolazioni volevano tramandare alle generazioni future?
Sicuramente era qualcosa di straordinaria importanza per spingere questi uomini a simili imprese.
Osservazioni astronomiche cosi’ accurate potrebbero aver portato a conoscenza di qualche terribile
segreto i nostri incredibili antenati. Segnali di calamita’ spesso ricorrenti sono ben noti, basti
pensare ai 520 miti riguardanti il diluvio universale, estinzioni di massa, glaciazioni sembrerebbero
avvalorare questa ipotesi.
Il messaggio nascosto nella pietra dai nostri antenati, i disperati tentativi di comunicare qualcosa
d’importante attraverso simbologie e miti, strumenti idonei a cavalcare le ali del tempo, sembrano
suggerirci tale interpretazione.
Partendo dalle scoperte del professor De Santillana, di Robert Bauval , Graham Hancock e tanti
altri studiosi non appartenenti alla ortodossia scientifica, sono riuscito a decodificare questo
importante messaggio e la cosa più sorprendente e’ stata quella di accorgermi che questo messaggio
era ben vivo a partire dal medio-evo fino ad arrivare all’inizio del nostro secolo.
Possa la nostra civiltà fare buon uso di questo grande segno di amore e saggezza che arriva dal
profondo passato.
Il messaggio
L’impervio compito che questo testo si prefigge è quello di compenetrare un messaggio che
accomuna il genere umano alla terra con le sue creature .
Circa 18000 anni or sono la terra è stata investita da un cataclisma di enorme furore ed entità:
l’inversione istantanea dei poli magnetici: raggi cosmici nocivi, ghiacciai sciolti e montagne
sprofondate.
Tutti questi effetti si sono succeduti in brevissimo tempo, con sconvolgenti reazioni a catena seguite
successivamente dalla pioggia, durata un’eternità: il diluvio universale. 520 leggende ci
tramandano l’evento apocalittico.
Vi furono sopravvissuti in zone franche e gli stessi si accorsero che l’evento si sarebbe ripetuto a
distanza ciclica di anni. Da quell’istante tutti i loro sforzi ed il loro lavoro fu volto a lasciare ai
posteri una previsione ed un messaggio di salvezza.
Vogliamo credere che tutto questo incessante lavoro non fu solo istinto di sopravvivenza del genere
umano, ma qualcosa di divino li animò e una compassione fraterna li spinse a sacrificarsi per
un’umanità che neppure avrebbero conosciuto, consapevoli che in essa vi sarebbe stato il seme e lo
scopo del loro esistere, il loro lavoro per la salvezza di un patrimonio che potesse andare oltre le
catastrofe cicliche, favorendo l’evoluzione dell’uomo verso la Divinità.
Essi, attraverso la comprensione del lato oscuro di Dio e della precarietà della vita umana,
divennero tolleranti e comprensivi, cercando una salvezza comune.
Vogliamo rimandarvi ad immagini di uomini intenti a progettare qualcosa di grandioso che sfidasse
il tempo, poiché portatore di un messaggio inconfutabile. Vi invitiamo a penetrare nei grandi
giacimenti di intenso significato e di esperienze che costituiscono la memoria collettiva di ogni
essere umano. Gli interrogativi che intendiamo sollevare, i dubbi che vogliamo insinuare, i veli che
vogliamo alzare, non nascono dalle nostre piccole menti, ma vengono attivati dalle anime di uomini
antichi, patrimonio comune a tutta l’umanità.
Attraverso percorsi angusti ed oscuri, attraverso costruzioni grandiose, attraverso miti e leggende, ci
parlano di catastrofi cosmiche, di crolli di mondi, di un’apocalisse che dovrebbe, secondo la loro
previsione, colpire proprio la nostra generazione.
Lanciare un messaggio che non si perdesse nel corso dei millenni e rimanesse inalterato nel tempo,
deve essere stato per i nostri antenati un grande dilemma e gli strumenti per realizzare una tale
opera furono sicuramente scelti con oculatezza.
Considerando il lungo raggio temporale che il “messaggio” doveva attraversare, essi presero in
considerazione vari canali:
l’uso del linguaggio matematico, fondamentale ed unico che può unire culture diverse anche
lontano nello spazio e nel tempo; infatti in ogni civiltà che raggiunga un certo grado di sviluppo
alcuni numeri saranno sempre riconosciuti, come ad esempio il 3,14,numero magico p greco,
oppure l’11,1 che ogni civiltà evoluta associa con il ciclo medio delle macchie solari.
L’uso di un codice simbolico figurato: il codice precessionale che, sfruttando gli effetti della
precessione degli equinozi, permetteva di ottenere un orologio cosmico che offriva sicurezza ed
affidabilità circa le date di partenza e di arrivo del messaggio.
Una volta lanciato il messaggio esso doveva rimanere inalterato e vivo nelle tradizioni di ogni
popolo. Con genialità lo inserirono in due veicoli trainanti e duraturi: la religione e la magia
ottenendo una sorta di pilota automatico che procedette per secoli e millenni, spesso all’insaputa
dei portatori i quali, ormai non comprendendone più il senso, continuavano a tramandarlo sotto
forma di mito o leggenda.
Per la concretezza e per l’immediatezza visiva essi si affidarono alla dura e resistente pietra, che
ancora ci parla attraverso blocchi allineati e squadrati secondo precise direttive astronomiche come
per esempio la finge, le piramidi di Giza, il tempio di Angkor o le costruzioni di Stonehenge.
Davvero povero sarà quell’uomo che non riuscirà ad andare oltre il linguaggio cifrato ed
allegorico delle parole. Veramente piccolo sarà l’uomo che si fermerà solo alle apparenze, poiché
intrappolato nel proprio labirinto non troverà il filo di Arianna che lo guiderà alla salvezza.
Vane sarebbero state le ciclopiche fatiche dei nostri antenati che, dalle menti eccelse e dai cuori
divini. Ringraziamo questi fratelli poiché il loro compito è arrivato a termine ed abbracciandoli,
idealmente ci incamminiamo per vincere l’ultimo drago, togliendo la verità dalla sabbia e
dall’oblio.
La precessione degli equinozi, la chiave del sapere antico.
I movimenti terrestri.
Per rendervi più agevole il compito di seguirci nel nostro percorso vi offriamo alcune elementari
nozioni astronomiche, ma necessarie a tale fine.
La terra è dotata di un duplice movimento simultaneo :
movimento rotazionale attorno al proprio asse, in senso antiorario, la cui durata è di 24 ore per
ciclo: movimento orbitale attorno al sole, il cui ciclo è di 365,25 giorni, un anno terrestre.
Ora immaginate il Sole come un punto ed attorno ad esso un cerchio, che è l’orbita della terra,
attorno all’orbita un secondo cerchio, diviso in dodici settori uguali di 30 gradi ciascuno. Ciascun
settore è un segno dello zodiaco.
Nel corso dell’anno la terra compie in senso antiorario, un intero giro attorno al sole che, osservato
dalla terra, sembra percorrere lo zodiaco in senso inverso cioè orario, entrando ogni trenta giorni
circa in un novo segno zodiacale(ariete- toro- gemelli- cancro- ecc.) il sole cioè si trova sempre tra
la terra ed una costellazione che fa da sfondo.
Osservando il cielo prima dell’alba, sembra di vederlo sorgere assieme ad una data costellazione
che varia di mese in mese.
Questo cerchio apparente compiuto dal sole ha 4 punti cardinali, che sono gli equinozi e i solstizi:
solstizio d’estate: giorno più lungo, polo nord della terra orientato al massimo in direzione del sole
solstizio d’inverno: giorno più corto, polo nord della terra orientato al massimo in direzione opposta
a quella del sole.
Equinozi di primavera e di autunno, quando la terra si trova di lato rispetto al sole, giorno e notte
hanno eguale durata.
La particolare caratteristica degli equinozi è quella che il sole sorge sempre all’est vero fornendo un
punto di riferimento geodetico sicuro e preciso a una direzione cardinale (l’est).
Particolare importanza assume l’Equinozio di Primavera che fissa ogni anno l’inizio del segno
dell’ariete, ovvero il grado zero dello Zodiaco .
Da quel punto nel cielo, distanziati di 330 gradi esatti l’uno dall’altro, si susseguono tutti gli altri
segni.
Si parla di segni e non di Costellazioni, in quanto, grazie ad un fenomeno fondamentale quale la
Precessione degli equinozi, nota alle popolazioni antiche, la costellazione che ospita il sole
all’equinozio di primavera non è sempre la stessa, ma varia molto lentamente nel corso dei millenni.
Il punto equinoziale, o gamma, ossia il grado zero dello zodiaco in cui ha inizio il segno dell’ariete,
si sposta posteriormente e cosi’ lentamente attraverso le costellazioni.
Questo fenomeno è chiamato Precessione.
Oltre al movimento Rotazionale e a quello Orbitale, la terra possiede anche un terzo movimento,
chiamato Precessionale (vedi sopra).
L’attrazione gravitazionale esercitata dal sole e dalla luna sul rigonfiamento equatoriale terrestre,
tende a raddrizzarne l’asse di rotazione dall’inclinazione attuale di 23,5 gradi alla perpendicolare
del piano dell’orbita.
La terra, a causa di un’azione giroscopica, contrasta questa azione: la risultante di queste forze,
porta l’asse terrestre a descrivere un cerchio di 23,5 gradi di raggio, rispetto a un punto fisso nello
spazio in circa 25920 anni. Un effetto questo, paragonabile al moto ormai confuso di una trottola
nelle fasi finali della sua rotazione, quando la forza di gravita’ porta alla rotazione dell’asse di
rotazione stesso.
Questo e’ il moto precessionale .
La precessione è un fenomeno lentissimo, ma di grande importanza, perché scandisce le grandi ere
cosmiche. In modo che il Sole attraversi a ritroso tutte e 12 le costellazioni , occorrono ben 25920
anni e questo tempo costituisce un Grande Anno, un ciclo intero della Fenice Cosmica.
L’equinozio resta in una costellazione per circa 2160 anni e questo segna la distanza di una Grande
Era dall’altra.
Ora la nostra civiltà si trova nel momento cruciale del passaggio: finisce l’era astronomica dei Pesci
iniziata nel 150.a.c e comincia l’era astronomica dell’Acquario, che durerà fino al 4160 d.c e le
conseguenze fisiche del moto precessionale sono la precessione degli equinozi, la variazione della
culminazione delle stelle.
Avendo già affrontato la precessione degli equinozi parleremo ora del secondo effetto, ovvero la
culminazione delle stelle.
Per comprendere la Culminazione delle stelle, introduciamo ora il concetto della sfera celeste:
un’idea concepita per dare al cielo un valido sistema di coordinate, analogamente a quanto è stato
fatto per le coordinate terrestri.
Immaginiamo che la terra sia al centro di una sfera vuota con le stelle, le nebulose e le galassie
dipinte sulla superficie interna della sfera, il Sole, la Luna ed i Pianeti si muovono sempre sulla
stessa superficie.
Proiettando ora le linee terrestri della latitudine e della longitudine sulla sfera e l’asse di rotazione
Terrestre determinerà così i poli celesti Nord e Sud. A questo punto, per determinare la posizione di
un oggetto su questa sfera, basterà conoscere le relative coordinate che lo localizzano.
Poiché abbiamo bisogno di un punto di riferimento certo nella sfera celeste, non possiamo
semplicemente proiettare il Meridiano zero di Greenwich per avere un riferimento in quanto
quest’ultimo, a causa della rotazione della terra, non sarebbe fisso.
Al suo posto si utilizza invece il punto dove il Sole, nel suo moto apparente sulla sfera (lungo
l’eclittica ), attraversa ogni anno l’equatore celeste da sud verso nord.
Il meridiano celeste è quindi quel semicerchio immaginario che collega il polo Nord con il polo
Sud.
Quando le stelle attraversano questa linea immaginaria (punto di transizione sul meridiano ),
raggiungono la loro massima elevazione al di sopra dell’orizzonte: questa è la culminazione.
In un ciclo di circa 26000 anni la terra, oscillando leggermente sul suo asse, produce un cambio
apparente della posizione delle stelle; esse infatti a ogni mezzo ciclo precessionale si troveranno ad
una declinazione più o meno alta.
Con lo scorrere lento del tempo le stelle sembrano abbassarsi ed alzarsi, secondo un semiciclo di
12.960 anni(esattamente la metà del ciclo precessionale).
Scegliendo una stella che si trovi nel suo Nadir, nella 0, potremmo osservare un comportamento di
questo genere:
anno 12.960 * ZENIT = Punto di culminazione più alto
anno 0 * NADIR = Punto di culminazione più basso
……………..ZENIT…………..
Nadir MEZZO CICLO Nadir


Quindi ricapitolando, a causa dell’attrazione del nostro satellite, la Luna, in misura minore rispetto al Sole, sul rigonfiamento equatoriale terrestre esercita, sul nostro pianeta, un’azione continua
tendente a raddrizzarne l’asse di rotazione dall’inclinazione di 23,5 gradi alla perpendicolare del
piano dell’orbita. A causa di un’azione giroscopica, la terra contrasta questa azione. Il risultato di
queste forze porta l’asse terrestre a descrivere un cerchio di 23,5 gradi di raggio, in circa 26000
anni.
Un effetto analogo al moto ormai confuso di una trottola nelle fasi finali della sua rotazione, quando
la forza di gravità porta alla rotazione dell’asse di rotazione stesso.
Questo fenomeno di meccanica celeste provoca l’avanzamento annuale dell’equinozio dovuto al
moto di precessione dell’asse di rotazione terrestre .Il ritorno del Sole alla stessa posizione sulla
sfera celeste.
Praticamente si tratta di una oscillazione lentissima di rotazione dell’asse della terra ed il suo
effetto, per l’osservatore sulla Terra, è quello di causare uno slittamento ciclico altrettanto lento
della cintura dello zodiaco rispetto al punto in cui sorge il Sole. Il risultato, in qualsiasi epoca
particolare, è che le quattro costellazioni chiave segneranno i due equinozi e i due solstizi solo
temporaneamente. Questo slittamento precessionale , che opera al ritmo di 1 grado ogni 72 anni,
significa che ogni costellazione ospita il Sole in ogni punto ad una media di 2160 anni.
In altre parole, a partire dal 160 a.c. fino ad arrivare ai giorni nostri, il Sole all’equinozio di
primavera si è sempre levato nella costellazione dei Pesci, mentre all’equinozio di autunno si è
sempre levato nella Vergine, nel solstizio di inverno nei Gemelli e nel solstizio di d’estate nel
Sagittario.
Quindi fino alle soglie dei nostri giorni, Pesci, Gemelli .Vergine e Sagittario costituivano i coluri,
ovvero i 4 pilastri congiunti all’asse del mondo in corrispondenza del polo nord celeste, ma l’inizio
dell’era dell’Acquario non solo ha sostituito il primo pilastro (Acquario al posto di Pesci), ma ha
scardinato anche tutti gli altri, per cui dalla Vergine, dai Gemelli e dal Sagittario, si passa al Leone, al Toro e allo Scorpione.
Quindi, tutte e 12 le costellazioni formano un ciclo completo attorno ai 4 punti chiave dell’anno in
un totale di poco meno di 25920 anni. A causa del ciclo precessionale lo sfondo delle stelle contro
cui sorge il Sole in una determinata data si sposta in senso antiorario di un grado ogni 72 anni.
Un altro effetto della precessione degli equinozi è quello dell’innalzarsi e dell’abbassarsi delle stelle
sul nostro orizzonte, una specie di yo-yo. Un semiciclo precessionale innalza le stelle mentre
l’altro semiciclo le abbassa fino al minimo del nostro orizzonte visivo.
I solstizi sono distanti 90 gradi dagli equinozi, il solstizio d’estate è il più prossimo al Polo Nord
celeste ed il solstizio d’inverno è quello di maggior distanza dal Polo Nord celeste.
Quindi la precessione degli equinozi è una lenta e ciclica oscillazione dell’asse terrestre che altera
inesorabilmente la posizione di tutte le stelle nel cielo e sposta la costellazione dominante, quella
portatrice dell’equinozio di primavera, che si trova dietro il Sole all’alba dell’equinozio di
primavera.


LA SFERA CELESTE
Sistema topocentrico è il sistema di riferimento con l’origine coincidente con il punto di
osservazione.
Sistema geocentrico è il sistema di riferimento con l’origine coincidente con il centro della terra.
Sistema eliocentrico è il sistema di riferimento con l’origine coincidente con il centro del Sole.
Sistema baricentrico è il sistema di riferimento con l’origine coincidente con il centro di massa del
sistema Solare.
Eclittica è il piano contenente il centro del sole, il baricentro del sistema terra-luna e il vettore
velocità inerziale eliocentrica del baricentro del sistema terra-luna.
Polo Nord e Polo Sud eclittici sono le intersezioni sulla sfera celeste della retta perpendicolare
dell’eclittica.
Equinozi sono i punti sulla sfera celeste individuati dalla linea di intersezione tra eclittica e
l’equatore celeste. L’equinozio di primavera è il punto equinoziale individuato dal passaggio
apparente del Sole attraverso l’equatore celeste passando da sud verso nord; l’equinozio autunnale è
individuato dall’attraversamento dell’equatore celeste da nord verso sud.


OBLIQUITA’ DELL’ECLITTICA
La proiezione sulla sfera celeste dell’orbita della terra intorno al Sole assume l’aspetto di un
cerchio chiamato Eclittica .Essa viene percorsa dal Sole nel suo moto apparente durante l’anno.
Il cerchio dell’eclittica è inclinato sull’equatore celeste di un certo angolo denominato “obliquità
dell’eclittica” .Tale angolo rappresenta anche l’inclinazione dell’asse della terra rispetto alla
perpendicolare al piano dell’orbita della terra rispetto al Sole.
Il suo valore oscilla ciclicamente tra i 22,5 e 24,5 gradi ( attualmente nell’anno 2000 è di 23gradi e
36 primi) con un periodo di circa 41000 anni, crescendo al ritmo di 47.11 secondi per secolo.
Questo valore è quello sperimentalmente osservato, ma alcune teorie prevedono un valore più
ridotto cioè 46,83 secondi per secolo.
Lieske nel 1970 ha messo in evidenza che la discrepanza potrebbe essere dovuta ad errori di calcolo
oppure errori di osservazione.
Akoi nel 1969 suppose che una delle cause potesse essere il moto residuo della crosta terrestre che
sbilancerebbe la terra cambiandone la velocità di variazione dell’inclinazione del suo asse.
Attualmente la discrepanza non è ancora stata spiegata in maniera soddisfacente.
Nell’antichità l’obliquità dell’eclittica fu determinata sperimentalmente misurando la massima
altezza del sole durante i giorni del solstizio oppure misurando la lunghezza dell’ombra prodotta
da uno gnomone infisso nel terreno al momento del passaggio al meridiano del sole nei giorni del
solstizio.
In pratica si trattava di misurare la minima lunghezza raggiunta dall’ombra dello gnomone durante
la giornata del solstizio estivo o invernale.
Le date dei solstizi potevano essere facilmente determinate mediante l’osservazione del sole al suo
sorgere o al suo tramontare cercando di determinare il punto sull’orizzonte in cui esso sorgeva o
tramontava con il massimo angolo azimut.
Inoltre doveva essere nota l’altezza sull’orizzonte raggiunta durante la notte dal punto
corrispondente al polo nord celeste, quindi mediante calcoli relativamente agevoli era possibile
ottenere il valore dell’obliquità dell’eclittica.
Vedremo in seguito come questo fenomeni abbiano grande importanza su quello che andremo ad
esporre.


ARCHEOASTRONOMIA
Ci rendiamo conto di avere attualmente accesso ad un bagaglio di informazioni congelate e
codificate nei vari reperti archeologici di rilevanza astronomica e, senza presunzione, riteniamo di
avere la chiave per decodificarle.
Ci siamo avvalsi dell’aiuto di una scienza l’archeoastronomia o Paleoastronomia, che studia i
reperti archeologici che ci tramandano il ricordo di attività di osservazione e studio dei corpi celesti,
portate avanti da individui appartenenti alle culture antiche.
Ci riferiamo a reperti oggettivi quali: monumenti megalitici, strutture piramidali, i cosidetti”
Nemeton” di origine Celtica o le necropoli etrusche…ect…
Ci riferiamo anche a reperti scritti: i testi antichi redatti, mediante scrittura vera e propria, quali ad
esempio i papiri Egizi i manoscritti Greci: i petroglifici o incisioni rupestri; i calendari redatti in
forma oggettiva, che praticamente tutte le culture antiche produssero, vuoi sulla pietra, sul
bronzo,su papiri e rappresentano documenti astronomici per eccellenza in quanto essi sono la
trasposizione codificata ed algoritmica del bagaglio culturale di diversi popoli, relativamente ai
movimenti del sole e della luna.
Reperti etnografici, i quali comprendono tutto il bagaglio di conoscenze e tradizioni popolari,
tramandate spesso solo oralmente, di generazione in generazione e giunti in questo modo fino ai
nostri giorni.
L’archeoastronomia trae le sua fondamenta dalle conseguenze del moto precessionale (la
precessione equinoziale e l’illuminazione delle stelle). Per quanto riguarda i “reperti oggettivi “,
essa si serve di precisi riferimenti cosmici che i grandi costruttori del passato ci hanno lasciato,
quali l’allineamento delle pietre con determinate stelle o con determinate posizioni del sole e ci ha
permesso così di giungere ad una conclusione importante.
Il cielo rappresenta un immenso orologio cosmico, grazie al quale è possibile risalire alla data di
costruzione di qualsiasi monumento che rispetti le condizioni che vi abbiamo presentato.
Tuttavia è il punto centrale di partenza per qualsiasi speculazione in campo archeoastronomico.
È la conoscenza adeguata del cielo, visibile all’epoca in cui il reperto fu prodotto e nel luogo in cui
è fisicamente ubicato.
Varia e complessa è la problematica relativa alla simulazione del cielo visibile presso un dato punto
del pianeta ed in corrispondenza di una determinata epoca.
Oggi una ricerca seria presuppone una conoscenza approfondita del software che viene utilizzato
per seguire le simulazioni sopracitate. Attraverso uno studio computerizzato è possibile quindi,
utilizzando come punto di partenza lo schema stellare attuale, risalire alla posizione o alla
culminazione di qualsiasi stella, grazie alla semplice conoscenza del fenomeno della precessione.
Azzardando un paragone piuttosto efficace, supponiamo di trovarci alla fine della visione di una
videocassetta (tempo attuale). Se la rimandassimo indietro, spingendo il tasto “Rewind “ad una
velocità stabilita (la velocità precessionale) e premendo il tasto “Pause”, riusciremmo ad vedere
l’immagine della sfera celeste nel momento desiderato, fino a scorgere quali erano le coincidenze
tra cielo e terra 10.000 o 2.500 anni fa.
Grazie ai software moderni è così possibile osservare la mappa stellare di un periodo stabilito del
passato, del presente o del futuro.
Vediamone qualche esempio:
Il codice de “ Santillana” e il codice
“Terzo”
“ ben pochi si resero conto che la nostra civiltà ha le sue radici nelle ceneri di una molto più
antica, e solo pochi testi religiosi come quello di Enoch ne conservano la memoria, come “angeli
caduti” termine per indicare il contatto con una civiltà molto avanzata, ma caduta bruscamente .
Alcuni individui illuminati sicuramente hanno capito l’importanza che questa cultura ebbe nel
modellare il destino dell’umanità.
Nello sviluppo delle religioni ci furono anche quelli che si accorsero di come una conoscenza del
genere diventava “pericolosa”, se tramandata ad un pubblico più vasto .
Se gli uomini avessero saputo che la civiltà non era nata da sapienza divina, ma da una civiltà
decaduta, ciò avrebbe minato le basi stesse di una società stabile costruita sulle paure religiose.
Di conseguenza coloro che insegnavano e che insegnano tali dottrine andavano e vanno ritenuti
come mentitori e non solo gli eretici andavano denunciati e messi a morte, ma anche gli antichi testi
andavano distrutti.
I tempi non sono cambiati, al posto del rogo abbiamo la berlina scientifica, al posto della
distruzione dei libri abbiamo la censura, ma come non si sono arresi in passato, noi non ci
arrenderemo e così i nostri fratelli futuri.
Le guerre mesoamericane del periodo maya e successivi (Tolteco e Azteco),si conducevano in
corrispondenza ai cicli astronomici di Venere. Il sacerdote ed astronomo decideva in base
all’osservazione di quel pianeta la necessità o meno di campagne militari. La vita di un re africano
rappresentava sulla terra una condizione celeste, al cui termine andava sacrificato.
Il primo ad esporre questa razionalità astronomica e quindi a fornire una lettura astronomica del
mito fu C.Dupuis (anno terzo della repubblica) il quale fondò la sua interpretazione sul ciclo
zodiacale, letto a ritroso per effetto della precessione equinoziale.
Quattromila anni or sono egli sosteneva che il sole apriva l’anno nel Toro ed a questa immagine
furono improntati religione, arte e ordinamento politico.
La razionalità fu agganciata al Toro, il bue api in Egitto, il toro padre della natura che spacca l’uovo
orfico dal quale esce tutto l’universo, il toro immolato al dio mitra.
Circa 1000 anni prima del principato di Augusto il sole entro’ nell’Ariete per aprire l’anno a nuove
forme religiose che misero in evidenza l’Ariete stesso. Giove Ammone reca corna aretine.
Dell’ariete si narrò la morte violenta e la resurrezione all’equinozio di primavera entro la
costellazione dell’angelo o dell’acquario, dell’aquila o scorpione, del leone e del toro, la vicenda
degli argonauti incomincia dal toro per condurre alla conquista del vello arietino.
In arabo la radice K.N.R. o Qarn significa sia corno che ere o epoche o ciclo. È il ciclo che, in
qualche modo, determina una nuova religione.
La fine del nostro ciclo attuale annuncia fin da ora l’era dell’Acquario e la rimessa del sistema
religioso.
Questo fatto può essere illustrato con l’esempio del ciclo ebraico in cui si verifica un cambiamento:
il nome originale ABRAM diventa ABRAHAM.
Nella lingua indù ABRAHM significa non iniziato , il cambiamento da ABRAM ad ABRAHAM è
legato ad una iniziazione.
Una volta iniziato il patriarca ebreo diventa il legame fra la vecchia religione e la nuova creata da
egli stesso. Ora Rama è il nome indù di un eroe mitico, la settima reincarnazione di Visnu che
partecipa all’epopea del Ramayana, in cui si narra l’arrivo in india delle tribù celto-arie guidate da
Ram che diventerà RAMA.
Questo avvenimento precede di poco l’avvento di Abramo . Rama è una parola celtica che significa
ariete e questa è la spiegazione del ciclo in cui compaiono Abramo e Mosè, in cui l’iconografia
cristiana fornirà di corna.
Possiamo quindi tradurre Abraham come “FIGLIO DELL’ARIETE” o “ GENERATO DAL
CICLO DELL’ARIETE”.
Si tratti di celtismo o di giudaismo ci troviamo sempre di fronte una religione solare, il ciclo di
Abraham si colloca nel momento in cui il sole passa dall’era del Toro per entrare in quella
dell’Ariete ( assistiamo allo stesso processo con il Cristo e l’era dei Pesci).
Infatti il sacrificio che Jehovah richiede ad Abraham, cioè la imolazione del figlio Isacco, si risolve
con la sostituzione di un ariete.
Strano e singolare il fatto che gli Accadi venerassero un capro di nome Uz, che vigilava sulla
rivoluzione del disco solare, che è posto su di un tavolo e lo fa ruotare per mezzo di una corda.
Constatiamo quindi una legge di periodicità zodiacale precessionale delle religioni e di conseguenza
delle culture e delle altre civiltà.
“ il mondo intero è il mio reame, tutto è mio dai Pesci giù fino alla testa del Toro”
questa è la maniera di esprimersi dello shah iraniano kay khusraw e il popolo gli rispose
“ il sole ha deviato dal suo cammino del cielo!”
Diventa lampante e chiaro che l’eroe iraniano non si riferisca ad un regno sulla terra, ma a quella
sezione dello zodiaco compresa tra i Pesci e Aldebaran, segnalandoci come regno celeste i 30 gradi
dello zodiaco che abbracciano la costellazione dell’ariete.
Quindi un regno del tempo e dell’età dell’ariete, confermato dal fatto che il titolo ufficiale del
potere supremo era nella tradizione avestica iraniana , era il grado di “ sovrano dell’ariete”.
Il cosiddetto “edificio di culto “, collocato nello straordinario sito archeologico di Nevali Cori in
medio Oriente, presenta un preciso allineamento verso sud ovest.
Chi si fosse posto tra i due grossi monoliti posizionati sul pavimento dell’edificio uno di fronte
all’altro a formare una porta, con lo sguardo rivolto verso sud ovest all’alba dell’equinozio di
primavera dell’anno 8000 A.C., avrebbe visto sorgere la costellazione della balena e, in prossimità
della stessa la costellazione nota come Eridano, il fiume celeste.
Quest’ultimo, rappresentato come un fiume che scorre dalla stella Rigel (il piede sinistro di Orione
e attraversa le zampe della balena) è stato definito più volte come controparte celeste sia del Nilo
che dell’Eufrate.
Ad est di tale costellazione era possibile vedere quella del Cancro, ovvero il segno zodiacale che
definì l’era precessionale iniziata il 8.800 a.c. e terminata il 6.640 a.c. Questa costellazione era
originariamente rappresentata da una tartaruga che, come si può riscontrare dalla quantità di
raffigurazioni, incisioni, sculture ad essa ispirate, divenne il simbolo delle popolazioni della meso
potamia i quali intendevano ulteriormente ribadire l’epoca in cui fiorì la loro civiltà.
E’ da rilevare che la costellazione del cancro seguì, nel ciclo precessionale, quella del Leone.
Nelle loro simbologie costruttive quelle antiche popolazioni volevano forse anche rappresentare la
fine di un ciclo, di un’epoca probabilmente terminata con eventi catastrofici.
Le origini di Tiahuanaco, secondo gli studi dell’archeologo Osvaldo Rivera, sono ricercarsi in un
periodo storico che è databile al 7000 a.c., offrendo al sito delle Ande boliviane ed alla sua cultura
la qualifica di città tra le più antiche del mondo .
La conferma della costruzione nel periodo citato da Rivera è rilevabile proprio grazie a una delle
statue presenti nel sito, chiamato Fraile (il monaco), i cui simboli vanno interpretati in chiave
astronomica. Infatti la grande statua indica chiaramente l’epoca precessionale del Cancro il periodo
storico compreso tra l’8800 a.c e il 6640 a.c.
La ruota della medicina del Big Horn , sulle montagne del Wyoming .Il suo sistema di raggi lunghi
undici metri e fatti di cumuli di sassi si espande verso l’esterno per finire in mucchi di pietre
allineati con la levata eliaca del solstizio di estate .
In Messico si cercarono allineamenti con i corpi celesti per città orientate in modo particolare come
Teotihuacàn e per costruzioni dalla forma strana come l’edificio J a Monte Albàn.
Teotihuacàn è una città orientata eccentricamente rispetto all’universo ed era il luogo in cui gli
aztechi dicevano che avesse avuto inizio il tempo. L’asse Est-Ovest, indicato da due cerchi appaiati
gerarchicamente e suddivisi in quarti; è orientato infatti verso la posizione in cui tramontano le
stelle delle Pleaidi, che ha la propria levata eliaca nello stesso giorno in cui il sole oltrepassa lo
zenit. Monte Albàn, un altro osservatorio del sole, una linea perpendicola re che si estende
dall’edificio J a Monte Albàn indica il punto sull’orizzonte in cui sorge Capella, una stella la cui
magnitudine è particolarmente rilevante . Nel giorno dell’anno in cui Capella scende sotto la levata
eliaca, il sole passa attraverso lo zenit.
L’astronomia antica non si limitava a calcolare il tempo. L’osservazione del cielo influenzava molti
e diversi aspetti delle antiche culture . Troviamo il sole, la luna e le stelle, nei miti, nella religione e
nell’astrologia. I corpi celesti deidicati erano oggetto di culto e come tali facevano parte della
decorazione dei templi. Erano inoltre simboleggiati in sculture ed in altre opere di arte.
Un ritorno, seppure in altro tono, all’impostazione astronomica del mito si ebbe all’inizio del secolo
da parte dello scopritore della civiltà Ittita: H.Winkler. Egli diede un profilo della civiltà babilonese
del 4000 a.c. come retta non dalla spada, ma dalla sapienza astrale.
I templi fungevano da osservatori astronomici e da banche (dove si stabiliva il cambio di 13,50 fra
oro e argento, equivalente ai giorni dell’anno solare e a quelli del mese lunare, 360:27) e servivano
da sale di danza astrale .Ai pianeti corrispondevano orientamenti spaziali e colori, oltre alle varie
attività umane. Tutto acquistava razionalità in virtù della stella corrispettiva e del movimento
celeste che imprimeva lo scatto celeste tale concezione fu applicata da C.Fries ai miti greci.
Nel 1933 lo scozzese Alexander Thom trovò nel profilo delle pietre di Callanish( lo stonehenge
scozzese) allineamenti nord-sud verso la stella polare.
L’astronomo britannico Gerald Hawkins ha dimostrato nel 1985 che il sito di Stonehenge contiene
allineamenti astronomici.
La dottoressa Plillis Pitluga, astronoma presso il planetario Adler di Chicago, dopo approfonditi
studi inerenti le linee di Nacza nel Perù meridionale, è arrivata alla conclusione che la figura del
ragno fu concepita come diagramma terreste della costellazione di Orione e le linee dirette collegate
alla figura sembrano essere state tracciate per rivelare, nel corso delle varie epoche precessionali, il
variare delle declinazioni delle 3 stelle della cintura di Orione.
L’impostazione della scuola di Lipsia riemerse con l’opera straordinaria di de Santillana e von
Dechend in cui si indaga sulla civiltà astrale le cui testimonianze sono inserite neii grandi miti di
ogni popolo.
In America emergono gli stessi archetipi di Mesopotamia e Siberia, d’india e Scandinavia. In ogni
latitudine si serba il ricordo vivo di una scienza tradizionale che risale prima del 7000 a.c. che
insegnava, calcolando la precessione degli equinozi, l’arte di vivere amando le stelle.
De Santillana:
“Agli antichi era tutt’altro che sconosciuta l’idea che i mulini degli
Dèi macinano lentamente e che il risultato di solito è sofferenza”
Giorgio de Santillana
Giorgio de Santillana nacque a Roma nel 1901, nel 1938 dovette abbandonare l’Italia in seguito a
leggi razziali, da allora visse negli Stati Uniti, dove insegnò per lungo tempo al Massachusset
Institute of Tecnology .
La sua splendida opera “IL MULINO DI AMLETO “ fu pubblicata negli Stati Uniti NEL 1969 e
fu il frutto di un lungo lavoro in comune con Hertha von Dechend la quale insegnò molti anni
all’università di Francoforte.
De Santillana e la von Dechend misero in correlazione oltre 1500 miti che arrivavano dal nostro
profondo passato e scoprirono una serie di elementi a dir poco incredibili.
La mitologia antica aveva gli stessi argomenti, gli stessi personaggi, anche se con nomi diversi ma
riconoscibili, gli stessi arredi scenici e gli stessi numeri ricorrenti che apparivano quasi per magia
ogni volta che si affrontavano temi mitologici .Motivi ricorrenti in Cina si riscontravano in Arabia
o in Egitto, a dispetto dei luoghi e dei tempi.
I miti e le tradizioni che arrivavano da tutte le ere e dai posti geografici più impensati, quali miti
amerindi, cinesi, greci, egiziani, indiani, polinesiani, sumeri, ittiti, scandinavi, i quali contengono
gli stessi personaggi, gli stessi arredi scenici, le stesse trame e gli stessi numeri. Dopo accurati studi
i due professori, seppure con un certo imbarazzo scientifico, riconobbero nei numeri i dati per
calcolare la precessione degli equinozi.
L’imbarazzo scientifico crebbe a dismisura quando i due studiosi affermarono che nella lingua
comune del mito erano congelati elementi di alta astronomia.
La prova schiacciante della loro magnifica intuizione si trova nei numeri che servono a calcolare la
precessione degli equinozi, i quali fuoriescono, quasi per incanto, in ogni antica tradizione o
argomento mitologico.
Considerando che l’origine della mitologia si perde nella notte dei tempi, lo stesso De Santillana
afferma che i miti nel 5000 a.c., all’inizio della nostra storia,erano già barcollanti per l’età, quindi la
scoperta prendeva carattere di eccezionalità.
Se prendiamo in esame che la scienza ufficiale farebbe risalire la scoperta della precessione degli
Equinozi al primo secolo a.c. da parte di un astronomo greco Ipparco, la scoperta dei due studiosi
potrebbe da sola costringerci a riprendere in serio esame buona parte della storia conosciuta.
IPPARCO
Uno dei più grandi astronomi dell’antichità fu Ipparco di Nicea, vissuto intorno al 130 a.c.
Il suo nome e’ legato in maniera particolare alla precessione degli equinozi.
Nel 134 a.c., in seguito dell’apparizione della stella nova, decise di compilare un catalogo in cui
registrare la posizione di tutte le stelle note.
Confrontando i suoi calcoli con quelli tramandati da precedenti e più antiche osservazioni, si rese
conto che tutto il sistema di riferimento delle coordinate aveva subito una modifica .
Poiché riteneva che la differenza riscontrata era troppo ampia per essere attribuita ad errori si rese
conto che il sistema di riferimento delle coordinate delle stelle era soggetto ad un lentissimo e
secolare spostamento.
I MITI ASTRONOMICI
I riferimenti che nei testi antichi sono collegati alle stelle, o più propriamente alla stella sono
innumerevoli .La stella precede sempre un avvenimento, è sempre una stella che guida o che
segnala la nascita di un personaggio o di un nuovo evento . La stella ha sempre rappresentato un
emblema religioso che difficilmente ha eguali nei paesaggi dei testi antichi, in tutte le culture la
stella è sinonimo di evento sovranaturale che precede una sventura, come se la catastrofe venisse
prima indicata da una premonizione celeste.
L’intera mitologia era basata non su storie umane o di sovrani famosi per l’epoca, ma ci parla in
termini astronomici delle traiettorie dei pianeti e del grande ciclo della precessione degli equinozi,
la quale cambia lentamente ma inesorabilmente il cielo e in particolare modo della posizione del
sole all’interno di una delle dodici costellazioni zodiacali.
Santillana ci porta a conoscenza che “IL LIBRO DEI MORTI” dell’antico Egitto tradotto
letteralmente, ma impenetrabile per quanto riguarda il contenuto simbolico, contiene non meno di
320 termini astronomici e che l’astronomia è l’unica chiave di lettura logica per comprenderlo.
La von Dechend, nell’introduzione del saggio, ci informa della sua riluttanza ad avvicinarsi
all’origine astronomica del mito, ma ci spiega che nonostante tutti i suoi sforzi è stata costretta
dall’evidenza dei fatti a raccogliere quella origine.
I due studiosi ipotizzarono che tutti i miti che arrivavano dal profondo passato non sono altro che
una scienza per velare una terminologia tecnica di un’avanzata scienza astronomica, dietro la
comune lingua del mito.
Inoltre nel loro saggio i due studiosi presentarono una inconfutabile schiera di prove mitologiche e
iconografiche .
I miti non solo descrivono esperienze comuni, ma lo fanno utilizzando lo stesso linguaggio
simbolico comune, gli stessi personaggi riconoscibili e gli stessi motivi letterali.
Secondo lo studioso Italiano sembrerebbe che una antica mano informatrice abbia inserito nel D.n.a
della nostra civiltà questi concetti.
Tutti i miti si avvalgono di un codice di lettura che è stato chiamato in seguito precessionale, ma
che noi chiameremo per non ingenerare confusione codice de Santillana ed essi contengono i
numeri che servono per calcolare la precessione degli equinozi. Questi concetti sono troppo
importanti per continuare il nostro percorso; le prove più palesi di questa teoria astronomica sono
nel fatto che i valori per calcolare con precisione la precessione degli equinozi, sotto forma di
numeri specifici, si possono trovare nelle più antiche tradizioni umane. I valori assegnati e la
simbologia utilizzata sono così coerenti che gli autori si resero conto di essersi imbattuti in
un’antica scienza perduta.
Quando questi numeri precessionali furono inseriti nella mitologia antica è la cosa più incredibile di
tutte. Questi incredibili antenati devono essere vissuti in epoche talmente antiche da incutere timore
(per utilizzare le parole del professor De Santillana). Infatti è facile intuire che la creazione e la
conseguente propagazione della radice comune del mito è avvenuta prima della nostra comune età
storica, che risale al 4000 d.c.
L’incredibile similitudine dei miti da una parte all’altra dell’oceano atlantico non possono essere
avvenute in tempi storici predeterminati, anzi è facile intuire che i miti erano già antichi all’inizio
della nostra storia, o quanto meno per la storia ufficialmente riconosciuta dei giorni nostri.
Per fare qualche esempio possiamo portare un motivo ricorrente nelle tradizioni antiche: la
frullatura dell’oceano di latte cosmico, un’allegoria simbolica della precessione degli equinozi.
E’ interessante notare che tre culture, quella Egiziana, quella orientale indiano-cambogiana e quella
sud americana, che secondo la scienza ufficiale non hanno avuto nessun contatto tra di loro,
contengono nelle loro iconografie le stesse accurate simbologie.
Nella tradizione egiziana troviamo le due divinità Horus e Seth intenti a frullare una paletta in una
zangola. La divinità Horus, con la caratteristica testa di falco, mentre quella di Seth presenta la
strana mescolanza di fattezze canine ed asinine della bestia Seth.
La frullatura dell’oceano di latte cosmico nel ramayana, nella tradizione orientale indiana, le
divinità a destra sono gli asura, la cui testa mostra le inconfondibili caratteristiche tifonoche presenti
nella divinità Seth.
Nell’india antica l’energia negativa era incarnata negli Asura, nome che significa “signore
potente”, Ausico è il potere di creare e provocare le creazioni a mezzo della forza magica e
dell’illusione dell’esistenza.
Un altro esempio della frullatura di latte cosmico viene mostrata dal monte Mandara, usato come
perno o paletta di zangola e poggiante su di una tartaruga. Anche in questo caso la testa sulla destra
ha lineamenti tifonici.
Nella tradizione maya possiamo riconoscere la fune, la tartaruga e la zangola, il segno kin del sole
che scivola lungo la fune serpente, esattamente come il sole scorre lungo i segni zodiacali nel corso
della precessione degli equinozi.
Figura sempre ritornate, archetipo di ogni mitologia è Cariddi, il miro gurge che i nordici chiamano
Maelstrom o mulino d’Amleto :ha forma di clessidra, poiché dalla strozzatura dell’imbuto in poi si
schiude il regno dei morti, sia per gli indiani americani sia per la tradizione egiziana o sumera.
La strozzatura è il gruppo di stelle ai piedi di Orione. Ivi vi è anche alla strozzatura il FUOCO,
quello rubato da Prometeo, che però in verità designa il passaggio del sole equinoziale da un segno
all’altro dello zodiaco di 2160 anni in 2160 anni(dove dal segno dei Gemelli si passò a quello del
Toro, a quello dell’Ariete, a quello dei cristiani i Pesci). All’epoca dei Gemelli però, il coluro
equinoziale passava sulla via lattea, evento che i miti celebrano, inizio dal quale si calcola il tempo
in Cina, Messico e Mesopotamia.
Si rilegga il racconto dei Cherokee raccolto da Mooney,la storia dell’imbuto d’acque vorticanti al
cui fondo s’apre il mondo dei morti o dei giganti con i loro segugi e soprattutto quello dei Satloq
(della costa canadese del Pacifico), riportato da Boas sulla vergine che scocca il dardo in quel
Maelstrom o ombelico delle acque, così ottenendo il Fuoco.
Mercè i Satloq si dischiude dunque la mitologia greca e da entrambe le fonti si risale alla verità
astronomica :la freccia colpisce Sirio, la stella del mare e della più torrida estate. Pareva ben puerile
la leggenda Satloq:
“un vecchio grida alla figlia, la vergine pigra ma brava arciera, di tirare all’ombellico delle acque
per cavarne fuoco, e costei gliel’ottiene;
se non che il vecchio lo custodisce avaramente e il cervo decide di rubarglielo :cantando e
ballando si intrufola in casa e si appiccica il fuoco ai peli della testa.
Il cervo Satloq è Prometeo, cioè Saturno, cioè Deus faber, cioè Crono, cioè Aion; il fuoco è il
coluro equinoziale, cioè era passato un tempo, quando l’equinozio era segnato dai Gemelli per la
via Lattea.
Quel cervo che danza e canta , soggiunge De Santillana, è il tocco protopitagorico che diviene, in un
altro racconto del nord-ovest, ancora più esplicito:
il figlio del picchio, allora che sta per scoccare i dardi (verso Sirio), alza un canto e quando
imbrocca la nota giusta, i dardi in fila si saldano l’uno all’altro formando un ponte tra cielo e
terra.
Stiamo parlando dello stesso ponte di cui accennava Aristotele citando i pitagorici,la serie delle
lettere dall’alfa all’omega, le note dalla più grave all’acutissima sull’aulos, il coro intero dei cieli.
I miti americani in genere, come quelli dell’oriente, diventano chiari trattati sulla precessione degli
equinozi, allora che si rammenti che in essi “terra” vuol dire il piano che unisce i quattro punti
degli equinozi e dei solstizi, l’eclittica, ed è perciò quadrangolare. E nuove terre e nuovi cieli si
inaugurano ciclicamente causa la precessione e appunto di questi cicli i cantori di America come del
Sumer, di Assiria, come di Scandinavia ci parlano.
Se avvenne una spaventosa perdita di sostanza nel medio evo Greco e prima del regno intermedio in
Egitto, se andò smarrito il sistema del tempo ordinato ciclicamente, da quell’età dell’oro sono
talvolta meno distanti da noi gli indigeni d’America e possono forse aiutarci a ricostruirne la figura
più di quanto noi potremmo assistere loro.
De Santillana dichiarò:
“io sono storico della scienza, svolgo un’attività considerata rispettabile, ma mi sono abbandonato
alla fuga nelle antiche età, all’indietro, e da storico della storia del pensiero greco che fui per
qualche tempo, si sta sempre bene in Grecia, mi sono ritirato piano piano verso i millenni avanti
cristo. Le mie ricerche sul pensiero scientifico mi spinsero più in là della Grecia, e mi trovai in
ambienti meno familiari e naturali, la Grecia è un pochino casa mia, ma mi ci spinsi perché cercavo
quale fosse l’origine di questa nuova cosa del mondo che è il pensiero scientifico. E quando mi
guardai attorno là dove cessano i documenti scientifici strettamente detti, mi trovai in regioni dove
si parlava senza nessun costrutto, dal punto di vista scientifico .Si chiamava allora questa roba,
materiale mitico e religioso, la parola religioso concede spesso ai dotti di non averne da cercarne il
senso, ed al traduttore di mettere insieme parole in libertà, purchè abbiano un senso poetico, aulico.
Ma mi colpirono anche nei cosiddetti primitivi certi discorsi che dimostravano un costrutto effettivo
che, seppure incomprensibile, si riallacciava alla mitologia greca. E fidandosi nell’idea che questa
gente non erano dei visionari, come qualche volta i traduttori li facevano apparire e appoggiandomi
Alle grandi ricerche dell’etnologia culturale, in questo soprattutto i tedeschi mi hanno aiutato perché
gli americani sono rimasti troppo fissi all’antropologia, andai avanti, e ci vollero anni di schedature
e di ricerche critiche, ma via via era come se vedessi emergere un continente sommerso, come la
Catthedrale Engloutie di C.Debussy , di cui ancora si sentono le campane sotto l’acqua. era un
continente nel tempo, non già nello spazio, era il mondo che conosciamo, ma attraverso millenni
scomparsi, diciamo almeno fino al 7000 a.c.”
Già nel volume “le origini del sapere scientifico “de Santillana parlò della grande costruzione
arcaica …su cui già si era posata la polvere quando i greci entrarono in scena. tuttavia qualcosa di
essa sopravviveva nei riti tradizionali, nei miti nelle fiabe che nessuno più capiva.
Presa alla lettera, essa fu il lievito dei culti sanguinari con cui si propizia la fertilità, basati sulla
fede in un’oscura forza universale di natura ambivalente, fonte del contempo del bene e del male
datrice di vita e di morte. I suoi motivi originali riscoperti riecheggiarono, conservati quasi
integralmente, nel pensiero assai più tardo dei pitagorici e di Platone.
L’uomo dei primordi pensava non già secondo concetti rigidi ma secondo schemi come l’eclittica
con le sue costellazioni, le stazioni degli astri, le zone celesti, certi miti chiave, questa strana
uranografia dove si connettono cielo e terra sotto la dominazione dei signori planetari
dall’inesorabile corso. Ma è anche un legame fra armonia e gli astri, l’armonia e le unità di misura,
i principi supremi di esistenza che si denominano Maat in Egitto e rito in India.
Fra la misura degli zufoli rituali e il calendario, affermò un principe cinese, la combinazione è così
precisa che non ci passerebbe un capello. E così l’alchimia fu combinata con l’astrologia e poi
l’astromedicina, le piante, i metalli, gli alfabeti, i giochi sapienti come gli scacchi, i quadrati magici,
il microcosmo con il macrocosmo.
“il tutto non già disposto come un sistema logico, ma come una fuga musicale, come deve essere
un organismo chiuso …… ce ne resta il numero ed il ritmo, l’incidenza del momento unico, del
tempo giusto, poiché ci fu un tempo in cui il giusto era l’esattezza, ed il peccato era l’imprecisione”
Il materiale che guidò de Santillana era in gran parte nord americano e mesoamericano. Già G.G
Grinnel aveva scoperto la cultura sciamanica dell’èlite cheyenne, accennando altresì agli
allineamenti di pietre risalenti a tempi remoti, orientati in modo da registrare gli eventi del cielo e
H. Converse, ammessa alla società di medic ina dei Seneca, tribù della confederazione Irochese,
aveva imparato l’interpretazione astronomica dei miti. Ma negli ultimi decenni le scoperte si sono
infittite ed innumerevoli ricerche si sono fatte su 135 allineamenti di pietre o ruote di medicina in
Canada e negli Stati Uniti.
Andremo ora ad illustrare i due codici che ci permettono di decodificare completamente il
contenuto della quasi totalità della mitologia antica e dell’architettura sacra, contenuti nella
maggior parte del nostro pianeta.
Come abbiamo visto il professor de Santillana correlando tutta la mitologia antica si accorse che
numeri particolari erano inseriti nella maggior parte dei miti.
Questi numeri, quali il 72, 108, 54, 2160 servono a indicarci chiaramente il fenomeno della
precessione degli equinozi, inoltre un codice simbolico figurato, dove al grandioso mulino di
Amleto corrisponde al fenomeno simbolico della grande macchina celeste che per effetto della
precessione gira lentamente.
Il simbolismo del fuso o del telaio, che corrisponde sempre al movimento precessionale, l’albero o
pilastro corrispondono all’asse della terra .
Quindi gli equinozi sono i due momenti dell’anno in cui il giorno e la notte hanno eguale durata su
tutto il pianeta . L’equinozio di primavera cade il 20 marzo, mentre quello d’autunno il 22
settembre.
I due equinozi segnano i due punti in cui l’asse di rotazione della terra si trova di lato rispetto al
sole.
Per effetto della precessione degli equinozi il punto vernale o punto gamma o equinozio viene
raggiunto ogni anno con qualche frazione di anticipo, con il risultato che il sole molto lentamente si
sposta attraverso tutte e 12 le costellazioni dello zodiaco. Egli impiega circa 2160 anni per
attraversare ogni singola costellazione e compie un intero giro in 25920 anni.
Il fenomeno della precessione ha caratteristiche matematiche severe e ripetitive che possono essere
calcolate con estrema precisione.
Il punto in cui sorgeva il sole all’equinozio di primavera era tradizionalmente sacro per le
popolazioni antiche ed il carattere di ogni era veniva determinato dalla costellazione dello zodiaco
che ospitava il sole in quel particolare giorno.
Attualmente noi stiamo vivendo all’alba dell’era dell’acquario, mentre negli ultimi 2160 anni la
costellazione che ospitava il sole, nel momento dell’equinozio, era quella dei pesci.
La posizione del sole, al momento dell’equinozio di primavera, è la lancetta che segna le ore del
ciclo precessionale, ore di ben 2160 anni.
Utilizzando questo ciclo prececessionale un’antica popolazione vissuta agli albori dei tempi ha
inserito ripetutamente nella mitologia e nell’architettura sacra i numeri che servono per calcolare
con precisione il fenomeno della precessione degli equinozi.
La Musica
Orfeo e la sua morte straziante potrebbe essere una creazione mitologica nata ripetutamente in
luoghi diversi ma quando personaggi che suonano altri strumenti musicali finiscono scorticati vivi
per motivi assurdi di varia natura , pensiamo di aver scoperto un’uniformità impressionante che
toglie ogni dubbio ed annulla la parola casualità.
Il pifferaio magico appare in Germania e in Messico (prima della conquista ) e nei due continenti è
collegato al colore rosso dandoci il forte sospetto per non parlare di certezza che correlando i grandi
miti universali dei cataclismi possiamo trovare l’influsso di un’unica civiltà “madre “, che vivendo
a cavallo dell’ultimo periodo glaciale, ha creato i miti incentrati sulla morte e la risurrezione degli
Dei, su grandi alberi intorno ai quali ruotano la terra e il cielo su zangole trapani e altri congegni
che ruotano e macinano.

I NUMERI FONDAMENTALI DEL CODICE DE SANTILLANA
72 = 1 grado precessionale
144 = 2 gradi precessionali
2160 = 30 precessionali
4320 = 60 gradi precessionali
25920 = 360 gradi precessionali equivalenti a un intero ciclo

FRAZIONI DI GRADI PRECESSIONALI
18 = un quarto di grado precessionale
36 = mezzo grado precessionale
54 = tre quarti di grado precessionale
108 = un grado e mezzo precessionale
I numeri utilizzati in questo codice di trasmissione appaiono ripetutamente nella mitologia antica e
nell’architettura sacra. In questo codice è consentito spostare le virgole a piacere, verso destra o
verso sinistra ed impiegare qualsiasi combinazione, permutazione, moltiplicazione, divisione o
frazione immaginabile dei numeri fondamentali.
72 , 720, 7.200, 72.000, 720.000, 7.200.000
Prendiamo qualche esempio del numero fondamentale 72 che ricordiamo corrisponde agli anni di
un grado precessionale.
72 sono i cospiratori che tramarono contro Osiride
72 sono gli angeli della tradizione ebraica
72 sono i nomi di Dio
72 sono i principi dei Diavoli nella tradizione medioevale
72 sono gli apostoli di Gesù al momento della sua morte
72 sono gli anni della tradizione Rosa crociana
72 è il numero dominante nella cattedrale di Chatres in Francia
72 è il numero dei tempi ad Angkor in Cambogia
72 è il valore attribuito ai 12 piatti nella leggenda di Aladino
72 sono le antiche monete che si dovevano pagare per entrare
nella associazione della triade (Cina)
72 sono le cappelle del sacro Graal
72 sono le regole che dovevano seguire i cavalieri templari
Universalità, radici comuni, alto grado di uniformità, stessa mano
informatrice, convergenza.
Dimostrazione del fatto che le culture antiche da età
immemorabile conoscevano il fenomeno della precessione degli
equinozi.
Per la durata millenaria del ciclo della precessione degli equinozi e considerando che un’intera vita
umana era inferiore allo spostamento di un solo grado precessionale,che dura ben 72 anni, si è dato
per scontato che nessuna popolazione antica avrebbe potuto accorgersi del fenomeno precessionale.
Si pensa comunemente che per scoprire questo movimento nel breve periodo di un secolo sarebbero
stati necessari strumenti moderni, non tenendo conto che le osservazioni eseguite durante un solo
secolo e lo spostamento di un grado ogni 72 anni, accumulandosi secolo dopo secolo, produceva
spostamenti sensibili in determinate posizioni astronomiche cruciali, con la sola condizione che gli
osservatori fossero stati attenti osservatori e sapessero tenere una documentazione sia scritta che
orale.
La tecnica di osservazione era relativamente semplice Si fondava sul sorgere eliaco delle stelle, che
rimase elemento fondamentale dell’astronomia del sumer.
Per Platone la “ vera terra “ da non confondersi con il nostro pianeta, assomigliava a una palla
composta di 12 pezzi multicolori, composta di paesaggi incantati, di animali e pietre preziose,
ricordando in maniera impressionante alle 12 case dello zodiaco.
“ Dio si era servito di esso nel decorare la natura del tutto”
La via lattea
Per gli indiani americani la via lattea era una pista polverosa lungo la quale si svolse un tempo una
gara di corsa tra il bisonte ed il cavallo.
Per gli indigeni dell’Africa Orientale la via lattea era la pista del bestiame, del fratello del creatore,
nella Grecia ritroviamo la leggenda di Eracle che lungo la via lattea sposta la mandria di Gerone.
Gli Arawak della Guiana consideravano la via lattea come la pista del tapiro, esattamente come
nelle concezioni delle culture mesoamericane.
Infatti queste popolazioni si riferivano come alla via del padre del tapiro .
I Cherokee chiamano la galassia, in cui corse il cane, un cane molto insolito che aveva l’abitudine
di rubare la farina da un mulino ed una volta nella corsa lasciò cadere la farina che generò la via
lattea.
Nella mitologia egiziana ritroviamo la dea Iside che sparge le spighe di grano, mentre fugge da
Tifone.
Diventa strana la preferenza di tutti questi cani, volpi e coyote mitici (compreso nel sudan
occidentale, Fenek che apre le vie ) hanno per la farina e le graminacee in genere.
Raffigurazioni simboliche della mitologia
Grandi alberi intorno ai quali ruotano cielo e terra, zangole,
trapani, mulini .
Molti popoli antichi descrivevano l’universo come provvisto di un’asse (Axis Mundi) che veniva
normalmente rappresentato da un immenso albero (per fare un chiaro esempio pensiamo a
Yggdrasil, l’immenso frassino dei popoli nordici) o da un palo, che si estendeva dal centro della
terra fino alla stella polare .
Yggdrasil era il frassino a tre radici la cui cima svettava in Asgard. Nonostante venisse
continuamente scavato da orribili nemici e rosicchiato dal serpente Nidhogur, non appassiva mai.
Sopravvivrà persino al crepuscolo degli dei.
Il grande motivo del mito è quello dell’albero meraviglioso, alto come il cielo.
Il grande frassino Yggdrassil nell’Edda, la quercia che oscura il mondo nel Kalevala, la quercia
mondo piena di stelle di Feredice, l’albero della vita nell’eden, l’albero della vita mangiato dal
mostro celeste dei maya.
La conclusione nella mitologia è l’abbattimento di questo albero, corrispondente all’asse della terra.
La croce degli equinozi e dei solstizi diventa l’albero nuovo che segna i nuovi incroci, il legno
della croce deriva dall’albero della vita, ma stiamo entrando in terreno delicato.
Interessante notare che in astronomia la costellazione che ospita l’equinozio di primavera, viene
chiamata “ sacrificata sulla croce degli equinozi e dei solstizi.”

LE DIVINITA’ DEI QUATTRO PUNTI CARDINALI
In tutta la mitologia ritroviamo le 4 divinità che sorreggono il cielo, o i 4 pilastri del cielo, questa
rappresentazione simbolica rispecchia le 4 costellazioni che ospitano i quattro momenti cruciali
dell’anno astronomico i due equinozi e i due solstizi.
Inoltre dai 4 punti cardinali dell’eclittica ( Est = equinozio di primavera sud solstizio d’estate, ovest
equinozio di autunno nord solstizio di inverno)si dipartivano quattro pilastri ricurvi (quadranti del
cerchio) che si riunivano all’asse del mondo in corrispondenza del polo nord celeste.
Questi 4 pilastri formano in realtà due cerchi massimi detti coluri, i coluri sono cerchi immaginari
che collegano l’est con l’ovest e il nord con il sud passando per il polo nord celeste.
Tutti queste immagini si riferiscono a eventi celesti e lo fanno
utilizzando un sofisticato linguaggio tecnico astronomico
precessionale.
Il fuoco
“Per gli antichi il creato era sostenuto da 4 grandi forze tutte collegate tra loro in una unicità
completa, il punto di unione che lega queste 4 forze si trovava nel punto centrale dato nell’unione
dei due bracci della croce, chiamata il punto di incrocio.”
PROMETEO
Prometeo per i greci era una divinità del fuoco, il suo mito ci è arrivato tramite il poeta greco
Esiodo.
Prometeo era un titano, figlio di Giapeto e di Climene.
Amico dell’umanità in quanto egli voleva favorire in tutti i modi i momenti in cui avevano luogo i
sacrifici .
Prometeo consegnava agli uomini le parti migliori delle vittime e alle divinità le parti peggiori.
Ciò scatenò l’ira di Zeus che per vendetta privò l’umanità del fuoco, ma nuovamente Prometeo si
schierò dalla parte dell'umanità, rubando il fuoco agli dei e nascondendolo in una canna.
Per punire gli esseri umani, Zeus inviò loro la donna considerata causa di tutti i mali e a Prometeo
fu riservato un destino terribile: venne incatenato ad un palo mentre un’aquila gli divorava il fegato.
Il supplizio non aveva fine poiché la ferita si rimarginava e l’animale poteva continuare a straziare
le carni di prometeo.
La donna bellissima destinata a portare l’infelicità a tutti i mortali era Pandora e divenne la sposa di
Epimeteo, fratello di Prometeo, tanto avventato per quanto era saggio Prometeo: infatti Epimeto
non ascoltò i consigli del fratello e accolse Pandora, con tutto quello che ne seguì.
Benchè avvertito di non accettare doni da Zeus, Epitemeo accolse la bellissima Pandora, diventando
corresponsabile delle sventure dei mortali.
Pandora fu la prima donna mortale, plasmata da Efesto e fornita di ogni dono dagli dei, sposò
Epimeteo che per curiosità aprì il vaso affidatogli da Zeus, contenente tutti i mali; di conseguenza
questi si sparsero provocando sciagure per l’umanità.
Interessante notare che.
Il nome Prometeo in greco significa imparare prima mentre invece Epimeteo significa apprendere
dopo.
Secondo la tradizione mitologica, in un tempo lontanissimo, gli uomini soffrivano di un freddo
insopportabile, poiché non conoscevano ancora il fuoco.
Nella mitologia italiana, abbiamo diverse tradizioni che vedono san Antonio come Prometeo
nostrano.
Sant’Antonio viveva nel deserto e fu chiamato dagli uomini della comunità per aiutarli a trovare il
fuoco.
L’eremita bussò alle porte dell’inferno, accompagnato dal suo porcello (maiale) e i diavoli
impedendogli l’ingresso si impadronirono dell’animale.
Ma il maiale una volta ospite dell’inferno, si rese insopportabile con le sue malefatte e di diavoli
chiesero al santo di riprenderselo.
San Antonio scese agli inferi, ma risalendo fece prendere fuoco al suo bastone e tornando sulla terra
lo fece roteare dando fuoco a una catasta di legna.
Il santo appare come calco cristiano di Prometeo che con l’inganno porta da un luogo estraneo,
l’olimpo, il fuoco come bene culturale agli uomini.
In un’altra versione ritroviamo il santo che, alzando il bastone acceso, di ritorno sulla terra gridò tre
volte :
“Fuoco, fuoco, attraversa in questo luogo per il mondo, fuoco giocondo.”
Un’altra versione rivelatrice ci conferma che il padre e la madre del santo decidono di andare in
pellegrinaggio a san Giacomo di Compostella, facendo voto di restare casti durante il viaggio, ma il
demonio accese di lussuria l’uomo e lo spinse a imporre alla moglie i diritti maritali.
La moglie obbedì, ma presa dalla collera votò al destino il figlio che sarebbe nato.
Il bambino conobbe il suo destino infernale e una volta fanciullo errò attraverso le montagne del suo
paese, chiedendo a tutti un’ospitalità che gli fu negata .Allora di decise di chiedere ospitalità al
diavolo, il quale gli consentì l’ingresso all’inferno, affidandogli la custodia delle porte infernali.
San Antonio firmò un patto scritto e si pose a guardia del luogo con un grande bastone.
Ma subito provocò un grande disordine, non permettendo a nessuno di entrare e di uscire.
Abbandona l’inferno, ma il demonio in forma di donzella lo tenta, il santo accende un grande fuoco
e invita la donna infernale a salirvi sopra insieme a lui, ma il demonio per vendicarsi, lanciò al santo
un grande fuoco ardente, dal quale Gesù Cristo lo salva.
In sanscritto la parola pra-mantha è il bastoncino da fuoco maschio, quello con cui si ottiene il
fuoco facendolo ruotare a mo di paletta della zangola.
E pra-mantha è il prometeo dei greci.
Cronos è anche l’altro famoso titano prometeo avversario degli dei, l’accenditore del fuoco.
Questa complessa idea , si può presentare sotto due aspetti differenti, parte di questa idea è
l’accensione del fuoco al polo, fuoco che dura per una nuova età del mondo, quella su cui era
destinato a regnare quel dato pramantha.
L’ostacolo da superare è quello di distaccarsi dall’idea del fuoco normale, quello che accende
bruciando la legna, quello della cucina, quello del caminetto.
Come abbiamo spiegato il fuoco rappresenta un cerchio massimo che si estende dal polo nord al
polo sud della sfera celeste.
Il fuoco è il famoso tesoro che ricercavano gli eroi dell’antichità, che prendeva nomi diversi a
seconda dell’effetto della precessione che volevano simboleggiare.(giardino dell’esperidi, vello
d’oro, tesoro,ecc)
Si pensava al fuoco come a un cerchio che si stendeva da un polo celeste all’altro, e che aveva come
accessori i bastoncini da fuoco per accenderlo, quindi il fuoco mitologico è la simbologia del coluro
equinoziale .Gli Aztechi consideravano Castore e Polluce (alfa e beta Geminorum )
I primi bastoncini da fuoco, quelli da cui l’umanità aveva imparato a produrre il fuoco.
Il coluro equinoziale dell’età dell’oro passava attraverso i gemelli ( e il Sagittario), quindi i
bastoncini per produrre il fuoco nacquero nei gemelli.
Prima dell’allontanamento dell’eclittica dall’equatore il fuoco non esisteva, e il primo venne acceso
nell’era aurea dei gemelli. I Gemelli , Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, ricevono da Gesù il
nome di figli del tuono . Questi gemelli del tuono sono riscontrabili in diversissime civiltà diverse
tra loro Greca, Scandinava e Peruviana. I Dioscuri erano infatti riconosciuti come ragazzi del
tuono. Quando i peruviani si convertirono al cristianesimo mutarono il nome figlio del tuono, dato
auno dei due gemelli, in quello di Santiago (Giacomo), avendo appreso dai missionari che San
Giacomo e San Giovanni erano chiamati figli del tuono nel cristianesimo.
Le Acque E I Fiumi
L’Eridano veniva messo dagli astronomi del passato, fra le costellazioni, e più precisamente nella
costellazione dell’Acquario, l’Eridano era il fiotto di acqua che sgorgava dalla brocca ideale
dell’acquario.
Questo corso di acqua si congiungeva idealmente con la costellazione dei pesci.
“ poi venne a nuoto il pesce astrale, che dal vento Austro ha suo nome e fioca pianura emana .
a lui con ampi giri volgonsi i fiumi;
dall’urna del freddo Acquario scorre una fonte e l’altra incontra dove si uniscono i loro flutti,
e un solo canale fanno mischiando insieme gli stellati raggi”

ERIDANO = CONFLUENZA DI FIUMI.
Gli antichi astronomi indicavano l’Eridano come il gorgo che scorre attraverso il mondo infero e le
sue regioni.
“questo polo è sempre alto sopra di noi, ma l’altro, sotto i nostri piedi, lo vedono il nero stige e le
inferi mani “.
Quando nell’età dell’oro l’equinozio di primavera si trovava nei gemelli e quello autunnale nel
sagittario, la via lattea rappresentava un coluro equinoziale ben visibile, questo coluro equinoziale
collegava che con il suo ampio arco ininterrotto collegava il nord e il sud celesti e intersecava
l’eclittica nei punti in cui questa incrociava l’equatore.
I 3 grandi assi erano uniti e il viale galattico comprendeva i 3 mondi, quello delle divinità, quello
dei viventi e quello dei morti.
Ma questa funzione aurea venne meno, e fu l’Eridano a ricevere in eredità la funzione di collegare il
mondo abitato, con la dimora dei morti a sud.
All’auriga toccò rilevare i doveri settentrionali della galassia e collegare alla meglio il mondo
abitato con le regioni degli dei.
Per fare altri illuminanti esempi ritroviamo che nell’india mitologica la galassia era rappresentata
dal fiume Gange e nell’antica terra di Egitto il compito spettava al fiume Nilo.


Il Codice “ TERZO”GALILEO
“ MA SOPRA TUTTE LE INVENZIONI STUPENDE, QUALE EMINENZA DI MENTE FU
QUELLA DI COLUI CHE S’IMMAGINO’ DI TROVARE MODO DI COMUNICARE I SUOI PIU’
RECONDITI PENSIERI A QUALSIVOGLIA ALTRA PERSONA, BENCHE’ DISTANTE PER
LUNGHISSIMO INTERVALLO DI LUOGO O DI TEMPO?
PARLARE CON QUELLI CHE SONO NELLE INDIE, PARLARE A QUELLI CHE NON SONO
ANCORA NATI, NE SARANNO SE NON DI QUA A MILLE ANNI O DIECIMILA ANNI?


La precessione degli equinozi, i resti di un linguaggio cifrato di un’inconfondibile coerenza,
possono far parte ad un uso di scrittura precedente al nostro?
Partendo dal codice precessionale individuato dal von Dechen e da Santillana abbiamo ampliato le
scoperte dei due studiosi, creando un codice ancora più elaborato e sofisticato in cui si evidenzia
che la mitologia e l’architettura sacra antica è stata creata per lanciare un messaggio alle
generazioni future, le nostre.
La mitologia e l’architettura sacra sono le pagine dello stesso libro. Ci spieghiamo meglio.
La mitologia insieme alle costruzioni sacre sono parte integrante di un messaggio indirizzato alla
nostra civiltà.
Per non generare confusione tra i due codici abbiamo deciso di chiamarlo codice TERZO, dal nome
dello studioso Giorgio Terzoli, il sottoscritto.
De Santillana elaborava il suo lavoro nel 1969, quando non si erano ancora scoperte le similitudini
astronomiche dei siti archeologici, legati a particolari momenti topici del ciclo precessionale.
Ricordiamo che il sito di Giza (Egitto) e’ legato in maniera indissolubile con il 10450 a.c. come il
sito di Angkor.(Cambogia).
Dai dati in suo possesso e dalle sue scoperte, de Santillana deduceva che le popolazioni antiche
erano a conoscenza della precessione degli equinozi e che una mano unica aveva guidato la loro
mano nella stesura dei miti, ma non era riuscito a carpirne il messaggio, poiché non aveva chiare le
date segnalate dai due siti Angkor e Giza.
Non avendo la data di partenza di questo messaggio, il grande scienziato fu costretto a fermare i
propri studi, rivoluzionari per la sua e la nostra epoca. Considerando straordinario che le antiche
popolazioni avevano avuto una fonte comune da dove attingere la propria mitologia, la sua
deduzione fu determinata dal fatto che qualche catastrofe ciclica fosse legata alla precessione degli
equinozi, che con i dati in suo possesso e’ più che logico, ma alla luce delle nuove scoperte si rivela
infondato.
La precessione degli equinozi e’ stata utilizzata solo come un grande orologio cosmico che permette
di lanciare un messaggio che navighi sulle ali del tempo per oltre 13000 anni.

IL 12 ASSOCIATO A QUALCOSA DI CIRCOLARE……
Il codice TERZO ci permette di comprendere che tutti i numeri 12 mitologici sono affiancati ad un
concetto circolare: i 12 cavalieri della tavola rotonda, i 12 apostoli, i 12 saggi, i 12 cavalieri del dai
lama
Le 12 montagne, i 12 piatti, i 12 fratelli, le 12 Tribù. Sono la raffigurazione simbolica delle dodici
costellazioni zodiacali che la precessione incontra nel suo lento incedere.
Quindi da questo possiamo elaborare una specie di calendario precessionale tramite il quale gli
antichi emissari del messaggio si esprimevano, in cui ad una data costellazione zodiacale
corrisponde una data importantissima per il nostro messaggio.
Partendo da questo concetto siamo riusciti ad individuare un messaggio lanciato nel 10450 a.c. ed
indirizzato alla nostra civiltà’.
Per essere più chiari un messaggio lanciato dalla cultura che viveva all’inizio dell’era precessionale
del leone a quella che vive alla fine dell’era dei pesci e all’inizio di quella dell’acquario.
La precessione degli equinozi non fu il fine, ma il tramite con cui mettersi in contatto superando le
barriere del tempo e dello spazio.
In questo calendario gli anni sono scanditi dalle ere precessionali e il nostro 4000 a.c. viene
sostituito dall’inizio dell’era del Toro, il nostro anno zero viene sostituito dall’inizio dell’era dei
Pesci e il nostro 2000 D.C.. viene sostituito dalla fine dell’era dei Pesci e l’inizio di quella
dell’acquario.
Comprendendo in pieno questa maniera simbolica figurata di esprimersi vedremo che il famoso
libro della conoscenza, ventilato in tutte le leggende, non è nascosto in qualche anfratto, in qualche
caverna o sottoterra, ma e’ nascosto nel simbolismo precessionale.
L’orologio cosmico
La precessione degli equinozi in un grande ciclo di 25920 anni induce il polo Nord, infinitamente
esteso dell’asse di rotazione del nostro pianeta, a tracciare un grande cerchio nella sfera terrestre.
I principali effetti astronomici di questo movimento sono:
un cambiamento uguale, lento ed immenso nel polo Nord celeste che a volte coincide con una stella
polare e talvolta con uno spazio vuoto, via via che progredisce in eterno attorno al suo ciclo di
25920 anni.
Cambiamenti dell’elevazione delle stelle sopra l’orizzonte quando attraversano il meridiano dal
punto di osservazione a una data latitudine.
Cambiamenti nelle costellazioni sul cui sfondo sorge all’est vero all’equinozio di primavera, un
grado ogni 72 anni e 30 gradi ogni 2160 anni.
L’andamento del ciclo precessionale è costante e prevedibile per ciascuno di questi effetti
astronomici fondamentali e può essere calcolato avanti ed indietro nel tempo attraverso l’intero
campo stellare. Questo significa che se osservando una stella da una posizione stabilita oggi e se
registrassimo la sua elevazione rispetto al meridiano, questa registrazione anche tra migliaia di anni,
potrebbe essere trovata, capita ed usata per stabilire l’era o l’epoca in cui è stata fatta l’osservazione
originaria.
In parole povere fissando l’elevazione di una particolare stella rispetto al meridiano, sul nostro
orizzonte, fissiamo una data ben precisa, ovviamente conoscendo i calcoli del movimento
precessionale.
Quindi la precessione degli equinozi determina un grande orologio cosmico con ore o ere
precessionali di 2160 anni e con i minuti calcolabili tramite l’elevazione di una o più gruppi di
stelle.
Quindi partendo a ritroso dalla nostra epoca il 2000 d.c. e consapevoli di essere alla fine dell’era
astronomica dei Pesci, possiamo stabilire le epoche delle altre ere precessionali.

1. Leone dal 10960 a.c. al 8800 a.c.
2. Cancro dal 8800 a.c. al 6640 a.c.
3. Gemelli dal 6640 a.c al 4800 a.c.
4. Toro dal 4480 a.c. al 2320 a.c.
5. Ariete dal 2320 a.c al 160 a.c.
6. Pesci dal 160 a.c. al 2000 d.c.

I miti descrivono esperienze comuni in un linguaggio simbolico comune, sinonimo di un’unica ed
antichissima matrice.
Utilizzando questo enorme orologio cosmico un’antica popolazione, che abitava il nostro pianeta,
potrebbe averci inviato un messaggio. Ovviamente questa popolazione doveva conoscere
perfettamente il meccanismo precessionale ed i suoi calcoli.
È possibile che gli autori e creatori della mitologia cercassero di avvertirci che qualche elemento
ciclico, a tempi stabiliti e calcolabili, venga ad insediare la vita sul nostro pianeta.
Questi incredibili scienziati, che secondo la nostra storia ufficiale non esistono, hanno forse trovato
il sistema per entrare in contatto con la nostra civiltà, distante da loro ben 13000 anni, trovando il
sistema di colmare il baratro delle epoche comunicare direttamente con noi.
I miti sui cataclismi sembrano recare un’impronta intelligente di un’unica mano guida.
Il grado di convergenza di queste antiche storie è spesso abbastanza illuminante da far nascere il
sospetto che siano state scritte dallo stesso autore.
Gli Indù, gli Egiziani e i Greci inseriscono la costellazione di Orione nel centro della loro mitologia,
segnalandoci le varie fasi precessionali. Sia con nomi diversi, quali Varuna, Osiride o Urano, la
costellazione di Orione è onnipresente in ogni epoca ed è parte integrante della mitologia arrivata
fino ai giorni nostri.
Ricordiamo agli smemorati che le stelle di Orione sono quelle che Ulisse o Odisseo deve seguire
per tornare a casa.
Oltre la netta dimostrazione di conoscere perfettamente il ciclo precessionale e le sue varie
complicazioni astronomiche, questi miti hanno un’altra terrificante base in comune: considerare il
passaggio equinoziale da un segno zodiacale all’altro, come un fatto estremamente allarmante e
come potremo vedere e comprendere in seguito, vi è un passaggio precessionale delicatissimo,
quello dal segno dei Pesci a quello dell’acquario .
Come abbiamo già visto l’archeoastronomia è la scienza che studia i reperti archeologici, che ci
tramandano il ricordo di attività di osservazione e di studi di corpi celesti, portati avanti da individui
appartenuti alle culture antiche.
Il punto di partenza per qualsiasi speculazione in campo archeoastronomico, è la conoscenza
adeguata del cielo in cui il reperto fu prodotto e nel luogo in cui era fisicamente ubicato.
Oggigiorno abbiamo, con l’utilizzo del computer, la possibilità di consultare diversi programmi che
ci sanno indicare con precisione la mappa stellare di qualsiasi era precessionale.
Questa è la chiave di svolta per entrare nel fantastico mondo degli antichi abitatori del pianeta.
Utilizzando gli effetti della precessione degli equinozi hanno trovato un sistema intelligente per
parlare a una civiltà distante 13 millenni, cioè la nostra.
Hanno fissato una data di partenza il 10450 a.c., nell’era astronomica del leone e per fare questo
hanno fissato sul terreno il cielo che, precessionalmente parlando, si vedeva in quella epoca in
Egitto e Cambogia.
Dando una data di partenza ed una suddivisone del tempo in ore precessionali, successivamente è
stato relativamente semplice inserire nella mitologia la data finale con un semplice numero, la fine
della sesta ora precessionale da quella di partenza, quella del leone.
La cosa ancora più sorprendente che questo messaggio è stato aggiornato in ere diverse, lasciando
sempre intatte le due date, quella di partenza (era del leone ) e di arrivo(fine dell’era dei Pesci).

I NUMERI E LE SIMBOLOGIE DEL CODICE “TERZO”
12 = Il numero 12 associato a qualcosa di circolare è la
simbologia delle 12 costellazioni zodiacali che la
precessione degli equinozi attraversa in 25920 anni
6 = La data finale del messaggio precessionale che ci indica
la fine della sesta era precessionale partendo da quella del
LEONE (LA FINE DELL’ERA ASTRONOMICA DEI
PESCI)
7 = l’inizio della settima era precessionale partendo da quella
del LEONE .(L’INIZIO DELL’ERA ASTRONOMICA
DELL’ACQUARIO.)
Leone alato = corrisponde sempre alla costellazione del Leone.
Leone verde = corrisponde alla costellazione del Leone.
Sigilli , sugelli, prove, fatiche = le ere precessionali
Pietra filosofale =la comprensione del fenomeno precessionale,
tramite il quale accedere alla mitologia astronomica.
Gli animali mitologici, leoni, scorpioni, balene, tartarughe, tori,
fanno sempre riferimento all’epoca precessionale da cui proviene
il mito, indicandone la data di partenza dello stesso.
I vari dei correlati al sole fanno sempre riferimento all’era
precessionale in questione.
Horus (egiziano)
Già in epoca predinastica si ebbe il culto ad Nehen .Lo si immaginava come un falco che,
sollevandosi in cielo, illuminava le città con i suoi raggi ed era considerato come una divinità
puramente solare, poiché il sole è in cielo il cielo era la sua casa.
Da Dio locale diventò Dio nazionale del Basso Egitto e quando, in seguito, allargò la sua
supremazia anche nell’Alto Egitto, Horus diventò dio dell’egitto intero a scapito del suo avversario
Seth.
Immedesimandosi nella potenza dei faraoni, i re venivano anche chiamati Horus e per evitare
equivoci il re veniva chiamato Horus vivente .
Il tempio più celebre lo ebbe a Edfu, ove horus, assimilando la divinità locale diventò Horus di
Behedet.
Nelle tomba astronomica di ……… abbiamo la possibilità di osservare Horus con una lunga asta in
mano che indica con precisione dove si trovava il Sole precessionale all’epoca in questione,
all’incirca alla metà del segno del TORO.(che corrisponde al nostro 2450 a.c.)
Tesup o Teschub.( Sumero ed Ittita)
Per gli Ittiti era il dio del sole e lo sposo di Hepatu .Lo si rappresentava sottoforma di TORO.
Abbiamo in questo chiarificante esempio la dimostrazione che gli Ittiti identificavano il dio del sole
con la costellazione che ospitava il sole al momento dell’equinozio di primavera, (TORO) come
vedremo nel capitolo dedicato al Sumer in cui ci segnalano che sono all’inizio dell’epoca del Toro,
il nostro 4000 a.c.
Apollo (Grecia)
Dopo Zeus, Apollo era il più importante tra gli dei che popolavano l’olimpo greco. Apollo è la
personificazione di quanto più alto, glorioso e splendente si possa immaginare.
Omero lo chiama infatti Febo Apollo o più semplicemente Febo che significa “puro” o “ Santo”
La leggenda di Apollo è legata a quella di Artemide, che nonostante la differenza di sesso, ha
caratteristiche similari al Dio. Infatti la tradizione li considera fratello e sorella.
La storia narra di Latona che sedotta da Zeus, andò peregrinando sulla terra per sfuggire alla rabbia
e la gelosia di Era. Impaurita per la vendetta di questa, in nessun luogo volevano accettarla .
Finalmente approdò ad uno scoglio sul quale partorire .Lo scoglio si infisse sul fondale marino con
gigantesche colonne, trasformandosi così nell’isola di Delo.
In questo luogo Latona partorì Apollo ed Artemide dopo 9 giorni di doglie.
Entrambe le divinità sono munite di arco e colpiscono da molto lontano. Chi è raggiunto dai loro
dardi spira dolcemente senza sofferenza.
La leggenda racconta che Apollo ed Artemide, per una metà dell’anno, abitavano nel lontano
mondo degli Iperborei, ove risiedeva un popolo sacro a cui erano sconosciute le malattie, la
vecchiaia, le fatiche e le lotte . Da questo posto incantato Apollo,
sul suo carro trainato da cigni, ritornava tutti gli anni a Delfi, nella stagione degli usignoli, delle
rondini e delle cicale.
Egli rappresentava anche la saggezza e la diplomazia.” conosci te stesso “ era scritto nel tempio a
lui eretto a Delfi.
Per il suo carattere splendente Apollo era identificato con il SOLE.
“Il viaggio di Apollo finisce nei PESCI”APLU (APOLLO ETRUSCO)
Con le stesse caratteristiche di quello greco e romano.
APOLLO ROMANO
Con le stesse caratteristiche di quello etrusco e greco.
FREIR (NORD EUROPEI)
Dio del sole e della fecondità
AGOHYA (INDIANO)
Dio del sole indiano
Amaterasu (Giapponese)
Nella mitologia giapponese il mondo era diviso fra tre divinità : i tre figli di Izanagi e Izanami .
Il regno della luce, compreso cielo e terra, fu assegnato dalla dea del SOLE Amaterasu, il regno
della notte al dio della luna Tsukiyoni e il regno del mare fu affidato al governo di Susanowo.
HUITZILOPOCHTLI (SUD AMERICA)
Il Dio nazionale di Tenochtlitlan (l’odierna Città del Messico) la capitale dell’impero Azteco, lo si
identificava con il SOLE.
Filo di luce,
che in magici cammini,
continui dal primo Apollo,
passando dentro gli eroi.
Dove ti sei impigliato ?
Gli eroi e le prove per diventare tali.
Analizzando tutta la mitologia vi troviamo ancorato, in maniera indissolubile, le fatiche e le terribili
prove che la figura dell’eroe deve affrontare per compiere l’opera.
Ercole, Ulisse .Giasone, Teseo sono la stessa figura dell’uomo che per diventare eroe deve
acquisire la conoscenza, e stranamente i pericoli e le prove che devono affrontare sono simili e
simbolicamente uguali.
E se analizziamo che Ercole deve uccidere il Leone celeste, Ulisse deve seguire le stelle di Orione,
Giasone conquistare il vello d’oro e le intraprendenze di Teseo, siamo costretti ad ammettere che la
strade degli eroi sono costellate da prove precessionali.
L’uomo diventa eroe dopo aver compreso il simbolismo precessionale, quindi non prove di forza e
di abilità, bensì prove di conoscenza.
Questo emerge da innumerevoli indizi, che non sono mai stati presi in considerazione, per
ottenebrata e insensata illogica storica.
L’homo sapiens sapiens secondo la nostra scienza ha la bellezza di 50000 anni e di questi ne
conosciamo la storia degli ultimi 5000.
Ragionare in termini attuali della nostra scienza , vuol dire buttare al vento come minimo 13000
anni di conoscenza umana .
Un infame delitto, di cui gli storici con la complicità della nostra religione, stanno macchiando in
modo tale che definire riprovevole sicuramente è limitativo.

LE FATICHE O LE PROVE PRECESSIONALI
La reputazione di Ercole è universalmente diffusa e le sue fatiche sono riconosciute in ogni luogo.
Egli viene considerato come l’eroe per eccellenza, vincitore di mostri e di tiranni. Ogni paese ha il
proprio ed anche in più versioni.
Che Ercole sia Egizio, fenicio, gallo o germanico, poco importa; crediamo che Ercole sia un nome
convenzionale dato all’eroe che doveva compiere le famose PROVE.
ERCOLE Tirio si chiamava Tasio, il Fenicio Defanao o Agenore, il Greco, Alceo o Alcide,
l’Egiziano contemporaneo di Osiride, Generale degli eserciti,Osochore o chon, l’indiano dorsane e
il,gallo ogmione.
Qualsiasi nome abbiano gli Ercoli del mondo poco importa, ma erano tutti figli di Alcmena, come
dopo vedremo, ma quello che ci sorprende è che gli storici e i poeti hanno voluto tramandarci le
gesta di un così grande eroe, gesta che un semplice mortale poteva benissimo eseguire.
Scacciare gli uccelli da un’isola facendo un grande rumore con i paiuoli, nettare una stalla di buoi,
portare via alcune cavalle, soffocare un uomo facendogli mancare la terra sotto i piedi, uccidere
un’aquila a colpi di frecce. Sono forse atti così straordinari da dover essere immortalati .
Ed anche la maggior parte delle fatiche di Ercole sono tanto poco verosimili e che un uomo di buon
senso dovrebbe arrossire a doverle considerare realtà. Eppure persone di spirito equilibrato ce ne
hanno tramandato il ricordo.
Questo ci deve indurre a pensare che queste persone che ci tramandano le gesta dell’eroe avevano
un concetto differente da quello che comunemente si ha.
Ercole era considerato favoloso, uscito dagli dei della favola e quindi non facevano fatica ad
attribuirgli delle azioni le quali convengono appunto agli dei della favola.
Perciò lo stesso Ercole lo si suppose contemporaneo in Egitto, Fenicia, Africa, India e Grecia.
Orfeo, il più antico dei poeti, Ermete Trimegisto, Omero e tanti altri raccontano le azioni di Ercole,
ma nessuno di essi si è mai vantato di essergli contemporaneo, o di averlo visto di persona, ma si
limitavano a raccontarle.
Esopo, Orfeo, Omero, poeti che sono stati i padri delle finzioni e delle favole, meritano di essere
maggiormente creduti circa le azioni di Ercole, più di quanto non lo si debba alle azioni dei loro
dei?
Autori a loro succedutigli dopo molti secoli hanno avuto l’ardire di credere realtà le allegorie
Egizie.
Ercole era uno dei dodici dei dell’Egitto, come ci tramanda Erodoto e quindi se il figlio di Alcmena
è di origine egiziana, siamo tentati di dire senza paura di smentita che l’Alceo greco e l’Ercole
egiziano possono essere un’unica persona, poiché i differenti nomi che si danno allo stesso
soggetto, non mutano certo la propria natura.
Tutti gli autori antichi ci confermano che Ercole, anche con nomi diversi, ha un’unica origine è
figlio di Alcmena ed Orfeo, nell’argonautica, ci rende noto che occorsero non meno di tre notti e
tre giorni per formare un così grande uomo.
Ed Omero nell’inno all’eroe ci conferma questo dettaglio del concepimento.
È evidente che i poeti hanno voluto mettere qualcosa di straordinario nel concepimento di Ercole,
allo scopo di farci comprendere che questo eroe partecipava più alla divinità che all’umanità.
Gli egizi, inventori della finzione, non si preoccupavano di renderla conforme al corso ordinario
della vita, ne alle regole stabilite dai costumi.
Ecco perché vi troviamo tutti questi “adulteri” ed altri mostruosi delitti che riempiono la mitologia,
propinati con enfasi ed entusiasmo per indicarci che gli attori dei quali si parla, non sono uomini,
ma semplicemente personaggi simbolici e che la specificazione dei nomi che erano stati loro
attribuiti, doveva servire esclusivamente per l’immaginazione degli uomini.

IL LEONE NEMEO
La prima fatica che Ercole –Alcide intraprese fu di andare ad uccidere un grosso LEONE, che
soggiornava nella foresta di Nemea sul monte Citerone.
Uccidere un leone non è forse un’azione che può compiere anche un uomo comune?
Ma ad Ercole era riservato di uccidere quello nemeo, perché questa belva era, per la nobiltà della
nascita, di molto superiore alle altre razze .
Alcuni lo dicono disceso dal disco della LUNA, altri, dicono che Giunone volendo nuocere a
Ercole, attirò magicamente la LUNA, nell’odio contro l’eroe e che perciò la Luna riempì una cista
di saliva e schiuma e da quella secrezione nacque questo LEONE.
Detto Leone era invulnerabile, ma Ercole, sebbene diciottenne, si recò ad affrontarlo, gli scoccò
una quantità di frecce che però non penetrarono nel vivo l’animale. Allora l’eroe prese la clava
ferrata con la quale lo uccise dopo averlo scorticato dalla pelle e che egli sempre portò sulle spalle
fino a quando visse e servendosi esclusivamente delle proprie mani lo sbranò, riducendo in pezzi
tale mostro.
Un LEONE invulnerabile, disceso dal disco della Luna, oppure nato dalla sua saliva, non può
certo essere reale, quindi diventa chiaro che l’eroe diventa tale una volta compreso il simbolismo
precessionale, andando a prendere simbolicamente il Leone nato dalla luna quindi Celeste, la
costellazione del Leone per intenderci.
Stranamente il Leone Verde è la prima materia per compiere la grande opera nell’alchimia, ma su
questo argomento torneremo in seguito.
Comprendendo il fenomeno precessionale e la data di partenza del messaggio, quella del Leone,
l’uomo diventa eroe simbolicamente, avendo la chiave di accesso all’antica tradizione.
Storia della conquista del Toson d’oro
Sono pochi gli autori antichi che non parlino di questa famosa conquista .
Giasone ebbe per padre Esone, per avo Creteo, Eolo per bisavolo e Giove per trisavolo.Sua madre
fu Polimede, figlia di Autolico, altri dicono Alcimede.
Tiro figlia di Salmoneo, allevata da Creteo, fratello del padre piacque a Nettuno dal quale ebbe
Nelea e Pelia, ma dopo sposò lo zio Creteo dal quale ebbe tre figli :Esone, Fere ed Amitaone.
Creteo edificò la città di Iolco e ne fece la capitale dei suoi stati. Morendo lasciò la sua corona ad
Esone.
Pelia, al quale Creteo non aveva lasciato nessuna eredità, mediante intrighi, riuscì a detronizzare
Esone.
Giasone nacque durante tale avvenimento e la sua venuta al mondo provocò gelosia ed inquietudine
nell’animo di Pelia, il quale di conseguenza cercò tutti i mezzi per farlo perire.
Poiché Esone e sua moglie Polimede ebbero sentore dei malvagi propositi di Pelia, si affrettarono a
mettere in salvo il piccolo Giasone, il quale allora si chiamava ancora Diomede e lo portarono
nell’antro di Chirone, figlio di saturno e della ninfa Filira, il quale abitava sul monte Pelione e
glielo affidarono per educarlo.
Questo centauro Chirone era ritenuto l’uomo più saggio e abile del suo tempo.
Questo giovane principe divenuto grande si introdusse nella corte di Iolco, dopo aver seguito punto
per punto tutto ciò che l’oracolo gli aveva prescritto di compiere.
Pelia non aveva dubbi che Giasone si sarebbe presto accattivato i favori del popolo e dei grandi.
La gelosia accrebbe e, maturando nel suo animo un proposito apparentemente onesto che avesse
potuto consentirgli di disfarsi di Giasone, gli propose la conquista del toson d’oro, convinto che
Giasone non avrebbe rifiutato un occasione cosi favorevole per conquistarsi la gloria.
Ma Pelia, che conosceva tutti i rischi dell’impresa, riteneva che Giasone ne sarebbe sicuramente
perito.
Anche Giasone aveva previsto tutti i pericoli ai quali andava incontro, ma la proposta lo allettava
ed il suo deciso coraggio non gli permise di non accettarla.
Perciò egli dispose ogni cosa a tale scopo e seguendo i suggerimenti di Pallade, fece costruire un
vascello al quale mise un albero ricavato da una delle querce parlanti della foresta di Dodona.
Questo vascello venne chiamato il naviglio ARGO .
Questo naviglio era costruito con legno proveniente dal monte Pelione; alcuni dicono che lo costruì
Ercole stesso, ma circa la forma di questo vascello gli autori sono discordi.
Gli uni dicono che era lungo altri che era tondo, ma si accordano tutti nel dire che la sua forma non
era quella di un vascello comune.
Neanche nel numero dei partecipanti vi è una certa uniformità, ordinariamente se ne cont ano 50
tutti di natura divina.
Quando fu tutto pronto per il viaggio la schiera di eroi si imbarcò e partì alla conquista del toson
d’oro.
Dopo una serie di pericoli e travagliate avventure di cui ne riportiamo una sola che secondo il
nostro modesto parere può aiutarci a comprendere la vera natura del toson d’oro.
“i perigli che bisognava affrontare nella traversata di queste sirti, fecero decidere Giasone ed i suoi
compagni di preferire di portare il proprio naviglio sulle loro spalle 12 giorni interi attraverso il
deserto libico, dopo di tale tempo avendo ritrovato il mare lo rimisero in acqua” gli argonauti
giunsero sulle terre di Eete, figlio del SOLE e si apprestarono a conquistare il toson d’oro.
Il toson d’oro era sospeso nella foresta di Marte, in un recinto murato e non vi si poteva entrare se
non da una porta la quale era custodita da un Drago, figlio di tifone e d’echidna.
Giasone doveva aggiogare due tori, regalo di vulcano, i quali avevano i piedi e le corna di rame e
sputavano fuoco , attaccarli ad un aratro e farli arare il campo di Marte, e seminarvi i denti di drago
che occorreva prima avere ucciso.
Dai denti così seminati, del drago dovevano sortire degli uomini armati che necessitava sterminare
fino all’ultimo, e tale vittoria conseguiva la ricompensa del toson d’oro.
L’eroe riesce finalmente a conquistare il toson d’oro e torna in patria con Medea.
Non occorre spiegare che questa non è realtà, ma semplice e pura allegoria simbolica. Confrontiamo
invece la leggenda di Giasone con quella di Teseo.
È opportuno rilevare che Medea ed Arianna, l’una e l’altra nipoti del sole, forniscono a Teseo ed a
Giasone i mezzi per vincere i mostri contro quali devono combattere.
La rassomiglianza che si riscontra evidentemente nelle due spedizioni, da la prova certa che queste
due allegorie simboliche furono adattate da un unico soggetto.
Essi, i due eroi, si imbarcarono tutti e due con alcuni compagni, Teseo arriva a destinazione e trova
un mostro da combattere, il Minotauro e Giasone, anche lui deve vincere due tori .
Teseo per arrivare al Minotauro è obbligato a passare attraverso tutte le giravolte di un labirinto e
sempre con il pericolo di morire. Giasone deve percorrere una rotta non meno difficile attraverso
scogli e nemici.
Arianna viene presa d’amore per Teseo e contro gli interessi del proprio padre, fornisce a Teseo i
mezzi per sortire vittorioso dai rischi a cui andava incontro.
Medea si trova nella stessa situazione ed in una circostanza simile essa procura a Giasone tutto
l’occorrente per poter vincere .
Arianna abbandona suo padre e la sua patria e fugge con teseo, il quale poi l’abbandona nell’isola di
Nasso, per sposare Fedra dalla quale ebbe Ippolito e Demoofonte, dopo aver avuto Enopione e
Strafili da Arianna.
Anche Medea si mette in salvo scappando con Giasone, il quale dopo aver avuto due figli da essa,
l’abbandonò per prendere Creusa e questi figli, tanto di Giasone che di Teseo, perirono
miseramente.
Teseo poi morì precipitando dall’alto di una rupe in mare e Giasone schiacciato sotto i rottami del
vascello argo.
Medea abbandonata da Giasone sposa Egeo e Arianna abbandonata da Teseo sposa Bacco.
Concludendo, è evidente che questi due miti non sono altro che una stessa cosa spiegata con due
diverse allegorie, nelle quali variano le circostanze al semplice scopo di imbastire due racconti
differenti.
Se i mitologi volessero riflettere sulle rassomiglianze esposte, stenterebbero forse a veder giusto e
continuerebbero a darsi tanto fastidio per riferire ad una base storica ciò che palpabilmente è pura
finzione?
Ma non sono solamente i due miti che hanno fra essi un rapporto così immediato, quella di Cadmo
non è meno somigliante a quella di Giasone. Lo stesso drago da uccidere, gli stessi denti da
seminare e gli stessi uomini armati che nascono e che si uccidono scambievolmente .
Nell’una è un toro che Cadmo insegue, in questa Giasone che combatte i tori, infine se si volesse
raffrontare tutta la mitologia antica si constaterebbe senza difficoltà che si ridurrebbe tutta ad un
unico principio, perchè in realtà non parlano che di un unico argomento.
Il messaggio precessionale.
La tradizione mitologica è stata organizzata per portarci un messaggio dal primo all’ultimo tempo,
astronomicamente parlando, delle stelle della cintura di Orione. Questo per quanto riguarda il sito
archeologico di Giza, dall’era del leone a quella dell’acquario, quella che la nostra civiltà si sta
apprestandosi a vivere.
Questo codice di trasmissione non è presente solo nella mitologia egiziana, ma è inserito in tutte le
posizioni geografiche del nostro pianeta in ogni era ed epoca.
La mitologia e l’architettura sacra proveniente dal passato sono stati i tramiti di collegamento per
parlare con la nostra attuale civiltà.
Discorsi non piacevoli, ma purtroppo di attualità.
Quindi ricapitolando, ci troviamo di fronte al più grande mistero della storia mai risolto e abbiamo
per la prima volta le armi che ci possono permettere di scardinare questo muro simbolico che ci
divide dalla mentalità antica.
Tramite i due codici (de SANTILLANA e TERZO ) abbiamo la possibilità di accedere alla
saggezza antica portatrice di un messaggio inviato alla nostra civiltà (quella che vive alla fine
dell’era dei PESCI).
Le certezze
1 Tutta la mitologia che arriva dal profondo passato, è di natura astronomica ed in paricolar modo
basata sugli effetti della precessione degli equinozi, movimento che le popolazioni che noi
definiamo storiche ed anche quelle precedenti, conoscevano perfettamente.
2 La mitologia astronomica è uniforme per linguaggio, simbolismi e modo di esprimersi dando il
concreto sospetto di essere stata creata da un’unica mano, che in seguito è stata propagata su
tutta la terra.
3 I monumenti nei maggiori siti archeologici sono stati costruiti per fermare particolari momenti
precessionali e di conseguenza far risaltare un’era precessionale o una data in particolare.
4 la mitologia antica e l’architettura sacra sono parte integrante di conoscenze che gli antichi
abitatori del pianeta volevano far pervenire alle generazioni future.
5 Molto probabilmente il linguaggio astronomico mitologico è la famosa lingua universale prima
della torre di Babele.
6 E’ possibile, tramite le iconografie antiche, risalire all’epoca in questione, quando i creatori
delle immagini ci segnalano a che altezza precessionale si trova il sole. Per fare un esempio, se
troviamo il dio del sole sumero Tesub ritratto all’inizio dell’era astronomica del toro, possiamo
risalire, tramite il codice terzo, alla data che corrisponde, cioè all’incirca al nostro 4000 d.c.
Oppure se troviamo il dio solare egiziano indicato tra i tre quarti e la fine dell’era astronomica
del toro riusciamo a risalire alla data del 2500 a.c.(circa).
Era astronomica del Toro
Inizio 0 gradi 4480 a.c. metà 15 gradi 3400 a.c. fine 30 gradi 2320a.c.
…………………………….Tesub ……………………………………Horus ………………………
……………………………4000 a.c. circa………………………………2500 a.c. circa……………
7 la suddivisione dello zodiaco corrisponde a 12 ere astronomiche di 2160 anni ognuna.
8. La data di partenza del messaggio è stata fissata all’inizio dell’era precessionale del Leone, con
una data finale posteriore di 6 ore precessionali, cioè la fine dell’era astronomica dei pesci o
l’inizio di quella dell’acquario.
9. E’ molto probabile che la popolazione emissaria del messaggio, reputasse di importanza vitale
che queste conoscenze giungessero intatte fino ai nostri giorni. Considerate lo sforzo al limite
dell’umano che hanno fatto per la divulgazione di esse..
“CIVILTA’ “
Ti perdono,
ladro che rubasti
per così nobile scopi.
E tu!
Assassino,
che dopo ti commuovesti;
e perdono anche te,
adultero
considerando l’oscena corruzione delle carni
ma tu!
Puro,
avrai come vanto
solo la mia condanna,
poiché avesti l’ardire
di un cantare che trafisse il cielo
e diffondesti il sapere sulla terra.
(Giorgio Terzoli ‘96)
Perché un messaggio ?
“Quando finì la catastrofe, le navi sopravvissute si riunirono, l’intera superficie terrestre era
cambiata profondamente. Enormi ondate di acqua avevano invaso il globo molto velocemente,
sommergendolo diverse volte. Nuove terre erano emerse dove prima si trovavano gli oceani; oceani
e masse di acqua avevano inondato antiche porzioni di terra. I poli si erano di nuovo posizionati a
causa dell’equilibrio elettrico e del conseguente processo di repolarizzazione.
Si è notata la formazione di ghiaccio sui nuovi poli. L’ambiente naturale ha subito profondi
cambiamenti, provocando lo sviluppo di condizioni climatiche estremamente diverse da quelle
esistite precedentemente in molte località del globo .
Anche le posizioni delle stelle sembrano essere cambiate, ma ciò pare essere causato solamente al movimento rotatorio della terra.
I mutamenti climatici sono principalmente consistiti in piogge, inondazioni e maremoti sono durati per diverso tempo.
Durante l’incontro decidemmo che la vita sarebbe ricominciata, ma non su un solo continente. Ci
separammo ed alcuni contingenti furono mandati nelle località geografiche più adatte, sia per il
clima che per la adattabilità, per la ricostruzione della nostra civiltà.
Uno dei nostri gruppi si stabilì in Egittto, un altro in Sudamerica, un terzo in nord America, un
quarto sull’area dell’Himalaya ed il resto in Antartide, in Australia e in Groenlandia.
Ci dividemmo e ogni gruppo si fece depositario di una parte degli scritti, decidendo di conservarli
per sempre in modo tale che né una catastrofe come quella superata , né l’intervento umano
avrebbero potuti distruggerli.
Sette gruppi, sette divisioni del nostro sapere scritto segreto.”
Mito o realtà?
Qual’è il migliore modo per lasciare un messaggio che sia comprensibile nei millenni?
Certamente non la tradizione orale, ne la scrittura. Le civiltà passano e con esse le lingue e le
culture, scrittura compresa.
Sapendo che il moto precessionale di circa 26000 anni è l’unico orologio preciso ed eternamente
valido di questo pianeta, per fissare una data è sufficiente acquisire riferimenti celesti e riprodurli sulla terra.
Ipotizziamo che la nostra civiltà subisse “qualcosa” di catastrofico, che le lancette della nostra
evoluzione si fermassero per colpa di questo terribile “qualcosa “che danneggia la nostra esistenza e quella dei nostri pronipoti.
Successivamente, atterriti e spaventati, i sopravvissuti studierebbero con la massima diligenza quel fenomeno che li ha colpiti. Comprenderebbero la sconvolgente rivelazione che questo” qualcosa “è ciclico e quindi si ripresenterebbe alle civiltà future ne llo stesso identico terrificante modo.
Sicuramente l’esistenza dei sopravvissuti e tutti i loro sforzi sarebbero dedicati per trovare un
sistema in modo da avvisare le generazione future delle terribili conseguenze che questo comporta.
Mettiamo sempre per ipotesi che questo fattore ciclico scatenante abbia un raggio cronologico
molto lungo, in rapporto alla vita media di una persona, per esempio che esso sia distante di 13000
anni in 13000 anni, quindi questa catastrofe che è capitata alla nostra civiltà, la quale viveva nel
2000 a.c., si ripresenterebbe nel 15.000 dopo Cristo.
La cosa più semplice che viene in mente: perché non scriverlo?
“attenzione uomo che vivrai il 15000 a.c., la terra subirà una catastrofe come è già capitata alla
nostra civiltà nel 2000 dopo cristo”
siete sicuri che se un messaggio del genere sia recepito?
Che il 15000 dopo CRISTO rappresenti per le generazioni future una data stabilita ?
Che lingua utilizzeremmo, considerando che i nostri musei sono in esubero di linguaggi ed idiomi
non ancora decifrati.
Ovviamente lanciare un messaggio che attraversi come una freccia le barriere del tempo e dello
spazio comporta non piccoli problemi, anche per una civiltà evoluta come la nostra.
Dove lo conserveremmo ?

Sottoterra? in fondo al mare? e le domande diventano infinite fino a quando un astronomo
scampato al disastro farebbe questo ragionamento:
esiste un orologio cosmico che ha una durata temporale che ben si adatta alla cronologia di questo
messaggio, tale orologio è il ciclo della precessione degli equinozi, infatti tale ciclo dura ben
25920 anni .
Le ore di questo ciclo sono 12 e durano per ognuna la bellezza di 2160 anni.
Quindi se utilizziamo questo orologio, indicando una data di partenza, potremmo segnalare che
mancano circa 6 ore al momento della catastrofe ciclica.
(infatti 6 ore precessionali o un semiciclo precessionale corrispondono a circa 2160 anni per 6
con un risultato di 12.960 anni che sono la metà del ciclo completo che dura 25.920 anni.).
“Ma non riesco a comprendere come riuscire a far pervenire alle popolazioni che vivranno fra
13000 sul nostro pianeta, una data di partenza ed una di arrivo.” Continua l’astronomo.
Un ingegnere, anche lui scampato al disastro, dopo aver profondamente riflettuto, esclama:
“se i miei studi di astronomia non sono si troppo arrugginiti, mi sembra di ricordare che uno degli
effetti della precessione degli equinozi sia quello di spostare l’equinozio di primavera da un segno
zodiacale all’altro, con un ritmo di 2160 anni per segno zodiacale. Quindi, se noi realizzassimo un
monumento che riproducesse dove il sole sorgeva nel momento dell’equinozio, nella nostra epoca,
daremmo una data ben precisa.
Se noi riuscissimo a costruire un monumento perfettamente allineato all’est vero, perché il
momento degli equinozi è l’unico momento in cui il sole sorge all’est vero, che riproduca le stelle
della costellazione dell’Acquario, segneremmo un’ora fondamentale: l’ora precessionale
dell’Acquario. In parole semplici segnaleremmo ai nostri amici lontani ben 13 millenni che chi
scrive lo fa dall’era astronomica dell’Acquario, il nostro 2000 dopo cristo.
L’astronomo potrebbe obbiettare :
“ il monumento segnalerebbe che l’ora è quella dell’acquario, ma le ricordo che quell’ora va dal
2000 d.c fino al 4160 d.c., non le sembra un poco approssimativo.
Comunque credo che la sua sia un’idea giusta, va solo perfezionata.
Un altro effetto della precessione degli equinozi è quello di alzare e di abbassare le stelle sul
nostro orizzonte visivo permettendoci, avendo le coordinate di una stella e conoscendo il fenomeno
della precessione, di poter risalire all’epoca in cui venne fatta la registrazione.
Se per esempio prendessimo le stelle di Orione e le fermassimo nel loro Zenit, cioe’ nel momento
della loro massima elevazione, la nostra data di partenza potrebbe essere molto più precisa.
I nostri cari amici lontani potrebbero risalire attraverso il monumento che ferma il cammino
precessionale del sole nella costellazione dell’acquario e le coordinate delle stelle di Orione
confermerebbero ai nostri amici che siamo circa all’inizio dell’era dell’acquario. Quindi nel nostro
2000 d.c.
La costellazione che porta l’equinozio sarebbe la lancetta delle ore e l’elevazione particolare di una
o un gruppo di stelle, farebbe le veci della lancetta dei minuti.
Ovviamente il monumento che si comporta da lancetta precessionale, perfettamente orientato ad
est, acquisirebbe un termine terribile, quale padre di tutti i terrori, o di tutti i dolori.
Infatti, quando il sole, precessionalmente parlando, ha attraverserà sei segni zodiacali, quel
monumento punterebbe l’ora del cataclisma.
Una volta segnalata con precisione la data di partenza con un semplice numero, potremmo indicare
il momento critico, cioe’ la fine della sesta ora precessionale, partendo da quella iniziale.
Ora non ci rimane che trovare il materiale per costruire questi monumenti e soprattutto dobbiamo
evitare che questo nostro codice precessionale non vada perduto .
Ovviamente, queste riproduzioni devono essere sufficientemente forti da resistere agli agenti
atmosferici per migliaia di anni e devono dimostrare di essere artificiali o quantomeno suscitare
curiosità e fare scaturire domande alle quali si trovino risposte che provocano a loro volta altre
domande.
Dopo diversi studi saremmo tutti concordi che i grandi blocchi di pietra siano gli strumenti più
adatti per lanciare questo messaggio millenario, ma rimane il più grande dei nostri interrogativi:
come fare per non far perdere il senso del nostro messaggio?
Dopo diversi anni di studio arriveremmo alla giusta considerazione di inserire il codice e il senso
del messaggio negli strumenti che la nostra esperienza di civiltà ritiene più duraturi: i miti, le
tradizioni, la religione e la magia.
Inserendo il messaggio in strumenti che non tramonteranno mai, lo dotiamo anche di una sorta di
pilota automatico.
Infatti, questo sistema ci permette di tramandare questo messaggio, anche solo letteralmente senza
comprenderlo, ad una o più generazioni di uomini, i quali lo tramanderanno ed esso prosegue sulle
ali del tempo, aspettando con pazienza che qualche “illuminato” delle generazioni future, lo
decodifichi e lo rilanci alle generazioni a seguire.
Faremmo il giro del mondo ad insegnare questi miti astronomici, a tutte le popolazioni
sopravvissute, insegnandogli la nostra religione portatrice di questo messaggio, ovviamente solare e
sopra tutto specificando ad esse che il circolo zodiacale è diviso in 12 ore, assegnando a questi 12
segni zodiacali dei simboli chiari e duraturi.
Inseriremmo nella mitologia astronomica, precedentemente a proposito inventata, numeri quali 72,
144, 54, 108, 4320, per far comprendere che il tono del messaggio è precessionale.
Nella mitologia inseriremmo figure di uomini eccezionali, quali eroi, con prove da superare, che in
termini precessionali significano dover prendere “l’acquario celeste”, ammazzare “la vergine
celeste”, seguire le stelle di Orione, o ammazzare “il toro celeste”, sperando in questo modo di far
riflettere attentamente le generazioni future sulla grande macchina celeste, determinata dalla
precessione degli equinozi.
Non contenti, sempre per scrupolo, non faremmo solo un sito che contenga questo messaggio, ma
ne faremmo diversi, a 72 o 54 gradi di longitudine l’uno dall’altro per ribadire la natura
precessionale del messaggio.
Per esempio, andremmo in Oriente, a 72 gradi di longitudine dal sito che riproduce le stelle
dell’acquario, dove le stelle più luminose sono quelle della costellazione del Draco e le fisseremmo
sul terreno nella loro minima elevazione dovuta al fenomeno precessionale ,
indicheremo la data che confermi quella del nostro monumento,il 2000 a.c., la data di partenza del
messaggio.
Rimane un unico problema, forse il più importante, sarebbe inutile segnalare la data di una
possibile catastrofe senza segnalarne il motivo e qualche possibile soluzione.
Non sapendo a che livello tecnologico saranno gli uomini che vivranno nell’era del leone, il nostro
15000 d.c. , decidiamo di attuare due livelli di soluzione.
Il primo molto semplice, data l’esperienza diretta che abbiamo sostenuto riusciamo a calcolare le
due zone franche che probabilmente il cataclisma del 15000 d.c. colpirebbe in maniera meno
violenta. Questo si potrebbe effettuare anche se l’evoluzione degli uomini non fosse arrivata
all’apice. Ciò permettere di salvare uno sparuto gruppo di persone che ricomincerebbe da capo.
Il secondo livello di soluzione lo inseriamo nella mitologia e nei monumenti, in modo tale che se la
popolazione che vivrà all’epoca del leone fosse evoluta tecnologicamente, potrebbe, con l’aiuto
delle nostre informazioni, delimitare questa possibile catastrofe.
Per segnalare la causa del cataclisma preannunciato utilizzeremmo un linguaggio matematico,
infatti la matematica è l’unica lingua capace di unire due culture tecnologicamente avanzate, anche
se distanti migliaia di anni.
La causa del cataclisma annunciato, sempre per ipotesi, si deve ricercare nel ciclo di macchie solari
che farebbero avanzare lo strato neutro del sole, portandolo ad un ribaltamento magnetico, il quale
si riverserebbe sul campo magnetico della terra, facendola uscire dall’asse di rotazione, con
conseguenze terrificanti.
Per essere più precisi abbiamo intuito da calcoli matematici che tramite il ciclo di macchie solari,
dopo un periodo stabilito il campo magnetico del sole si inclina, di conseguenza il campo
magnetico della terra tenta di riallineare il suo asse magnetico con quello del sole e la terra si
inclina sul proprio asse.
A quel punto i poli magnetici della terra spostano la loro posizione geomagnetica e sulla terra
avviene una distruzione cataclismatica, sotto forma di attività tettonica, eruzioni vulcaniche,
inondazioni e uragani.
Quindi, in un linguaggio matematico il ciclo di macchie solari si potrebbe ridurre al numero 11,1,
che corrisponde al ciclo medio delle macchie solari.
Utilizzando il nostro orologio cosmico dovremmo inserire una data intermedia distante 11,1 gradi
precessionali dalla data di partenza e se la data di partenza è i gradi 0 della costellazione
dell’acquario, la data intermedia dovrebbe essere gli 11,1 gradi precessionali dell’acquario.
Ci rendiamo conto che le due date sono troppo vicine fra loro e potrebbero essere maleinterpretate
dai nostri cari amici lontani; allora creiamo una data intermedia distante 8000 anni da quella
iniziale, infatti 8000 anni diviso 72, che il numero di anni di un grado precessionale, corrisponde
al numero 111,111.
Per fare questo dovremmo richiamare l’attenzione dei nostri cari amici lontani su di un’altra data
distante 8000 anni a quella di partenza.
Perciò dovremmo fermare il cielo che, precessionalmente parlando, si vede dopo 8000 anni dall’era
dell’acquario .
Ricapitolando, i 30 gradi precessionali dell’acquario corrispondo a 2160 anni, i 30 gradi del
capricorno corrispondono a 2160 anni, i 30 gradi del sagittario corrispondono a 2160 anni ed i
rimanenti 21, 1 gradi della bilancia corrispondenti a 1520, il tutto per una somma totale di 8000
anni (8000 diviso 72 è uguale a 111,111 gradi precessionali).
Ognuna delle 12 costellazioni porta l’equinozio di primavera per 2160 anni che, come abbiamo
visto, corrispondono a 30 gradi precessionali al ritmo scandito dalla precessione, di 72 anni per
grado .
Se vogliamo segnalare 111,111 gradi precessionali, determiniamo un punto 0 che ovviamente
corrisponde al grado 0 della costellazione dell’acquario(punto di partenza del messaggio). Da quel
punto 0 calcoliamo 111,111 gradi (che corrispondo a 8000 anni, infatti 8000 diviso 72 determina
111,111 ) e ci troveremmo al grado 21,1 della costellazione della Bilancia.
In questo modo abbiamo creato un messaggio che chiameremo intermedio per segnalare la causa
del possibile cataclisma, il ciclo di macchie solari.
Nella mitologia inseriamo un elemento chiaramente negativo, un avversario, un demone, il
diavolo, che diventa il responsabile cosmico della catastrofe. Ovviamente in questo mito inseriamo
i tre numeri chiave, il 72 perché sia sempre presente il tono precessionale del nostro messaggio, il
6
perché è alla fine della sesta ora precessionale che la catastrofe deve arrivare e il 111 che
chiaramente si riferisce alla causa del fenomeno, il ciclo delle macchie solari.
Non contenti proveremmo ad insegnare a tutte le popolazioni a calcolare il ciclo di macchie solari,
collegandolo alle catastrofe cicliche, in maniera che i nostri cari amici lontani capiscano che,
studiando attentamente le attività solari, possono prevedere con esattezza il momento critico.
Fatto ciò, speriamo che i nostri sforzi siano serviti ad una giusta causa e aspettiamo che quel che
resta della nostra civiltà svanisca sotto la polvere dei secoli, fiduciosi nel messaggio lanciato.
Che ne dite? trovereste un sistema più logico per tramandare un messaggio?
La nostra mente ha perso l’acutezza, stentiamo a capire gli antichi.
La vera stele di Rosetta la precessione degli equinozi
Fu nel 1799 che il capitano Bouchard , un membro della spedizione di Bonaparte, trovò una spessa
lastra di basalto o diorite nell’area di Rosetta nel delta del fiume Nilo.
Quella che in seguito diventerà famosa come la stele di Rosetta, riporta un decreto scritto in tre
lingue diverse emanato probabilmente da sacerdoti egizi a Menfi nel 196 a.c., in onore di Tolomeo
Quinto Epifanio, re dell’egitto dal 205 a.c. al 182 a.c. .
Questo documento contiene i fatti relativi alle donazioni concesse ai sacerdoti, la diminuzione delle
tasse per il popolo e lo sviluppo di sistemi di irrigazione.
Il decreto era scritto in greco, con geroglifici e in egiziano demotico.
L’egiziano demotico era una nuova forma di scrittura inventata dagli scribi nel 900 a.c. e può essere
considerata una modificazione arbitraria o convenzionale dei caratteri ieratici, una forma corsiva
nata dalla degenerazione dei caratteri pittorici dei geroglifici.
È opportuno notare che le due forme distinte di scrittura, quella geroglifica e quella ieratica,
coesistevano in Egitto già dal 2600 a.c.
Lo ieratico occupava una posizione subordinata rispetto all’altra forma, ed era usato dagli scribi
come un tipo di stenografia, mentre i geroglifici erano usati quasi esclusivamente nei documenti
religiosi.
Il merito di aver decifrato i geroglifici della stele di Rosetta va all’egittologo Jean francois
Champollion.
Nel 1824 lo studioso aveva definito l’alfabeto geroglifico ed era giunto alla conclusione che
probabilmente gli egizi facevano uso frequente di omofoni e aveva dimostrato che le vocali erano
trascritte in diversi modi o addirittura omesse.
Il suo studio di decifrazione divenne fondamentale nell’analisi della civiltà egiziana .e permise di
raccogliere informazioni che altrimenti sarebbero rimaste nascoste entro un codice senza
significato.
Nel passato, con la traduzione letteraria degli antichi idiomi, si è pensato di poter ricostruire la
mentalità degli antichi abitatori del nostro pianeta, ma una volta superato il primo muro della
traduzione letteraria altri ben più spessi ostacoli si sono frapposti tra la nostra e le culture antiche.
Questi ostacoli sono rappresentati dalle simbologie e dalle allegorie che non hanno mai permesso di
poter conoscere appieno la mentalità Sumera, Egiziana, Ittita ecc…..
Gli archeologi procedono ancora oggi a tentoni in quel mondo avvolto di spesse nebbie e di
labirinti letterari e simbolici.
“follia, assurdità ed insensatezza “ è in questi termini che, 50 anni or sono, il grande maestro
dell’egittologia tedesca, Adolf Erman, definiva la mentalità degli antichi Egizi.
“Un popolo di pazzi” ribadiscono e rincarano i suoi colleghi inglesi.
“il libro dei morti Egiziano, una fiaba da far dormire in piedi, noiosamente insopportabile, un
mosaico di assurdità e di follie,……..ci si sente sprofondare travolti sotto l’enorme accumulo di
insensatezze ed assurdità”.
Alcuni medici aggiungono: “si tratta di un popolo nel quale appaiono tutti i sintomi dell’isterismo
collettivo e della schizofrenia”
E pensare che de Santillana ci invita a ricercare nell’antico libro dei morti egiziano almeno 320
termini astronomici.
lo scenario della mitologia non e’ dominato da storie fantastiche di uomini, donne, re o regine, ma
dall’astronomia ed in particolare dal fenomeno astronomico della precessione degli equinozi.
“L’astronomia e’ l’unica chiave di accesso per comprendere l’antica mitologia.”
Questa è l’affermazione che la von Dechend, seppure con molta riluttanza dovuta agli studi
ortodossi, ci tramanda.
In che anno siamo ?
Il concetto astratto di zero viene introdotto in Europa da Leonardo Fibonacci solo nel 1202,
concetto preso dall’arabo Kuwarizmi il quale lo utilizzò nel 852, prendendolo dagli indiani che lo
usavano dal 595.
Solo nell’algebra troviamo il concetto di anno 0, ma se ci pensiamo a fondo ognuno di noi è nato in
un anno ben preciso, anche se simbolico e convenzionale, contando i suoi anni, i suoi mesi e i suoi
giorni.
Tutti, compreso Gesù Cristo (in quanto il mondo prima di lui esisteva), i calendari e pure i pianeti
giravano come girano oggi; la nostra terra portava a termine un giro intorno al sole ogni
365,2422 giorni (con papa Gregorio fu arrotondato a 365,2425 e la differenza la si assorbe
aggiungendo un giorno ogni 400 anni, che poi è il bisestile del 2000.)
La metà del pianeta osserva solo il proprio calendario: il 2000 d.c.
Forse metà del pianeta non sa che :
NEL CALENDARIO GIAPPONESE E’ L’ANNO 2660
NEL CALENDARIO CINESE E’ L’ANNO 4637
NEL CALENDARIO NABONASSAR E’ L’ANNO 2749
NEL CALENDARIO GRECO (SELEUCIDE) L’ANNO 2312
NEL CALENDARIO INDIANO SAKA E’ L’ANNO 1922
NEL CALENDARIO BIZZANTINO E’ L’ANNO 7590
NEL CALENDARIO EBRAICO E’ L’ANNO 5761
NEL CALENDARIO ISLAMICO E’ L’ANNO 1421
NEL CALENDARIO DI NUMA ROMA E’ L’ANNO 2753
NEL CALENDARIO DIGIULIOCESARE E’ L’ANNO 2046 INTRODUZIONE DEL
GIULIANO.
L’uso di cominciare a contare gli anni dalla nascita di Cristo, fu adottato da Dionigi il piccolo
esattamente nel 527, il quale propose di contare gli anni prima e dopo la nascita del salvatore, ma
essendogli del tutto ignoto lo zero scelse naturalmente l’1.
Questa usanza, poi, si diffuse solo dopo molti anni. Nel 725, con Beda che iniziò la sua cronologia
storica con questo metodo, divenne quasi generale in Europa solo verso l’anno 1000 perché faceva
comodo, i media funzionavano bene anche allora, anche se il calendario dei mesi ed il conteggio
degli anni non era per nulla diffuso tra il popolini e nelle campagne.
L’Inghilterra lo adotto solo nel 1752, la Russia solo nel 1918, la Grecia nel 1932 .
In Grecia il calendario = calenda non è mai esistito; tanto è vero che i romani per non citare un
lasso ben definito di tempo, usavano l’espressione “alle calende greche.”
Gli stessi romani (i funzionari delle tasse o i sacerdoti, i quali convocavano il popolo a pagare le
tasse, stabilire le feste, i giochi o i riti) usavano la voce calendae, per indicare il calendarium, che
significa appunto convocare nei primi 15 giorni, per comunicare al popolo che bisognava
diminuire i giorni del mese (da 5 a 7); ciò per mettersi al pari delle stagioni, visto che il calendario
lunare di Numa adottato da Romolo, dopo qualche anno non corrispondeva mai al clima delle reali
stagioni.
Romolo con una mentalità agreste aveva fissato l’inizio del mese al primo giorno in cui appariva la
luna nuova.
Solo dal 1 secolo a.c. i romani adottarono la settimana di origine Caldea, legata alle fasi lunari, con
il mese diviso in 4 periodi di 7 giorni, lasciando alla sua fine uno o due giorni di resto per
ricominciare il computo allo stesso modo con la lunazione successiva.
Adottarono anche la settimana, prima si misuravano i giorni di nove in nove con le prime lettere
dell’alfabeto dalla a alla h. Infatti, il giorno di mercato dei romani avveniva il nono giorno, dopo
che i contadini avevano lavorato 8 giorni.
Anche il calendario Caldeo non risolse gli errori, solo con Giulio Cesare di ritorno dall’Egitto nel
45 a.c, con il più esatto calendario solare di 365, 25 giorni, pose fine al problema, con la durata
esatta dell’anno e dei mesi con l’istituzione dell’anno bisestile.
L’anno giuliano fu riformato da papa Gregorio togliendo i 10 giorni dell’anno 1582,che nel
frattempo in 16 secoli si erano accumulati, fissando così l’anno a 365,2422 giorni.
Tutto ciò per spiegare che un potente dell’epoca poteva cambiare a suo piacimento, la religione, la
dottrina e anche il computo dei giorni.
Ci provò la rivoluzione francese, ma durò poco ed anche Mussolini tentò, il quale voleva imitare
Giulio Cesare. Per lo statista italiano il primo anno era quello che andava dal 28 ottobre 1922 al 27
ottobre 1923.
Mussolini abolì la cerimonia del capodanno, perché l’anno fascista cominciava dalla marcia su
Roma.
Esiste a questo punto un’unica maniera logica per calcolare il tempo della terra senza avere un
punto iniziale, dato, o dalla nascita di una persona religiosa importante o dalla data iniziale di una
dittatura .
L’unico orologio che determinerà sempre l’ora giusta, non tenendo conto di influenze umane, quali
dittature, religioni o altro è la precessione degli equinozi, che scandirà eternamente il tempo
preciso al di fuori delle convezioni dell’uomo.
La precessione degli equinozi veniva vista come il grande orologio dell’universo.
Il sole, nel suo spostarsi all’equinozio di primavera, rimaneva la misura di tutte le misure, ”l’aurea
fune”. Per usare le parole di Socrate, il sole è l’unica misura assoluta fornita dalla natura .
EGITTO
“Non sai Asclepio, che l’Egitto è l’immagine del cielo,
proiezione, qui nel profondo di tutto l’ordinamento celeste?
…………………ho Egitto, Egitto !
Della tua religione altro non rimarrà che un fiabesco racconto,
al quale i posteri più non presteranno orecchio, e sola
testimonianza della tua fede, mute parole incise sulla pietra!
ERMETE TRIMEGISTO Il tre volte grande
Un messaggio lanciato 13 millenni or sono giace nascosto nel sito archeologico più importante del
globo?
GIZA
Come sovrane del tempo, le tre piramidi del sito di Giza si ergono da migliaia di anni in un luogo
dal fascino indiscusso e misterioso.
Per creare la grande piramide, quella attribuita al faraone Cheope, 2.500.000 blocchi di granito e
calcare, con peso variabile dalle 2 alle 20 tonnellate, furono assemblati in maniera così perfetta da
non lasciare tra loro che pochi millimetri. In seguito prese forma la seconda piramide, quella
attribuita al faraone Chefren, di dimensioni leggermente più ridotte della grande piramide ( 216
metri per un lato di base e alta in origine 143 metri ).
L’inclinazione delle facce è leggermente più ripida di quella della grande piramide, fattore che gli
permette di eguagliarla come altezza .
La terza piramide che chiude il complesso di Giza è quella attribuita al Faraone Micerino, alta in
origine “ solo “ 65 metri.
L’unica delle sette meraviglie del mondo ancora esistente, il complesso megalitico più imponente
sulla faccia della terra è la famosa piramide di Cheope.
La costruzione della più grande di esse, quella attribuita dagli egittologi al faraone Cheope, si dice
abbia richiesto un lavoro di circa 20 anni, con l’utilizzo di diecimila schiavi per tre mesi l’anno.
Attenti studi e ricerche ci comunicano che per la costruzione della grande piramide sia stato
necessario un lavoro architettonico e di muratura di gran lunga superiore a quello che occorrerebbe
per costruire cattedrali, chiese ed innumerevoli cappelle medioevali d’Europa.
Il suo volume è trenta volte superiore a quello dell’Empire State Bulding di New York.
La sua altezza è stata stimata intorno ai 145 metri e 75 centimetri, ma sembra che originariamente
raggiungesse i 150 metri.
Le sue misure sono state stimate in :
lato nord mt. 230 e 25,5 cm.
lato sud mt. 230 e 45,35 cm.
lato est mt 230 e 39,05 cm.
lato ovest mt 230 e 35,65 cm.
Agli inizi del diciannovesimo secolo, i tecnici dell’esercito francese (Napoleone stava invadendo
l’Egitto) apprestandosi a stendere una carta geografica del paese, scelsero la grande piramide come
punto di triangolazione .Notarono così che il lato est era orientato esattamente all’est vero, allineato
sull’asse polare della terra con un’esattezza quasi impensabile, senza l’ausilio di strumenti moderni.
Si scoprì poi che se le diagonali venivano prolungate agli angoli che puntavano a Nord ovest e a
nord ovest, quelle linee avrebbero tracciato in maniera utile ed esatta il delta del Nilo.
Inoltre, il meridiano che passava per il vertice della grande piramide tagliava tale delta esattamente
in due.
I suoi angoli misurano
NORD EST 90 GRADI 3 PRIMI E 2 SECONDI
SUD EST 89 GRADI 56 PRIMI 27 SECONDI
NORD OVEST 89 GRADI 59 PRIMI 58 SECONDI
SUD OVEST 90 GRADI 33 SECONDI
OGNI MISURA DIFFERISCE DALL’ALTRA CON UN MARGINE DI ERRORE DELLO 0,1
PER CENTO, UN RISULTATO ECCEZIONALE VISTA L’IMMENSITA DELL’OPERA.
Il suo peso consta in 6 milioni e mezzo di tonnellate di blocchi di granito dal peso di circa 20
tonnellate ciascuno, anche con eccezioni di blocchi dal peso di 100 ton.
La struttura esterna era costruita da uno strato protettivo di pietre levigate e brillanti. La maggior
parte delle lastre di copertura più esterne oggi è mancante, poiché circa 600 anni fa gli arabi le
rubarono per ricostruire il Cairo distrutta dopo un forte terremoto.
Le pietre della copertura esterna pesavano circa 20 tonnellate l’una. Tutte furono ricavate da calcare
bianco, simile al marmo ma superiore per durezza e durata a fronte gli effetti atmosferici.
Le lastre di copertura, 144.000 in tutto, erano così brillanti da poter essere letteralmente viste
splendere fino alle montagne di Israele, a centinaia di chilometri di distanza.
Le lastre esterne sono state tagliate in modo da essere perfettamente piatte, con un errore di solo
1/100 di pollice e gli angoli di ogni lastra sono quasi perfettamente retti. Inoltre, le lastre sono
collocate intenzionalmente a una distanza di 0,02 pollici una dall’altra .Quello che più colpisce è
che quella distanza è stata utilizzata per avere sufficiente spazio per incollare e fissare tra loro e le
lastre della copertura.
Il cemento bianco che tiene unite le lastre è ancora intatto, e si può constatare che è più forte e
resistente dei blocchi che unisce.
Sarebbe in grado la moderna tecnologia di collocare blocchi da 20 tonnellate con quella
precisione?
Chiunque abbia costruito le piramidi di Giza possedeva una tecnologia per tagliare, spostare e
cementare le pietre, notevolmente superiore a quella utilizzata dalla nostra tecnologia.
Chiunque l’abbia costruita possedeva anche una grande conoscenza delle misure della terra, vista
la particolare posizione geografica delle piramidi.
La grande piramide è infatti collocata in una posizione particolare sulla faccia del nostro pianeta.
J. Seiss ed altri studiosi hanno dimostrato che la piramide è situata nel centro esatto di gravità dei
continenti .Inoltre si trova nel centro di tutte le terre emerse, dal momento che divide la massa di
terra emersa in quattro parti di dimensione quasi uguali.
L’asse nord –sud (31 est di Greenwich) e l’asse Est _west (30 gradi nord) sono rispettivamente il
meridiano e il parallelo più lungo del globo. Il primo passa attraverso Asia, Africa ;Europa e
Antartide, il secondo attraversa Africa, Asia, America.
Il punto dove queste due linee si intersecano si trova nella valle di Giza: la grande piramide.
Newton scoprì che molte delle misure chiave evidenziate nella grande piramide, quella attribuita al
faraone Cheope, sarebbero stati numeri interi se l’unità di misura standard fosse stata più larga di
1/1000 di pollice rispetto al pollice anglosassone. Questa unità di misura è esattamente il pollice
sacro Ebreo .Questa scoperta ha permesso di sbloccare molti segreti della piramide, rivelando
rapporti matematici perfetti.
L’altezza reale della piramide misura 5812.98 pollici ed ogni lato misura 9131 pollici da un angolo
all’altro in linea retta. Basta dividere il perimetro per due volte l’altezza(così come si divide la
circonferenza per il raggio ) e si ottiene il famoso numero pi greco :3,14159, con una precisione che
arriva fino alla stessa cifra.
Dunque, la piramide è la quadratura del cerchio ed il rapporto pi greco fu incorporato nella
piramide quando fu costruita. Questo significa che i Greci non furono i primi a scoprire il rapporto
circonferenza-diametro.
Il perimetro della grande piramide misura 36.524 pollici, spostando una virgola si ottiene 365.24,
numero che la scienza moderna ha identificato come la durata dell’anno solare.
Tutte e quattro le facce della grande piramide sono leggermente concave . Questo effetto non può
essere notato da terra. La curvatura è stata scoperta nel 1940 da un pilota che stava scattando
fotografie aeree per controllare alcune misurazioni.
Studiando la concavità con strumenti al laser, gli scienziati hanno scoperto che i blocchi,
intenzionalmente scavati e tagliati, duplicano esattamente la curvatura della terra.
Ovvero, il raggio di curvatura della piramide è esattamente il raggio di curvatura della terra.
Inoltre alle ore 18 (cosiddetta ora della piramide )del solstizio d’estate(e solo allora), il sole
percorrendo la sua facciata esposta, crea un effetto lampo a causa della sopracitata curvatura.
La grande piramide di Giza è la riproduzione in scala 1 : 43200 dell’emisfero Nord terrestre : basta
moltiplicare l’altezza originale per 43.200 per ottenere 3.938,685 miglia.
In base ai nostri studi più accurati il raggio terrestre misura 3949 miglia. Un errore di meno di 11
miglia lo stesso vale per il perimetro : lo scarto è di 170 miglia .
Teoria delle rampe
Tra le varie teorie che si contrappongono sul come le piramidi della piana di Giza sono state
costruite, vi è quella classica delle rampe verticali.
Si ipotizza che gli antichi egizi costruirono una rampa inclinata su cui facevano scivolare i blocchi
di granito sfruttando il limo viscido del Nilo.
Un piccolo dubbio sorge: dal momento che la pendenza era molta, la rampa doveva svilupparsi in
lunghezza man mano che la piramide cresceva in altezza.
Questo perché sotto il peso della forza di gravità, a quella pendenza, anche le più forti braccia
umane non avrebbero potuto spostare massi del peso di oltre 100 tonnellate e se, come ipotizzano,
veniva sfruttato il limo viscido del Nilo sulla rampa, a quella pendenza i blocchi avrebbero preso
velocità verso il basso per effetto della forza di gravità.
Inoltre la rampa avrebbe dovuto raggiungere una lunghezza di oltre un miglio, con un volume
superiore a quello della piramide, poiché per sopportare il peso di simili blocchi, la sua struttura
doveva essere completamente piena.
Un simile lavoro avrebbe richiesto uno sforzo ed un tempo 10 volte superiore a quello impiegato
per la costruzione di tutte tre le piramidi di Giza.
L’altra teoria che sfrutta questo principio è quella della rampa a spirale.
In questo caso la rampa doveva aggirare la piramide man mano che si procedeva verso la cima.
Calcolando una leggera pendenza, intorno al 10%, gli egittologi sostengono che gli schiavi
avrebbero potuto farcela.
L’unico grande problema della rampa a gomito è che curvando eccessivamente nel salire, avrebbe
causato uno scivolamento dei blocchi sugli schiavi, schiacciandoli.
Tra le altre teorie sulla costruzione delle piramidi, si è parlato ultimamente anche di operai
altamente qualificati.
I sostenitori di questa teoria suppongono che i lavori di costruzione non furono effettuati da schiavi
(ebrei, secondo chi sostiene queste tesi), ma da operai egiziani con la conoscenza di grandi tecniche
avanzate, ma è stato tralasciato uno dei problemi più grandi: quello del fisico umano.
Immaginatevi una miriade di uomini che spostano massi di un peso medio di 20 tonnellate (i più
pesanti superavano le 100) fino a 150 metri di altezza, sotto una temperatura che toccava i 40°, il
tutto con coordinazione e uniti dallo spirito di gruppo.
Tutto questo per innalzare la tomba più grande di tutti i tempi, destinata a contenere il cadavere
(che poi non è mai stato trovato) di un uomo? Considerando anche il fatto che il Faraone era come
un Dio in terra, non credo che nessuno si sia mai ribellato a tutto ciò. Se veramente vi fossero stati
operai “iniziati” alla conoscenza di tecniche avanzate, quindi esseri dotati di un’intelligenza
superiore alla media, non credo che avrebbero costruito una piramide di 150 metri sotto il sole in
una terra in cui non pioveva quasi mai, felici e contenti di farlo, per farci riposare il Faraone da
defunto.
E’ proprio l’idea di una tomba piramidale di 150 metri che non si riesce a comprendere riferendosi
a uomini così geniali.
Un grande enigma sorge spontaneo. I massi provenivano da Assuan, una regione a mille chilometri
a sud di Giza. Come avrebbero potuto trasportare oltre 6 milioni di tonnellate di blocchi di granito
per mille chilometri? Ironicamente ipotizziamo che si servissero di barchette. Non scherziamo!!
Inoltre i blocchi erano perfettamente levigati..
Come spiegare, poi, i risultati sofisticati ottenuti nella lavorazioni delle pietre ?
Gli scalpelli primitivi in rame sono forse sufficienti a incidere e scavare una roccia sedimentaria
come il calcare attraverso un lavoro così paziente.
Non sono stati trovati strumenti adatti per la squadratura geometrica di grandi blocchi, in quanto
sarebbe stato necessario usare una sega abbastanza lunga e rigida, magari di bronzo, purtroppo non
disponibile nell’antico regno, per ottenere un risultato simile a quello che si ottiene, oggi, nel taglio
del marmo, usando una sega a filo liscia e smeriglio abrasivo come la sabbia di quarzo.
Eppure gli antichi egiziani lavoravano con grande facilità il granito e la diorite, rocce ignee tra le
più dure in natura, formate da una miscela di diversi minerali quali il quarzo.
E’ certamente possibile spezzare la roccia forzando una fessura naturale con un cuneo di legno che
si dilata impregnandosi di acqua, ma stiamo parlando di tagli millimetrici. Con la diorite non si
riesce a lavorare nemmeno con il ferro, ciò nonostante è stata finemente modellata nella splendida
statua di Chefren, presumibilmente con uno strumento più duro.
In un’Era in cui il metallo più duro era il rame, non credo neanche all’idea di un lavoro così utopico
come quello della levigazione di 6 milioni di tonnellate di blocchi di granito, con legnetti ed oggetti
in rame.
Anche quel poco che rimane del rivestimento delle grandi piramidi, spesso riutilizzato nel
medioevo come materiale da costruzione, evidenza la tecnica raffinata di incastrare blocchi
poligonali con giunture a spigolo irregolari.
Non lasciando nulla al caso, passiamo ad un particolare importantissimo: la stanza del Re situata
nella Grande Piramide. Questa stanza è un parallelepipedo perfetto con un rapporto di 2:1,
contenente soltanto un sarcofago.
Niente scritte, niente affreschi e geroglifici, niente corpo del Faraone ed oggetti funerari…..niente.
Risultano veramente poche le prove oggettive per intestare la Grande Piramide di Giza a Cheope.
Questo perché se andiamo ad analizzare le tombe della V e VI dinastia di Saqqara, ci accorgiamo
di un enorme contrasto: dal vuoto più desolante delle tre piramidi della IV Dinastia, ai testi,
geroglifici ed affreschi delle piramidi (che oltretutto non hanno niente a che vedere con quelle della
piana di Giza) della V e VI dinastia.
Diventa veramente difficile credere che ci sia un tale distacco. L’idea che le tre piramidi fossero
tombe non la riteniamo esatta, a questo punto.
Perché tombe così grandi per un cadavere? Perché Faraoni così megalomani non fecero neanche
affrescare l’interno della loro sala?


DISEGNI CELESTI E GEOGRAFIA DEL COSMO
In un lontano passato, quando i cieli erano figli di un Universo più giovane, l’altopiano di Giza era
il punto di unione tra Terra e Stelle. Facilitati sicuramente da un’atmosfera più limpida di quella
odierna, gli “astronomi” di quel periodo si dedicarono con molta attenzione e rigorosa dottrina, allo
studio delle Costellazioni.
Ciò avvenne con una precisione Divina se pensiamo che a quei tempi remoti, quando l’uomo si
trovava nell’Età del Rame, non esistevano strumenti di misurazione astronomica. Queste attente
osservazioni possiamo ritrovarle a centocinquanta chilometri a sud di Karnak nel tempio tolemaico
di Dendera, dedicao a Hathor, la dea della saggezza e dell’amore, che associavano ai cieli notturni.
L’intero edificio è coperto di rilievi che raffigurano una serie di figure astronomiche guidate dai
dodici segni dello Zodiaco.
Con maggior precisione però, i riferimenti ad un culto delle Stelle e ad un interesse in particolare
modo per i cieli, li troviamo con grande stupore nella piana di Giza.
Sappiamo con gran precisione che la Grande Piramide è collocata perfettamente ad un terzo della
distanza tra l’equatore e il polo Nord.
Inoltre le tre piramidi sono allineate perfettamente con i punti cardinali e con maggiore precisione
questo possiamo riscontralo nella grande piramide, poiché il suo asse meridiano è discosto rispetto
al vero asse Nord-Sud di solo 3/60 di grado.
Non stiamo parlando delle direzioni della bussola che si orientano in base al polo Nord magnetico,
ma dei poli geografici del pianeta : Nord e Sud ….


CORRELAZIONI STELLARI
Nel 1984 l’ingegnere Robert Bauval propose una nuova teoria :
guardando attentamente dall’alto la piana di Giza, si accorse che la posizione delle tre piramidi
rispetto al Nilo e lo schema creato dalla diagonale che le unisce, è l’immagine riflessa delle tre
stelle della cintura di Orione.
L’allineamento delle tre stelle segue una diagonale che si inclina con la stella più piccola, Delta
Orionis.
Lo stesso allineamento lo ritroviamo a Giza e la diagonale che le tre piramidi formano, si inclina
proprio con l’ultima, la più piccola quella di Micerino.
Questa correlazione fra piramidi e la cintura di Orione ha messo in luce un enigma impressionante:
cielo e terra combaciano in questo modo solo nel 10450 a.c.
Questo particolare ovviamente per la precessione degli equinozi, che come abbiamo visto cambia
lentamente e ciclicamente la posizione delle stelle nel nostro orizzonte visivo.


COME IN ALTO, COSI’ IN BASSO……
Altre piramidi cosiddette minori, tra cui quella di Zoser, riprendono anch’esse il disegno delle
costellazioni di Orione …. Inoltre il percorso del Nilo, rispetto alle tre piramidi, rispecchia con una
certa accuratezza la via lattea.
La costellazione di Orione, oggetto di particolare culto per gli Egizi e rappresentante il Dio Osiride,
è attualmente al culmine del suo ciclo ascendente e tornerà fra 12960 anni( un semiciclo
precessionale) al punto di origine, cioè il punto più basso dell’orizzonte .
Quando iniziò questo ciclo, il primo tempo, lo zep tepi?
Nell’anno 10450 a.c., epoca che vedremo essere di grande rilievo per il nostro studio, definita
anche
Età dell’oro.
In opposizione alla costellazione di Orione, vi è quella del drago a Nord, che oscilla in senso
opposto (quando Orione è allo zenit, il drago è al punto più basso e viceversa) una sorta di altalena,
di bilancia cosmica, di pendolo oscillante che batte incessantemente lo scandire infinito del tempo.


CAMERE ALL’INTERNO DELLA GRANDE PIRAMIDE
La grande piramide di Cheope presenta al suo interno due sale note con i nomi di sala del re e sala
della regina. Al contrario delle altre tombe dello stesso periodo, in quelle sale non è stato trovato
ne il cadavere del defunto, ne testi ne geroglifici, oggetti funerari ….soltanto un sarcofago vuoto.
Diventa difficile spiegarsi la facilità con cui gli egittologi hanno dato per scontato la funzione di
camere funebri.
Il pavimento della camera del re è accuratamente disposto a metà della sezione verticale della
piramide, in cui l’area della sezione orizzontale del monumento è esattamente la metà di quella
della base, in cui la diagonale da angolo a angolo è uguale alla lunghezza delle base e dove la
larghezza della faccia è uguale alla metà della diagonale di base.
Su quel pavimento vi è un sarcofago di granito, vuoto, senza coperchio e con la particolare
caratteristica di possedere il volume interno pari esattamente alla metà delle sue dimensioni
esterne.
Se percosso, produce un suono profondo di campana, definito da alcuni di bellezza straordinaria,
quasi magico.
La realizzazione di questo sarcofago resta ancora un mistero.
Sembrerebbero essere stati utilizzati trapani tubolari ad ultrasuoni con punta di diamante; tecnica
che oggi consente all’attrezzo di penetrare nella pietra dura. Esso provoca una forte vibrazione ad
elevatissima velocità di una punta di diamante, tramite un suono non udibile, di altezza eccezionale.
Sembra inoltre che il quarzo vibrando per “simpatia”, con le onde ad alta frequenza, offre una
minore resistenza ed amplifica l’azione abrasiva dell’attrezzo che vi penetra.
Le pareti presentano in entrambi i due condotti quadrati con il lato di 20 centimetri che, diretti uno
a nord e l’altro a sud, ascendono l’interno roccioso della grande piramide.
All’inizio si pensava fossero dei condotti di areazione, ma quelli della camera della regina erano
chiusi alle estremità, quindi, non potendo supportare tale funzione la teoria risultò infondata.
Tuttavia gli storici ortodossi sostengono ancora, nonostante non abbiano trovato nessuna prova
logica in merito, che la loro funzione era quella di areazione per la camera funebre.
Ascensori cosmici.
Un gruppo di ricerca si accorse che i condotti erano orientati, rispetto alle stelle, con la precisione
di un mirino laser.


ALLINEAMENTI DEI POZZI STELLARI
Due di questi pozzi stellari sono allineati al Nord vero e gli altri due sono allineati al Sud vero.
Da differenti elevazioni puntano al meridiano una linea immaginaria, che divide il cielo. Quando
attraversano questa linea immaginaria (punto di transito sul meridiano) le stelle raggiungono la
culminazione, ossia la massima elevazione al di sopra dell’orizzonte.
Tutti e quattro i pozzi stellari nel 2450 a.c. miravano una stella particolare nel suo punto di
culminazione.
Dalla camera della regina, il condotto settentrionale ha un’inclinazione di 39 gradi ed era puntato
verso la stella Kochab nella costellazione dell’Orsa minore.
Il condotto meridionale, con un’inclinazione di 39 gradi e 30 primi puntava la stella luminosa Sirio,
(Alfha Canis Minoris ) nella costellazione del Cane Maggiore.
Dalla camera del Re, il condotto settentrionale ha un’inclinazione di 32gradi e 28 primi e puntava
esattamente quella che all'epoca era la stella polare (Alfha Draconis), nella costellazione del Draco.
Il condotto meridionale, che ha un’inclinazione di 45 gradi e 14 primi, era puntato verso Al Nitak
(Zeta Orionis ) la più luminosa e la più bassa delle tre stelle della cintura di Orione(da considerare
che gli Egiziani la identificavano come il Dio OSIRIDE, Dio della resurrezione e della rinascita.)
Nelle piramidi della quinta e sesta dinastia sono stati ritrovati al loro interno dei testi noti come i
testi delle piramidi
Questi scritti di età posteriore alle tre signore di Giza, ci spiegano come il faraone era considerato
l’incarnazione del sole e che dopo la sua morte, la sua anima, chiamata Ba, viaggiava nei cieli e
diventava una stella immortale nel magico mondo del Duat.
Il Duat era il regno di Osiride, che veniva identificato con la costellazione di Orione.
Secondo questi antichi testi la civiltà in Egitto era stata creata da Osiride in un’unica età dell’oro
nota come ZEP TEPI (il primo tempo).
Orus il figlio di Osiride , nato dalla dea Iside, identificata con la stella Sirio, era personificato con il
sole.
Durante la loro vita i faraoni erano ritenuti la reincarnazione del dio Orus, alla loro morte venivano
sostituiti da un successore e la loro anima si tramutava in una stella che raggiungeva Osiride nel
magico universo del Duat.
La sfinge
Non esiste al mondo un oggetto più enigmatico della sfinge.
Non possiamo che emozionarci alla vista dell’enorme statua lunga 72 metri ed alta ben 20 metri,
situata insieme alle tre piramidi nella piana di Giza.
Da secoli e’ oggetto di studio da parte di storici, egittologi, archeologi ma non solo. Geologi ed
astronomi ne sono altrettanto coinvolti nel decifrarne il messaggio che vuole inviarci.
Alta più di un edificio a 6 piani e lunga come un quartiere di palazzi a schiera, ha i fianchi lisci e
scavati dalle erosioni, il collo è puntellato con un collare di cemento, al fine di mantenere eretta la
testa. Le zampe, ricoperte da un moderno rivestimento di mattoni, appaiono rovinate.
Anche il volto, non ben identificabile, è rovinato e fissa da millenni l’est vero come se ci volesse
indicarci qualcosa, come se volesse custodisse l’eterno segreto.
La geologia non è in grado di darci una data esatta per la sua costruzione, ma si parla ormai da
tempo della possibilità che questo gigante di pietra possa avere oltre 12500 anni.
Alcune teorie ne fanno risalire la datazione all’ultimo periodo glaciale, quando secondo la scienza
ufficiale non esistevano civiltà in grado di compiere un’opera di questo tipo
Erosioni
La famosa statua, metà uomo e metà leone, fu scolpita nel profondo di una cava nell’altopiano di
Giza, che è una stratificazione sedimentaria di diversi calcari.
Tutti gli edifici in pietra della civiltà egiziana presentano i consueti segni dell’erosione eolica :la
sabbia portata dal vento “scolpisce” più profondamente le rocce più tenere, in modo uniforme.
Il risultato è uno schema orizzontale: ad esempio, un fronte di roccia stratificato diventa una
successione di sporgenza e incavi.
I fianchi e le pareti della fossa della sfinge sono gli unici monumenti egizi che presentano anche
un modello di erosione verticale, con forme arrotondate e profondamente incise fino a 2 metri,
tipico dell’azione continua di intense precipitazioni che si rovesciavano lungo i fianchi.
Alla fine degli anni 70 John Antony West, un ricercatore americano, era impegnato nello studio di
misteriosi ed oscuri scritti del matematico francese Rr.a. Schwaller de Lubicz.
Nel suo testo” sacred sciencevi “ vi erano commenti inerenti alle inondazioni che colpirono la terra
egizia più di 12000 anni or sono.
“una grande civiltà deve aver preceduto i vasti movimenti di acque che sommersero l’Egitto, il
che ci fa credere che la sfinge esistesse già, scolpita nella roccia della scogliera occidentale di
Giza: quella sfinge, il cui corpo leonino, eccetto la testa, mostra segni inequivocabili di erosione
provocata dall’acqua.”
Il problema risiede nel fatto che la sfinge appare erosa fino al collo e questo implica
un’inondazione di almeno 20 metri minimo, sull’intera valle del Nilo.
È difficile credere a ciò perché, se la teoria fosse corretta, i blocchi interni del nucleo di pietra
calcarea del cosiddetto tempo mortuario sarebbero corrosi a loro volta e ciò significa che l’acqua
avrebbe corroso anche la base delle piramidi per almeno 25-30 metri. Dal momento che ciò non è
riscontrabile, cos’è che ha corroso la sfinge?
Acqua piovana
Nel 1989, John West incontrò un geologo molto stimato dell’Università di Boston: Robert Schoch,
esperto Paleontologo e stratigrafo. Inizialmente egli stentò nel credere che la Sfinge fosse più antica
di 4.500 anni. Tuttavia cambiò idea nel 1990, quando visitò la piana di Giza. Seppure gli fu vietata
l’entrata nel recinto, Schoch osservò con grande minuziosità e rigorosa professionalità la Sfinge da
pochi metri.
Il suo responso fu che la Sfinge era si erosa dall’acqua, ma non furono inondazioni, bensì numerose
precipitazioni atmosferiche. Lo studioso notò inoltre che le erosioni sul corpo e sui fianchi erano
formati da canali verticali inconfondibili come quelli che provoca l'acqua piovana nel corso degli
anni. Zahi Hawass, direttore degli scavi di Giza, respinse a priori la teoria dell’acqua piovana: “….è
stato il vento a corroderla per anni.”.
Ma quale vento?
Le erosioni del vento hanno un’impronta molto diversa, non formano stretti canali verticali. Così
l’accesso alla Sfinge era privilegio soltanto di pochi egittologi, dal 1978 in poi.
Perché fu vietato a Schoch di visitare la Sfinge da vicino? Perché soltanto pochi egittologi hanno il
permesso d’accesso?
Con l’aiuto del rettore della Boston University, Schoch ebbe, dopo numerosi tentativi andati a
vuoto ed insistenti proposte, l’autorizzazione per eseguire un vero e proprio studio geologico sulle
erosioni della sfinge.
Tornato a Boston Schoch dopo qualche mese di esame in laboratorio ebbe risultati definitivi dei
suoi studi. Il suo responso, con l’appoggio totale dei paleoclimatologi, si basava sul fatto che
piogge insistenti, come quelle che avevano eroso la sfinge, cessarono di cadere in Egitto migliaia di
anni prima del 2500 a.c. Tuttavia non azzardò proseguire, tuttavia le prove geologiche cautamente
fornivano un’ipotesi che faceva risalire la Sfinge ad un periodo collocabile tra il 7000 e 5000 a.c.
Inoltre il tempio funerario della valle, attribuito a Chefren, è stato realizzato con i blocchi estratti
dalla fossa della sfinge, riconoscibili dalla stratigrafia e dall’erosione tipica.
Questi ultimi sono monoliti calcarei, ancora più grandi di quelli utilizzati per le piramidi: alcuni di
essi raggiungono il volume di 100 metri cubi ed un peso di 260 tonnellate.
Blocchi come quelli, alti più di 3 metri, sono stati squadrati nella fossa e poi sollevati in verticale,
prima di essere messi in opera .
Ciò è veramente inconcepibile, se si pensa che oggi al mondo esistono solo 3 o 4 gru capaci di
sollevare un carico superiore alle 200 tonnellate .
Tutto ciò apparve ridicolo alle orecchie degli egittologi più fedeli.
“….in quel periodo l’Egitto era popolato da primitivi del neolitico, abili cacciatori, ma le loro
capacità si limitavano esclusivamente ad affilare pezzi di pietra e bastoni di legno…”.
John West, entusiasta dei risultati da laboratorio di Schoch, non si fece intimorire dagli egittologi e
si spinse più avanti con la convinzione che la sfinge doveva essere stata concepita nell’ultimo
periodo dell’era glaciale, in un tempo in cui misteriosi personaggi dimoravano la crosta terrestre: il
13000 a.c.
Naturalmente gli egittologi competenti, dopo la prima reazione irrazionale volta a negare
l’evidenza, si sono sforzati nel cercare spiegazioni alternative poco convincenti .
Le cause sarebbero l’inondazione periodica del Nilo, (ma il sito di Giza non è rialzato ?) o le
infiltrazioni di umidità nell’interfaccia sabbia- calcare.
Dopo le teorie di West e Schoch, si instaurò un certo interesse per l’argomento, con punti di vista
diversi da quelli che gli egittologi hanno sempre sostenuto.
Dopo uno studio archeoastronomico, si notò nella sfinge un’importante particolare: essa si trovava
esattamente lungo l’asse orientale occidentale della necropoli di Giza con il suo sguardo eterno
perfettamente rivolto all’est vero, diventando quindi un preciso indicatore equinoziale.
Nella nostra era, come già ribadito, il sole sorge nel cielo, all’equinozio di primavera, che ha come
sfondo la costellazione dei pesci. Ritornando indietro e seguendo il processo dell’orologio cosmico
segnato dalla precessione, ci accorgiamo che nell’equinozio primaverile del 2500 a.c., Era in cui gli
storici e gli egittologi suppongono sia stata costruita la sfinge, il sole aveva come sfondo il cielo
della costellazione del toro.
Seguendo la logica del nostro discorso ci si aspetterebbe di trovare a giza un monumento con
l’aspetto di un toro, quindi risalente all’età precessionale del Toro, mentre invece la sfinge ha un
aspetto decisamente felino. Con l’utilizzo di avanzati programmi per computer ed inserendo tutti i
dati relativi alla posizione della sfinge rispetto al sole in quel periodo, avremmo una risposta
impressionante: immaginando di essere seduti nel mezzo delle gambe della sfinge nel 10450 a,c,
guardando verso l’est vero, vedremmo, nel momento in cui il sole sta per sorgere, la costellazione
del leone.
Il complesso seconda piramide-sfinge–tempio della sfinge, tempio della valle intimamente
interconnesso, è attribuito in blocco al faraone Chefren e datato attorno al 2500 a.c.,
esclusivamente in base a indizi contestuali.
Il tempio a valle era pieno di statue del faraone quando fu dissepolto, mentre sulle pareti delle
colonne non è inciso alcun geroglifico.
Il volto della sfinge dovrebbe essere il ritratto del figlio di Cheope, che invece non assomiglia
assolutamente a quello della famosa statua, anzi denota tratti somatici differenti.
Si afferma che la testa della sfinge, ben conservata, sia stata scolpita per prima, ricavata in uno
strato di calcare molto più resistente rispetto a quello immediatamente sottostante che forma il
corpo, pesantemente degradato.
Quest’ultimo sarebbe così’ friabile che soltanto 3 secoli dopo la costruzione furono necessarie le
integrazioni di mattoni delle zampe anteriori.
In realtà come risulta chiaro a chiunque osservi la sfinge, la testa è sproporzionatamente piccola
rispetto al corpo. Essa è un elemento estraneo riscolpito molto più tardi, probabilmente quando la
testa originaria, sicuramente a forma di Leone, era ormai irriconoscibile a causa dell’erosione.
Inoltre Thomas Dobecki, geofisico collaboratore di West, tramite l’analisi geosismica, ha
evidenziato che l’alterazione superficiale del calcare penetra nel corpo per 0,9 metri nella parte
posteriore e 2,4 metri in quella anteriore, dimostrando che furono scolpite a millenni di distanza.
La geologia ci conferma qualcosa di cui stranamente erano convinti egittologi come Maspero,
Mariette, Petrie, all’inizio del secolo e cioè che la sfinge era già antica all’era di Chefren, che ne
fu il restauratore, fatto tra l’altro documentato dalla stele della sfinge, eretta da Tutmosi quarto ed
erroneamente interpretata .
Egli dopo aver liberato la mitica statua dalla sabbia, riconobbe al suo antico predecessore lo stesso
ruolo, apponendo il cartiglio di Chefren.
Nel tempio della valle si distingue chiaramente lo stacco tra monoliti giganteschi e la struttura di
rivestimento in granito più umana .
Incomprensibilmente, anche nel tempio mortuario di Micerino si alternano blocchi di calcare da
200 tonnellate e inserzioni in mattoni di fango e gesso.
In verità l’intera necropoli di Giza è oggetto di un clamoroso equivoco.
Tenendo presente la consuetudine storica dei faraoni nell’appropriarsi di monumenti sacri dei
predecessori, la prospettiva si capovolge completamente.
Le pareti interne delle grandi piramidi sono del tutto prive di iscrizioni, bassorilievi, formule,
rituale, così come le camere non ospitarono mai mummie di nessun faraone.
Questo fatto viene spiegato, nel caso di Cheope, chiamando in causa fantomatici predatori che
avrebbero trafugato tutto il tesoro sepolcrale passando attraverso a una apertura di 90 cm.
Pure l’architettura, scarna dei monumenti citati, sembra estranea allo stile ornamentale tipico
dell’antico Egitto.
Alla luce di tutto ciò le piramidi di Medium e Dashur ci appaiono non come il prototipo di quelle
più grandi, ma come il tentativo deliberato di imitare un modello già perfettamente esistente.
L’unico riferimento scritto nella grande piramide fu scoperto nel 1837 dal colonnello Howard
Vyse in una camera di scarico, si tratta dei cosiddetti marchi di cava, dei graffiti che riportano il
cartiglio di Cheope .
Diventa insostenibile pensare che l’artefice della più grande tomba della storia abbia lasciato la
propria firma soltanto nell’angolo più sperduto, con segni pitturati che potrebbero essere stati
aggiunti in ogni epoca, forse dallo stesso Vyse.
Infatti, i geroglifici sono stati rinvenuti rovesciati o con errori di grammatica, segno evidente di
contraffazione.
Tutte le prove che ci rimandano alla quarta dinastia, stele, bassorilievi con geroglifici, vasellame e
statue, furono sempre trovate all’esterno delle piramidi, nei numerosi templi funerari attigui ai
colossi di pietra costruiti con tecniche più semplici e compatibili per i mezzi dell’epoca. Per ciò si
suppone che siano reperti intrusivi.
La stessa cosa è simile anche per le tre cosiddette piramidi minori, a fianco alla grande piramide,
dedicate, si dice, ai familiari del sovrano.
Al contrario, una stele ricoperta di geroglifici risalenti alla XXI dinastia (primo millennio a.c.)
onferma tutti i sospetti.
La stele dell’inventario trovata successivamente da Mariette nel 1850, riproduce la copia di
un’originale eretto da Cheope per commemorare i suoi restauri al tempio di Iside: essa riferisce
che molto tempo prima del suo regno( Cheope) esisteva già la casa della sfinge accanto alla casa di
Iside, padrona della piramide. Il faraone Cheope fece costruire la propria piramide, quella della
figlia Henutsen, ai piedi di quella di Iside.
Quindi quel documento storico ed autentico afferma che la tomba del faraone Cheope è una delle
modeste piramidi minori: fatto troppo scandaloso per gli egittologi, i quali lo scartarono come un
opera di narrativa inventata , poiché troppo recente, si ricordi che le storie di Erodoto, che narrano
fatti accaduti 2000 anni prima sono per gli egittologi oro colato.
Non avendo per il momento un metodo affidabile di radio-datazione delle pietre, in mancanza di
documenti storici che confermino ciò che gli archeologi hanno deciso essere la verità, ci si limita ad
attribuire l’età degli insediamenti antichi dai resti umanici organici che si possono datare in base al
decadimento del carbonio radiottivo c 14.
Per fare un chiaro esempio è come se andassimo in un castello medioevale e trovando i resti di un
lauto pasto abbandonato dai turisti, lo datassimo alla nostra epoca.


CARBONIO 14 O RADIO CARBONIO
Isotopo radioattivo del carbonio di numero di massa 14 che si forma nell’atmosfera per effetto
delle radiazioni cosmiche .Dopo la morte dell’organismo il carbonio 14 si consuma lentamente, con
una velocità nota a causa della sua radioattività. Così la percentuale di carbonio 14 contenuto nei
fossili consente di stabilirne l’età.
Per essere più chiari diremo che il rapporto tra carbonio 14 e carbonio 12 non radioattivo è
costante negli organismi viventi, ma si altera dopo la morte perché il C14 si trasforma in azoto
14.
Conoscendone il periodo di decadimento o dimezzamento, si può valutare il periodo trascorso dalla
morte dell’organismo.
Diventa facilmente intuibile che il metodo di datazione al c 14 è utilizzabile solo nel caso si volesse
determinare l’età di un reperto organico, mentre non ha nessun valore per quanto concerne la
datazione di materiali inorganici quali le pietre.
Il professor David Bowen, del dipartimento di scienza dell’Università del Galles, ha elaborato un
metodo di datazione basato sul sull’isotopo radioattivo cloro 36, che può fornire una stima del
tempo trascorso da quando una roccia fu esposta per la prima volta all’atmosfera.
I test preliminari, eseguiti sulle pietre azzurre di Stonehenge nel 1994, fornirono un’età superiore
ai 14000 anni, contro i 4000 anni accettati dalla scienza ortodossa.
Se vengo con il mio Ka aprimi le braccia ;
le bocche degli dei saranno aperte e chiederanno che io ascenda al cielo
e io ascenderò.
Una richiesta che Geb e Atum accolgano;
che questa Piramide e Tempio siano costruiti per me e per il mio doppio,
e che questa Piramide e questo Tempio siano recintati per me e per il mio doppio.
chiunque toccherà con un dito questa Piramide e questo Tempio
che appartengono a me e il mio doppio, avrà toccato con un dito le dimore (Regno)
che è in cielo.
Testi delle piramidi
Conferme dall’archeoastronomia
Questa giovane branchia dell’archeologia si cura di identificare gli allineamenti astronomici dei
monumenti antichi, ricostruendo la configurazione della volta celeste come doveva apparire
all’epoca della loro costruzione.
Come ci spiega l’egittologo ed ingegnere Robert Bauval, ne “IL MISTERO DI ORIONE”, la
posizione relativa e la massa delle tre grandi piramidi di Giza rispecchiano fedelmente la
configurazione e la magnitudine delle tre stelle della cintura di Orione. La simmetria perfetta nella
proiezione ideale tra la volta celeste e la superficie terrestre si ottiene in una data attorno al 10450
a.c., in coincidenza con la minima altezza sull’orizzonte raggiunta da Orione nel suo moto
precessionale.
Quindi l'inizio del ciclo di Orione coinciderebbe con il cosiddetto primo tempo (zep tepi) della
tradizione egizia, nell’era astrologica del leone. Infatti la sfinge (il leone) è un indicatore
equinoziale puntato precisamente ad est, costruito per fissare l’epoca in cui il sole, all’equinozio di
primavera sorgeva in quella costellazione (tra il 10960 e 8800 a.c.). L’intima connessione tra
l’astronomia e la concezione religiosa degli egizi viene confermata dai quattro condotti obliqui che
partono dalla camera della grande piramide, erroneamente definiti di areazione. Quelli meridionali
puntano rispettivamente sulla costellazione di Orione (Osiride) e sulla stella Sirio (Iside, Sothis),
però all’altezza a cui attraversavano il meridiano di Giza nel 2450 a.c., ad indicazione che il
progetto di Giza fu intrapreso nel XI ed ultimo millennio a.c. dai faraoni.
Gli archeologi del XX secolo segnano un netto confine tra l’invenzione della scrittura con Menes
(primo faraone della storia) e le vicende precedenti, considerate pura mitologia.
Pertanto, la cronologia delle dinastie storiche vengono fornite con una precisione ingannevole,
quando invece essa si basa solo sul conteggio probabile delle generazioni (si pensi che il celebre
Champollion negli anni 30 fissava l’inizio della prima dinastia al 5867 a.c., oggi stimato al 3100
a.c.) Viene dato per certo che l’Egitto pre-dinastico fosse popolato esclusivamente da popolazioni
neolitiche. Invece, prove archeologiche, incontestabili finora ed opportunamente ignorate,
dimostrano il contrario.
E’ probabile che la cultura dell’antico regno sia comparsa improvvisamente, con una sofisticata
mitologia astronomico-religiosa e la complessa grammatica geroglifica, già pienamente formate?
Com’è possibile che gli indiani nord americani Mic Mac usassero una scrittura geroglifica formata
da decine di simboli appartenenti alla scrittura corsiva ieratica egizia?
Si ha la sensazione che manchino diversi capitoli della storia antica. Alcune prove del passato
dimenticato si trovano in siti archeologici noti ed erroneamente datati.
Perché conoscenze astronomiche sofisticate, di gran lunga esuberanti rispetto alla necessità
dell’agricoltura, spuntano in culture dalle scarse realizzazioni tecniche?
Normalmente sono le civiltà marinare ad affinare l’astronomia per gli scopi dell’orientamento della
navigazione. Ne i Sumeri, ne i Maya navigavano; eppure questi ultimi (900 a.c. 1000 d.c.), privi di
strumenti adatti, elaborarono un calendario formidabile che stimava la durata dell’anno solare in
365,2420 giorni (il risultato più preciso di tutti i tempi dopo quello ottenuto dalla scienza europea).
Esso calcolava il periodo delle fasi lunari al secondo ed era tarato sui cicli astronomici di Venere
per mantenersi preciso nei millenni. Il sistema numerico vigesimale ed il calendario Maya erano,
peraltro, un’eredità degli Olmechi, una popolazione apparentemente non autoctona insediatasi nel
Messico sud orientale dal 1500 al 1200 a.c. Civiltà raffinate come quella egizia, sumera ed olmeca,
sorte all’improvviso per poi declinare lentamente, hanno i caratteri di un retaggio del passato e non
di un progresso coerente. Esse sono le sopravvivenze di un’evoluzione culturale iniziata millenni
prima, che si arrestò ad un certo punto della storia.
Questa civiltà dimenticata ha lasciato, su tutto il pianeta, le proprie impronte materiali (piramidi,
architettura megalitica) e culturali (miti e simboli religiosi comuni), per cui sarebbe riduttivo
identificarla con l’isola platonica di Atlantide.
Essa ci ha lasciato in eredità una cartografia dettagliata della terra; si tratta di mappe nautiche che
furono disegnate da cartografi medioevali, copiando alcuni documenti, forse originariamente
conservati nelle biblioteca di Alessandria. Tali carte raggiungono un livello di precisione
inspiegabile. Esse riportano la longitudine corretta, all’epoca della loro compilazione, di località
distanti tra loro migliaia di chilometri, rivelando la presenza di terre ancora sconosciute.
In alcune mappe si osservano calotte glaciali sul nord Europa, il deserto del Sahara occupato da una
verde pianura, ricca di fiumi e di laghi, un lembo di terra al posto dello stretto di Berings, caratteri
morfologici compatibili con il clima dell’era glaciale tra il 15000 a.c. e il 10000 a.c..
La più celebre di queste carte è quella di Piri Reis, che riporta tra l’altro la topografia della
penisola antartica libera dai ghiacci. Essa faceva parte di un planisfero ottenuto attraverso una
proiezione centrata nei pressi del Cairo, che denota l’utilizzo di una trigonometria sferica.
Il puzzle della nostra preistoria è sicuramente incompleto, ma molti pezzi stanno iniziando a trovare
il proprio posto, fornendoci un quadro nettamente più logico e coerente di quello ufficialmente
consacrato.
Sì e visto che numerose datazioni convergono in un periodo compreso tra il 12000 a.c. e il 10000
a.c., un’epoca che ha visto improvvise estinzioni di massa tra i mammiferi (si ricordino i Mammuth
congelati) e l’inversione dei poli magnetici terresti.
Subito dopo, attorno il 9500 a.c., iniziano i primi esperimenti di agricoltura, contemporaneamente
in terre situate agli antipodi: nei pressi del lago Titicaca, sugli altipiani etiopici e su quelli
Thalandesi. La rivoluzione agricola è il primo passo verso la formazione della civiltà.
Non sembra così remota l’eventualità che una catastrofe planetaria abbia interrotto bruscamente lo
sviluppo di una precedente civiltà .
Inoltre, questa nuova prospettiva non toglie la dignità alle pur civilissime culture storiche le quali
tentavano di perpetrare un sapere e una forma di civilizzazione sofisticata, con mezzi insufficienti.
Allora, che cosa impedisce alla comunità scientifica di prendere in considerazione tali ipotesi?
Probabilmente si tratta di un pregiudizio consolidato dalla nostra civiltà industriale, in cui si
considera l’apice dell’evoluzione intellettuale umana come un cammino lineare ed ininterrotto.
Questa visione rassicurante, residuo del positivismo dell’800, postula che gli strumenti della
scienza
moderna detengano il primato nel livello di comprensione dell’universo.
Invece, con il progredire della nostra tecnologia, le informazioni che arrivano dal profondo passato
acquistano nuovi significati.
La potenza di elaborazione raggiunta dall’informatica ha permesso di trovare nuove risposte ad
antichi interrogativi :Maurice Cottarel, ingegnere e programmatore, grazie a una sofisticata
simulazione al computer, ha riprodotto l’andamento dei campi magnetici del sole.
Oltre a confermare l’origine elettromagnetica del fenomeno delle macchie solari, egli ha scoperto
diversi cicli regolari nella radiazione in arrivo sulla terra (tra cui un ciclo di 28 giorni e un grande
ciclo di 1366040 giorni ), ipotizzando di aver trovato la causa dell’inversione periodica dei poli
geomagnetici .
Le sue considerazioni portano a riconsiderare l’origine autentica dell’astrologia, il ricordo
degenerato di quello che gli antichi sapevano sull’influenza dei campi elettromagnetici sulla
biologia terreste.
Ogni periodo mensile (segno zodiacale ) è caratterizzato dall’irraggiamento di vento solare con
prevalenza di ioni positivi (segni di aria e di fuoco) oppure ioni negativi (segni di terra e di acqua).
Inoltre ha evidenziato la connessione tra il ciclo di macchie solari e il calendario maya, che
attraverso un macchinoso sistema numerico, giungeva a calcolare il cosiddetto lungo computo di
1.366.560 giorni.
Va ricordata l’ossessione maniacale che le civiltà precolombiane messicane avevano per lo scorrere
del tempo e la loro concezione ciclica della storia dell’umanità, distrutta ciclicamente da catastrofi
naturali.
Lontano dai consueti preconcetti sulla preistoria dell’uomo, il buon senso suggerisce che
popolazioni come gli egiziani dinastici e gli incas, si stabilirono nei pressi delle vestigia di una
civiltà precedente, scientificamente e tecnologicamente avanzata, a cui loro davano un significato
magico religioso, sia per quanto riguarda le tradizioni orali che per le fonti storiche egiziane,
riferite dagli indigeni peruviani ai cronisti spagnoli del XVI secolo, in cui definiscono i giganti di
pietra come l’opera degli dei civilizzatori della perduta età dell’oro.
Un ricordo trasfigurato del passato, tramandato oralmente di generazione in generazione, di nuovo
si incontra come tipico filtro delle informazioni storiche: per esempio la pietra di Palermo, il papiro
di Torino, l’elenco dei re di Abido, scolpito da Seti primo, la storia dell’Egitto redatta da Manetone,
sacerdote di Eliopoli 3 secolo A.C., gli scritti degli storici greci Erodoto e Diodoro Siculo.
Essi sono tutti oggettivamente considerati attendibili della storia egiziana dinastica, mentre
vengono ignorati quando parlano della lunghissima era pre-dinastica, il primo tempo, della durata
di 30.000 o 400000 anni.
L’unica obiezione giustificata, mossa ai sostenitori delle nuove teorie è: perché sono stati trovati
soltanto i prodotti finiti della tecnologia dimenticata e mai gli strumenti?
Il panorama è in realtà ben più complesso.
Diversi strumenti del passato sono stati ritrovati, ma non riconosciuti al momento della loro
scoperta e altri reperti vengono fatti sparire o considerati falsi.
Prendiamo ad esempio due fatti eclatanti.
Le pile di Baghdad. Si tratta di vasi in terracotta vecchi di 2000 anni, contenenti un cilindro di rame
e un tondino di ferro immersi nell’asfalto. Erano considerati oggetti di culto fino al momento in cui
furono notati da Wilhelm konig, negli anni 30. Inserendo una soluzione elettrolitica (solfato di
rame) il congegno produceva energia elettrica.
Nel geode di Coso, nell’omonima località della California negli anni 60, venne alla luce una sfera
incrostata di conchiglie fossili. Una radiografia mise in evidenza l’interno, formato da una sottile
anima di metallo, circondata da una sezione circolare di materiale ceramico durissimo, tale da
consumare la sega di diamante utilizzata per il taglio, con un cappuccio esagonale. Un esempio
incredibile di tecnologia sconosciuta di 500.000 anni fa.
Quindi, se le prove esistono basta semplicemente ignorarle o screditare a chi le propone.
A questo punto bisognerebbe chiedersi se il ritardo di 150 anni della teoria, rispetto alle prove
oggettive, sia fisiologico oppure patologico.
Si tratta sicuramente di uno sgradevole meccanismo di filtro scientifico, messo in luce
recentemente dal ricercatore Micheal Cremo .
Nel suo fondamentale trattato di archeologia proibita, egli dimostra l’infondatezza della linea
evolutiva dell’homo sapiens, i cui fossili sono stati ritrovati con certezza in ere geologiche fino a
50 milioni di anni fa.
Eppure le evidenze sperimentali che lo provano sono state occultate e screditate per più di un
secolo, mentre autorità anonime hanno il potere di decidere quali ricerche vanno pubblicate sulle
riviste scientifiche ed in che modo solo le teorie “gradite” guadagnino notorietà .
La ricerca di Micheal Cremo svela solo la punta dell’iceber , si può solo indovinare quanti reperti
siano stati completamente soppressi e tutto ciò è semplicemente dovuto a un circolo vizioso
avviato dai vertici del sapere accademico.
Forse, si può parlare esplicitamente di un piano preordinato di inganno all’opinione pubblica.
Ma a quale scopo ?
È noto che oggi l’economia e la politica mondiali sono in mano a pochi gruppi di potere che, nel
loro interesse, influenzano e dirigono l’operato dei governi controllando le informazioni che
possono giungere alle masse.
I vertici del potere politico ed economico, legati a doppio filo agli organismi militari e scientifici,
sono responsabili delle manipolazioni delle notizie attraverso i mas media di soppressioni
tecnologiche innovative che, per esempio, potrebbero rendere obsoleto il petrolio.
Il loro obbiettivo è mantenere all’infinito un ordine sociale ed economico vantaggioso per loro.
La ricerca scientifica va forzatamente nella direzione indicata dai finanziatori.
Non è una coincidenza che fondazioni private americane abbiano influenzato le ricerche
sull’evoluzione dell’uomo all’inizio del 900, sponsorizzando selettivamente le teorie neodarwiniane.
Non è plausibile che le conoscenze dei nostri predecessori aprano le porte a un certo tipo di verità
scomode, la cui struttura sociale mondiale non è pronta?
Potrebbero trattarsi di tecnologie rivoluzionarie, il cui impiego comprometterebbe l’establishment
economico mondiale? Oppure informazioni egualmente destabilizzanti sarebbero la scoperta di
fenomeni naturali, ancora sconosciuti, capaci di mettere a repentaglio la vita sul nostro pianeta ?
Quale è stata la più grande scoperta archeologica ?
La scoperta di Troia?
La scoperta della stele di Rosetta? che ha permesso di decifrare i geroglifici egiziani .
I rotoli del Mar Morto?
Rotoli, i quali hanno permesso di entrare nella mentalità cristiana dell’anno zero.
Non scordiamoci la tomba di Tutankhamon con il suo incredibile e maestoso tesoro.
Potremo continuare all’infinito, ma una domanda ci sorge spontanea.
Siamo riusciti a comprendere la mentalità antica ?
Tutti i ritrovamenti attuali non fanno che confondere le nostre idee.
Gli studiosi sono convinti di esservi riusciti, ma lo scenario che i loro studi dipingono lascia i più
critici molto perplessi, senza considerare che le diverse branchie della scienza si devono
controbattere ferocemente, per affermare il loro inutile dominio arrivando poi a doversi screditare
tra loro, per far prevalere le teorie “inconfutabili “ dell’uno o dell’altro.
Il caso della determinazione dell’età della sfinge di Giza è eclatante.
L’egittologia ha dichiarato che i colleghi geologi, i quali hanno retrodatato l’età della sfinge di
almeno 5000 anni, sono lontani dalla realtà per il semplice fatto che questo metterebbe in
discussione le loro teorie.
Quindi, la verità assoluta è in mano agli egittologi ufficiali e, come dei dell’Olimpo, dall’alto delle
loro cattedre si concedono di tanto in tanto a noi poveri mortali con nuove “rivelazioni “ che
sicuramente Giove stesso gli fornirà in forma onirica .
Per non parlare di come l’astronomia ha digerito la neonata archeoastronomia, un” idillio
amoroso”, fino al punto di mettere in discussione la funzionalità dei programmi di computer.
Le altre “divinità” (gli astronomi) sono stati capaci di affermare che nel 10450 a.c., l’era
astronomica precessionale era nella costellazione della Vergine (data proposta da Robert Bauval),
per la costruzione della sfinge, in riferimento agli orientamenti astronomici e le prove geologiche.
Quindi secondo gli astronomi ortodossi, che con i loro precisi calcoli avevano stabilito che nel
10450 a.c. l’era precessionale era quella della vergine, la teoria di Bauval decadeva perché era
basata sulle foggie della sfinge che dovevano rappresentare il suo corrispettivo celeste (la
costellazione del leone).
Gli astronomi mettono in discussione i loro stessi programmi, che riproducono virtualmente le varie
fasi della precessione degli equinozi, accusandoli di scarsa precisione.
A questo punto ci dobbiamo chiedere se siamo di fronte a una dittatura scientifica oppure se siamo
di fronte a divinità che noi poveri mortali non comprendiamo .
La matematica è un’opinione?
Se così non fosse saremmo lieti che qualcuno ci spiegasse come il 10450 a.c. possa rientrare
nell’era astronomica della Vergine.
Ora siamo nel 2000 d.c., siamo alla fine dell’era astronomica dei Pesci e stiamo entrando nell’era
astronomica dell’Acquario.
Una costellazione ospita l’equinozio di primavera per circa 2160 anni. Infatti se utilizziamo il
numero 72, proposto dalla tradizione come il numero di anni necessario allo spostamento di un
grado precessionale, 72 anni per 30 gradi danno il risultato di 2160 anni .
Quindi partendo dalla fine del 2000 d.c. (fine era dei Pesci ) e retrocedendo andiamo a determinare
le varie epoche precessionali .
Fine era Pesci 2000 d.c
Inizio era Pesci 160 a.c.
Inizio era dell’ariete 2320 a.c
Inizio era toro 4480 a.c.
Inizio era dei gemelli 6540 a.c.
Inizio era cancro 8700 a.c.
inizio era leone 10960 a.c.
Nel 10450 a.c. eravamo entrati nell’era astronomica del Leone da ben 510 anni .
Sicuramente gli astronomi obbietteranno pechè la scienza moderna ha calcolato che un grado
precessionale non dura 72 anni, ma 71,6. Proviamo ora a rifare i conti con la stima ufficiale del
grado precessionale.
71,6 per 30 gradi precessionali eguale a 2148 anni
Fine era dei Pesci 2000 d.c.
Inizio era Pesci 148 a.c.
Inizio era Ariete 2296 a.c.
Inizio era Toro 4.444 a.c.
Inizio era gemelli 6592 a.c.
Inizio era cancro 8740 a.c.
Inizio era leone 10888 a.c.
Anche in questo caso il 10450 a.c. rientra nell’era astronomica del Leone di ben 438 anni.
Nel 10888 finiva l’era astronomica della Vergine e cominciava quella del Leone.
Vorremmo proprio sapere come è possibile affermare che nel 10450 a.c. eravamo nell’era della
Vergine, avendo l’ardire di mettere in discussione i calcoli della precessione, i computer, i
programmi e…. permettetemi, la stessa matematica.
Questi errori di comodo non potrebbero nascondere qualcosa di più profondo ?
Sicuramente da questo si evince che la prudenza scientifica, caldamente consigliata dagli
accademici agli studiosi non ortodossi, è raramente presa in considerazione dai detentori delle
cattedre, riducendo purtroppo la scienza a tutto meno che al reale scopo per il quale è stata creata
“ la ricerca della verità “,anche se scomoda .
Ammettere i propri errori è la prerogativa dei “ grandi” uomini che purtroppo sono rari in questo
scorcio di fine millennio.
Il messaggio in Egitto
“La Dea Iside sostiene che TOHT depositò in un luogo nascosto
i libri sacri che contenevano i segreti di Osiride e i simboli sacri
degli elementi cosmici e poi fece un incantesimo grazie al quale
questi libri non fossero ne visti ne scoperti dagli uomini che
andassero o provenivano da queste pianure di questa terra, fin che
non fosse giunto il momento in cui il cielo cresciuto avesse
generato organismi (esseri umani ) più degni di voi:”
Kore Kosmou
Un’antica tradizione dice: “i monumenti di Giza simboleggiano l’ultimo respiro di un’antica
civiltà altamente progredita e precedente al diluvio che fu distrutta da una grande inondazione .
Sempre secondo questa tradizione a Giza sotto le zampe della sfinge o dentro la grande piramide,
si troverebbe la sala dei documenti in cui viene custodita l’intera conoscenza e saggezza
dell’umanità.”
Anche altre fonti antiche ci tramandano spedizioni sia degli antichi romani che delle popolazioni
Arabe, le quali si avventurarono nella piana di Giza alla ricerca di favolosi tesori e antichi
manoscritti.
Vista da lontano, la grande piramide dà l’impressione di essersi conservata perfettamente intatta .
Tuttavia, da vicino possiamo vedere i segni lasciati dal tempo e dalle mani di coloro che l’hanno
devastata.
Nella parte centrale della facciata nord c’è una grande apertura verso l’interno, leggermente sotto
l’entrata originale.
Secondo la tradizione araba questa apertura fu fatta dal califfo Al Mamoun, all’inizio del IX secolo.
Il suo tentativo di entrare nella grande piramide dal lato nord, conferma il fatto che ancora in quel
periodo era viva la tradizione secondo la quale l’entrata della piramide fosse situata in questa
direzione.
Il fatto che si sia tentato di produrre un’apertura artificiale, dimostra che la porta reale, quando era
chiusa, era invisibile e che nel corso dei secoli la sua ubicazione era stata completamente
dimenticata.
Al Mamoun, califfo di Bagdag, nell’820 D.C. accompagnato da un esercito di operai, cercò di
raggiungere il mitico tesoro che si raccontava fosse nascosto all’interno della piramide.
La leggenda raccontava che questo tesoro includeva “ strumenti di ferro… armi che non
arrugginiscono mai…. Vetro che si può piegare senza rompere ed erano queste le cose a cui il
califfo era interessato.
La sua promessa di pagare gli operai con le ricchezze che avrebbero trovato all’interno era un
incentivo per intraprendere questo lavoro arduo e faticoso.
Ma dopo diverso tempo gli operai addetti agli scavi diventarono sempre più scettici. La loro
motivazione stava svanendo dopo aver scavato un tunnel di oltre trenta metri senza mai trovare
nulla.
Il loro malcontento era ormai arrivato al punto di farli rinunciare, quando si udì distintamente il
suono sordo di una pietra cadere in uno spazio vuoto poco lontano dal tunnel appena scavato.
Si trattava probabilmente di una grande blocco di pietra caduto dal soffitto del corridoio che
portava all’entrata originale.
Il gruppo di operai fu spronato a proseguire i lavori nella direzione in cui era giunto il suono, e
finalmente riuscirono a sfondare la parete del corridoio che scendeva all’interno della piramide.
Dal momento che la parte inferiore del corridoio era bloccata dalla pietra che era caduta, gli arabi
esplorarono il corridoio nella parte ascendente e molto probabilmente trovarono il modo di arrivare
alla vera porta di entrata, che ora non esiste più, portata via insieme al alle pietre di rivestimento
quando la piramide fu danneggiata.
Il buco lasciato dalla pietra caduta permetteva di vedere un altro corridoio ascendente, ma con
delusione generale questo passaggio era ostruito da tre enormi blocchi di granito .
Al gruppo di operai non rimase che tentare di scalfire il calcare dei blocchi, più morbido ai lati,
piuttosto che tentare di aprire un varco fra essi.
Una volta riusciti a passare il granito, scoprirono che il corridoio era ancora ostruito, questa volta
però da massi che facilmente riuscirono a tagliare e spostare fuori.
Una volta liberato il corridoio, iniziarono a salire e percorsero trentaquattro metri circa lungo
l’asse: un passaggio molto ripido formato da pietre di calcare bianco.
Gli operai emersero in una specie di incrocio da cui partiva un altro corridoio, che scompariva
nell’oscurità e che terminava con quella che ora è chiamata camera della regina.
Dopo diverse peripezie gli operai arabi raggiunsero quella che oggi è chiamata la camera del re .
Quella camera era stata costruita con blocchi di granito rosso e le pareti, il pavimento e il soffitto
erano perfettamente perpendicolari l’uno dall’altro.
Con grandissima delusione, da parte degli operai, si accorsero che la camera era completamente
vuota, a parte un cenotafio vuoto senza coperchio, il sarcofago……………………………
Ora la frustrazione degli uomini del califfo aveva raggiunto un tale livello da indurli probabilmente
a rovistare in ogni parte accessibile della piramide, in un tentativo quasi furioso di localizzare il
tesoro.
Il Califfo, oltre a sentirsi anch’esso deluso, sperava fortemente che i suoi operai trovassero in
qualche angolo o qualche fessura, qualcosa che rassomigliasse al tesoro tanto ambito.
Fu così che per salvarsi la vita, il califfo fece seppellire, parte del suo tesoro reale nei locali vicino
al passaggio appena scavato.
La mattina dopo egli fece di tutto per costringere gli operai a scavare nel luogo ove aveva seppellito
il suo tesoro, gli stessi obbedirono e scoprirono che il suo valore era pari alla somma pattuita per
tutti i mesi di lavoro.
Con il suo esercito di lavoratori il califfo tornò a Bagdad, infelice, ma salvo grazie alla sua
saggezza.
Perché iniziare le nostre ricerche in Egitto?
La tradizione ci segnala che all’interno delle piramidi o sotto la sfinge sarebbero custoditi dei
documenti antichi, in cui sarebbe rivelata la nostra storia più antica e la saggezza di una cultura
remota.
Gli antichi egiziani ci segnalano camere degli archivi o delle registrazioni, nascoste sotto i
monumenti di Giza che celerebbero le testimonianze e la cultura di un’antica civiltà antidiluviana.
Le ricerche hanno prodotto lo sventramento di diversi monumenti, ma come risultato nessuna
traccia della stanza delle registrazioni.
Se non vogliamo fare la stessa identica fine del Califfo sopra citato, dobbiamo ragionare in diversi
termini, per comprendere la natura di tale “tesoro”.
Insabbiare sotto il suolo a 20 o 30 metri di profondità una stanza o archivio, non si avrebbe avuto la
certezza che tale stanza sarebbe mai stata ritrovata
Anzichè nascondere una “stanza”, gli antichi avevano celato attraverso il codice della precessione
tonnellate di pietra, ben visibili, ma incomprensibili per tutti gli “scavatori”. Tutto ciò ci può forse
dare un’immagine dello spessore culturale e psicologico degli autori del messaggio ?
Con questa metafora del “TESORO “, gli autori del messaggio avevano ottenuto due scopi ben
precisi:
il primo che nel sito di Giza si continuasse a cercare un “Tesoro” ed il secondo che tale “tesoro”
fosse raggiungibile a chi comprendesse la natura metaforica dello stesso.
La tradizione ci viene in aiuto confermandoci che le stanze degli archivi segreti non sono un
numero indefinito, bensì sono 12(come le costellazioni ).
Confermati anche da altri numeri chiave inseriti nella piana di Giza , quali le 144.000 pietre di
rivestimento, le proporzioni della grande piramide che corrispondono in scala a 1/432.000
dell’emisfero Nord terrestre, siamo sicuri di avere la possibilità di affermare che la stanza degli
archivi non è sotterrata nella piana di Giza, ma nascosta tramite il codice precessionale.
La vera chiave per comprendere il messaggio ci giunge dalla scoperta che le popolazioni antiche
conoscevano la precessione degli equinozi, i suoi effetti e dallo studio della cultura dell’antico
Egitto.
“La disposizione delle stelle e i loro movimenti sono sempre stati oggetto di grande attenzione da
parte degli antichi egizi; essi hanno conservato fino ad oggi documenti riguardanti ciascuna di
queste stelle durante un numero incredibile di anni, dal momento che anche in tempi remotissimi
registravano propri studi con cura “
DIODORO SICULO LIBRO QUINTO PRIMO SECOLO A.C.
Nei testi egiziani o greci troviamo diverse simbologie in cui il dualismo terra cielo costituiscono
parte primaria degli stessi in cui ne è sempre protagonista il Dio Thot, che per i greci si chiama
Ermes, il dio della saggezza e della scrittura.
Il circolo segreto del Duat dice che chiunque realizzi una copia questa funzionerà come una
protezione magica sia in terra che in cielo.
La religione celeste del Duat era dominata dalla costellazione di Orione .
Il primo tempo era l’epoca in cui gli dei erano arrivati sulla terra e avevano stabilito il loro regno
nella terra d’Egitto.
Il corrispettivo celeste di Osiride era Orione Sah per gli egiziani, colui che cammina lontano.
E appunto Osiride aveva governato nel primo tempo.
La data di partenza del messaggio è segnata in maniera inequivocabile da un fenomeno celeste,
singolarissimo, che è stato fissato sulla terra nella piana di Giza.
“Quando la terra era più giovane, Saurid Ibn Salhouk, il re
dell’Egitto che visse trecento anni prima del diluvio grande, era
tormentato da terribili incubi, vedeva che l’intera terra era messa
sottosopra e anche i suoi abitanti, vedeva uomini e donne cadere a
faccia a terra.
I sacerdoti misurarono le stelle e fecero le piramidi ……….”
Storia riferita da vari storici Arabi e Copti , tra cui Ibn Alhkm, vissuto nel IX secolo e Al Masudi
Morto nel 934 D.C.
La piana di Giza, con il proprio orientamento astronomico improntato sul cielo che si vedeva in
Egitto nel 10450 a.c., è la data di partenza del messaggio. Ricordiamo che il 10450 corrisponde
all’era astronomica del Leone, come l’ingegnere Robert Bauval e il giornalista Graham Hancock
hanno segnalato al mondo intero.
La sfinge, la famosa statua del leone dal volto umano, si trova accovacciata ai piedi della rampa
precessionale di Chefren. Essa è perfettamente allineata all’est vero, dove il sole sorge nei due
giorni equinoziali e, come già detto, fissava direttamente il suo corrispettivo celeste, cioè la levata
del sole equinoziale nella costellazione del leone, nell’anno 10450 a.c. ed in quella precisa data,
della costellazione del leone si vedeva solo la testa, il dorso e le spalle.
Le stesse che appaiono guardando la sfinge dal suo profilo da sud.
Con il suo preciso orientamento astronomico (l’est vero ) la sfinge diventa un infallibile indicatore
equinoziale, la nostra lancetta delle ore equinoziali.
Essa ha anche un altro sinonimo, viene anche chiamata il padre di tutti i terrori, che alla
luce della decodificazione precessionale, acquisisce il suo reale e terrificante significato.
La sfinge, all’alba dell’equinozio di primavera del 10450 a.c, fissava il suo corrispettivo celeste, la
costellazione del leone e per utilizzare le parole degli astronomi, alla sua levata eliaca.
All’equinozio di primavera del 10450 a.c. si verificò una congiunzione particolarmente
spettacolare, una congiunzione che coinvolgeva il momento del sorgere del sole, la costellazione
del leone e il punto di transito sul meridiano delle 3 stelle della cintura di Orione.
La sfinge e le 3 piramidi di Giza rappresentano questa congiunzione celeste unica che segnala
l’inizio dell’era precesssionale del Leone e l’inizio del ciclo precessionale ascendente delle 3 stelle
della cintura di Orione.
Quindi la sfinge segnala l’ora precessionale e le 3 stelle della cintura di Orione ci segnalano i
minuti precessionali.
Le due lancette fermano l’ora di partenza del messaggio il 10450 a.c.
La partenza del messaggio era fissata in maniera unica ed irripetibile dall’evento astronomico
sopracitatato.
Il ciclopico Leone che veglia nella valle del Nilo diventa, dopo tale evento, una lancetta
segnatempo nel grande orologio cosmico determinato dalla precessione degli equinozi.
L’incontro perfetto tra le immagini del cielo e quelle della terra si realizzarono nel 10450 a.c.
quando “il disegno” della via lattea e delle tre stelle di Orione nel punto di transito sul meridiano,
incrociava con estrema precisione il corso del Nilo e la rappresentazione delle tre piramidi sul
terreno, riproducendo esattamente la posizione delle stelle della cintura di Orione nel 10450a.c.
Ciò non rappresenta solo una data specifica, ma anche l’inizio di un semiciclo precessionale.
Infatti, la stella Al Nitak all’inizio del semiciclo era nel punto più basso e adesso va nel punto più
alto rispetto il meridiano, il 10450 segna il nadir (punto più basso ) dello scorrimento
precessionale.
Mentre adesso la stella si trova allo zenit (punto più alto) e sono necessari 6 segni zodiacali, un
semiciclo, perché la stella si trovi dal punto più basso a quello più alto.
Il messaggio intermedio: il 111,111
I percorsi dei 4 condotti stellari della grande piramide, come abbiamo già visto,
fermano il cammino precessionale di 4 stelle primarie per gli antichi egiziani
nel 2450 a.c., nell’era astronomica del toro.
Il pozzo stellare meridionale della camera del re è puntato sulla posizione della cintura di Orione,
nel 2450 a.c., mentre il pozzo stellare meridionale della camera della regina è puntato sul transito
precessionale della stella Sirio, sempre nella medesima data: il 2450 a.c. .
Al contrario, i due pozzi settentrionali sono rispettivamente puntati sulla posizione di due altre
stelle: Alfa Draconis (quello della camera del re) e Beta Ursae Minoris (quello della camera delle
regina), sempre fermando il transito precessionale delle due stelle nella data del 2450 a.c.
Quindi una volta segnalatoci la data di partenza, il 10450 a.c., il secondo passo è quello di portare
la nostra attenzione su un’altra data, quella del 2450 a.c., esattamente a 8000 anni di distanza
cronologica .(8000 anni che corrispondono in termini precessionali esattamente a 111,111 gradi,
quindi dall’epoca del leone fino a 21 gradi circa del toro.
La nostra attenzione viene catturata da questa data (il 2450 A.C.) che è distante
ben 8000 anni dalla data di partenza (il 10450 A.C.), ottomila anni che
corrispondono a 111,111 gradi precessionali.
La tomba astronomica di Seti primo mostra la figura simbolica di Orione che con le due mani
ci indica di calcolare la distanza precessionale che separa la costellazione del leone al punto
preciso dalla costellazione del toro, il 2450 a.c. segnalatoci dai pozzi stellari.
“Secondo gli antichi egizi il dio Thot, il dio della saggezza sarebbe
riuscito a comprendere i misteri dei cieli e rivelati scrivendoli in
libri sacri che poi nascose sulla terra, le successive generazioni li
avrebbero cercati ma solo pochi eletti li avrebbero trovati”
Le tombe astronomiche
Senenmut
A conferma dei nostri dati vi è la tomba astronomica di Senenmut, dove ritroviamo il caratteristico
Horus (il Sole ), con una lunga asta in mano che indica la propria posizione precessionale, sulla
raffigurazione della costellazione del Toro .Horus indica il punto esatto in cui si trovava il sole nel
suo lento incedere precessionale, all’epoca delle piramidi il 2450 a.c.
Architetto e Sacerdote del 1400 a.c., la sua tomba la numero 353, ha un soffitto astronomico con la
rappresentazione delle 3 stelle di Orione. Contiene inoltre l’indicazione dell’incedere
precessionale La scoperta della tomba avvenne nel 1927 per merito di Herbert Winlock, negli scavi
sul lato nord est del tempio di Hatschepsut.

IL LIBRO DEI MORTI DEGLI ANTICHI EGIZI
La data finale del messaggio.
Questa specie di bibbia egiziana, il cui vero titolo è “dell’uscire verso la luce del giorno” e secondo
la tradizione egiziana è stata scritta dal Dio Thot in persona.
Una parte del testo venne ritrovato attorno al 2700, nella città di KHEMENU, ai piedi della statua
di Osiride .Esso era scritto su di un blocco di bronzo inciso e impreziosito di lapislazzuli.
Altre parti furono ritrovate scritte su papiri.
Gli scritti geroglifici del “Il Libro dei morti” erano belli ed eleganti e la lunghezza del papiro in cui
venivano redatti variava da alcuni metri a pochi centimetri.
In Egitto, all’inizio del nuovo regno, la concezione dell’aldilà venne riveduta. Ripreso il messaggio
di Osiride, il defunto sarebbe stato sottoposto ad un giudizio rinascendo, se meritevole, in una terra
di eterno appagamento.
A diverse riprese questo testo parla delle catastrofi cosmiche di altri tempi e del crollo dei mondi.,
Come abbiamo visto, la conoscenza dei vocaboli egiziani non illuminano le oscurità delle allegorie
e dei simbolismo racchiusi nel “libro dei morti”.
Consigliati caldamente da de Santillana che ha ritrovato almeno 320 termini astronomici in questo
oscuro e misterioso libro, proviamo ora con l’aiuto dei due codici a decodificare questa saggezza
antica.
Sicuramente il papiro più importante di tutti quelli che formano il libro, venne trovato attorno al
2700 a.c., durante il regno di Micerino, il faraone della quarta dinastia al quale è attribuita la più
piccola delle tre piramidi di Giza.
Il testo fu scolpito nella città di Khemenu, ai piedi della statua di Osiride. Si trattava di un blocco di
bronzo inciso e impreziosito di lapislazzuli .
Il ritrovamento lo si deve ad un principe reale, Herutataf, che stava compiendo un’ispezione ai
templi.
Era scritto in un linguaggio oscuro, ma un assistente del principe di nome Nehkt riuscì a decifrarlo
e ad interpretarne il significato recondito. In seguito il principe, essendosi reso conto del grande
mistero contenuto nell’iscrizione, in cui nessun occhio umano aveva mai contemplato prima, lo
fece vedere al faraone.
Analizziamone il passo principale.
CAPITOLO 64
“ Calcolando e tenendo in debito conto
i giorni e le ore propizie
delle stelle di Orione e delle dodici
divinità che le reggono,
ecco che esse congiungono le mani palmo a palmo
ma la sesta fra esse
pende sull’orlo dell’Abisso
nell’ora della disfatta del demonio
ecco che io giungo quale trionfatore
innanzi ad un vasto spazio nel mondo inferiore …
quando cessati i massacri
il sangue degli impuri si sarà raffreddato
e la terra nuovamente composta dalla sua interezza
si riammanterà di fiori e di novelli frutti.”
Abbiamo visto come le stelle di Orione rappresentino una data, il 10450 a.c., riprodotte dalle tre
piramidi della piana di Giza, nella stessa posizione in cui si trovavano le stelle per effetto della
precessione. In quella data abbiamo la sfinge che ci ricorda che l’ora precessionale è quella del
Leone ( all’equinozio di primavera il sole sorgeva nella costellazione del LEONE).
Utilizzando il codice “terzo”, anche se basterebbe solo un piccola dose di logica, riusciamo ad
intuire che le 12 divinità che reggono le stelle di Orione non sono altro che le 12 costellazioni che
incontriamo per effetto della precessione.
“ ecco che esse congiungono le mani palmo a palmo”
con il simbolismo questa immagine poetica, ribadiscono il lento incedere della precessione.
“ ma la Sesta fra esse pende sull’orlo dell’Abisso”
Quindi partendo dalla data di partenza segnalataci dalla sfinge e dalle tre stelle della cintura di
Orione, possiamo ora contare che ora precessionale ci viene segnalata: la sesta.
Partendo ovviamente dall’era del LEONE che è la prima, CANCRO la seconda, GEMELLI la
terza, TORO la quarta, ARIETE la quinta e infine PESCI la sesta, ora precessionale partendo
dall’era del Leone.
Quindi, l’orlo dell’abisso è alla fine della sesta ora precessionale, partendo dall’era del Leone,
quindi la fine dell’era dei Pesci, il nostro tempo.
Fatto, tra l’altro segnalatoci anche per aver utilizzato le tre stelle della cintura di Orione nel loro
punto più basso di culminazione; quindi indicandoci un semiciclo precessionale, cioè sei ore
precessionali. Infatti, dopo sei ore precessionali o un mezzo ciclo le tre stelle di Orione si
troveranno nel punto di culminazione più alto( per effetto della precessione degli equinozi).
Avendoci fornito la data di partenza con l’inizio di un semiciclo precessionale, ci hanno anche
segnalato la data di arrivo (dall’inizio alla fine del semiciclo = 6 ore precessionali).
Possiamo notare come, sia l’architettura sacra che i testi religiosi sono stati utilizzati per
tramandarci questo messaggio millenario ed una prova ulteriore la troviamo nel fatto che questo
messaggio è stato ripristinato nel 2700 a.c. dal principe reale Herutataf:
Capitolo 65
“ essi fanno ruotare i cieli con il loro DISCO
di fuoco, a loro volta, compresi in questo movimento……….”
Chiaro esempio di simbolismo precessionale.
“ che io possa trionfare di Seth e delle sue spie notturne
dalle sembianze di coccodrillo
come pure dalle spie dai volti celati
le quali, sotto le apparenza di Déi,
Si dissimulano al SESTO giorno della festa,
nel tempio del dio del Nord
in verità, si direbbe che le loro imboscate sono calcolate per l’eternità.
E le loro funi, reggere indefinitivamente…….
Altro chiaro riferimento alla sesta ora precessionale che si incontra partendo dall’era del Leone,
quindi quella dei Pesci .
La cosa più interessante di questo passo è che ci rende chiaramente partecipi alla ciclicità
dell’evento.
“ si direbbe che le loro imboscate sono calcolate per l’eternità.”
“ allora, che l’ordine naturale si sovvertito!
Possa il dio Nilo salire al cielo!
E Ra (IL SOLE ) dia vita ai Pesci”
Abbiamo davanti ai nostri occhi un simbolismo perfetto. Ricordate che nel 10450 a.c. nell’epoca
segnalataci dalle tre piramidi e dalla sfinge, il fiume Nilo era la controparte terrestre della via lattea,
cioè il fiume Nilo sembrava la continuazione della via lattea, ovviamente questo effetto ottico è
stato riscontrabile solo nell’era del Leone. Successivamente, per effetto della precessione degli
equinozi, la via lattea e il fiume Nilo si sono allontanati per riabbracciarsi solo dopo un intero ciclo
precessionale.
Infatti, nella prossima era del Leone si ripresenteranno gli stessi “ARREDI “ astronomici e il fiume
Nilo come nel 10450 a.c. sarà la controparte terrestre della via lattea .
Questa invocazione “ Possa il dio Nilo salire al cielo !”, sembrerebbe spiegarci che secondo il
testo ci siano degli inconvenienti che impediscano al Nilo di tornare in cielo, cioè che non
permettano alla precessione degli equinozi di compiere il suo ciclo millenario. Questi particolari,
come ci segnala l’ultima strofa, sono nel segno precessionale dei Pesci.
Capitolo 49
Per respingere il demone Apopi.
Apopi il drago dell’abisso e delle tenebre, l’incarnazione del male
assoluto e il maggior nemico di Ra (Il sole).
“ io ho apprestato le tue funi o RA!
Ecco che io le tendo…..
Apopi è caduto ? E’ avvinto incatenato
Dalle divinità del Sud, del Nord, dell’Est e dell’Ovest!
Tutte, lo hanno incatenato …..
Ra è soddisfatto ora…..
Egli compie in pace le sue rivoluzioni celesti:
Apopi è atterrato, indietreggia il nemico di Ra!
Questa” apocalisse “ Egiziana mette in evidenzia la lotta del dio Ra, il Sole ed il demone Apopi,
molto simile alla lotta tra il Cristo e Satana. La cosa più sbalorditiva, come avremo l’occasione di
vedere in seguito, è che gli argomenti astronomici sono gli stessi.
Le funi che legano il demone Apopi e che provengono dalle quattro direzioni cardinali sono i
quattro pilastri, che nella simbologia della precessione degli equinozi, sono chiamate le divinità del
sud, del nord, dell’est e dell’ovest (le funi sono simbolicamente uguali alla catena che l’arcangelo
Gabriele utilizza per legare Satana, nell’apocalisse di San Giovanni).
Nell’apocalisse di Giovanni le quattro costellazioni che sono i quattro pilastri del cielo vengono
simboleggiati dalle quattro figure mitiche dell’Angelo, dell’Aquila, del Toro e del Leone.
L’angelo è associato astronomicamente all’acquario, il toro e il leone sono ovviamente associati
alle due omonime costellazioni e l’aquila il cui simbolo viene sempre associato in antichità allo
scorpione.
Nell’apocalisse egiziana sono proprio i quattro pilastri del cielo, che ricordiamo sono le quattro
costellazioni che ospitano i due solstizi e i due equinozi, a fermare ed immobilizzare il demone, che
così legato non può insidiare il corso del Sole.
“ fohat fa cinque passi e costruisce una ruota alata ad ogni canto del quadrato
per i quattro santi e i suoi eserciti “
le stanze di Dzyn. Tradizione.
I quattro deva che presiedono i quattro punti cardinali.Gli Angeli o Reggenti che governano le forze
cosmiche del nord, sud, est ed ovest.
Credenza nota tanto al cristianesimo romano quanto all’occultismo orientale. Secondo la tradizione
cristiana gli arcangeli che presiedono i 4 punti cardinali sono:
Nord arcangelo Gabriele
Est “ Michele
Sud “ Raffaele
Ovest “ Uriele
Possiamo notare che questo mito astronomico ci ricordi la figura del demone, presente in tutte le
tradizioni, il quale insidia il naturale corso della “barca celeste” che trasporta il Sole e ci fa
sospettare che questa figura demoniaca, non sia altro che qualcosa di ciclico che a tempi stabiliti e
quindi calcolabili, insidia la vita sulla terra.
Capitolo 57
“ o Thot !
dimmi che cosa è avvenuto degli dei
che Nut in altri tempi ha generato ?
io odo la voce di Thot che dice :
essi hanno provocato lotte, scatenato disastri,
commesse iniquità, creato dei dèmoni
causato ruine e distruzioni.
Ma insieme a queste opere del male
Hanno compiuto grandi cose .
Rimetti in vigore, o Thot, i decreti di Tum
Affinchè il male non trionfi
E gli avversari del bene
Non possano rinnovare i loro assalti!
Non vedi Thot, che in questo momento,
essi ordiscono in segreto i loro preparativi
contro la meravigliosa armonia delle annate e dei mesi?”
Anche in questo capitolo possiamo ritrovare il concetto dell’eterna lotta del bene e del male che ha
provocato enormi disastri e rovine.
Abbiamo un chiaro riferimento a questo Demone che sta ordendo in segreto un piano per
distruggere la natura ordinaria e tranquilla.
Ma a differenza della concezione cristiana del male, che è presente all’interno dell’umanità, in
questi passi il male è un’entità esterna all’uomo, ma interna all’ordine naturale delle cose e, come
vedremo nel prossimo capitolo, ha una data stabilita per presentarsi e chiedere il suo tributo di
vittime.
CAPITOLO 58
“ Ecco che Ra (il Sole) lancia uno sguardo al serpente
repentinamente la sua navigazione si arresta,
in quanto, colui che è celato nella sua barca,
si tiene in agguato……….
Ecco che si tuffa nell’acqua
E nuota alla profondità di SETTE Anue.”
Il male personificato dal serpente, come in tutte le tradizioni, basti ricordarsi il giardino dell’Eden,
è presente nella barca del Sole . “ colui che è celato nella sua barca “ Quindi sembrerebbe che
questo qualcosa di ciclico sia connesso con la natura del sole e che questo fattore ciclico scatenate
colpirà al settimo sigillo precessionale, cioè tra la fine dell’era dei Pesci e l’inizio dell’era
dell’Acquario.
Come abbiamo avuto l’occasione di constatare in questo capitolo, i monumenti dell’architettura
sacra e i testi sacri sono stati “ concertati” per fare arrivare il messaggio dall’era precessionale del
Leone a quella dei Pesci. Il fattore più sconcertante è che la medesima maniera di esprimersi
astronomica precessionale e facente sempre capo al medesimo messaggio come avremo l’occasione
di leggere in seguito, la troveremo in tutte le parti del mondo e in ogni epoca a dispetto dei luoghi e
dei tempi.
Egitto: i dati illuminanti
Le tre piramidi di Giza e la Sfinge creano il punto di partenza del messaggio, riproducendo sul
terreno egiziano l’evento astronomico del 10450 A.C. (dalla costellazione del Leone all’equinozio
di primavera e l’inizio del semiciclo precessionale delle stelle della cintura di Orione).
(Robert Bauval)
I pozzi stellari della grande piramide di Cheope fermano il cammino precessionale di quattro
particolari stelle nel 2450 A.C., creando il messaggio intermedio nell’era astronomica del Toro, ad
esattamente 8000 anni dalla data di partenza o 111,111 gradi precessionali .
(Bauval ed Hancock)
La tomba astronomica di Seti primo conferma il messaggio intermedio, con la divinità Orione che
indica di percorrere idealmente la distanza che divide l’era astronomica del Leone (Sfinge e
Piramidi ) e la posizione nell’era astronomica del Toro (pozzi stellari ) .
(Giorgio Terzoli)
“Il libro dei morti” dell’antico Egitto ci fornisce la data finale (la fine della sesta costellazione
partendo da quella del Leone ) che corrisponde alla fine dell’era dei Pesci.
(Giorgio Terzoli)
“Il libro dei morti” contiene oltre 320 termini astronomici .
(Giorgio De Santillana.)
72 sono i cospiratori di Osiride .
(De Santillana)
L’anno degli antichi egizi era composto da 360 giorni più cinque giorni ritenuti infausti esattamente
come nei miti degli amerindi precolombiani.
Il sito di Giza (Egitto ) ed il sito di Angkor (Cambogia ) si trovano ad esattamente 72 gradi di
longitudine .
(Graham Hancock)
Il sito di Giza si trova in grado di declinazione 0, dove il nord magnetico ed il nord geografico
corrispondono.
Tempo
io ti fermerò disse il poeta.
Scriverò le poesie sublimi dell'eterna giovinezza!
Tempo.....
Cambierò le menti umane ;cosi che le tue poesie
Non siano altro che parole.
Ti fermerò io, allora disse lo scultore.
Creerò la più bella forma dal marmo più puro!
Tempo
Lentamente ma inesorabilmente distruggerò la forma,
facendola tornare null'altro che un masso .
il cantante disse :io ti fermerò !
ti lascio tutte le mie rughe,
mi prendo solo gli attimi dei miei amori,
ne faccio una canzone e
con coraggio te la canto!
Tempo
Ridurrò i tuoi amori in polvere
E cambierò la tua musica in rumore.
Scolpirò la mia anima e diventerò tuo figlio,
disse il saggio!
Oddio ! si è fermata la clessidra.
(GIORGIO TERZOLI '96)
ROMA
Per gli antichi la costellazione che portava l'equinozio non era la sola che definiva l'era
precessionale in questione, infatti, considerando l'orientamento verso questa costellazione come
una linea di discesa verso la terra, "la porta degli Dei", ad essa corrispondeva, dalla parte
opposta, una linea di ascesa o di uscita dal piano terrestre "la porta degli uomini ".
Fabio Ragno ( Miti della storia )
Delle molte leggende sorte sull'origine di Roma, quella elaborata sulla base di motivi latini, etruschi
e greci, nel clima di grandezza dell'età augustea e trasmessa da Livio, da Dionigi di Alicarnasso e
da Virgilio, è passata nella tradizione corrente come la più adatta a mettere in rilievo, con la sua
mescolanza di umano e di divino, già agli inizi della città, gli elementi portentosi della sua storia
.Secondo tale versione, dopo la caduta di Troia, in Asia Minore, un gruppo di superstiti, sotto la
guida di Enea, superando le peripezie di una lunga navigazione, sbarcò sulle spiagge del Lazio.
Quivi, accolto benevolmente dal re del paese Latino, l'eroe troiano ne sposò la figlia, Lavinia, dopo
aver ucciso in battaglia Turno, re dei Rutuli, cui la fanciulla era stata precedentemente promessa ed
in onore della moglie fondò la città di Lavinio. Alla sua morte lasciò erede il figlio Ascanio,
chiamato anche Iulo, che a sua volta fondò un'altra capitale, Alba Longa. L'ultimo dei suoi
numerosi successori (circa una dozzina ), di nome Amulio, usurpò il trono spettante al fratello
maggiore Numitore e ne costrinse la figlia Rea Silvia a farsi vestale. Ma questa, segretamente
amata dal dio Marte, generò Romolo e Remo, i quali, gettati dallo zio nel Tevere in una culla che
venne dalla corrente spinta a riva presso un fico selvatico alle falde del Palatino, furono allattati da
una lupa
E poi raccolti e allevati da un pastore Fustolo e dalla moglie Acca Laurenzia. Divenuti adulti i due
gemelli restituirono al nonno Numitore il trono e decisero di fondare una città dove si erano
miracolosamente salvati. Per darle il nome e quindi regnarvi, ricorsero a segni augurali degli dei
protettori del luogo, che fecero prima apparire sei avvoltoi a Remo, che stava sull'Aventino poi
dodici a Romolo, in attesa sul Palatino. La contesa se valesse più la precedenza della comparsa
degli avvoltoi o il loro numero o piuttosto un salto compiuto per scherno da Remo oltre il tracciato
da Romolo con un aratro tirato da una vacca e un bue bianchi per segnare le cerchia delle mura,
causò il fratricidio . Romolo uccise Remo e da solo fondò Roma, il 21 aprile, festa della dea Pale,
dell'anno 753 A.C. in base ai calcoli di Varrone, dell'814 o del 751 o del 748 o del 729, secondo
altri.
Come giustamente ci fa notare l'autore Fabio Ragno, nella sua opera " Miti della Storia ", nella
leggenda di Roma si trovano simbolismi e riferimenti abbastanza conosciuti .
" in realtà, quindi sono due le costellazioni che rappresentano un'epoca zodiacale :quella
discendente e quella ascendente (nel caso del Toro, è quella opposta dello Scorpione e per i
Gemelli è il Sagittario, per l'Ariete è la Bilancia e così via ).
Molto probabilmente, il fatto che venisse presa come emblema una o l'altra delle due costellazioni
può semplicemente significare questo: il collegamento con la fase di ascesa e discesa , ossia una
precisa collocazione storica nel primo o nel secondo millennio che compongono un'era (2160
anni).
Nel caso di Roma perciò questo riferimento è dato dalla Bilancia (fase ascendente dell'era
dell'Ariete, primo millennio A.C. ), considerata infatti il segno propiziatorio dell'Urbe e che indica
un'epoca che corrisponde a quella della fondazione della città .(753 A.C.)
Ma, come si è detto, il segno della Bilancia anticamente era un'estensione dello Scorpione, in
quelle epoche il riferimento riguardava quest'ultimo segno, da cui il nome SPQR, il
corrispondente significato astronomico e la precisa collocazione storica. Un accostamento di
questo tipo e dato tra la sigla SPQR (Senatus Populus Que Romanus ) altro nome di Roma e la
radice SQRP o SKRP, riferita allo scorpione .
Pagina 119 dei " Miti della Storia " di Fabio Ragno edizioni Mediterranee 1999
Oltre ai riferimenti giustamente segnalatici dall'autore italiano, abbiamo la possibilità di trovarne
altri utilizzando i due codici (De Santillana e Terzo ).
Il numero degli avvoltoi ci segnala le dodici costellazioni zodiacali che un intero ciclo
precessionale deve compire e le sei costellazioni che rappresentano un semiciclo precessionale.
Il riferimento all'albero ci riporta al concetto dell'asse della terra, senza contare che l'uccisione di
un fratello da parte di un altro trova altre corrispondenze nella mitologia, Caino e Abele, Osiride e
Seth, Manu e Yama, sempre con gli stessi significati simbolici.
CAMBOGIA
Senza dubbio Angkor, la città nascosta nella giungla cambogiana, stimola l'immaginazione e la
creatività.
Questa "Atlantide " tropicale è una collezione di meravigliose cattedrali e monasteri sia buddisti
che Induisti, con templi alti come montagne e bassorilievi ineguagliabili.
Negli ultimi decenni pochi privilegiati hanno avuto occasione di ammirare la città sacra
Cambogiana, poiché recarsi ad Angkor significava esporsi ai pericoli dei Khmer rossi e delle mine
collocate nei templi e nei dintorni.
Oggi per fortuna è possibile visitare questo patrimonio culturale con una relativa sicurezza.
Angkor , la capitale dell'impero Khmer, si è sviluppata nell'arco di 500 anni.
Dalla sua fondazione, nel IX secolo, fino al declino nel quattordicesimo secolo d.c.
Dal IX al XIII secolo fu sede dell'impero kmher, il popolo della attuale Cambogia.
I suoi confini, riferiti alle attuali aree geografiche, arrivano dal sud Vietnam allo Yunam cinese e
verso ovest, fino alla baia del Bengala.
Nel 889 re Yashovarman I eredita i due reami, Fou-Nan e Tchen la, che fonde in un impero, per il
quale costruisce una capitale che porta il suo nome.
I cambogiani la chiamano semplicemente Angkor, che nella loro lingua significa Capitale.
È molto interessante notare che la parola ANGKOR in egiziano ha il significato "IL DIO HORUS
VIVE "
In onore del suo fondatore i suoi successori costruiscono il tempio di Prasat Kravan e il santuario
di Baksei Chambrong .
Poi Angkor entra in un periodo di guerre di successione, durante il quale la capitale viene trasferita
a Koh Ker .
Sotto il regno di Rajendravarman, ANGKOR ridiventa, all'inizio del decimo secolo, il centro di
unità ritrovato.
Più ricca e potente che mai la città si lancia nella costruzione di nuove opere .Nasce il Mebon
centrale, il Lolei, il prè Rup, la raffinata cittadella delle donne, Bantteay Srei, i grandi bacini idrici,
il tempio del palazzo reale ed una quantità di santuari minori.
Nell' XI secolo, una nuova guerra di successione scuote l'impero.
Uno dei due pretendenti al trono regna appena il tempo per poter completare il tempio Ta Keo .
Poi la dinastia di Suryavarman I riporta la calma e la pace.
Suryavarman I non realizza importanti opere ad Angkor, si limita a restaurare i templi e il palazzo
reale. Sarà suo figlio Udayadithyavarman ad intraprendere lavori giganteschi, quali costruire un
lago immenso artificiale, lungo otto chilometri e largo due, chiamato Barai orientale.
Nel 1113, un principe senza scrupoli si impossessa del potere : Suryavarman II.
È un insaziabile conquistatore che sottomette il popolo dei cham e quello dei vietnamiti.
Allarga l'area di influsso Kmer e si attira l'odio dei cham, che in futuro si sarebbe rivelato
disastroso per l'impero.
Paradossalmente è a quel guerriero irriducibile che si deve la costruzione più elegante e maestosa
del complesso Angkor wat .
Dedicato a vishnu , questo tempio montagna costituisce il simbolo della Cambogia.
Nel 1431, una serie di invasioni dalla Thailandia costrinsero i Khmer ad abbandonare la capitale,
nella quale per quattro secoli avevano costruito centinaia di templi, poi la foresta li coprì.
È interessante notare, che per le popolazioni locali quei templi, avvolti dalla vegetazione, non
erano opera dell'uomo bensì degli dei.
Pisnovka, figlio di una danzatrice celeste e di un essere umano, era stato inviato agli dei per
apprenderne le arti.
Vide i templi costruiti dalle divinità e da loro stesse ebbe il mandato di tornare sulla terra per
costruirne dei simili.
Così secondo la leggenda nacque ANGKOR."
Fra i templi di Angkor uno si distingueva per bellezza ed imponenza: il tempio di Baphuon.
Un diplomatico cinese che visitò Angkor negli ultimi anni del tredicesimo secolo, testimoniò tutta
la sua meraviglia alla vista del magnifico tempio e della sua splendente cupola di rame.
Qui finisce la storia antica di Angkor e arriviamo ai giorni nostri.
Nel 1910 Jean Commaille, archeologo francese, giunge ad angkor, determinato a liberare i templi
dalla foresta.
Riesce nel suo intento e i templi riemergono, non in un cattivo stato, ma la cattiva sorte si abbatte di
nuovo su quel luogo. Piogge di rara intensità e forti smottamenti producono danni profondi.
Nel frattempo arriva il primo conflitto mondiale e il destino si ripete e i templi sono di nuovo
abbandonati al proprio destino.
Nel 1954, Bernard Philippe Groslier si rimette a lavorare sui resti del fantastico tempio di
Baphuon. Circa un anno prima, una nuova frana aveva complicato ulteriormente le cose,al punto
che la ricomposizione dei pezzi non fu più possibile.
Groslier decide di operare in modo diverso.
Numera tutti i pezzi del tempio, li classifica e inizia la costruzione di un gigantesco puzzle di circa
300.000 tessere.
La storia violenta si riaffaccia. Difatti inizia il lungo conflitto bellico del Vietnam, trascinando
anche la Cambogia in un vortice di violenze a noi conosciute.
Tutto l'archivio Groslier scompare, la mappa con le istruzioni per ricomporre il puzzle viene
dispersa e gli operai che avevano fatto parte del cantiere diventano numerose vittime del conflitto.
Si perde ogni memoria del restauro e nel 1968 l'archeologo muore, senza aver potuto riprendere in
esame la situazione.
Nel 1995 Jacques Dumarcay, altro archeologo francese, riapre il cantiere di Baphuon e scopre che
il basamento del tempio, cioè una prima parte del lavoro del suo predecessore è in discrete
condizioni.
Ora i lavori di restauro sono in pieno svolgimento e si tratta sempre di ricomporre un'enorme puzzle
di centinaia di migliaia di pezzi. Si prevede che il lavoro finirà nel 2003 .
Per quella data il tempio di Baphuon, il più grande fra quelli di Angkor 100 mt per lato con
un'altezza di 50 metri, tornerà alle sue forme originali.
Anche in questa zona del sud est asiatico si diffuse l'idea di riprodurre in terra l'immagine del cielo.
Le città indù e buddiste di Angkor Wat e Angkor Thom presentano complessi in cui sono stati
costruiti alcuni dei più grandi edifici di pietra esistenti. Fanno comunque parte di un formidabile
arcipelago di tombe, templi e grandi città geometriche, situate su un'area di circa trecento
chilometri quadrati nella pianura del fiume Mekong.
Angkor Wat consiste in una serie di cinque recinti rettangolari uno nell'altro, i lati corti sono
perfettamente allineati all'asse nord-sud.
Il loro disegno è un cosiddetto "mandala", ossia una rappresentazione dell'universo che secondo la
tradizione buddista guida la mente attraverso i processi cosmici di disintegrazione e reintegrazione.
Al centro della struttura vi è una torre piramidale, circondata da quattro altre torri, sulla cui
sommità sorge il sole all'alba dell'equinozio di primavera.
Angkor Thom, poco distante, rappresenta anch'essa un recinto geometrico ; un immenso fossato
con all'interno un'isola quadrata sulla quale vi è un muro, anch'esso quadrato, alto 12 metri e con i
lati di quattro chilometri ciascuno.
Nel muro vi sono 5 porte alle quali si accede da cinque strade rialzate costeggiate da imponenti
figure di pietra che tirano il corpo di un'enorme serpente naga, un mitico cobra.
Al centro dell'isola, c'è una costruzione, il Bayon, il cui muro è sormontato da 54 torri, ognuna con
quattro gigantesche facce scolpite per un totale di 216 raffigurazioni.
Su di una stele ritrovata nel palazzo reale è incisa una frase enigmatica .
"La terra di Kambu (Cambogia) è simile al cielo"
L'esame della vasta area di trecento chilometri su cui sono situate Angkor Wat ed ANGKOR Thom,
ad un esame attento, evidenzia la corrispondenza dei vari monumenti alle stelle che compongono la
costellazione del Drago, il serpente del cielo.
Anche le distanze fra le varie costruzioni rispecchiano fedelmente, in proporzione, le distanze tra le
citate stelle.
Nel 1996 John Grigsby, collaboratore di Graham Hancock , fece una scoperta innovativa .
" i principali monumenti di Angkor sono la controparte terrestre della costellazione del drago"
esattamente come le tre piramidi di Giza rispecchiano le tre stelle della cintura di Orione, i
monumenti di Angkor rappresentano il sinuoso dragone celeste.
Il dottorando Grigsby ha evidenziato che le stelle della costellazione del drago appaiono sedute
sopra i templi di Angkor , quando entrambe le immagini sono allineate a Nord ed inoltre, la
distanza tra le stelle rappresentate, dalla distanza tra i monumenti, sono accurate e precisissime.
La splendida collaborazione tra Hancochk e Grigsby ha portato ad un altro risultato di enorme
interesse, infatti i due studiosi hanno dimostrato che non solo i templi di angkor riproducono sul
terreno la costellazione del Drago, ma lo fanno fermando la stessa data delle tre piramidi di Giza il
10450 a.c.
"nel 10450 a.c. la costellazione del Drago si trovava esattamente a nord nel mezzo del cielo, a
cavallo del meridiano, esattamente con lo stesso schema replicato sul terreno dai principali templi
di Angkor." Così come in Egitto abbiamo la stessa esatta correlazione tra cielo e terra, per
segnalarci la data iniziale del messaggio il 10450 a.c. (l'era del LEONE).


Costellazione del Draco
(Nome italiano drago o dragone)
STELLE MAGGIORI MAGN.
BETA DRACONIS RASTABAN 3.0
GAMMA DRACONIS ELTAIN 2.4
DELTA DRACONIS ALTAIS 3.2
ZETA DRACONIS 3.2
ETA DRACONIS 2.9
IOTA DRACONIS 3.5
GRANDE COSTELLAZIONE CIRCUMPOLARE, IL DRACO
SI ESTENDE TRA CEPHES ED HERCULES, INSINUANDOSI
POI TRA L'URSA MAIOR E L'URSA MINOR.


MITOLOGIA
La costellazione rappresenta il serpente Ladone per cui Era, la moglie di Zeus, mise a guardia delle
sue mele d'oro nel giardino delle Esperidi.
Venne ucciso da Eracle nel corso della sua undicesima fatica.
Il messaggio ad Angkor in Cambogia.
Mentre le tre stelle della cintura di Orione sono state riprodotte sul terreno della piana di Giza, in
Egitto nel punto più basso di culminazione, il nadir, le stelle della costellazione del drago sono state
riprodotte sulla terra con i templi di Angkor allo zenit, nel punto di culminazione più alto
esattamente, come esse si trovavano per effetto della precessione degli equinozi nel 10450 a.c.
La similitudine mitologica che lega i due luoghi è a dir poco impressionante, gli Asura e i Deva di
Angkor trovano la loro controparte egiziana in Horus e Seth che, dopo l'uccisione di Osiride,
lottano ottanta anni fino a quando non si consolida una nuova epoca del mondo .
Il messaggio è simile a quello che ritroviamo nell'antico libro dei morti egiziano in cui, calcolando
il tempo delle stelle di Orione, riusciamo a capire che la sesta costellazione che porterà l'equinozio
di primavera, iniziando da quella di partenza del leone, pende sull'orlo dell'abisso.
In Cambogia utilizzando gli stessi strumenti, la matematica e la precessione degli equinozi,
ritroviamo lo stesso identico messaggio .
"il grande saggio Vya conosceva il passato e il futuro, intuì le irregolarità che avrebbero
caratterizzato l'era successiva . Forze invisibili agiscono sul corso del tempo e lo turbano ;
Tali alterazioni appaiono sulla terra in differenti ere. Il grande saggio, maestro della conoscenza
perfetta .Poté osservare grazie alla sua visione trascendentale, gli effetti devastatori di questa era
su tutte le cose materiali .
Una sera mia madre fu morsa alla gamba da un serpente sotto l'azione del tempo sovrano .
Fra sette giorni un serpente alato morderà il più indegno dei componenti .................
"il settimo giorno un serpente alato arriverà dal cielo e colpirà la terra"
Libro sacro cambogiano
Il messaggio ci indica di stare molto attenti quando la costellazione del drago si troverà a gradi 0 sul
nostro orizzonte; difatti, per effetto della precessione degli equinozi, la costellazione del drago nel
10450 a.c. si trovava nel punto più alto di culminazione, mentre ora nell'era astronomica dei Pesci,
la costellazione del drago si sta avvicinando al grado 0 del nostro orizzonte.
Tavole della costellazione del Drago del 10450 a.c. e del 2000 d.c.
Lo stesso messaggio, gli stessi strumenti, la stessa data di partenza (il 10450 a.c. o l'era del leone),
la stessa data di arrivo (fra la fine dell'era dei pesci e l'inizio di quella dell'acquario ),le stesse
similitudini , gli stessi numeri per calcolare il fenomeno precessionale, gli stessi miti e la stessa
identica maniera di esprimersi tra due popolazioni, che secondo la scienza ufficiale non hanno avuto
nessun tipo di contatto e che stranamente sono a 72 gradi di longitudine di distanza, come lo
studioso Hancock ha dimostrato.
Se qualcuno osasse ancora parlare di coincidenze dovrebbe attribuire al caso anche il fatto che
entrambi i siti (Angkor e Giza ), sono in grado di declinazione 0, dove il nord magnetico e quello
geografico coincidono, ma questo lo vedremo nei seguenti capitoli.
Cambogia, i dati illuminanti
I templi di Angkor riproducono la posizione della costellazione del Drago, come effettivamente si
vedeva nei cieli cambogiani nel 10450 A.C.(per effetto della precessione).
Il sito di Angkor riproduce la stessa data di partenza del sito di Giza, il 10450 A.C., l'era
astronomica del Leone .Inoltre, le stelle della costellazione del Drago sono state fermate nel loro
punto di culminazione più alto, indicandoci in questo modo l'inizio di un semiciclo precessionale.
Hancock
I templi di Angkor sono 72 .
De Santillana
L'intero complesso di Angkor è la rappresentazione simbolica della precessione .
De Santillana
Il sito di Angkor è ad esattamente 72 gradi di longitudine dalla
piana di Giza
Hancock
La tradizione cambogiana conferma la data finale del messaggio all'entrata della settima
costellazione precessionale, partendo da quella del Leone.
Giorgio Terzoli
Il sito di Angkor si trova in grado di declinazione 0.

VENTO
Respiro Divino,
animato di essenze.
Elevami al di sopra delle maree
E portami lontano dall'inverno umano.
Fa che io possa evitare
Tutti quelli che
Vedono soltanto
Il fantasma della Verità
Offro la mia vela
Ai tuoi forti venti;
meglio la deriva che il NULLA.

IL SACRO GRAAL
"le leggende cavalleresche esprimono, sotto il velo del mito, l'eterna ricerca della verità .Come i
miti dell'antichità classica, questi racconti eroici sono rituali sacri, propri di fraternità segrete, che
perpetuano dottrine esoteriche antichissime"

M.P. HALL
Questa leggenda, nata forse in ambiente bretone, si diffuse nel dodicesimo secolo nelle regioni della
Francia del nord, specialmente in Champagne e in Lorena.
La mano di Chretien de Troyes redasse per la prima volta un poema chiamato Perceval. Più tardi,
uno scrittore tedesco, Wolfram von Eschenbach , terminò un'opera dallo stesso titolo Parzival. E' il
nome del protagonista dell'avventura, il puro cavaliere che riesce infine a trovare il Graal laddove
tutti i campioni della tavola rotonda avevano fallito.
Sulla natura di questo oggetto favoloso i pareri sono discordi .Solo negli anni successivi, ai primi
racconti, prese forma l'immagine di una coppa, per l'esattezza quella in cui venne raccolto il sangue
di Gesù Cristo, ferito al costato di Longino. Ma, inizialmente tutto resta vago, tanto che spesso si
accenna ad una pietra. La stessa etimologia della parola è alquanto controversa: alcuni ritengono
che essa alluda ad un libro, altri ad una scodella, altri ancora ad una gemma preziosa.
Alcune tradizioni affermano che il Graal fu in origine una pietra preziosa, uno smeraldo, che faceva
parte della corona dell'angelo della luce, Lucifero, caduto sulla terra durante lo scontro tra gli angeli
del bene e gli angeli del male.
Altri affermano che Seth, figlio di Adamo ed Eva, ritornò nel giardino dell'eden alla ricerca di un
rimedio per la malattia di suo padre, il quale ricevette non una cura per la malattia di suo padre, ma
una cura per le malattie di tutti gli uomini, insieme alla promessa che dio non ci aveva dimenticato e
che questo sarebbe il Graal.
La storia comincia con Giuseppe di Arimatea, un ricco ebreo, al quale venne affidato il corpo di
Cristo per la sepoltura e che ricevette anche la coppa (la parola graal o grail in francese significa
coppa o bacile) che era stata usata da Gesù per la consacrazione dell'ultima cena. Mentre il suo
corpo veniva lavato e preparato per essere deposto nella tomba, un po' di sangue uscì dalle ferite e
Giuseppe lo raccolse nella coppa.
Dopo la resurrezione Giuseppe viene accusato di aver rubato il corpo di Gesù e fu gettato in
prigione e privato del cibo. In quel luogo gli apparve Cristo che affidò alle sue cure la coppa,
rivelandogli i misteri della messa e dell'incarnazione.
Giuseppe fu miracolosamente mantenuto in vita da una colomba che ogni giorno deponeva un'ostia
nella coppa.
Nell'anno 70 Giuseppe venne infine scarcerato. Assieme a sua sorella ed il cognato Bron andò in
esilio oltremare. Con un gruppo di seguaci costruirono una tavola chiamata prima tavola del Graal,
per commemorare la tavola dell'ultima cena. Intorno ad essa potevano essere occupati 12 posti,
mentre un tredicesimo doveva rimanere vuoto per ricordare il posto di cristo o di giuda. Chiunque
avesse cercato di sedervisi, sarebbe stato immediatamente inghiottito. Da lì il nome di seggio
periglioso.(questa tradizione è rimasta anche sulle nostre tavole).
Giuseppe arrivò in Bretania, in cui fondò la prima chiesa a Glastonbury nel Somerset, dedicandola
alla madre di cristo. Qui veniva custodito il graal, che serviva come calice per celebrare la messa.
Secondo altre versioni Giuseppe rimase sul continente e passò il calice a Bron che divenne noto
come il ricco pescatore, in quanto un giorno nutrì miracolosamente tutto il gruppo con un solo pesce
deposto nel graal. (Alain)
A Monsalvato, la montagna della salvezza, venne creato l'ordine dei cavalieri del graal con il
compito di custodire e proteggere il sacro vaso.
Si riunivano attorno alla seconda tavola mangiando cibi provenienti dal graal .
Il nuovo custode della coppa ora appare come re, con funzioni anche sacerdotali, riportando una
misteriosa ferita di lancia alla coscia.
Da allora il guardiano del graal è noto come il re ferito, mentre la regione attorno al castello è
divenuta sterile e chiamata terra desolata.
La lancia che ha colpito il signore del graal sarà identificata con la lancia di Logino, il centurione
romano che avrebbe ferito il costato di Gesù cristo sulla croce.
Ora nel castello troviamo quattro oggetti misteriosi: la coppa, la lancia, una spada che si spezza
nelle mani di chi la impugna in combattimento ed un bacile o una pietra.
Questi saranno i quattro tesori che dovranno essere ricercati e trovati da tutti quelli che cercano il
sacro graal.
Giungiamo così all'epoca arturiana e della grande ricerca. La tavola rotonda viene fondata da
Merlino quale terza tavola del graal, ma vi manca la coppa.
Un gruppo di cavalieri nobili si riuniscono a Camelot, attorno a Re Artù, legati tra loro da un codice
cavalleresco. Il giorno di Pentecoste appare il graal fluttuando nell'aria in un alone di luce e
chiunque si trova presente, ne riceve il cibo che preferisce e poco dopo scompare. Tutti i cavalieri
allora si impegnano a porsi alla ricerca del sacro oggetto.
Si sussegue una straordinaria serie di avventure iniziatiche, riguardanti in particolare cinque
cavalieri :
Galvano, Lancillotto, Parsifal, Galahad e Bors.
Tra tutti i cavalieri che partono alla ricerca, solo tre sono destinati a portarla a termine: Lancillotto,
il miglior cavaliere del mondo, fallisce a causa del suo amore per Ginevra sposa di re Artù;
Galvano, archetipo del perfetto cavaliere, giunge solamente vicino alla soluzione del mistero .
Parsifal giunge al castello del re pescatore, egli vede il graal e la lancia, ma non ha il coraggio di
fare domande, cossicchè anche per lui la ricerca fallisce .
Galahad, figlio di Lancillotto e della principessa del graal, riesce a sedersi sul seggio periglioso,
senza morire e conclude la ricerca guarendo il re ferito.
Il graal però scompare perché è stato raggiunto solo da una persona e non da tutto il mondo a cui era
stato destinato.
La sua scomparsa non è per sempre. Parsifal torna a stabilirsi al castello, ormai abbandonato e
deserto, quale nuovo guardiano ad attendere il ritorno del graal.
Nel "Parzival" di von Eschenbach il Re pescatore, guardiano dei segreti del Graal, è colpito da una
misteriosa malattia e la campagna si trasforma in una terra desolata .
Quando Parzival pone la domanda giusta (dove si trova il GRAAL ?)
Il re guarisce e la terra riacquista vitalità :Parzival diventa re e custode del Graal.
Stranamente in molte varianti del mito troviamo i 12 cavalierei che pescano strani e grossi PESCI.
In altre troviamo Bron, il ricco Pescatore, che nutrì miracolosamente tutti i cavalierei con un unico
pesce deposto dentro il graal.
Il mistero del graal, la sua tradizione, la sua leggenda possono essere visti come l'incarnazione di un
sogno, di un'idea così diffusa, da apparire in cento luoghi diversi del passato e del presente.
I racconti, che nel loro insieme costituiscono la tradizione del Graal, fanno parte di una ampia
tradizione che si manifesta nella leggenda di Re Artù e dei cavalieri della tavola rotonda e che
contengono gli insegnamenti fondamentali di una dottrina le cui prove ed i riti iniziatici sono
nascosti da un complesso simbolismo.
I simboli della coppa e del centro primordiale, confluiti nei racconti del Graal, sono da considerarsi
universali come universale è il motivo della regalità, che discende dall'alto, come universale è il
tema della via dell'azione, propedeutica alla via della realizzazione spirituale .
È noto che del Graal si sono tentate varie interpretazioni (quella celtico-pagana , quella orientale o
più propriamente arabo-persiana e quella, ben presto affermatasi, eucaristica-cristiana).
Il nucleo centrale del suo mistero permane tuttavia solidamente insondabile. Perché?
Perché parlare di mistero a proposito del sacro Graal ?
È molto interessante notare che il graal è collegato espressamente al simbolo della sede Iperborea, o
isola bianca, o Avallon , o Thule, secondo i dati della tradizione celtica.
Si tratta di una " contrada eminentemente spirituale", inaccessibile a chi non sia prode e non abbia
purezza di cuore per tentare. La si trova in una espressione araba secondo cui all'isola verde
(analoga all'isola bianca celtica) da cui non si giunge "ne per terra ne per mare".
Solo Parzival, infatti, tra i cavalieri partiti da Camelot , raggiungerà il graal perché è il più puro,
l'unico degno di coglierne il mistero.
Dalle nebbie dell'antichità il mito del sacro Graal emerge con forza a ricordarci la sua natura divina
ed immutabile.
Per sollevare con successo il velo che copre il sacro calice dobbiamo prima capirne la vera natura.
Il sacro graal era un oggetto?
Un gruppo di oggetti ?
Era una reliquia sacra ?
Un bacile ?
Una patena?
Era il calice che conteneva il sangue di Gesù?
Uno dei libri perduti della sacra bibbia?
Una pietra preziosa ?
Un calice tanto prezioso da far perdere la vista a chiunque lo fissasse?
Noi, dal canto nostro, possiamo affermare senza tema di smentite che il GRAAL era venerato
davanti a una tavola o davanti ad un altare, che in Scozia prese il nome di Tavola Rotonda.
Il luogo della sua conservazione è ancora fonte di mistero, ma la tradizione ci informa che esso è
conservato in Scozia, Valencia, Roma, Parigi o addirittura New York.
Il mistero si infittisce, non conoscendo la vera natura del sacro graal e neppure il luogo della sua
conservazione, ma la sacra coppa rimane nella categoria dei misteri non risolti della storia ed è per
questo che esercita ed ha esercitato un fascino straordinario attraverso i secoli, fino ai giorni nostri.
Stranamente nel mito del graal di origine celtica, poi ripresa dai cavalieri cristiani, ritroviamo il
famoso settimo sigillo, simboleggiato da sette uomini che erano rimasti indietro per difendere il
regno e sono stati uccisi dal mago Caswallawn, rappresentato come un mago infame .
Il mago aveva ucciso 6 dei 7 difensori, il settimo è morto di crepacuore vedendo la morte dei
compagni.
Il settimo sigillo, ricordiamo è il settimo segno zodiacale che si incontra dalla data di partenza
fissata nell'era del LEONE.
LEONE 1, CANCRO 2, GEMELLI 3,TORO 4, ARIETE 5,PESCI 6, ACQUARIO 7
La tradizione ci segnala il graal come :
" Una scala con 7 gradini per andare in cielo ."
Questo per ricollegarsi all'antico messaggio che parte dall'era precessionale del LEONE e che arriva
all'era precessionale dell'Acquario, appunto dopo 7 costellazioni .
Per ribadire questo concetto astronomico precessionale, la tradizione ci segnala che:
" Il più bel gioiello del cielo"
" l'isola che contiene il graal , non si raggiunge ne per terra ne per mare "
" le cappelle del sacro Graal sono 72 "
" i cavalieri della tavola rotonda sono 12 "
" Artù è figlio Del Dragone??'
" il Graal è una scala che collega la terra con il cielo"
" il Graal è raggiungibile solo da tre tori bianchi e da un leone"
Proviamo ora ad analizzare il simbolismo del Graal alla luce del codice DE SATILLANA e
TERZO.
Abbiamo visto come la maggior parte della mitologia, arrivata fino ai giorni nostri, contenga i
numeri per calcolare la precessione degli equinozi ed il mito del sacro Graal non esce da questa
regola; infatti il numero delle cappelle del sacro Graal che è 72, corrisponde al numero di anni che
impiega un grado precessionale ad avanzare nello zodiaco; ciò ci illumina sulla natura del mito.
Il numero dei cavalieri della tavola rotonda ci conferma la natura astronomica del mito: sono 12 che
si riuniscono sempre in circolo, ricordiamo che per il codice Terzo il numero 12 associato a
qualcosa di circolare corrisponde sempre alle 12 costellazioni che la precessione degli equinozi
incontra nel suo lento incedere.
Ma, per quanto queste due prime riprove siano da sole illuminanti, gli indizi non terminano........

L'INVITO DELLA TRADIZIONE A RICERCARE IL GRAAL IN CIELO
"Il graal è una scala che collega la terra con il cielo"
come può collegare una scala il cielo alla terra ?
ovviamente è un simbolismo della precessione degli equinozi.
" una fanciulla molto bella e molto slanciata e ben adorna veniva con i valletti ed aveva in mano il
graal. Quando entrò nella sala con il graal che teneva si diffuse una luve così grande che le
candele persero il chiarore, come LE STELLE QUANDO SI LEVA IL SOLE O LA LUNA"
"al momento della fondazione della tavola rotonda, Merlino disse che in molti avrebbero cercato il
santo graal, ma pochi lo avrebbero trovato. A chi gli chiese come ciò sarebbe accaduto, Merlino
rispose:
vi saranno 3 TORI bianchi che compiranno l'impresa e due saranno fanciulle e il terzo sarà casto.
E quell'uno dei tre che sorpasserà sua padre quando il LEONE................"
Merlino è molto ermetico, ma indica chiaramente le tre stelle di Orione ferme nel segno
precesionale del toro, (i tre tori bianchi) e il Leone come segno precessionale di partenza.
"il graal è il più bel gioiello del cielo"
"il graal è un ammasso di stelle "
"il graal è in cielo "
" nell'isola del graal non ci si arriva ne per terra ne per mare "
ovviamente ci si arriva per il cielo.
I soggetti dei miti, come abbiamo già potuto constatare non sono quindi gli esseri umani, che siano
re o imperatori o maghi o regine, ma i moti e le posizioni delle stelle, dei pianeti ed in particolare
delle 12 costellazioni zodiacali, che si alternano nel portare l'equinozio di primavera.
Alla luce di questo codice, il simbolismo del re pescatore che custodisce il graal diventa evidente
prendendo la forma della costellazione dei pesci che, da oltre 2000 anni, è portatrice dell'equinozio
di primavera. Questo simbolismo è confermato in tutte le versioni in cui al posto del re pescatore, si
trovano i cavalieri della tavola rotonda che pescano strani e grossi PESCI, oppure da altre versioni
dove il ricco PESCATORE diventa tale dopo aver nutrito con un solo PESCE, pescato nel graal,
tutti i cavalieri della tavola rotonda.
A levarci l'ultimo dubbio, sempre se ve ne fosse bisogno, troviamo la genealogia di re ARTU, che
la tradizione vuole come figlio di PENDRAGON.
Il padre è chiamato Uther Pendragon , allusione evidente alla costellazione del Dragone.
Artù (Arturo o Arcturus ) significa "Guardiano dell'Orsa " e come è noto, esiste una stella Arturo
che è la maggiore della costellazione di Boote, cioè del guardiano di buoi.
Diventa evidente che attraverso il mito viene rappresentata una situazione astronomica, che indica
una successione tra la costellazione del Dragone (Uther Pendragon, il padre ) e quella di
Boote(Artù, il figlio ).
Artù è il guardiano dell'orsa e l'orsa è la costellazione che capeggia il nord; se Artù è succeduto a
Pendragon significa che l'orsa è succeduta al Dragone. In parole povere, si fa riferimento ad epoche
antichissime, quando la costellazione del Dragone aveva una posizione ( rispetto al Nord) analoga a
quella attuale di Boote.
(nel 3000 A.C. la posizione polare era occupata da Alfa Draconis, all'epoca degli antichi greci la
costellazione che prendeva il posto di polare era Beta Ursus Minoris e nel 14000 D.C sarà Vega.)
ARTU' corrisponde all'attuale stella polare, l'ORSA MAGGIORE, mentre prima la stessa posizione
era occupata dalla costellazione del DRAGONE. Ricordiamo che la precessione degli equinozi ha
come effetto anche quello di alternare le costellazioni o le singole stelle, che fungono da stella
polare.
La tradizione ci segnala inoltre che il sacro Graal è una trasmutazione o trasfigurazione di uno
stato, altro chiaro riferimento alla precessione degli equinozi che trasforma il cielo, con il suo lento
incedere.
Il Graal è la conoscenza di questo codice astronomico precessionale, tramite cui si esprimono tutti i
miti e tutta la tradizione antica e, come vedremo in seguito, è la lingua degli alchimisti e degli
ermetici egiziani.
Alla luce di questo forse riusciamo a capire perché i siti dove è custodito il sacro graal sono
molteplici, non trattandosi di un oggetto fisico, ma di una conoscenza segreta tramandata sotto
forma di mitologia.
Ora, senza falsa modestia, possiamo affermare che il graal è custodito anche a Bologna.(Avendone
compreso la natura astronomica ed essendone entrati simbolicamente in possesso.)
Quindi anche il mito del sacro graal, come tutta la mitologia che arriva dal profondo passato, è
portatore di un messaggio indirizzato alla civiltà che vivrà alla fine dell'era dei pesci, la nostra.
I nuovi Eroi
Esultate popolo di Eroi,
non avrete più profeti.
Sarete ricordati in tutte le ere come gli invincibili
Guerrieri del nulla.
Non avrete più cause nobili,
non avrete più ideali,
non avrete più gloria,
non avrete più illusioni
ma solo potere !
(Giorgio Terzoli)
I TEMPLARI
" Il sapere orale di questa antichissima tradizione, lo possiamo ritrovare in molte società chiamate
segrete .
Guardiane delle antiche conoscenze hanno avuto l'omere di tramandarsi il "sacro Graal ", avuto
in eredità dagli antenati.
La storia ci tramanda che nella Pasqua dell'anno 1119 vi fu un assalto mussulmano ad una carovana
di pellegrini cristiani, tra Gerusalemme e il Giordano. All'epoca non esisteva nessun percorso sicuro
tra Oriente ed Occidente, situazione che creava non pochi problemi. Infatti la mancanza di sicurezza
in quelle zone, tenne a lungo lontano i pellegrini, la cui presenza era necessaria per presidiare le
terre conquistate con la crociata.
Ugo di Payens, nobile uomo francese, si rese conto del problema e nel 1119 decise di dar vita ad
un'associazione militare che potesse proteggere il percorso delle carovane dei pellegrini cristiani.
Nacque così l'ordine dei Templari.
"nove uomini aderirono a questo patto santo e servirono per nove anni in abiti laici che i credenti
avevano dato loro in elemosina ".
Il consiglio di Troyes
La sede dell'ordine sorgeva nel luogo in cui, in precedenza, era stato costruito il " Tempio di
Salomone ". Da quel particolare presero il nome di Cavalieri del Tempio o Templari ed il loro
nome ufficiale era " Poveri Cavalieri di Cristo".
Nell'anno della fondazione dell'ordine, regna tra gli storici molta incertezza .
I Templari vengono menzionati nei documenti ufficiali, per la prima volta negli atti del concilio di
Troyes del 1128, durante il quale vennero codificate le regole dell'ordine.
In base ai documenti quel concilio fissa, il 13 gennaio dell'anno 1128, il nono anno dalla fondazione
dell'ordine cavalleresco. Quindi la data di fondazione dell'ordine sarebbe il 1119.
(altre fonti fissano la data di fondazione nel 1128 o nel 1120 )
Nei primi anni della fondazione i Templari si presentano come la " milizia di Cristo".
Importanza primaria fu data all'ordine, con l'ingresso nel 1126, del Conte Ugo de Champagne .
Con l'entrata nell'ordine del Conte iniziarono anche le donazioni e aumentarono a dismisura il
numero dei confratelli.
I monaci guerrieri
I Templari furono i primi monaci-guerrieri che, amando la gente come religiosi, erano anche
disposti ad ucciderla come cavalieri.
L'aspetto rivoluzionario, per l'epoca, consisteva nella combinazione dei due aspetti (monaci e
guerrieri). Questa "legione straniera " medioevale, permetteva ad ogni uomo libero che avesse fatto
atto di sottomissione, di entrare nell'ordine, senza troppe domande scomode sul passato
dell'individuo.
Il 13 gennaio del 1129, il concilio di Troyes si riunì anche con il compito di redigere il regolamento
dell'ordine dei Templari.
Al concilio parteciparono un legato del Papa, il Cardinale Mattia di Albano, due Arcivescovi e gli
abati di numerosi conventi ed infine era presente anche San Bernardo, il fondatore ed abate che
incarnava gli ideali dei Cistercensi, che rifiutando potere e ricchezza della Chiesa davano valore a
una vita lontana dal mondo ed in povertà.
Le 72 regole dei Templari
Il regolamento latino si componeva di 72 articoli, che stabilivano come vivere in comunità
nell'ordine.
I novizi erano obbligati a fare voto di povertà e castità ;il loro motto era "ora et labora"(prega e
lavora).Il regolamento prescriveva anche precise normative riguardanti l'abbigliamento e la foggia
dei capelli, inoltre i cavalieri dell'Ordine dovevano essere riconoscibili dall'abito bianco sul quale
portavano il mantello bianco. Su di esso, nel 1147 fu riprodotta la vistosa croce rossa, che ben
presto divenne un insostituibile segno di riconoscimento .
Il regolamento era diviso in due parti ben distinte. Una, la convivenza monastica, che era regolata in
maniera simile a quella dei Cistercensi e l'altra, basata sul codice di onore cavalleresco, si occupava
del servizio armato.
Le leggende sui famosi Templari si sprecano, ma per la nostra ricerca ne visioneremo una in
particolare.
Secondo alcune fonti, l'intero ordine non era altro che una copertura, sotto la cui protezione i
cavalieri volevano segretamente perseguire il loro vero obbiettivo: la ricerca del Sacro Graal .
Come abbiamo visto nell'altro capitolo, il Sacro Graal è la conoscenza antica astronomica
precessionale per esprimersi, che ha caratterizzato l'intera nostra ricerca, considerando che il mito
del sacro Graal è nato dalla penna di uno dei fondatori dell'ordine dei Templari .
Le cappelle in cui è custodito il sacro Graal sono 72, come le regole che governavano la vita
templare (72 ricordiamo sono gli anni corrispondenti ad un grado precessionale).
Il tesoro dei Templari
Sul Tesoro dei Templari(mai ritrovato), la leggenda racconta che, prima degli arresti dei fratelli, fu
portato via dal tempio Parigino su tre carri di paglia. Questa versione sarebbe confermata dalla
dichiarazione di 72 templari, ascoltati direttamente dal Papa Clemente V e dai suoi Cardinali.
Le ricchezze scomparse dal Tempio occuparono sempre la fantasia dei ricercatori e la mancanza di
certezze sulla consistenza del tesoro, sul fatto stesso che esistesse e dove potesse essere nascosto,
sembra stimolarla ulteriormente.
Secondo la tradizione uno dei fratelli, sotto tortura, avrebbe confessato di aver visto il 12 ottobre
del 1307 tre carri, al comando di Gerardo di Villers e Ugo di Chalons, lasciare il tempio di Parigi,
su cui era nascosto il tesoro dei Templari. Questi carri avrebbero preso la direzione del mare ed il
loro contenuto, caricato su 18 navi, avrebbe lasciato il paese.
Per la dimostrazione di questa leggenda vi sarebbe una lettera del Papa Clemente V che cita 12
dignitari dell'ordine, sfuggiti alla cattura .
La stessa tradizione afferma anche che Giacomo de Molay (ultimo gran maestro Templare ) abbia
avuto bisogno solo di 12 cavalli per trasportare il suo oro e il suo argento.
3 carri, 12 cavalli, 12 dignitari, 18 navi e 72 templari.
Se analizziamo la leggenda del tesoro Templare, alla luce dei due codici esposti nei primi capitoli,
vedremo come essa inizi ad illuminarsi di luce "precessionale".
I numeri 72, 12, 18, che la leggenda riporta, ci danno l'idea della consistenza astratta del tesoro
(codice Santillana e codice Terzo).
Anche i 3 carri, sui cui il tesoro sarebbe nascosto, non sono da comprendere letteralmente, ma
astronomicamente (come De Sède ci fa notare) nascondendo nell'allegoria delle parole il luogo
segreto in cui i templari avrebbero nascosto il tesoro.
A Gisors, che de Sède chiama la fortezza dei tre carri.
Nel corso della costruzione del castello, infatti, dal 1090 al 1184, ogni 24 dicembre a mezzanotte si
vedevano da Gisors, in opposizione (de Sède pag 182 ) "il grande e il piccolo carro da un lato, la
nave (Argo ), o il carro dei mari, dall'altra.
Cioè, nel cielo notturno erano visibili il grande e il piccolo carro ed il carro dei mari che sta nella
parte del cielo che non si vede sotto l'orizzonte . Questa straordinaria costellazione, visibile una
volta all'anno, avrebbe determinato la pianta dell'intera fortezza .I suoi architetti dovevano
conoscere la posizione delle stelle e lo avevano eretto seguendo il corso delle costellazioni.
Un'altra leggenda legata al castello di Gisors recita che :
" Nel castello vi era un tesoro raggiungibile da una porta impenetrabile che si sarebbe aperta solo
una volta all'anno ; durante la messa di mezzanotte, quindi alla mezzanotte del 24 dicembre.
Comprendiamo ora la vera natura del tesoro Templare che come tutti gli altri tesori mitologici non
è altro che la comprensione astronomica di tutta la mitologia e la religione.
Rennes -le - Chàteau
"i templari erano astronomi straordinari e orientarono tutte le loro costruzioni seguendo le stelle".
Il tesoro dei Templari fu ricercato anche a Rennes -le Chateau , un paese nella provincia del sud
della Francia.
Rennes le Chàteau è un paese posto su un'impervia montagna ed è stato territorio chiave dei
templari, infatti in quella zona, su 52 chilometri quadrati si trovano ben sei sedi dei poveri fratelli
di Cristo che erano utilizzate ufficialmente per sorvegliare la strada dei pellegrini verso Santiago di
Compostella, che passava attraverso quel territorio.
La tradizione segnala che anche in quel posto fosse stato conservato al sicuro, per secoli, il tesoro
dei Templari, tesoro portato nel 70 a.c. dall'imperatore romano Tito.
"Ci sono forse tra i Cristiani molti segreti, da cui un particolare segreto può causare un'incredibile
rivelazione, proprio come quella che sta emergendo dai Templari,
tale pubblica e manifesta infamia può di per sé comportare pericoli per la barca di San Pietro"
Raimondo Nullo (1235 -1316)
Ma che cosa poteva essere questo Tesoro ?
Alcune leggende e tradizioni ritengono che non si tratti di un tesoro materiale, ma di un segreto
tanto pericoloso che in certi luoghi si sarebbe pagato qualsiasi cifra purché non si rendesse
pubblico.
Alcuni autori sono dell'opinione che si tratti della prova inconfutabile che Gesù Cristo non sia stato
crocifisso.(Lincol, Baigent, Leigh )
Chi avrebbe pagato somme enormi perché una simile prova non diventasse di dominio pubblico?
La risposta è una sola :
il Vaticano.
Se infatti Gesù non fosse morto per espiare le colpe dell'umanità e non fosse risorto, che cosa
sarebbe rimasto del dogma della chiesa cattolica ?
I Templari ripudiavano la croce, poiché sapevano con certezza che era il simbolo di una gigantesca
falsificazione storica.?
I capi dell'ordine avevano la prova inconfutabile, nascosta nel loro tesoro?
Ma quale prova poteva essere stata trovata dai Templari, a dimostrazione che Gesù Cristo non era
stato crocifisso e quindi mai risorto?
La prova doveva essere eclatante e doveva dimostrare, senza ombra di dubbio, che l'intero dogma
cristiano si basava su di un fatto non vero. Una prova materiale di qualsiasi natura non avrebbe mai
messo in discussione il sistema perfetto di informazione cattolica medioevale ; una prova materiale
poteva essere distrutta, confutata, screditata senza alcun tipo di problema da parte del Vaticano.
La santa inquisizione medioevale ci dà un chiaro esempio di come si poteva, con il terrore e
l'ignoranza, cambiare le menti umane e far prevalere la loro supremazia sopra ogni ragione.
Esisteva ed esiste un'unica conoscenza che può diventare devastante per la fede Cattolica Cristiana
e questa è la comprensione della mitologia astronomica .
Perché? Vi chiederete .
Una volta compreso che la mitologia e la religione sono di natura astronomica, diventa palese il
fatto che l'intera storia del Cristo è da collegarsi alla pura astronomia . Oltre i vari parallelismi con
le altre divinità, morte e risorte di cui lo scenario pagano ne è pieno, con la comprensione del mito
astronomico diventa evidente che la simbologia del Cristo è riscontrabile in tante altre mitologie
pagane, con conseguenze funeste per l'intero sistema cattolico .
Come abbiamo segnalato in precedenza la costellazione che ospita l'equinozio di primavera, in
termini astronomici, si chiama " sacrificata sulla croce degli equinozi e dei solstizi ".
Conoscendo questi termini diventa inevitabile collegare la figura del Cristo alle innumerevoli figure
mitologiche, collegate al sole precessionale.
Consideriamo anche che gli apostoli del Cristo erano 12 (come le costellazioni ) e che in molte
raffigurazioni sono disposti in maniera circolare (codice Terzo).
Aggiungendo che il simbolo dei primi Cristiani era quello dei Pesci, diventa lampante che
l'astronomia è parte integrante del mito Cristiano .
Nel 1994, il Vaticano ritenne prudente rendere noto che Gesù non era realmente nato il 25
dicembre, ma che la data era stata scelta perché era già una festività invernale per i pagani.
Per i cristiani più ferventi, questa rivelazione era da tempo conosciuta dai teologi che sapevano da
molto tempo che la natività era un mito.
Il 25 dicembre non è solo la data di nascita di Gesù, ma anche quella di molti altri Dei pagani, quali
Osiride, Attis, Tammuz, Adone, Dionisio e altri ancora.
Anche queste divinità sarebbero nate in umili dimore, con pastori ad attendere la loro nascita,
annunciata da segni prodigiosi come l'avvistamento di una nuova stella .
Anch'essi venivano chiamati " Dio pastore " o " Salvatore dell'umanità " .
Per tanto Gesù Cristo potrebbe essere solo uno dei tanti Dei morti e risorti di un elenco
rintracciabile nella tradizione pagana. Per questo motivo il Clero tende ad avvalorare l'idea che il
mondo antico, in qualche modo, avesse la percezione che un giorno sarebbe comparso il vero Dio
salvatore ( Proprio il loro ?Diremo noi ).
Le varie affinità tra le divinità non si esauriscono con i Natali . Osiride lo sposo di Iside, morì di
venerdì e fu riportato magicamente in vita dopo 3 giorni. I misteri di Dionisio venivano celebrati
assumendo come cibo magico del pane e del vino, simboli del suo corpo e del suo sangue.
Questi " Dei morti e risorti " sono ben noti ai teologi, agli storici e ai biblisti, ma sembra che ci sia
una tacita intesa per tenere nascosta la conoscenza di certi particolari.
Siccome stiamo entrando in un terreno molto delicato, a questo punto interropiamo il nostro
racconto, invitando i lettori più curiosi, una volta padroni dei due codici ( de santillana e terzo ), ad
avventurarsi nei meandri simbolico-astronomici Cristiani ed a valutarne in seguito l'attendibilità
delle nostre affermazioni.
Venere e Maria Maddalena
In base alla nostra ricerca, la più illuminante delle credenze medioevali riguarda la figura di Maria
Maddalena nel suo ruolo della crocifissione e della resurrezione di Gesù. Secondo le tradizioni e le
sacre scritture fu lei la prima a vedere il Cristo risorto.( Per questo motivo era vista come il tramite
della rivelazione segreta.)
(Venere la stella del mattino, la prima che vede sorgere il Sole)
La tradizione inoltre gli aveva assegnato un simbolo nel cielo, il pianeta Venere .
Le stelle e i pianeti, come abbiamo visto nei capitoli precedenti, sono il vero argomento della
mitologia e delle religioni ed i moti di queste stelle erano di enorme interesse ed importanza per gli
studi degli antichi abitatori del nostro pianeta.
Per questi il cielo era la dimora degli dei ed in epoca cristiana divenne il luogo sacro dove abitava
Dio con tutti i suoi santi.
I pianeti ruotando, ci mostrano il misterioso agire della mano degli dei o di dio, espresso nella
meravigliosa armonia dei movimenti dei pianeti.
Un aspetto di questo studio antico si riferiva ai disegni invisibili che i pianeti tracciano nel
firmamento. Ogni pianeta, muovendosi nella sua orbita, raggiunge posizioni in cui Terra, Sole e
pianeta formano un allineamento diretto. Per ciascun pianeta, ogni rivoluzione produce un numero
fisso di allineamenti ed ogni pianeta differisce dal numero di allineamenti e nella forma del
disegno che in tal modo produce.
L'orbita di Mercurio produce tre allineamenti di questo genere, unendo i tre punti, è possibile
disegnare sulla volta celeste un invisibile triangolo irregolare .
Marte, Sole e Terra sono in allineamento quattro volte durante ogni rivoluzione, tracciando il
disegno di un quadrilatero . Uno solo di questi disegni invisibili è regolare . Solo un pianeta traccia
una figura geometrica perfetta . La figura è il pentagono e il pianeta è Venere .
Creando cinque allineamenti, regolarmente distanziati nel corso di un periodo di cinque anni,
Venere disegna nel cielo il perfetto, nascosto e segreto simbolo della stella a cinque punte.
Nella zona di Rennes le Chateau , le montagne ricreano il simbolismo del pentagono creato dal
moto del pianeta Venere. L'ordine dei Templari, per sottolinearne l'importanza, ha riprodotto la
figura del pentagono con i castelli costruiti nella magica zona.
Queste evidenze, confermate dal fatto che la santa Maria Maddalena (Venere) è rispecchiata nel
cielo dal pianeta Venere, non fanno altro che confermarci che i Templari erano a conoscenza delle
antiche tradizioni astronomiche religiose, dandoci il forte sospetto che il mito del sacro Graal possa
essere stato creato dallo stesso ordine, per perpetuare l'antica tradizione.
Una domanda a questo punto sorge spontanea :
chi insegnò la sacra scienza all'ordine dei Templari?
Riflettendo, le uniche due risposte logiche possono essere :
la prima ipotesi che la sacra scienza fosse presente all'interno dello stesso ordine, propagata dai
fondatori, se non dallo stesso ordine dei Cistercensi.

SAN BERNARDO DI CHIARAVALLE
Colui che è noto come "San Bernardo " nacque nel 1090 a Chàteau de Fontaine, vicino alla capitale
della Borgogna . ( morrà nel 1153) .
Figlio del cavaliere Tescelin e della dama Aleth de Montbard, entrambi nobili, Bernard de Fontaine
è il terzo figlio di una famiglia che ne conta sette.
Ad otto anni, alla scuola di Chatillon-sur - Seine, impara la grammatica, la retorica, la dialettica
l'aritmetica, la geografia, la musica e l'astronomia.
L'astronomia che studia Bernardo deriva da quella di Ipparco (lo scopritore ufficiale della
precessione degli equinozi), che fece testo per tutto il medioevo e che fissava gli equinozi e la
posizione di circa 800 stelle.
Bernardo finisce i suoi studi a sedici anni e torna al castello di Fontaine.
Dopo quattro anni di girovagare, Bernardo ritorna a casa ed annuncia di voler entrare nel monastero
di Cìteaux, luogo sinistro e insalubre ben noto per le austerità delle regole.
Bernardo entra a Cìteaux, nel 1112 e vi rimarrà solo tre anni per andare poi a fondare la sua
abbazia.
Il monastero di Bernardo si riempie rapidamente fino a contare 700 monaci per cui vengono fondate
a gran velocità le filiali di Chiaravalle. Fino al 1130 si contano 30 affiliazioni .........
Solo Bernardo è il fondatore di circa 60 monasteri (alla sua morte altre 338 abbazie si dichiaravano
di osservanza cistercense ).
Queste 60 abbazie sono tutte di stupefacente bellezza e tutte erette in luoghi specifici, secondo
l'antica tradizione astronomica.
Se San Bernardo aveva ben chiara la precessione degli equinozi e l'astronomia, come sembrerebbe
dai resoconti dell'epoca, non diventa illogico supporre che egli possa aver compreso il codice
mitologico astronomico e aver tramandato l'antica tradizione all'interno dell'ordine dei Templari,
essendone stato il fondatore più illustre.
La seconda ipotesi è quella che i Templari appresero la scienza astronomica dal contatto con gli
alchimisti arabi , contatti avvenuti in terra santa durante le crociate.
La leggenda vuole che i Templari scavarono tra le rovine del Tempio di Salomone ritrovando un
favoloso tesoro, che come tutti i tesori mitici e quindi simbolici era la conoscenza della sacra
scienza astronomica che tutto guidava, templi, tradizioni, religioni ed architettura sacra.
La comprensione di tale scienza permetteva di interpretare con logica tutta la mitologia antica e di
comprendere la natura astronomica di tutte le religioni. Quest'ultimo importante particolare può
essere la causa scatenate della loro soppressione.
La fine dei templari
Il prestigio e il potere finanziario dei Templari divenne enorme quando erano al culmine della loro
influenza in Europa .Proporzionalmente al loro potere cresceva, secondo gli storici, anche la loro
arroganza che incominciava ad incrinare le loro relazioni con i capi di stato e le autorità religiose.
Le ricchezze dei Templari derivavano in parte dal risultato delle loro regole, infatti tutti i nuovi
membri dovevano consegnare le loro proprietà all'ordine e in parte anche alle donazioni di terre e
denaro che ricevevano da parte di sovrani e nobili. I loro forzieri furono presto traboccanti, anche
grazie ad intelligenti operazioni finanziarie che li avevano portati ad essere i primi bancari
internazionali .
Il loro compito di proteggere i pellegrini in Terra Santa, terminò quando nel 1291 cadde l'ultimo
baluardo cristiano, la città di Acri.
I Templari si ritrovarono senza un compito specifico, ricchi ed arroganti anche per il semplice fatto
che godevano dell'esenzione dei tributi e dovevano obbedire solo al Papa.
Nel 1307, finirono inevitabilmente per cadere in disgrazia.
Non ci vuole molto a comprendere che le accuse rivolte ai Templari fossero di comodo, inventate
da persone invidiose per le loro ricchezze, le quali fornirono un ottimo pretesto al Re francese per
uscire dalle proprie difficoltà economiche, appropriandosi dei loro averi.
Ma perché l'appoggio del clero in questa distruzione?
Sicuramente tutti i motivi sopra citati possono essere molto vicini ai veri motivi per cui l'ordine fu
soppresso, ma bisogna tenere conto di un altro importantissimo fattore :
una volta padroni del codice mitologico astronomico ( e come abbiamo potuto constatare i Templari
ne erano a conoscenza ), si può facilmente penetrare nelle allegorie cristiane astronomiche, velate
nel vangelo e nelle sacre scritture .
Questa sacra conoscenza può essere distruttiva in una cultura basata sulla lettura ed interpretazione
integrale delle stesse sacre scritture .
Potete lontanamente immaginare se nel 1300 si fosse venuti a conoscenza che la leggenda del cristo
era astronomica e che l'astronomia, e non la penitenza, era l'unica chiave per entrare nel regno dei
cieli.
In una cultura dominata dalla " sacra " ignoranza questi concetti erano considerati il peggior nemico
della cristianità integralista e bigotta.
Quindi avendo avuto la possibilità di comprendere che l'ordine dei templari era in possesso di
questa antica conoscenza , possiamo intuire come il clero medioevale vedesse in questa conoscenza
un pericolo per il proprio dominio culturale, spirituale e religioso sulle masse tenute nell'ignoranza
più pura.
Questo aspetto, unito alle ricchezze spropositate dell'ordine, facevano dell'ordine dei Templari la
vittima sacrificale per eccellenza e così fu.

ANTICHI MISTERI
Guarda nella notte !
Oltre le barriere, al confine del cielo.
Dove la luna è nera
E di fiamma è l'essenza Divina.
Osa sfidare
La potenza delle tenebre
E riunisciti
A chi nuota nelle acque informi del vuoto.
Adombra il buono
Ed ascolta il malvagio
E non farti ingannare
Dalla corruzione della forma.
Non guardare negli spazi
Ma tra gli spazi
E forse troverai
Il Dio venuto dal nulla.
Ermetismo egiziano ed alchimia.
"Non è forse risaputo che la nostra è un'arte Kabalistica, cioè da rivelarsi solo oralmente e che è
piena di misteri ?
Povero idiota sarai così ingenuo da credere che noi ti insegniamo
apertamente e chiaramente il più grande e importante dei segreti?
Io ti assicuro che chi vorrà spiegare ciò che i filosofi scissero con il senso ordinario e letterale
delle parole si troverà preso nei meandri di un labirinto dal quale non potrà mai salvarsi, poiché
non avrà il filo di Arianna che lo guidi per uscire."

ARTEFIO
"Nel V o VI secolo dopo Cristo, quando tutte le dottrine esoteriche erano perseguitate ed i tempi
Pagani erano distrutti, In Egitto nasceva dalla dottrine del "libro dei morti", una nuova scienza
l'Alchimia.
L'unica maniera per non cadere in odore di eresia fu di eclissare tutti i messaggi dell'antica scienza
sotto il velo di una chimica che a prima vista appare infantile."
La maggior parte degli autori che hanno scritto sulla mitologia egiziana, sui geroglifici e sulle
tradizioni che ne hanno dato origine, sono così contrari a ciò che in questo libro trattiamo che
potremmo definirli inventori una nuova mitologia, la loro.
Alcuni credono di rinvenirvi la reale storia di quei tempi remoti che essi stessi, malgrado la loro
ipotesi, li chiamano "tempi Favolosi".
Altri non vi scorgono che dei principi morali, nascosti sotto la favola mitologica.
Ma visti gli scarsi risultati ottenuti, viene da chiedersi se non vi sia un sistema più congruo e logico
per interpretare con dovizia le antiche tradizioni.
Sicuramente non ci aspettiamo il plauso di quei geni vasti, sublimi ed acuti i quali abbracciano tutto
e sentenziano senza conoscere le cause, , discutono di tutto e che tutto sanno senza aver nulla
appreso.
Sicuramente i nostri geni contemporanei saranno più saggi di Democrito, di Platone e di Pitagora e
di altri famosi greci che si recarono in Egitto a respirare l'aria ermetica.
L'ignoranza orgogliosa e le fatuità, sono le sole capaci di disprezzare e condannare senza
conoscenza di causa.
La filosofia ermetica è zeppa di enigmi e per molto tempo ancora non sarà liberata di quei termini
allegorici e strani di cui pochissimi ne carpiscono il vero significato.
Lo studio non è difficilissimo, perché le metafore ingannano coloro che si illudono di capire, alla
prima lettura, quello di cui gli antichi autori trattano.
Gli autori ci avvisino in mille maniere che una scienza simile non può essere trattata chiaramente
come le altre scienze, a cagione delle funeste conseguenze che potrebbero derivarne nella vita
civile.
Essi ne fanno un mistero ed è un mistero che cercano di coprire sotto nuovi veli, anziché liberarlo
dagli inviluppi che lo nascondono.
E perciò raccomandano continuamente di non prendere tutto alla lettera, ma di studiare le leggi e i
procedimenti della natura, di confrontare le operazioni (a loro care) di cui parlano e di accettare
solo quelle dove il lettore troverà conforme.
I filosofi ermetici hanno aggiunto alle metafore, gli emblemi, i geroglifici e le allegorie ed
attraverso ciò si sono resi quasi inintelligibili a coloro che, dopo un lungo studio ed un tenace
lavoro, non hanno iniziato ai lori misteri. Quelli che non hanno voluto darsi la pena di compiere gli
sforzi necessari per spiegarli, o ne hanno fatto di quelli senza risultato, hanno creduto non aver
meglio da fare che nascondere la loro ignoranza sotto il riparo della negazione della realtà di questa
scienza.
L'ambizione e l'amore per la ricchezza è l'unica molla che spinge la quasi totalità di coloro che
lavorano per la conoscenza dei procedimenti di questa scienza, i quali hanno la prospettiva di
arricchirsi e di una vita lunga e florida per goderne.
Quali attrattive possono avere i cuori attaccati ai beni di questo mondo; si affrettano, corrono per
raggiungere lo scopo , battono la prima via che sembra condurli più direttamente alla meta, ma
siccome hanno camminato alla cieca, incontrano un precipizio e vi precipitano.
L'arte ermetica, dicono i filosofi, è un mistero nascosto per coloro che si fidano troppo del proprio
sapere, mentre è un dono benevolo e propizio per gli umili che lo temono e che ripongono fiducia in
questa scienza.
Tutti i filosofi ermetici ci fanno sapere che la Grande opera è una cosa naturale, tanto per la materia
che si impiega quanto per le operazioni che si eseguono, verificandosi cose sorprendenti da elevare
lo spirito dell'uomo molto al di sopra dell'umana intelligenza..
Tutti i veri adepti parlano sullo stesso tono e se affermano il vero, senza prendersi tanti fastidi,
senza usare tanti vasi, senza consumare tanti carboni senza rovinare la propria borsa e la propria
salute. Si può operare di concerto con la natura, la quale assistita, si presterà ai favori dell'artista.
Ma questa cosa chiamata pietra filosofale, medicina universale, medicina aurea, esiste tanto in realtà
quanto in dottrina.?
Come mai da tanti secoli un gran numero di persone, che il cielo sembra aver favorito attraverso la
scienza e la saggezza, superiori ad altri uomini, l'hanno cercata invano.
D'altro canto numerosi storici di fede e moltissimi sapienti ne hanno attestato la veridicità. Per
mezzo di scritti enigmatici ed allegorici ci hanno affidato il modo per acquisirla e ciò senza alcun
dubbio le quante volte i detti scrivono si sappiano adottarli logicamente ai principi di natura.
I filosofi ermetici si differenziano assolutamente dai filosofi o fisici comuni. Questi ultimi non
possiedono un sistema già affermato, essi ne inventano uno tutti i giorni e l'ultimo ad essere
adottato parrebbe essere creato appositamente per screditare e distruggere quelli seguiti
precedentemente.
Infine, se un nuovo sistema sorge e si afferma, ciò si svolge sulle rovine di quello che lo ha
preceduto e non regge se non sino a quando un altro nuovo venga o rovesciarlo o sostituirlo.
Al contrario, i filosofi ermetici sono tutti d'accordo fra di loro: non uno contraddice i principi
dell'altro.
Colui che scrisse trent'anni orsono parla come colui che visse duemila anni fa. Ciò che è singolare è
che non tralasciano mai dal ripetere questo assioma che la chiesa adotta come la prova più
infallibile della verità per quanto essa ci propone di credere: " QUELLO CHE IN OGNI LUOGO,
DA TUTTI, SEMPRE E' STATO CREDUTO, RITIENI DOVERSI CREDERE MOLTO
FERMAMENTE."
Essi dicono : "..vedete, leggete, meditate quelle cose che sono state insegnate in tutti i tempi e da
tutti i filosofi, la verità è contenuta in quei passi nei quali tutti concordano."
In effetti quale spettacolo fornisce gente vissuta in secoli tanto remoti ed in paesi di lingue tanto
differenti ed oserei dire anche differenti nel modo di pensare la quale, intanto, concorda su un
unico punto? ma come? Egizi, arabi, cinesi, greci, ebrei, italiani, tedeschi, americani, francesi,
inglesi ecc.., senza un preventivo accordo, senza un particolare scambio delle proprie idee, senza
conoscersi, sarebbero tutti d'accordo nello scrivere conformemente a proposito di una chimera e di
cosa non reale, senza tener conto di tutte le opere che trattano questa materia, che la storia ci
riferisce essere state bruciate per ordine di Diocleziano, che credeva con ciò di togliere agli egizi il
modo di produrre l'oro e privarli in tal modo di quell'aiuto valido a continuare le guerre contro di
lui, ce ne restano ancora in numero rilevante scritte in tutte le lingue.
Tutti gli autori, sia antichi che moderni, che trattano dell'argomento, non l'anno fatto se non sotto il
velo dei geroglifici, degli enigmi, delle allegorie e delle favole, in modo che coloro i quali hanno
voluto studiarli ordinariamente sono stati tratti in inganno. Questo ha dato origine ad una specie di
setta e per aver mal compreso e mal spiegato gli scritti dei filosofi hanno introdotto una nuova
chimica e si sono illusi che non ve ne fossa altra che la loro.
La maggior parte degli artisti abili nella chimica volgare non negano la possibilità della pietra
filosofale; il risultato proprio di moltissime operazioni ne dà loro conferma.
I filosofi dicono che questa pietra è come il centro e la sorgente della virtù, poiché coloro che la
possiedono disprezzano tutte le vanità mondane, la vana gloria e l'ambizione, nè stimano di più
l'oro della sabbia e della polvere che si calpesta e l'argento per essi ha lo stesso valore del fango.
La sola sapienza fa loro impressione, ma la gelosia, l'invidia e le altre torbidi passioni non suscitano
alcuna tempesta nei loro cuori, nè ambiscono ad altra soddisfazione oltre quella di rendersi, in
segreto, utili al prossimo e di progredire sempre più nella conoscenza dei segreti della natura.
Questa è la forma di espressione che gli ermetici alchimisti utilizzavano per parlare della propria
arte o scienza, mai riconosciuti da quella ufficiale che, combattendola con forza, ha sempre cercato
di oscurarla.
Per non parlare di come gli storici si sono avvicinati ad ermetismo egiziano ed alla sua figlia
alchimia in maniera totalmente sbagliata, tanto sbagliata da far pensare quasi di comodo.
Hanno voluto ridurre semplicemente le due scienze ad una chimica infantile o mitologica, senza
ascoltare le innumerevoli voci del passato che ci esortavano a decodificarla, senza prendere il
comune senso letterario volutamente assurdo.
Per comprendere appieno l'antica tradizione bisogna avvicinarsi alla mentalità creatrice della stessa
(gli errori degli storici sono stati troppo eclatanti per essere veri).
Non voler riconoscere i punti di contatto tra le varie mitologie, evidentissimi e purtroppo
inquietanti.
Tante domande vengono alla mente cercando di fare breccia in un mistero che risale alla notte dei
tempi.
Ben diverse dalle tradizioni religiose in cui promettendo nell'altra vita, quella ultraterrena, una
ricompensa si sono arrogati il diritto della perfezione.
La scienza ermetico-alchimista si è sempre proposta, dalla sua nascita antichissima fino all'inizio
del nostro secolo, di cambiare addirittura il corso della vita e degli eventi della natura con la famosa
aspirazione suprema di raggiungere la pietra filosofale che cambierebbe tutti i materiali vili in
magnifico e splendente oro.
Pensiamo che il fior fiore di studiosi dell'antichità si sia dannato per trasformare tutti i metalli vili
in oro e per fare questo utilizzasse calcinazioni, quintessenze ed alambicchi vari per ottenere quello
che la nostra chimica ci riconosce impossibile?! Oppure eseguendo circoli magici e chiedendo
favori a particolari demoni, per se stessi e per gli altri, con risultati che qualsiasi mente razionale
potrebbe dire inesistenti e avessero perpetuato queste "fandonie" per millenni !?
Se analizzassimo letteralmente una qualsiasi formula Magica, Alchemica o Ermetica, le parole di
questa tradizione perderebbero di interesse in breve tempo e di conseguenza la tradizione non
avrebbe potuto proseguire per millenni (come ha fatto fino ad ora!).
La logica ci viene in aiuto se una formula "magica" non funziona, come la nostra razionalità
conferma la sua tradizione sicuramente non arriverebbe alla terza generazione, mentre invece
abbiamo le prove che nell'antico Egitto l'alchimia era presente, ora ci sorge spontanea una domanda.
Questa antica arte che è arrivata a noi dalla notte dei tempi, non avrà un altro volto celato e
razionale che è per pochi intimi, padroni del vero codice di lettura e questo codice di lettura
potrebbe essere simile a quello che ci ha permesso di comprendere la vera natura della mitologia.?
La vera difficoltà per capire l'arcano è quella di dover ammettere che uomini, culturalmente definiti
inferiori dalla nostra civiltà, possono permettersi il lusso di tramandarci, con le loro tradizioni, dati
tecnici a noi sconosciuti oppure appena riscoperti. Questo è lo scoglio maggiore dove tutti gli storici
si sono impigliati e hanno dovuto dar sfoggio della loro migliore fantasia per fare tornare conti che
non volevano tornare.
Nessun contemporaneo uomo di scienza vuole ammettere questi fatti, perchè andrebbe contro i
principi di ogni studioso ortodosso pensare che popoli barbari e con civiltà all'epoca del rame
possano avere inserito dati tecnici a noi sconosciuti, nelle loro tradizioni e nella loro mitologia.
E' di fronte a questi misteri che continuando su questa linea essi rimarranno tali, la scienza si limita
a piegare il capo e a dare spiegazioni che farebbero ridere chiunque.
Piuttosto, si è arrivati a pensare che le popolazioni antiche erano schizzofreniche o pazze, piuttosto
che cambiare termini di giudizio .
Il non vedere o meglio il non voler vedere, è la loro forza. Essi sono padroni di cattedre illustri e
chiunque voglia proseguire altre strade ed uscire dalla loro cieca legge è tacciato di follia.
Noi non vogliamo dipingere i popoli antichi come esseri soprannaturali, con conoscenze superiori a
quelle dell'attuale civiltà, ma come uomini che hanno avuto contatti in antichità remote con una
civiltà tecnologicamente evoluta e che questa società, fantasma per la nostra scienza, ha inserito
nella mitologia delle antiche popolazioni e nei testi sacri e testi occulti, dati tecnici con conoscenze
ben superiori alle nostre.
Ma torniamo ora al sistema interpretativo delle allegorie alchemiche e vediamo se i nostri due
codici possono infrangere la barriere di questa scienza antica come l'uomo.
Prendiamo ora un brano tratto da Atalanta Fugiens e più precisamente l'epigramma 26
" Il rosaio della sapienza abbonda di fiori diversi ;
ma la sua porta è sempre chiusa da duri chiavistelli :
la sua unica chiave è cosa sprezzata al mondo,
se non l'hai vuoi fare strada senza gambe
affronti invano l'erta del Parnaso
se a stento stai saldo sul piano.
Ma ci si chiederà dove si deve cercare questa chiave .
Rispondo con l'oracolo che ciò deve avvenire dove
Si dice che le ossa di Oreste furono trovate, dove si troverebbe
Insieme i venti, ciò che rompe, che respinge l'urto e la distruzione degli uomini..................
Il cercatore realmente troverà questa chiave nell'emisfero settentrionale dello zodiaco
E la correggia del chiavistello in quello meridionale, se ben si sanno contare e
Distinguere i segni.
Quando se ne sarà impossessato gli sarà facile aprire la porta ed entrare .
All'ingresso medesimo vedrà Venere e il suo amante Adone"
Mayer ci segnala in maniera inequivocabile che la scienza ermetica è astronomica, infatti le
indicazioni ci indicano di ricercare la chiave nell'emisfero settentrionale dello zodiaco ed il
chiavistello in quello meridionale .In parole povere lo studioso ci consiglia di portare la
costellazione del Leone (chiave) alla Sfinge (chiavistello), che non sono più sovrapposte per effetto
della precessione .(infatti solo nel 10450 o era del leone la sfinge fissava il suo corrispettivo celeste,
dopo, per effetto della precessione degli equinozi si sono allontanate andando nei due emisferi dello
zodiaco opposti.)
Senza questa chiave di lettura (astronomica) è impossibile entrare nel giardino dei filosofi, come per
un infermo scalare una montagna .
Stranamente, una volta entrati in questo meraviglioso e magico giardino, abbiamo una stella che ci
aspetta .(Venere)
Epigramma 16
E' qua un leone con le piume e uno senza.
Vincitore di quadrupedi, il Leone, Grinfia e cuor
Possente, impavido pugna, né di fuggir si cura:
Sotto i piedi gli porrai una leonessa alata,
che volando vuole levare con sé il maschio :
ma quello a terra immoto sta, e la tiene;
quest'immago t'insegni la via di natura.
Discorso sedicesimo
"I filosofi, considerando l'ammirabile natura di questo animale, ne presentano diverse allegorie che
testimoniano l'opera segreta come geroglifici.
Avendo constatato che il leone è un animale costante, fermo, senza scaltrezza o suspicione, gli
hanno assimilato la parte più nobile della loro composizione filosofica. Ma, ci si chiederà, chi mai
vide una leonessa alata e riferito ad essa di quale utilità posson essere le piume?
Presso il monte Citerone c’è una valle profonda in cui non si vedono che leonesse alate.
In cima a quel monte abita un leone rosso della stessa razza di quello ucciso da Ercole.
Bisogna dunque catturare il leone e condurlo nella valle, dove presto si unirà alla leonessa.
Questa dal canto suo si lascerà vincere facilmente, come simile dal simile.
Poi occorrerà levarli dalla valle e porli in cima al monte, dove più non fuggiranno l'una dall'altro,
uniti da un patto inviolabile.
Confesso che la cattura dei leoni non è facile e riserva diversi pericoli; tuttavia va intrapresa .
Il leone, assicurano, non cerca cibo assieme alla leonessa, ma vaga per conto proprio.
Perciò vanno cercati e cacciati separatamente .Ma se si procacciano dei leoncini, nel momento in
cui cominciano a mettere le grinfie, cioè a due mesi dalla nascita e unendoli quando sono adulti,
come dicemmo, non vi sono pericoli.
Bisogna osservare che nascono in primavera e abbiano gli occhi aperti............................."
L'immagine simbolica astronomica è esattamente quella dell'altro epigramma, bisogna riunire la
leonessa alata (la costellazione del Leone ) al leone (la sfinge) e questa operazione deve essere fatta
in primavera (equinozio di primavera).
Per fare questa operazione dobbiamo prendere un LEONE della stessa razza di quello ucciso da
Ercole, ricordiamo che come abbiamo visto nei primi capitoli tutte le prove che gli eroi mitologici
devono affrontare sono di natura astronomica precessionale .(codice Terzo)
Riportando tutto all'epoca primaria del messaggio il 10450 a.c. tutto diventa chiaro, ritrovando la
data di partenza fissata sulla piana di Giza e su quella di Angkor.
Riproducendo i cieli che i nostri antenati vedevano nel 10450 a.c., i monumenti iniziano a"parlarci"
con i loro orientamenti e diventa anche facile comprendere i motivi astronomici della mitologia.
Ancora una volta abbiamo la conferma che l'unica chiave che può aprire con successo le allegorie
ed i simbolismi mitologici è la chiave astronomico-precessionale.
MICHEAL MAYER
Filosofo, alchimista, musicista e dottore.
Nato a Rendsburg nel 1566 nello Holstein, si laureò in medicina a Basilea, dove ancora aleggiava
la fama di Paracelso e l'anno successivo in Filosofia a Rostock.
Nel 1608 venne chiamato a Praga da Rodolfo II, quale medico personale. Negli anni successivi alla
morte dell'imperatore, Maier visita più volte l'Inghilterra e nel 1619 diventa medico personale di
Maurizio D'Hesse.
Morì a Magdeburgo nel 1619.
Autore di 16 volumi alchimisti di cui il più famoso "ATALANTA FUGIENS"
Poeta
Rivela la menzogna,
e non ricercar l'immagine perfetta,
poiché rimarrà sol nel tuo intelletto,
per quanto la tua anima sia grande
mai,
riuscirai a riprodurre
a cotanta umanità
il tuo mondo.
Crea,
piuttosto,
una piramide
senza vertice
e fa che ogni livello di coscienza,
di chi legge
lo rappresenti.
(Giorgio Terzoli 2000)
Fulcanelli
" Pietra Filosofale significa, secondo il linguaggio Sacro, pietra
che porta il segno del sole "
Ai primi del secolo ventesimo uscirono due dei più importanti trattati di alchimia: "Il mistero delle
cattedrali" e "Le dimore filosofali". L'autore di queste opere si firmò Fulcanelli.
Chi si nascondesse sotto il nome fittizio di Fulcanelli sicuramente non lo sapremo mai, ma secondo
le ricerche investigative di Robert Ambelain si riuscì a risalire alla probabile identità dell'autore,
Julien Champagne.
Durante il 1930 Ambelain, avendo pubblicato un libro con la stessa casa editrice di Fulcanelli ed
ispirato dalle opere dell'autore misterioso, compì una vera investigazione per risalire alla vera
identità dell'autore de "Il mistero delle cattedrali".
Champagne nacque il 23 gennaio del 1877 e si interessò all'arte dell'alchimia alla giovane età di
sedici anni. Nel 1916 incontrò Eugenio Canseliet, diciassette anni più vecchio di lui e lo prese come
allievo .Nel 1921,secondo i racconti di Ambelain, Champagne divenne l'insegnante dei figli del suo
amico, de Ferdinad Lesseps, il quale stava preparando un laboratorio alchemico nella città di
Bourges. Nel 1922, Champagne incontrò Jules Boucher, che prese come studente assieme al suo
amico Gaston Sauvage .Proprio questo Boucher più tardi diede le informazioni ad Ambelain sulla
vera identità dell'autore, confermandogli che lo stesso Champagne fu l'unico a dare disposizioni per
la pubblicazione del libro.
All'inizio del 1925, Champagne e Canseliet vissero allo stesso indirizzo a Parigi e durante questo
periodo fondarono una società segreta dal nome i " Fratelli di Eliopoli" a cui andarono dedicati
entrambi i due testi.
Questa società segreta comunque fu limitata a Champagne, Canseliet, Sauvage, Boucher ed un paio
di persone.
Durante il corso degli anni, Champagne confessò di essere Fulcanelli e addirittura aveva firmato le
copie di Boucher, del "mistero delle cattedrali" con quel nome.
Champagne morì nel 1932, ma la leggenda vuole che Canseliet disse di avere visto Fulcanelli nel
1954, 22 anni dopo la morte di Champagne, dove visitando un castello in una località non ben
precisata della Spagna fu accolto proprio dall'autore del mistero delle cattedrali.
Appena arrivato Canseliet salutò dal suo vecchio maestro che non era invecchiato fisicamente,
durante il corso degli anni.
L'ospite fu condotto al piano superiore di una torretta da dove godeva una vista eccellente, dove
bambini vestiti con abiti del XVI secolo si paravano davanti a lui.
Gli fu assegnato un laboratorio per gli esperimenti, dove di tanto in tanto il suo vecchio, ma non
invecchiato maestro, gli faceva visita. Una mattina, Canseliet discese la scala della torretta e fu
avvicinato da tre donne che portavano dei vestiti del XVI secolo. Quando le tre donne gli furono
vicine riconobbe nel viso di una di esse quello di Fulcanelli.
Canseliet tornò in Francia e raccontò il suo strano e singolare viaggio.
La natura incredibile di questa storia, penso non vada neppure segnalata se non per comprendere
che sono passati millenni, ma la maniera di esprimersi degli alchimisti non è cambiata.
" si dice che Tireseas fu privato della vista per aver rivelato ai mortali il segreto dell'Olimpo,
comunque lui visse per sette, otto volte l'età media dell'uomo, ed è stato successivamente donna e
uomo"
Pagina 44 dei "misteri delle cattedrali " Fulcanelli.
Trimegisto
Dal nome della figura leggendaria di Ermete Trimegisto, la cui esistenza storica è altamente
improbabile ed è piuttosto da ritenere una raffigurazione simbolica mitologica del dio egiziano Thot
avvenuta in Epoca alessandrina.
A lui sono attribuiti numerosi scritti in lingua greca ed aventi contenuti filosofico-religiosi .

IL MISTERO DELLE CATTEDRALI DI FULCANELLI.
" il saggio troverà la nostra pietra perfino nel letame mentre l'ignorante non potrà credere ch'essa
esista nell'oro"
Il libro di Fulcanelli si apre con un disegno che sicuramente è passato inosservato alla maggior parte
dei lettori, questo disegno è firmato da Julen Champagne e ritrae la Sfinge, in un paesaggio
stellare, sotto il disegno una frase enigmatica.
" La sfinge protegge e domina la scienza."
Sicuramente la maggior parte dei lettori è talmente abituata a vedere la misteriosa statua egiziana
in tutti i testi occulti o esoterici che ormai non gli presta più attenzione, considerando la sfinge un
segreto troppo impenetrabile.
Gli antichi costruttori ci hanno lasciato un messaggio composto da monumenti giganteschi, ma
incomprensibili senza la conoscenza astronomica precessionale così come lo stesso Fulcanelli,
volendo imitare i suoi predecessori, inserisce di proposito questo disegno, che preso singolarmente
ha ben poco da dirci, ma nel contesto del discorso alchemico ha la sua fondamentale importanza.
Avremo così occasione di vedere e comprendere come la sfinge rappresenta la pietra "filosofale."
La pietra che porta il segno del sole: infatti la sfinge riproduce la costellazione del leone che nel
10450 a.c. portava l'equinozio di primavera .
Costruite da i framassoni ( dall'inglese free mason, pietra libera e per estensione, libero muratore.),
per assicurare la trasmissione della dottrina ermetica, le grandi cattedrali ebbero, al loro apparire,
una grande influenza su numerosi edifici più modesti dell'architettura civile e religiosa.
" tutte le chiese hanno l'abdisse rivolto verso sud -est e la loro facciata verso nord -ovest , mentre i
transetti, che formano il braccio trasversale della croce, sono orientati nella direzione nord -est,
sud-ovest. Questo orientamento è invariabile, deliberatamente voluto, in tal modo i fedeli ed i
profani entrando in chiesa da occidente, avanzano diritti verso il santuario con la faccia rivolta
verso il luogo da cui sorge il sole, verso oriente."
Le parole che noi evidenziamo nel libro "il mistero delle cattedrali" sono le uniche ad essere scritte
in corsivo, ovviamente per renderne più chiara la interpretazione simbolica astronomica.
" nel medioevo, il rosone centrale dei portici si chiamava ROTA, la ruota .
ora la RUOTA è il geroglifico alchemico del tempo necessario alla cottura della materia filosofica
ed in seguito rappresentò la cottura stessa .Il fuoco sostenuto, costante ed uguale che l'artista
mantiene giorno e notte in questa operazione, è chiamato perciò FUOCO DI RUOTA.
E' proprio questo fuoco, risvegliato dal calore volgare, che fa girare la ruota e provoca i diversi
fenomeni che l'artista osserva nel proprio vaso."
Fulcanelli con queste metafore ci segnala il fenomeno della precessione degli equinozi, infatti ad
oriente, cioè all'est, è l'unico momento che il sole sorge nei due giorni equinoziali e ci riferisce che
le cattedrali sono state costruite in quella maniera per simboleggiare l'equinozio di primavera.
La ruota o fuoco dei saggi non indica altro che il movimento celeste equinoziale, infatti poi
Fulcanelli aggiunge:
" alcuni di questi rosoni conservano ai loro posti ancora i segni zodiacali"
" terminate le gravose fatiche di Ercole, il suo lavoro si riduce al gioco dei bambini di cui
parlano i testi, cioè a sorvegliare il fuoco, cosa che anche una donna che sta filando può
facilmente farlo e farlo bene."
Le fatiche di Ercole, come abbiamo visto, sono esclusivamente precessionali, il filare o il tessere
rappresentano, nell'allegoria alchemica, il lento incedere della precessione, come il mito di
Penelope, che tesseva e disfava la tela, ci conferma .
Nel codice ermetico -alchimista la precessione era simboleggiata dal movimento del fuso o in
quello più complesso della tessitura.
"si può vedere un pescatore con la lenza che tira fuori dall'acqua un bel pesce"
"il pesce è il geroglifico della pietra dei filosofi"
"il pesce che nuota nel nostro mare filosofico"
" aggiungiamo ancora che il famoso pesce del cosmopolita, che egli chiama anche l'orsin
l'orsacchiotto, la piccola orsa, costellazione nella quale si trova la stella polare........e raccomanda
di regolare la loro strada guardando la stella del nord."
" questo pesce misterioso è il pesce regale per eccellenza"
Fulcanelli si prodiga a far comprendere la natura astronomica di tutte le allegorie alchemiche,
inserendo la figura di questo pesce misterioso, che altri non è che la costellazione omonima.
" la nostra materia prima si estrae dalla pancia dell'ariete"
da circa 2000 anni la terminologia ufficiale si serve solo di segni zodiacali, ciascuno dei quali
occupa 30 gradi dei 360 dell'intera fascia .
Questi segni portano il nome della costellazione dello zodiaco, ma i segni e costellazioni non
collimano : il segno equinoziale, dal primo al trentesimo, viene chiamato Ariete,
indipendentemente dalla costellazione che nella realtà sorge prima del sole all'equinozio .
Nella nostra epoca la costellazione che sorge eliacamente il 21 marzo è quella dei Pesci ; ma il
segno è sempre chiamato Ariete e lo sarà in futuro quando sarà l'Acquario a reggere l'equinozio di
primavera.
Quindi la costellazione che porta l'equinozio di primavera , si chiama sempre Ariete, di qualsiasi
costellazione si tratti.
" in questa parte del porticato si trovava scolpito, una volta, il geroglifico maggiore della nostra
pratica: il corvo."
Il corvo di Notre Dame, figura principale del blasone ermetico, aveva esercitato in ogni epoca
un'attrazione assai viva sulla folla dei "soffiatori" (chiamati volgarmente così gli studiosi che
utilizzavano letteralmente le parole dei filosofi); infatti, una vecchia leggenda lo indicava come
unico punto di riferimento di un sacro deposito .Si racconta che Guillame de Paris avrebbe nascosto
la pietra filosofale in uno dei pilastri dell'immensa navata ed il punto esatto del misterioso
nascondiglio era determinato con precisione dall'angolo di visuale del corvo......
Quindi, secondo la leggenda, l'uccello simbolico, un tempo, fissava dall'esterno il posto incognito a
tutti, del sacro pilastro nel quale sarebbe stato murato un tesoro.
Sul lato esterno dei pilastri senza imposta, che sostengono l'arcitrave e lo sviluppo della volta, sono
rappresentati i segni dello Zodiaco .
Si incontrano per primi, dal basso verso l'alto, Aries(Ariete ), Taurus (Toro) e al di sopra Gemini
(Gemelli).Sono i mesi primaverili che indicano l'inizio del lavoro ed il tempo prezioso per le varie
operazioni.
Si potrà obbiettare che lo zodiaco può non avere un significato occulto e rappresentare unicamente
la zona delle costellazioni. E' possibile. Ma in questo caso, dovremmo ritrovare l'ordine
astronomico, la successione cosmica delle figure zodiacali che i nostri antenati non hanno ignorato.
Ora, a Gemini succede Leo che prende il posto di Cancer, respinto sul pilastro di fronte.
Lo scultore ha voluto quindi indicare, con questa abile trasposizione, la congiunzione del fermento
filosofico o Leone, con l'amalgama mercuriale, unione che si deve compiere verso la fine del
quarto mese della prima opera."
" gli iniziati ci capiranno e sapranno di quale vaso intendiamo parlare, in genere è chiamato leone
verde"
" i filosofi hanno chiamato leone verde il recipiente che serve alla cottura......"
" tutta l'arte sta nell'ottenere soltanto questo leone verde e che il nome stesso ne indica il colore"
"un solo corpo immondo entra nel nostro magistero ; comunemente i filosofi lo chiamano leone
verde. E' il mezzo e il modo per unire le tinture tra il sole e la luna.
Diventa a questo punto chiaro e lampante che la tanto ricercata pietra filosofale, altro non è che la
comprensione della precessione degli equinozi e la decodificazione precessionale di tutte le opere
alchemico- ermetiche.
In questo passo Fulcanelli è esplicito a segnalarci la posizione in cui la pietra filosofale si trova
dentro la cattedrale, sotto forma simbolica di zodiaco e ci segnala anche che i segni zodiacali non
seguono l'ordine classico, riferendosi alla precessione degli equinozi.
Il movimento della precessione degli equinozi non è da confondere con il naturale spostamento
orbitale terreste che fa cambiare lo sfondo celeste delle stelle e che cambia ogni mese:
Acquario, Pesci, Ariete, Toro, Gemelli ecc....... .
Il fenomeno precessionale, come abbiamo visto, muove le ore precessionali in senso inverso,
Gemelli, Toro, Ariete, Pesci ed Acquario.
Abbiamo a questo punto la conferma esplicita e neanche troppo velata dell'autore alchimista, che la
comprensione degli effetti della precessione degli equinozi è l'unica chiave che ci permette di
entrare nel mondo antico dei filosofi.
Alla fine del discorso l'autore segnala la costellazione del Leone come partenza del messaggio, ma
vedremo successivamente come procede.
"abbiamo raggiunto il più alto segreto dell'opera, ............................
È questo il verbum dimissum del Trevisano, la parola perduta dei framassoni medioevali, quella
che tutte le confraternite ermetiche sperano di trovare e la cui ricerca costituiva lo scopo dei loro
lavori e la loro ragione di vita " Tra i più celebri centri d'iniziazione di questo tipo citeremo gli
ordini degli illuminati, dei cavalieri dell'aquila nera, delle due aquile, dell'apocalisse, i fratelli
iniziati dell'asia, della palestina, dello zodiaco, le società dei fratelli neri, degli eletti coens, dei
mopsi, delle sette spade, degli invisibili, dei principi della morte, dei cavalieri del cigno(istituti da
elia), i cavalieri del cane e del gallo, i cavalieri della tavola rotonda, della genetta, del cardo, del
bagno,della bestia nera, dell'amaranto, ecc............"
Con la comprensione del fenomeno precessionale e quindi potendo attingere all'antica scienza,
abbiamo la possibilità di raggiungere il più alto segreto dell'opera.
Successivamente Fulcanelli elenca tutte le confraternite che sono alla ricerca di questa antica verità.
Una volta segnalataci la natura astronomica dell'alchimia, ritroviamo lo stesso fatidico messaggio
che sempre ci ha accompagnato nelle nostre ricerche. Stesso messaggio e stessa maniera di
esprimersi degli antichi abitanti del nostro pianeta.
" c'è soltanto questo Leone Verde che chiude e apre i 7 sigilli indissolubili dei 7 spiriti
metallici........"
" infine ricordatevi che Dio impiegò 6 giorni per compiere la sua grande opera......."
Una volta segnalatoci, come in tutta la tradizione, la data di partenza l'era del Leone , Fulcanelli ci
segnala con un semplice numero, il 6 o il 7, data finale del messaggio.
Ricordiamo che l'espressione è sempre la medesima, la fine della sesta costellazione Zodiacale
partendo dall'era del leone, o l'inizio della settima.
Q U I N D I
Leone Cancro Gemelli Toro Ariete Pesci Acquario
1 2 3 4 5 6 7
Il numero 6 è inteso come fine dell'era astronomica dell'era dei Pesci , mentre il numero 7 è inteso
come inizio dell'era astronomica dell'acquario. (praticamente la data di arrivo è segnalata tra la fine
dell'era astronomica dei pesci e l'inizio di quella dell'acquario)
Vediamo ora secondo Fulcanelli che cosa dovrebbe capitare all'entrata precessionale dell'era
dell'acquario (l'era precessionale che ci stiamo apprestando a vivere ).
Non con poco stupore vi proponiamo le parole dello studioso del ‘900, che così finisce la propria
opera: “la lettera S che prende in prestito la forma sinuosa del serpente, corrisponde al KHI della
lingua greca e ne assume anche il significato esoterico. E’ la traccia elicoidale del sole giunto allo
Zenith della sua traiettoria nello spazio, al tempo della catastrofe ciclica.
E’ un’immagine teorica della Bestia dell’Apocalisse, del Drago che vomita nei giorni del
giudizio, il fuoco e lo zolfo sulla creazione macrocosmica.
E’ scritto che la vita si rifugia in un sol luogo.
Apprendiamo cioè che esiste un paese nel quale la morte non toccherà gli uomini quando sarà il
terribile momento del duplice cataclisma .Tocca a noi cercare, poi, la posizione geografica di
questa terra promessa, dalla quale gli eletti potranno assistere al ritorno dell'età dell'oro.
Perché gli eletti ............ secondo le parole della scrittura saranno salvati .
Essi porteranno il suo segno e riceveranno da lui la missione di ricollegare all'umanità rigenerata
la catena delle tradizioni dell'umanità scomparsa."
Quindi una volta stabilita la data di partenza (l'era astronomica del LEONE ) e segnalatoci la data di
arrivo (tra la fine dell'era dei PESCI e l'inizio di quella dell'ACQUARIO), Fulcanelli ci fa sapere
che questa data porterà una distruzione fisica alla terra e che solo alcune zone saranno risparmiate
dalla catastrofe, in cui gli eletti faranno da tramite tra la vecchia e la nuova civiltà.
Praticamente lo studioso vede in questo messaggio la previsione di una catastrofe ciclica e quindi
prevedibile, che parte da ben 13000 anni or sono .
Per quanto siamo sicuri della natura della mitologia di tutto ciò, questa affermazione sicura di
Fulcanelli ci lascia profondamente turbati .
La natura astronomica del mito appare, alla luce delle scoperte da noi effettuate, una certezza come
certa è la data finale segnalataci da tutte le tradizioni, ma andremo ad analizzare in seguito se
l'ipotesi pessimista di Fulcanelli può avere riscontri scientifici.
Alchimista
Ritroviamoci ancora a Samain,
sotto il mare,
con il grande Druido,
bevendo il sacro soma,
il giorno dell'unione dei due mondi.
Immergiamo la nostra scienza
Nelle dolci nebbie della magia .
Forse, filtreremo i raggi di sole
e poi vedremo meglio.
Tornate nebbie ;
mordendo il tempo ad oscurare i deboli,
i falliti,
chi non conta nulla.
Non si muore per non sapere,
si muore per sapere a metà.
Paracelso
Philippus Aureolus Theophrastus Bombast von Hohenheim
Einsiedeln svizzera 1493 Salisburgo 1541
Figlio unico di un medico alchimista il quale, dopo la morte della madre, si trasferì a Villach
(attuale Austria meridionale) dove studiò presso una scuola fondata dalla potente famiglia di
banchieri Fugger. Qui sentì parlare dei metalli che "crescono sottoterra " e osservò esperimenti in
cui erano impiegati alambicchi fumanti e dove si cercava di trasformare il piombo in oro.
Nel 1507, a 14 anni comincia a vagare per l'Europa, passando, come facevano molti giovani, da
un'università all'altra in cerca di professori famosi.
Si dice che fra il 1507 e il 1512 abbia visitato le università di Basilea, Vienna, Lipsia e Colonia, ma
restandone sempre deluso.
Probabilmente si laureò in medicina a Vienna nel 1510, per ricevere (secondo le sue affermazioni),
il dottorato a Ferrara nel 1516, dove potè criticare apertamente sia Galeno che Avicenna.
Spirito inquieto girovagò per tutta l'Europa, comprese Inghilterra, Scozia, e Irlanda.
In Russia fu fatto prigioniero, ma riuscì a scappare in Lituania per poi tornare in Italia e imbarcarsi
per l'Egitto e poi Arabia, Palestina ed infine Costantinopoli. In ogni luogo si confrontò con gli
alchimisti più famosi e scoprì medicamenti e cure spesso efficaci.
Nel 1524, dopo 10 anni di vagabondaggio, tornò ormai famoso a Villach e quando nel 1527 fu
nominato professore a Basilea, moltissimi studenti si riversarono sulla città svizzera per ascoltare le
sue lezioni.
Come Lutero aveva fatto sul portone della Schlosskirche di Wittemberg, Paracelso affisse il suo
programma alla bacheca dell'università, invitando chiunque volesse a partecipare alle sue lezioni.
E come Lutero nel 1520 aveva bruciato la bolla papale che minacciava la scomunica, Paracelso fece
un rogo delle opere di Galeno e Avicenna di fronte alle università e sempre come aveva fatto il
padre tedesco della riforma protestante, preferì il tedesco al latino.
A Basilea raggiunse il culmine della sua carriera.
Morì nel 1538 in circostanze misteriose in una locanda di Salisburgo.
Il medico svizzero anticipò alcuni aspetti, poi sistematizzati coerentemente da Hahnemann
nell'omeopatia e gettò le basi della farmacologia. Come affermò lo psichiatra Carl Gustaf Jung , fu
anche un pioniere nel campo della psichiatria.
Sostenne che bisognava curare il malato e non la malattia e che si doveva applicare la legge della
similitudine, prescrivendo quella sostanza la cui intossicazione assomigliasse ai sintomi della
malattia.
In polemica con la polifarmacia palliativa del suo tempo, prescriveva un solo rimedio.
Sottolineava che la terapia di ogni malato deve essere individualizzata, poiché ogni uomo è diverso
da un altro ed ha bisogno di un farmaco personalizzato, in quanto ogni malato reagisce a modo
proprio.
Anticipò la tecnica delle dosi minime in cui si concentrava la quintessenza del farmaco, la karena,
pari alla ventiquattresima parte di una goccia (misura di base).
Paracelso criticata apertamente la pratica di curare la ferite con impacchi di muschio o letame
secco, sostenendo che così se si impedisce l'infezione. Sarà la natura a guarire la ferita.
Ma oltre che medico, Paracelso è anche un valente alchimista.
Vediamo ora se il medico Svizzero, sotto il velo dell'Alchimia, cercava di tramandarci il codice
astronomico-precessionale che ci permette di scardinare tutte le allegorie e le simbologie di tutta la
mitologia.
"I SETTE LIBRI DEI SUPREMI INSEGNAMENTI
MAGICI"
" DELLA COSTELLAZIONE DELLO SPECCHIO"
LIBRO 5
"Ecco il modo di preparare questo strumento regale . Si può incominciarlo indifferentemente in
qualsiasi mese dell'anno, ma si deve calcolare con cura il segno che è ascendente nel cielo,
osservando attentamente il principio di ciascun segno e il grado al di sopra dell'orizzonte, insieme ai
segni meridionali, che occupano il mezzo del cielo. Inoltre la parte del cielo in cui si trova il
pianeta che interessava nell'ora e nel giorno del principio o incoazione di tale mistero.
Così pure il pianeta si trovi sopra o sotto la terra quando deve ascendere sul nostro piano
orizzontale.
E conoscere le congiunzioni dei pianeti e in quale segno o grado si trovi il sole e la luna.
Infine notare con cura le fasi e la mutazione della luna, nonché gli EQUINOZI,senza avvalersi pel
computo delle regole o delle tavole di Tolomeo.
Le tavole di Tolomeo furono fatte nell'anno di Cristo 140 in tale epoca l'EQUINOZIO fu nel
giorno del 31 marzo alle ore 2 e 4 minuti antimeridiane. Perciò nel nostro secolo ossia nell'anno
1537, si riscontrano circa 5 giorni e 7 ore e 36 minuti di intervallo.
Ora nella preparazione di questa opera mirabile, bisogna tenere conto del vero EQUINOZIO e il
luogo dell'EQUINOZIO deve essere preso nell'eclittica dell'ottavo cielo che per la divisione o
ripartizione io chiamo principio dell'ARIETE in effetti la prima parte dell'EQUINOZIO, a
cominciare dall'eclittica, contiene 24 minuti di declinazione e noi abbiamo il giorno
EQUINOZIO."
Da buon iniziato, quale era il grande Paracelso, segnala che la comprensione del fenomeno
precessionale è di fondamentale importanza per la sacra scienza dell'alchimia.
Per chi lo avesse preso alla lettera, lo specchio diventava uno strumento "magico" senza nessun tipo
di valore razionale, ma per gli iniziati era la prova che la precessione degli equinozi è l'unica
chiave che permette di aprire le simbologie e le allegorie alchemiche.

IL SIGILLO DEL SOLE DI PARACELSO
Vi riportiamo in calce il modello da seguire per fabbricare il sigillo del sole del grande Paracelso.
" Va approntato con Oro d'Arabia o di Ungheria sceltissimo e puro, quadrato su di un lato e di cui
la quadratura sarà moltiplicata per 6, in modo che ogni linea contenga il numero 111.
Converrà in proposito accennare che i numeri segreti e nascosti in qualsiasi segno sono i numeri di
tutte le altre stelle soggette allo stesso pianeta e ad esso attribuito da Dio come abbiamo detto nel "
libro delle stelle" .
Il pianeta è anche detto pianeta precursore o stella primaria e perciò conviene che abbia
sottoposto le stelle che governa.
Dall'altro lato del sigillo occorre incidere l'immagine stessa del pianeta, ossia un re incoronato
seduto su di un trono, circonfuso della maestà regale, con lo scettro nella destra, con il sole e il
nome del sole sul capo e con un leone disteso ai suoi piedi .
Queste due immagini sono indispensabili.
Le impressioni celesti e le influenze astrali ottenute sopra naturalmente debbono essere conseguite
con la maggiore rapidità possibile, come una freccia lanciata dall'arco o come proiettile scagliato
dalla catapulca.
Il portare questo sigillo assicura il favore e le grazie dei potenti ed eleva l'uomo tanto da farlo
divenire oggetto dell'ammirazione generale."
Preso alla lettera diventa un oggetto senza nessun tipo di significato, ne magico ne religioso, ma se
eseguiamo la classica decodificazione precessionale ci appare come incanto il messaggio antico.
Paracelso ci fornisce la data di partenza l'era del LEONE, la data finale dopo 6 costellazioni
zodiacali attraversati dalla precessione, quindi ritorna la fine dell'era dei PESCI e il 111 che
simboleggia il ciclo delle macchie solari.
Purezza
Barile nero
Pieno di gigli,
colti da fanciulli .
trasportato da cavalli bianchi
ed offerto in sacrificio al Nulla.
Dove cercarti?
Nell'adolescenza
Dove non hai potuto macchiarti?
O forse nella vecchiaia,
dove non hai la forza
per non essere candido?
(Giorgio Terzoli 1999)
Il sud America
"Le acque erano agitate per volere di Hurakan, il cuore del cielo e una grande inondazione
arrivò..... caddero massi di materiale vischioso, la faccia della terra fu oscurata, e cominciò una
pesante pioggia oscura. Pioveva di giorno, pioveva di notte .....si sentiva un gran rumore e un gran
incendio .Poi si videro uomini scappare, spingendosi, l'un l'altro disperati. Cercarono di
arrampicarsi sulle case, ma le case crollavano davanti a loro......L'acqua e il fuoco provocarono
insieme la rovina universale al tempo dell'ultimo grande cataclisma che precedette la quarta
creazione."
Popol -Vuh (testo sacro degli indios Quichè del Guatemala)
La prima civiltà mesoamericana nasce nelle giungle del Tobasco intorno al 1500 A.C. ed è quella
degli olmechi,adoratori del dio giaguaro, Huehueteotl , dio del fuoco e di Quetzalcoal,il serpente
piumato. Questa prima civiltà mesoamericana perfezionò la numerazione, la scrittura geroglifica,
l'astronomia e organizzò una casta sacerdotale.
La popolazione del periodo classico ( 200 a.c. 900 a.c.) che ha più influenza sulle civiltà successive
è quella degli Zapotechi, che traggono la maggior parte delle loro conoscenze dalla cultura Olmeca
e organizzano una società dominata dalla casta sacerdotale e da quella dei guerrieri.
Nel periodo post classico (800 d.c. 1500 d.c.), una lunga lotta per il dominio della valle di Oaxaca
porta al graduale abbandono di monte Alban a vantaggio di Mitla e quindi alla decadenza degli
Zapotechi e all'apogeo culturale e militare dei Mixtechi, popolo in cui si pensa vigesse il
matriarcato.
Verso il 500 d.c. ha origine Teotihuecàn, il più grande centro cerimoniale mesoamericano, fondato
probabilmente da una popolazione di origine Olmeca.
Dal 650 d.c. in poi la città entra in una fase di forte decadenza .
Verso il 1200 d.c. i Toltechi, con a capo Mixcòaatl, conquistano la valle del Messico e fondano
Culhuacàn. Essi fondano una società militarista che porta la guerra in tutto il mesoamerica, ma
introduce anche elementi architettonici rivoluzionari .
Gli Aztechi comparvero sull'altipiano del Messico attorno al XII secolo, guidati dall'immagine di
Huitzilopochtli, dio della guerra e del sole.
Infatti, le imprese militari costituiranno sempre l'attività principale degli Aztechi e l'impero che
arriveranno a creare, sarà l'impero del sole.
La loro splendida capitale Tenochtitlàl sorge su un'isola paludosa del lago Texoco.
La loro società è basata sulla proprietà comune della terra che appartiene al clan, il quale provvede a
suddividerla in usufrutto tra i suoi membri. L'eccedenza dei frutti della terra è in parte destinato al
mantenimento della classe dirigente e dei sacerdoti.
Esiste anche una classe di schiavi formata dai prigionieri nemici e da chi ha infranto le regole della
comunità.
Con l'incremento del commercio si crea una categoria molto potente di mercanti : i Pochteca.
Della magnifica città di Tenochtitlàn, purtroppo non rimangono che poche rovine a causa
dell'invasione spagnola.
Alla fine del XII secolo l'unità culturale dei Toltechi si disgregò in seguito alle lotte delle tribù;
questo periodo causò il declino della civiltà Tolteca e il suo frazionamento politico in numerose
città stato, che si combattevano a vicenda
In quel periodo tutte le popolazioni di tali centri erano Azteche ed oltre la lingua, il Nahuatl,
avevano in comune con i Toltechi anche l'arte e i costumi tribali.
Fra di esse emerse presto la bellicosa tribù dei Mexica, la quale, unendosi alle città di Texcoco e di
Tlacopan, posero le basi di un grande impero la cui capitale era Tenochtitlan.
La religione Azteca era caratterizzata dal dualismo e opponeva i vari dei gli uni sugli altri.
Secondo la tradizione gli dei erano stati creati da Ometecutli e Omecihuatl, gli uomini erano stati
creati da Tezcatlipoca e Quetzalcoatl, che erano in lotta tra loro.
Presso gli Aztechi, Tezcatlipoca si suddivise in quattro diverse divinità:
il dio rosso dell'ovest, quello blu del sud, quello bianco dell'est e quello nero del nord.
Quest'ultimo mantenne il nome del dio originale . Esso era rappresentato con un solo piede e che al
posto dell'altro aveva una testa di serpente, era probabilmente il dio più potente, considerato dalla
provvidenza e adorato come l'inventore del fuoco (prometeo).
Tlaloc, dio dell'acqua e della pioggia, era una divinità di Teotihuacan, adottata poi dagli Aztechi.
Il serpente piumato era il dio tribale degli Aztechi, motivo ripreso dagli Olmechi e divenne poi il
dio della vita e dei Gemelli. Egli era inoltre il dio dell'aria, del vento e del pianeta venere.
Un posto d'onore spettava al dio della guerra, manifestazione del sole. Placava la sua fame e la sete
con la carne e il sangue dei nemici e gli venivano sacrificate regolarmente numerose vittime, scelte
tra i prigionieri.
I sacrifici erano particolarmente cruenti e si svolgevano sopra il grande tempio a forma di piramide,
(Teocalli), il sacerdote apriva il petto della vittima con un coltello di ossidiana e ne strappava il
cuore ancora palpitante, offrendolo al sole.
Le cerimonie venivano celebrate secondo un calendario liturgico, basato sul calendario solare che
regolava la vita rurale.
La vita degli Aztechi si svolgeva tutta sotto il controllo della religione, dalla nascita fino alla morte.
Uno dei loro miti, però, fu causa di rovina.Essi credevano che il barbuto dio bianco civilizzatore,
scomparso verso l'ovest, dovesse un giorno tornare dall'est .
L'arrivo di Cortes fu dunque salutato come il ritorno venuto per regnare sui suoi sudditi.
A causa di questa loro convinzione ed anche perché i barbari sacrifici umani di prigionieri avevano
finito per renderli odiati dai popoli vicini, gli Aztechi, uno dei popoli più bellicosi dell'America,
furono rapidamente sottomessi da poche centinaia di spagnoli.
LA CONQUISTA
Cortès sbarcò sulle coste dell'attuale stato di Veracruz nel 1519, alla testa di una spedizione
destinata a raggiungere la capitale dell'impero Azteco, Tenochtilàn, attraverso massacri, battesimi
forzati, distruzioni di idoli e santuari e saccheggi .
L'arrivo degli stranieri fu associato al ritorno atteso di Quetzalcoalt, ma le meraviglie e lo stupore
del nuovo incontro cessarono dopo la "mattanza del templo major", un massacro nel momento
culminante di una festa religiosa in onore di Huitzilopochti e si trasformò in una guerra che portò al
lungo assedio della città.
Tra il 1519 e il 1617, le ricorrenti epidemie e le malattie portate dagli spagnoli, gli effetti della
guerra e lo sfruttamento delle miniere di argento, fecero diminuire drasticamente il numero degli
indigeni .
I Maya
" Il demone Aymasune distrusse piante, animali e uomo, facendo piovere fiamme dal cielo, un
uomo che aveva previsto la catastrofe, si era preparato una caverna in ci si rifugiò quando la
pioggia ebbe inizio ."
Mito trasmesso dagli Yurucare boliviani .
L'uniformità e l'omogeneità culturali sono tali da distinguere la società maya da tutte le altre della
mesoamerica.
I maya sono tra i primi ad usare il simbolo dello zero, rappresentandolo come una conchiglia
stilizzata.
Per i maya la storia si ripete ciclicamente e ogni giorno è la combinazione di un dio e di un numero
che rappresenta a sua volta un altro dio.
La cultura maya si sviluppa su un'immensa regione che corrisponde agli attuali stati di Campeche,
Quintana Roo, Tabasco e Yucatàn, alla parte orientale del Chiapas, al Guatemala, al Belize e alla
parte occidentale di Honduras e Salvador.
Il periodo formativo (500a.c. 325 d.c.), appare ancora dipendente dalle influenze dei popoli vicini
ed in particolar modo degli Olmechi.
Nel periodo classico (325 925 d.c), si sviluppa in pieno la cultura architettonica, astronomica e la
scrittura geroglifica .
Il periodo successivo (987 -1185 d.c.), è caratterizzato da guerre, disordini e migrazioni originate
da ribellioni, dovute allo strapotere della classe dominante e guerre necessarie al bisogno di
sacrificare sangue umano al dio sole e di conquistare nuovi mercati.
Tutto ciò produce l'emergere della casta dei guerrieri, il cui potere scavalca a poco a poco quello dei
sacerdoti.
Nonostante tutto i Maya sono poco preparati militarmente rispetto alle altre popolazione
mesoamericane, come per esempio i Toltechi, che invadono Chitèn Itza e ne fanno la loro città
principale.
Due secoli dopo Chichèn Itza decade e Mayapàn diventa la città dominante, fino al 1450 quando
una grande rivolta distrugge e saccheggia la città.
Successivamente, le guerre tra i vari piccoli stati e le rivolte interne si intensificano, le città vengono
lasciate morire poco a poco ; questa è la situazione che troveranno gli spagnoli al loro arrivo.
L’ammonizione, che sembra giungerci anche dal sud America, la rinveniamo nel mondo misterioso
degli antichi maya, con la descrizione dei loro scribi come scimmie urlatrici le quali sembra
vogliano avvisarci di qualcosa di veramente importante.
La fiorente civiltà maya, secondo gli archeologi ortodossi, sarebbe fiorita dal nulla, mentre
abbondanti indizi stanno rivelando che la civiltà maya fu fondata sulle culture precedenti e molto
più antiche degli Olmechi e Zapotechi, in quanto loro eredi. I Maya ne svilupparono le arti della
scrittura dei geroglifici, della matematica, della astronomia ed il calendario.
L'ipotesi secondo la quale la cultura maya si generò senza avere attinto dalle precedenti
popolazioni la propria cultura, può essere confutata da tempo.
La terra classica dei maya corrispondeva essenzialmente alla zona del Messico e del Guatemala,
riportandola ai confini geografici dei nostri tempi.
Nel 800 a.c., le tribù maya furono protagoniste di un processo di civiltà che la scienza definisce
"salti culturali". Eredi degli Olmechi e Zapotechi della tarda età della pietra, entrarono in possesso
di notevoli tecniche che avrebbero perfezionato e sviluppato nel millennio successivo.
Diventa difficile smentire la possibilità di contatti oltre oceanici con le culture meso americane.
Uno dei sostenitori più accaniti di tale teorie è stato il professor David Kelly dell'università di
Calgary, il quale ha fatto notare che tra i venti nomi del calendario di 260 giorni, importantissimo
per la cultura Maya, ritroviamo una serie di animali che ricavano equivalenze in sequenze simili
negli Zodiaci lunari di molte città dell'Asia orientale e sudorientale.
Secondo il professore queste somiglianze sono troppo precise per essere casuale, inoltre è alquanto
strabiliante che sistemi cosmologici asiatici e mesoamericani si basano sulla concezione di un
universo quadripartito di 4 punti cardinali associati con specifici colori, piante, animali e persino gli
stessi dei (entrambe le religioni, sia quella Asiatica che quella mesoamericana, vedono un coniglio
sulla faccia della luna piena ed associano quella immagine con una donna che tesse un telaio. Non
ricorda forse la figura famosa di Penelope che tesseva la tela?).
Gli astronomi cinesi e le popolazione mesoamericane si servivano degli stessi calcoli complessi per
calcolare la probabilità di eclissi lunari e solari.
Questa incredibile scoperta si deve allo storico della scienza Joseph Needham.
Il dott Paul Tolstoy della università di Montreal si è dedicato ad un profondo ed accurato studio
sugli strumenti e sulle tecniche usati nella fabbricazione di carta ricavata dalla corteccia (tapa), nel
bacino del Pacifico. La sua incredibile, ma documentata scoperta è che questa tecnica era nota nella
Cina antica, nell'Asia sudorientale, nell'Indonesia come pure nel mesoamerica, in tempi assai
remoti. L'uso principale di questa carta nel mesoamerica veniva utilizzata per la produzione di libri
da ripiegare a paravento, contenenti informazioni di carattere rituale, calendariale ed astronomico.
Non è azzardato supporre che sia stato tramite libri del genere, tutt'ora utilizzati da popolazioni
indonesiane come i batak, che abbia avuto luogo uno scambio culturale.
Ciò non implica che la cultura maya, come del resto ogni altra cultura mesoamericana, fosse un
prototipo del vecchio mondo, in realtà l'ipotesi suppone che in certi periodi della loro storia iniziale
possano avere acquisito idee importanti nate nell'emisfero orientale.
L'albero del mondo
Non diversamente dal famoso albero del mondo dell' Edda, le cui radici erano rosicchiate dal drago
dell'invidia, l'albero cosmico sempre verde dei maya, affondava le sue radici nell'oscuro mondo
degli inferi, con la sua cima si spingeva fino al cielo lucente, mentre il tronco e i rami si ergevano
nel mezzo del mondo.
I maya lo chiamavano Wacah Chan, che significa all'incirca " cielo innalzato", secondo la loro idea.
Ciò si ritrova in molti miti antichi di tutto il mondo, gli dei con l'aiuto di questo albero gigantesco,
tendevano il cielo verso l'alto come un enorme tetto a piramide.
La grande quercia Russa o Finlandese è una parente prossima degli Alberi Sumeri o Maya.
"quercia lunga, quercia larga.
Quale è il legno della sua radice?
Oro è il legno della sua radice.
Il CIELO è il legno della cima della quercia.
Un recinto nel cielo .
Un ARIETE nel recinto".
Runot Finlandese.
"un gran mostro nel mezzo della creazione avanzò a gran passi
in penitenza sul dorso del mare, in esso sono posti gli dei, quali che siano
come i rami di un ALBERO tutt'intorno al tronco.”
Atharva - Veda
La ruota del tempo
Per i maya, tempo e spazio erano formati da un ciclo infinito in cui gli avvenimenti principali si
ripetevano sempre a intervalli determinati.
Così come la rivoluzione degli astri compariva sempre esattamente nello stesso punto, allo stesso
modo guerre, catastrofi ed altri eventi sopraggiungevano di nuovo alla data assegnata loro per tutti i
tempi, ricordando in maniera incredibile l'anno platonico che durava un intero semiciclo
precessionale ed alla fine dello stesso, gli uomini e gli dei avrebbero ripetuto le stesse identiche
azioni.
La leggenda della torre di babele
"Tutta la terra aveva una sola lingua e usava le stesse parole.
Quando le famiglie dei figli di Noè si separarono dopo il diluvio, per cercare ciascuna la propria
sede, gli uomini che emigrarono dall'oriente si fermarono in una vasta pianura nella regione di
Sennaar.
Dissero " Costruiamoci una città e innalziamo una torre che tocchi con la cima il cielo, per non
disperderci sulla faccia della terra "
I mattoni cotti nella fornace servivano loro da pietra e come calce usarono il bitume .
Il Signore scese per vedere la città e la torre che i figli dell'uomo stavano costruendo, e disse ;
" Ecco, sono un solo popolo che usa lo stesso linguaggio : e questo non è che l'inizio di quanto
intendono fare : Ebbene, confonderò le lingue, perché l'uno non capisca quello che l'altro dice".
Gli uomini, dunque, non riuscirono più a comprendersi, perché parlavano linguaggi diversi.
Cessarono a quel punto di fabbricare la città che venne chiamata Babele, e si dispersero sulla
faccia della terra.
(Babele dal verbo ebraico balal eguale a confondere .Dall'Accadico babilu eguale a "porta di Dio)
La leggenda di una perdita di un "linguaggio comune", con o senza relativa torre, è presente in
moltissime culture al di qua e al di là dell'oceano atlantico.
La più nota, almeno per la nostra cultura, è quella della torre di babele, di cui si racconta nella
bibbia edificata per volere di Nembrod, nipote di Cam, secondogenito di Noè.
La torre rimase incompiuta a causa di incomprensioni di linguaggio che colpirono i suoi costruttori.
In Messico invece la tradizione dice che la piramide di Cholula sia stata costruita in modo che i suoi
artefici potessero avere un luogo in cui rifugiarsi per sfuggire a una inondazione, ma che i suoi
costruttori l'abbandonarono prima di aver raggiunto l'altezza prevista per confusione di linguaggi.
Talvolta la perdita di un linguaggio comune è riportata nelle leggende, senza riferimenti alla torre.
Il Popul Vuh dei maya, tratto dai documenti maya originali contiene il seguente brano.
" ...Coloro che vedevano sorgere il sole ....avevano soltanto un linguaggio ....
Questo accadeva dopo il loro arrivo a Tulan, prima di proseguire verso Ovest.
Qui il linguaggio della tribù subì un cambiamento .il loro modo di parlare si fece diverso.
Tutto ciò che avevano ascoltato e capito al momento della partenza da Tulan era ormai diventato
incomprensibile................
...... Perché il linguaggio... era già diventato diverso ..perché lo abbiamo fatto?
...la nostra lingua era una quando siamo partiti da Tulan, una nel paese in cui siamo nati..."
Tutte queste leggende potrebbero avere una radice comune nel ricordo della sparizione di un
linguaggio più antico, non necessariamente parlato come lingua madre dai popoli diversi, ma
impiegato come veicolo di cultura e per i commerci, come oggi avviene per l'inglese.
È interessante notare come un ricordo di questa lingua comune si possa ritrovare nelle analogie fra
lingue di popoli diversissimi e lontanissimi.
Diventa difficile, alla luce degli argomenti riportati, non avvicinare il linguaggio unico, non più
riconosciuto, al linguaggio astronomico precessionale e portatore del messaggio.
Il calendario Maya
Pregiudizi etnici hanno impedito per secoli agli studiosi occidentali di riconoscere che la civiltà
maya era, sotto molti aspetti, di pari valore rispetto alle antiche civiltà degli egizi e dei greci.
Oggi, in qualche maniera gli storici si stanno ricredendo, purtroppo il materiale che ci rimane di
quella splendida cultura non è altro che monumentali rovine .
Infatti, iscrizioni geroglifiche di grande valore artistico coprono letteralmente centinaia di travi e di
Stele, ma nonostante i parziali progressi della linguistica resta il dubbio se mai riusciremo a
decifrare perfettamente questi testi.
Ciò che manca agli studiosi, più della traduzione letteraria, è quella simbolica, esattamente come
nel caso dell'antico libro dei morti egiziano.
Manca una profonda comprensione del loro mondo mitologico e religioso, ma solo penetrando
questi argomenti potremmo avere la soluzione di quelle enigmatiche scritture.
Dopo il ritrovamento di frammenti illeggibili, di libri nelle tombe classiche oggi possiamo
affermare con certezza che la cultura maya aveva prodotto la scrittura nel primo millennio dell'era
cristiana.
Il francescano Diego de Landa ordinò la distruzione di tutti gli scritti maya, con uno zelo degno
dell'inquisizione.
Quel gesto irresponsabile ha fatto in modo che di tutta la cultura classica maya non rimanessero che
4 libri scritti in geroglifico, agli inizi del secondo millennio dopo Cristo.
I testi in essi contenuti sono scritti in geroglifico, scrittura non ancora completamente decifrata.
Per nostra fortuna, possiamo risalire con certezza al calendario maya poiché i passi riguardanti
l'astronomia e il calendario sono tra i pochi che non hanno conservato segreti.
L'ampia ricostruzione del calendario maya si deve a uno studioso tedesco di nome Ernst
Forstemann, bibliotecario della biblioteca di Dresda, dove appunto era archiviato uno dei 4 testi
pervenutici dalla cultura maya,il codice di DRESDA.
Nel 1880, il bibliotecario pubblicò una riproduzione del codice e nei successivi otto anni rivelò
gradualmente agli esperti i concetti del calendario e dell'astronomia maya.
Il sistema aritmetico vigesimale ( il sistema numerico dei maya aveva come base il numero 20 a
differenza del nostro che utilizzava il 10);
il cosiddetto lungo computo del calendario maya ;
il calendario di 260 giorni chiamato Tzolkin;
le cosiddette tavole di venere, contenute sempre nel codice di Dresda :calcoli esatti del ciclo di 584
giorni del pianeta venere, compreso il suo apparire come stella del mattino e stella della sera.
Per i maya era importantissimo il ciclo del pianeta Venere ed erano interessatissimi al moto
quotidiano del pianeta e al suo ciclo medio nell'arco di lunghissimi periodi. L'anno venusiano può
durare da 581 a 587 giorni con un ciclo medio appunto di 584 giorni.
Il sistema dei calcoli maya
Il sistema vigesimale maya dimostra, come tutta la mitologia, numeri precessionali infatti:
BAKTUN KATUN TUN UNIAL KIN.
144.000 GIORNI 7.200 GIORNI 360 GIORNI 20 GIORNI 1 GIORNO
I maya avevano due tipi di calendario quello sacro di 260 giorni chiamato TZOLKIN
L'uso di questo calendario era molto antico ed era usato presso gli Aztechi i Zapotechi i Toltechi e
gli Olmechi.
Il calendario sacro dei maya combina numeri da 1 a 13 con venti segni dei giorni, comprendendo in
così 260 giorni: Era usato come oracolo e per fare predizioni.
L'altro calendario il " Haab",il calendario solare, comprendeva 18 mesi di 20 giorni l'uno, più un
mese tronco di 5 giorni soltanto, considerati portatori di sventura.
Occorre a questo punto segnalare il mito Egiziano di Osiride, che segnala un anno di 360 giorni a
cui aggiungere 5 giorni (anche in questo mito portatori di sventura).
Mito di Osiride
La dea Nut, moglie del dio sole Ra, amata dal dio Geb................
Quando scoprì la tresca Ra maledisse la moglie e proclamò
Che non avrebbe dato alla luce un figlio in nessun mese dell'anno.
Allora il dio Thot anch'egli innamorato di nut, giocò a tavola reale con la luna e le
Vinse cinque giorni interi che aggiunse ai 360.....
Poi il mito continua e ci segnala che questi 5 giorni aggiuntivi sono portatori di sventura. Lo stesso
mito, distante 2500 anni e migliaia di chilometri tra due culture che non hanno avuto nessun
contatto tra di loro. Come può essere?
Conoscendo i due calendari maya si riuscì anche a capire il funzionamento del cosiddetto
calendario rotondo.
In questo calendario, Haab e Tzolkin venivano combinati in modo che, dopo 52 anni, ritornasse
sempre un giorno con la stessa data.
(Grazie al ricercatore Joseph T. Goodman abbiamo la possibilità di correlare il calendario maya
al nostro calendario cristiano. Egli si rifà ad un rapporto del vescovo De landa, ai codici dei maya
post classici ed a un documento dei maya scritto in spagnolo e risalente all'epoca della conquista
spagnola. In questo lavoro lo studioso riesce a correlare la data del 1539 del nostro calendario ad
una data del calendario maya che corrispondeva a 11.16.0.0.0. nel computo lungo.)
Il super numero del codice di Dresda è di 1.366.560 e corrisponde a 260 per 5256, numero degli
anni sacri (TZOLKIN).
365 PER 3744 numero degli anni solari (HAAB)
584 PER 2340 numero dei cicli di venere (anni venusiani)
18.980 per 72 numero di cicli del calendario (i secoli Maya)
Il ciclo più seguito dai maya era quello dei 260 giorni, l'anno sacro, che non corrisponde a nessun
ciclo astronomico, ma si deve all'ingegnere Maurice Cottarel l'incredibile scoperta, fatta negli anni
90, in cui questo è il ciclo corrispondente del sovrapporsi dei campi elettromagnetici solari, quello
equatoriale e quello polare.
Nel testo sacro maya, il popol vuh, parla di 5 ere del sole le quali terminerebbero ognuna con una
distruzione del mondo.
Primo sole
MATLACTILI
Questa era durava 4008 anni e coloro che vivevano a quel tempo mangiavano mais ed erano giganti.
Il sole fu distrutto dall'acqua, una pioggia perenne, un diluvio .
Gli uomini si trasformarono in PESCI .
La leggenda vuole che si sia salvata solo una coppia protetta da un vecchio ALBERO che cresceva
nei pressi delle acque. Altre versioni dicono che SETTE coppie si salvarono riuscendosi a
nascondere in una caverna fino a che le acque non si ritirarono.
Secondo sole
EHECATL
Durata 410 anni, quelli che vissero mangiavano un frutto selvatico chiamato acotzntli .
Il sole fu distrutto dal dio del vento e l'uomo fu trasformato in una scimmia in modo da potersi
arrampicare sopra gli alberi per sopravvivere, a questa distruzione scamparono un uomo e una
donna che stavano dritti su una roccia .questa era fu chiamata età dell'oro .
Terzo sole
TLEYQUIYAHUILLO
Durata 4081 anni, gli uomini sopravvissuti al secondo sole, mangiavano un frutto chiamato
tzincoacoc, questa era fu distrutta dal fuoco.
Quarto sole
TZONLTLILAC
Durata 5026 anni, ebbe il nome di chioma nera e gli uomini morirono di fame dopo una pioggia di
sangue e di fuoco.
Quinto sole
La quinta era del sole determinata dal libro sacro maya è ancora in corso e terminerà il 22 12 del
2012.
M. Cottarel e le 5 ere del sole.
Cottarel ha scoperto che la causa delle inversioni magnetiche terrestri è da ricercarsi nel ciclo delle
macchie solari. Esse spostano la zona della curvatura neutra del sole, invertendone la polarità.
Dal canto suo la terra, cercando di riallinearsi repentinamente al nuovo campo magnetico, esce dal
suo asse di rotazione per ritornarvi con polarità diverse.
Lo studioso ne ha addirittura calcolato i tempi ed il fattore più incredibile è la dimostrazione che
l'antica popolazioni amerindie, tra cui i maya, ne erano a conoscenza.
Ogni 18.139 anni, numero che corrisponde esattamente all'intero ciclo della zona neutra del sole,
dovrebbe capitare l'inversione più disastrosa e questo numero è segnalato dal lungo computo maya.
Le cinque ere del sole non sono altro che i 5 microcicli di questo impressionante fenomeno, così
suddivisi.
19 per 187 anni eguale a 1297 738 giorni
20 per 187 anni eguale a 1366040 giorni
19 per 187 anni eguale a 1297738 giorni
19 per 187 anni eguale a 1297738 giorni
20 per 187 anni eguale a 1366040 giorni.
Quindi secondo la cultura maya il 22 -12 del 2012 dovrebbe avvenire un'inversione magnetica
solare e di conseguenza anche un ribaltamento magnetico terrestre.
La durata del ciclo delle macchie solari è di 68.302 giorni e può essere calcolata mediante il ciclo di
260 giorni, che a sua volta deriva dalle variazioni del sole P. di 37 giorni ed E: di 26 giorni.
Questo ciclo può essere controllato con l'uso del pianeta venere come calibratore, 117 passaggi
siderali di venere, 117 per 584 uguale a 68328 giorni.
Dopo 20 di questi periodi la direzione dello strato neutro del campo magnetico del sole si sposta.
Il campo magnetico della terra tenta di riallinearsi, con questo nuovo orientamento magnetico e la
terra viene colpita da fenomeni di distruzione.
Il mito di Fetonte
“...questo era un dì il sentiero
dove passava Febo ; e che in lungo volger d'anni
prese fuoco la rovente pista, le stelle ardendo.
Mutò il colore, le ceneri cosparsero la via
E ancora serbano della rovina il segno.
Inoltre è fama, fama vetusta e veneranda,
che Febo il cocchio al figlio avesse dato,
e il giovane declinando ogni sentiero,
stupito per l'arcana leggiadria dei segni
di suo compito superbo, spronò l'igneo destriero
e volle nel corso superare il padre .
divenne caldo il settentrione, l'inusitato fuoco
sciolse colà le nevi, fece fuggire le orse;
ne salvò la terra: ogni paese pianse
la comune sorte ardendo con le sue città.
Poi dal disperso carro guizzò una saetta
E i cieli furon tutti una continua fiamma
Il mondo prese fuoco, e in nuove stelle accese
Chiaro ricordo di suo fato reca..”
Fetonte era figlio di (helios ) Apollo e di Climene .


Quando Epafo mise in dubbio che era figlio di un dio, Fetonte ricorse prima alla madre, per avere
una smentita della maligna insinuazione, e poi ottenne da Apollo il permesso di guidare per una
volta il carro del sole nel cielo, quasi a conferma del suo amore paterno .A causa della sua
inesperienza, però Fetonte , non riuscì a trattenere la foga dei cavalli e, uscendo dal cammino
consueto, rischiò di incendiare la terra e provocò una bruciatura nel cielo, che nella via lattea mostra
ancora la cicatrice.
Giove allora fulminò Fetonte che precipitò nel fiume Eridano (il Po)
Le sorelle di Fetonte le tre Eliadi, Egle, Lampèzia e Faetùsa
Lo piansero così sconsolatamente che gli dei le convertirono in pioppi.
Il mito di Fetonte è stato trattato ampiamente da Ovidio e da Nonno.
Helios il SOLE giurando sull'acqua della Stige, aveva promesso di esaudire qualsiasi desiderio del
figlio Fetonte, ma il ragazzo desiderava una sola cosa, guidare una volta il carro del sole e
nonostante le preghiere del padre, rimase fermo nella decisione del suo proposito.
Allora il padre Helios, pur sapendo che nulla poteva fare per impedire l'esito fatale di
quell'avventura, cerco di insegnare al figlio tutti i pericoli in agguato a ogni passo della via,
occasione gradita ad entrambi i poeti per elaborare gli ammonimenti paterni, in una sorte di
introduzione all'astronomia.
Il Sole temeva che suo figlio non sarebbe riuscito a controllare i cavalli e infatti uscì di strada. Di
particolare interesse è notare che cosa dice Ovidio in proposito, infatti il poeta ci segnala che il
ragazzo lasciò cadere le redini alla vista dello SCORPIONE .
Il risultato è una confusione incredibile, non una costellazione rimane al proprio posto e la terra
viene arsa orribilmente .
Vi fu un tumulto nel cielo che scosse le connettiture(
connetture) dell'universo
Immobile; si piegò perfino l'asse che passa per il centro degli assi ruotanti.
A stento il libico Atlante, puntellato sulle ginocchia, il dorso curvo sotto il
Maggior carico, potè sostenere il firmamento delle stelle che si rivolge da solo
(Nonno)
Un'altra conferma ci viene nella versione Platonica
Nel Timeo, il sacerdote egizio che parla con Solone afferma che la leggenda di Fetonte ha l'aspetto
di una favola, ma la verità è che è una deviazione dei corpi che ruotano in cielo attorno alla terra e si
riferisce ad una distruzione delle cose che si manifesta a lunghi intervalli di tempo in una grande
conflagrazione della terra.
Il motivo simbolico di Fetonte nell'antico Egitto era l'occhio perduto di Horus, per il fatto che
Fetonte fu sbalzato dal cocchio sarebbe stato denominato l'occhio perduto o uno degli occhi perduti
e nell'Egitto l'occhio perduto finì nella mitica sorgente del Nilo.
Interessante notare un'altra versione del mito di fetone, i Fiote della costa Loango dell'africa.
Il mito riporta che la via delle stelle (galassia ) è la via del corteo funebre di un'enorme stella che
una volta brillava nel cielo più splendida del sole.
Il Fetonte degli indiani americani Bellacoola il quale viene a trovare il padre grazie a una catena di
frecce, vuole portare al suo posto le torce solari ed il padre (Helios ) acconsente, ma ammonisce il
figlio affinchè non bruci nessuno.
Il giorno dopo il Fetonte americano, salendo lungo il sentiero del sole, non solo accende tutte le
torce che ha con sé, ma lo fa troppo presto e la terra diventa rovente; i boschi cominciano ad ardere,
le rocce si spaccano, molti animali si buttano in acqua, ma anche le acque cominciano a bollire.
La madre del Fetonte indiano interviene, copre gli uomini con il suo mantello e riesce a salvarli, ma
il padre sole scaraventa suo figlio sulla terra.

LO STESSO MITO DA UNA PARTE ALL'ALTRA
DELL'OCEANO CHE PARLA DEL SOLE.
Diventa difficile affidare tutto alla casualità, incontrando lo stesso mito che ha solcato gli oceani e il
tempo per ricordarci le gesta poco eroiche del figlio del sole.
La cosa più straordinaria di tutte, la possiamo trovare nel dettaglio che ci viene segnalato da Ovidio
in cui il figlio del sole lasciò le redini, vedendo la costellazione dello SCORPIONE.
Con il codice TERZO riusciamo a risalire all'epoca dell'ultima catastrofe; infatti, il sole era nella
Costellazione dello SCORPIONE, all'incirca 18.000 anni or sono precessionalmente parlando, cioè
il sole al giorno dell'equinozio era nel segno dello Scorpione 18000 anni or sono e stranamente
18139 anni è il tempo necessario alla curvatura neutra del sole per compiere l'intero ciclo.
Se poi aggiungiamo che i maya avevano inserito i cicli di macchie solari, che portano all'inversione
magnetica nel loro lungo computo e se analizziamo il messaggio intermedio degli Egiziani che ci
segnalano con il numero 111,111 il ciclo di macchie solari, pensiamo di non essere distanti dalla
verità.
Il giorno fatidico il 22 -12 - 2012 non è una profezia maya su di una catastrofe qualsiasi, ma una
previsione accurata di una possibile inversione magnetica, come Maurice Cottarel specifica nella
sua opera "le profezie dei maya".
La cosa che ci deve più far riflettere è che questa previsione non è partita dalle menti delle civiltà
amerindie, in quanto esse sono state istruite dalla civiltà precedente che ha inserito nel loro
calendario sia numeri precessionali, per ricordarci il tono del messaggio, sia il ciclo di macchie
solari, per avvisarci che sono le macchie solari la causa del possibile cataclisma.

IL MESSAGGIO NELLA CULTURA MAYA
Oltre la tradizione, supportata dal lungo computo delle cinque ere del sole, la cultura
mesoamericana ha lasciato un altro inquietante messaggio, non ancora compreso dagli studiosi.
Una precisa e competente conoscenza astronomica ed ingegneristica ha permesso alla cultura Maya
di lasciarci un'imponente costruzione (La piramide di Kukulkan ) che in un giorno prestabilito,
produce un gioco di luce creando l'impressione di un'enorme serpente con sette spire.
Il messaggio è lo stesso che abbiamo ritrovato nelle culture di altre parti del mondo: il codice è
quello precessionale, (gli unici due giorni che l'effetto si produce è al momento degli equinozi ).
Il numero sette delle spire ci riporta alla settima costellazione precessionale, partendo da quella del
leone, quindi l'acquario.
Leone Cancro Gemelli Toro Ariete Pesci Acquario
1 2 3 4 5 6 7
Tavola della piramide di kukulkan
Piramide di Kulkulkan in Messico . Sul lato destro della struttura si notano i sette ondulati giochi di
luce che si arrampicano fino alla sommità dell'edificio.
L'effetto si produce solo nei giorni degli equinozi .
Sud America
La piramide di Kulkulkan in Messico è stata costruita in modo tale che il giorno dell'equinozio
produce un effetto luce tale che forma sette spirali del serpente cosmico.
Inoltre riproponiamo il messaggio finale, portando l'attenzione sulla settima costellazione partendo
da quella iniziale .(Quella del Leone)
Il mito del computo del tempo che definisce l'anno solare in 365 giorni, è esattamente eguale a
quello che ci perviene dall'antico Egitto, con l'anno di 360 giorni più 5 giorni considerati infausti.
Le cinque ere del sole, nella mitologia mesoamericana , corrispondono alle cinque sottofasi del
grande ciclo delle macchie solari ipotizzate dall'ingegnere Maurice Cottarel.
I numeri del lungo computo maya, "stampano " numeri precessionali quali periodi di :
144.000 giorni 72.000 giorni 360 giorni.
Le piramidi sud americane sono in grado di declinazione 0, esattamente come i siti di Giza e di
Angkor.
Atlantide
Cercala ......
Cercala stolto,
sotto i mari,
negli scritti di Platone
e ricerca l'oro dei palazzi insieme alla tua gloria.
Ma se un giorno ti accorgessi di non avere occhi ne orecchie
Ricorda quanto dico :
Distogliti dal riflesso delle cose e scendi nella regione delle tenebre .
forse, l'oscurità ti coprirà di luce...........
(Giorgio Terzoli)
Il Sumer
"1200 anni prima di Mosè,
un uomo che brillava come il cielo, vicino al quale stava un uccello divino, mi diede le istruzioni
per la costruzione di un tempio, accanto a questo uomo vi era una dea che aveva in mano la tavola
della stella del cielo a lei propizia.
Vi era inoltre un terzo uomo, anche egli divino, che teneva in mano una tavola in pietra preziosa,
che conteneva il progetto del tempio.
E reclutai 216000 uomini per costruire il tempio."
Gudea - Antico re della terra del sumer.
Si deve ai sumeri l'invenzione della ruota che veniva utilizzata per i vari mezzi di trasporto, dal
carro alla cariola e che consentì loro di sfruttare per la prima volta la forza del bue o del cavallo.
Una delle prime conquiste materiali dei sumeri fu lo sviluppo di una vera e propria industria tessile
e d'abbigliamento.
Il sistema sumero di calcolo era sessagesimale, cioè fondato sui due numeri 10 e 6 .
Questo sofisticato sistema di calcolo permetteva di calcolare radici quadrate o ad elevare numeri
all'ennesima potenza.
Questo primo sistema matematico conosciuto introdusse il concetto di localizzazione del numero,
esattamente come nel nostro sistema decimale.
Dobbiamo anche alla cultura del Sumer la suddivisione della circonferenza in 360 gradi e il sistema
di dozzina (12), sistemi che utilizziamo ancora oggi.
La cultura del sumer utilizzava già dal 3500 a.c. combustibili petroliferi che affioravano
spontaneamente in mesopotamia .Sostante(sostanze bituminose) le quali venivano utilizzate anche
per la medicina, in cui erano molto progrediti; ciò viene dimostrato dal fatto che sono stati trovati
scheletri con inequivocabili tracce di operazioni al cervello.
Alcuni archeologi hanno ritrovato modelli di fegato umano in argilla e non sono frequenti i sigilli
cilindrici che mostrano il paziente sul tavolo operatorio.
La civiltà Sumera fu certamente la più grande ed antica cultura, tra quelle riconosciute, comparsa
sulla faccia della terra.
Nasce molto prima di quella egiziana, nella fertile terra di Asia, in una fascia compresa tra il fiume
Tigre e l'Eufrate.
Babilonia fu per 1500 anni il centro delle attività mesopotaniche, con una rete di fognature
sorprendente, autentico miracolo di ingegneria, straordinari i suoi giardini pensili, annoverati nelle
sette meraviglie del mondo antico.
Famosa la sua torre, tipica costruzione ricorrente in molte città del tempo e che a Babilonia
raggiungeva l'altezza di 90 metri, identificata nei tempi moderni nella biblica torre di babele.
Hammurabi fu un grande re babilonese che regnò dal 1728 al 1686 a.c. Durante il suo lungo regno
costruì templi, fortificazioni, canali di irrigazione, compì grandissime imprese di guerra per le quali
fu chiamato re delle quattro parti della terra.
Più famosa ancora fu la sua capacità di legislatore, tanto da essere ricordato come il mosè
babilonese.
Ingegnosa e a dir poco curiosa, la conservazione del frumento nelle anfore granarie .Prima di
sigillarle ermeticamente con c'era di api, vi ponevano all'interno alcune piccole tartarughe le quali,
respirando, consumavano tutto l'ossigeno, assicurandone così, con il loro sacrificio, una migliore
conservazione.
Di recente sono stati ritrovati alcuni di questi recipienti sottovuoto, compresa la tartaruga e le
granaglie si presentavano ancora in un accettabile stato di conservazione.
Nella biblioteca del re Assurbanipal a Ninive furono trovate, nel 1850, una notevole quantità di
tavolette di argilla incise con caratteri cuneiformi. Trasferirete nel museo di Londra, vi rimasero
fino a quando George Smith ne scoprì, nel 1872, la chiave di lettura, riportando alla luce la più
antica e suggestiva epopea dell'umanità, di millenni più antica rispetto a Babilonia.
L'epopea di Gilgamesch , uno dei primi re di Uruk, risale nella sua forma documentata più antica
all'età sumerica, ma è stata ripresa e tramandata con numerosi varianti dagli Hurriti, Ittiti,
Babilonesi e Assiri.
In 12 libri si racconta di Gilgamesch, re di uruk, vissuto in mesopotamia circa 2500 anni prima e si
diceva essere figlio di una dea e di un demone.
Egli governava con estrema durezza, tiranneggiando il popolo e abusando delle donne a suo piacere
compiendo le peggiori efferatezze con brutale perfidia .
Gli dei decisero allora che era tempo di porre fine alla sua scelleratezza e così crearono dall'argilla
un essere umano che sarebbe dovuto diventare il complemento positivo di Gilgamesch contrastando
e correggendo il tiranno.
Lo invitarono sulla terra ove crebbe in libertà, al solo contatto della natura .
Uomo primitivo selvaggio, era incapace di parlare e di ragionare ;
doveva quindi acquisire coscienza, sapere saggezza ed allora .....
un'altra versione del mito vede gilgamesch alla ricerca dell'albero della vita e di una famosa pietra
che poteva assicurare l'eterna giovinezza.
" egli bevve della se bar bi sag
ne bevve 7 volte
il suo spirito si sciolse
egli parlò ad alta voce
il corpo si riempì di benessere
il suo volto si illuminò.....
Continuano le tavole narrando l'incontro dei due eroi e di come questi si affrontarono in una titanica
lotta nella città di uruk, che così viene descritta:
" endiku ostrui la porta con un piede
non lascio entrare gilgamesch .
si affrontarono come tori
frantumarono lo stipite della porta
il muro tremò"
dalla lotta escono entrambi vincitori ; il tiranno fisicamente, Enkidù moralmente poiché,
diventando suo intimo amico, ne corregge i difetti conferendogli generosità, saggezza e
misericordia, così come avevano voluto gli dei.
Insieme compirono mirabolanti e cruente imprese, in quell'antico mondo popolato da strani mostri.
Affrontarono ed uccisero il gigante Khumbaba, custode della foresta dei cedri, rendendola
finalmente accessibile all'umanità.
Per festeggiare si abbandonarono ad una colossale bevuta di birra che li fece perdere coscienza per
giorni e giorni.
In preda ai fumi dell'alcol, contravvenendo alle leggi divine, nell'esaltazione della loro lotta,
uccisero il toro celeste .
Per punizione gli dei fecero morire Enkidù di malattia . Pazzo di dolore ed in preda alla paura della
morte, Gilgamesh vagò per tutto il mondo sino a quando non scoprì le porte dell'inferno, che
attraversò alla ricerca dell'immortalità. Nel suo viaggio ultraterreno incontrò Utanapisthim, suo
antichissimo antenato, l'eroe babilonese del diluvio universale.
(I Tori alati dei babilonesi non vanno interpretati come esseri immaginari, ma come un concreto
elemento di datazione che colloca il sorgere di questa civiltà tra il secondo e il quarto millennio
A.C. nell'era astronomica del Toro .)
L'undicesimo libro, il passo più bello di tutta l'epopea .
Si racconta che gli dei, per punire gli abitanti della terra delle loro malefatte, decisero di scatenare
il diluvio universale .
Ne informarono Uta Napisthim, al quale ingiunsero di costruire un'imbarcazione sufficiente a
contenere tutti i suoi familiari ed in particolare un esemplare maschio e femmina di ogni animale
conosciuto.
Il diluvio si scatenò e durò 7 giorni e 7 notti e seppellì tutta la terra.
Quando la pioggia cessò, Utanapisthim cercò di individuare dove le acque, ritirandosi, lasciavano
scoprire al terra ; fece uscire prima una colomba, poi una rondine ma entrambe tornarono.
Quando fece uscire il corvo e questo non tornò, capì che aveva trovato terra e cibo e comprese che il
diluvio era finito.
Gilgamesh non trovò l'immortalità, ma trovo la saggezza dell'uomo maturo che gli permise di
regnare indisturbato per lunghi anni, finalmente amato dal suo popolo.
Ma andiamo ancora più indietro nel tempo, sino alla nascita degli dei e alla nascita del mondo
stesso.
Marduk è legato al concetto di fertilità e del succedersi delle stagioni; è una divinità potentissima
che muore e risorge; ciò a simboleggiare il letargo invernale ed il risveglio della primavera .
Veniva festeggiato tutti gli anni e i misteri di Marduck si celebreranno ancora nell'età classica,
all'inizio dell'anno babilonese che coincideva con l'inizio della primavera.
La processione partiva dal tempio del dio, proceduta da una sua gigantesca statua e seguita da una
lunga teoria di otri di birra e di animali sacrificali.
Convergeva a Babilonia una immensa folla di popolo, proveniente da tutta la Mesopotamia e per
tutto il tempo dei festeggiamenti bevevano ininterrottamente birra in onore del dio, a ricordo della
sua lotta contro Tiamet e per allontanare lo spirito delle tenebre .
Dopo quattro giorni di sacrificio, venivano immolati nel santuario del dio un agnello ed un montone
i quali, gettati nel fiume, si portavano via tutti i peccati del mondo, assolvendolo in toto.
Sargan il fonfatore della prima dinastia semitica nel 2528 a.c.
" io sono sargan, re forte, re di akkad .mia madre era una sacerdotessa, mio padre un semidio .mia
madre mi concepì di nascosto, mi pose in una cesta di giunchi e sigillò il coperchio .
mi pose nel fiume eufrate che non mi inghiottiì .il fiume mi sostenne e mi portò da akki l'agricoltore
.
questo mi lavò nella se bar bi sag mi allevò come un figlio e fece di me un giardiniere.”
Gli stessi miti, quello del diluvio universale, di Romolo e Remo di Enea che scende negli inferi e
quello di Mosè.
Tutte le avventure di Gilgamesh, per quanto possano sembrare ingenuamente terrestri, non hanno
nessun rapporto con la terra, in quanto concepite dall'inizio alla fine in termini astronomici.
Alla maggiore età, ovvero al compimento del quattordicesimo anno, Sargan viene presentato alla
corte del re ur zababa dove in breve giunge all'altissimo grado di coppiere, con il compito di
custodire le sacre coppe reali dalle quali era tenuto personalmente a versare le bevande al re.
Attraverso una congiura di palazzo uccide il re, conquista il potere e fonda la citta di akkad, dove
trasferisce la capitale con la propria corte. Grande conquistatore, estende il suo regno dal golfo
persico, alla Siria ed alla Anatolia, compreso tutto il mondo conosciuto, meritando giustamente il
titolo di re dei quattro angoli della terra.
Nabucodonosor (604 562 a.c.) fu un grandissimo e prestigioso re, il quale seppe portare il suo
regno al massimo sviluppo attraverso grandi campagne belliche di cui riportava immancabili
vittorie .
Non fu solo un grande re guerriero, fu anche un raffinato architetto .
Di grandiosa imponenza era il suo palazzo reale, ricco di affreschi e di statue di squisita fattura .
Mirabolanti le mura che cingevano Babilonia, rendendola imprendibile da qualsiasi nemico .
Di strabiliante bellezza la porta di Istar, porta principale e strada di accesso alla città, interamente
ricoperte di bassorilievi che raffiguravano la dea ad una processione di tori alati.
( visitabili al museo archeologico di Berlino).
Inana ishtar, i cui lunghi viaggi sono ricordati in molti testi antichi, andava dal suo iniziale dominio
di Aratta alla tanto desiderata dimora di Uruk. Andò da Enki a Eridù e da Enlil a Nippur e si recò
a trovare il fratello nella sua sede di Sippar. Ma il viaggio più famoso fu quello che compì agli
inferi, regno di sua sorella Ereshkigal .
Questo viaggio costituì il tema di racconti epici, ma anche di raffigurazioni artistiche su sigilli
cilindrici in cui veniva mostrata la dea munita di ali, per sottolineare il fatto che la stessa era andata
in volo da Sumer agli inferi.
I testi che raccontano questo viaggio pericoloso ci dicono che prima di prendere il volo, Inana
nascose su di sè 7oggetti e dovette poi via via abbandonare la città passando attraverso le 7 porte
che conducevano alla sua dimora.
Diventa interessante osservare il sigillo cilindrico che rispecchia il viaggio della dea, in cui
ritroviamo il leone sulla sinistra, il toro nel centro del disegno, ed i pesci sulla destra.
Quindi, diventa facile individuare nel viaggio della dea alata un viaggio precessionale, che va
dall'inizio del messaggio nella costellazione del leone ed attraversando le 7 porte che simboleggiano
i 7 sigilli precessionali, fino alla costellazione dell'era dei pesci, attraversando l'era del toro, epoca
nella quale il mito è stato scritto.
(Codice Terzo.)
Tavola della dea Ishtar
I Sumeri si stabilirono in Mesopotamia nel 4000 A.C., cioè all'inizio dell'era precessionale del Toro.
In una loro raffigurazione troviamo il dio solare Tesup, che indossa un copricapo con corna e sta in
piedi davanti ad un toro .
Il carattere solare della divinità è ribadito dai disegni del vestito e del copricapo, interamente
cosparsi di simboli solari.
La posizione precessionale del sole è indicata dal simbolo del toro, che indica l'era precessionale del
Toro (codice Terzo). Per precisione i Sumeri ci segnalano che il sole si trovava all'inizio dell'era
precessionale del Toro, (4320 A.C.) infatti, la divinità è sulla parte iniziale della costellazione del
toro, cioè le corna, indicandone così l'inizio .
Tavola del dio solare sumero
Tavola della precessione degli equinozi
La mano destra della divinità indica che sono già passate tre ere precessionali ( LEONE, CANCRO
e GEMELLI ) e tre ne mancano alla fine del messaggio ( TORO, ARIETE e PESCI ).
Praticamente i Sumeri ci segnalano che la loro era precessionale (inizio dell'era astronomica del
Toro), è esattamente alla metà del lungo messaggio che contempla ben sei ere precessionali .

LA TRADIZIONE AFRICANA
Le testimonianze dell'Africa indigena, sottovalutate e disconosciute da molti studiosi, sono per la
nostra ricerca, al contrario, molto interessanti a dimostrazione che la lingua universale antidiluviana
era presente anche negli strati più profondi dell'Africa.
Il passo che riporteremo è un'altra prova inconfutabile di come i due codici (de Santillana e Terzo )
" svelino" in pieno la mentalità arcaica .
Questo mito, come tanti altri, fu ricomposto tra la fine dell'800 e l'inizio del 900, fra i raccoglitori di
cotone, che spigolando nelle diverse regioni, ricomposero un vasto mosaico di miti antichi.

LE TRE PAROLE RIVELATE
"......Il primo antenato preparò la costruzione che doveva contenere ogni cosa, prendendo a
modello
un paniere rovesciato che aveva il fondo quadrato e il bordo superiore rotondo .Allestita l'armatura,
la ricoprì con creta del suolo celeste, in cui scolpì, a partire dal punto mediano di ogni lato del tetto
quadrato, quattro scale di dieci scalini ciascuna, orientate verso ciascun punto cardinale............
La gradinata a settentrione, corrispondente alle Pleiadi, sosteneva uomini e pesci.
Sulla scala volta a meridione, correlata con la Cintura di Orione, erano raggruppati gli animali
domestici .
Gli uccelli occupavano la scalinata orientale, corrispettiva a Venere .
La scala occidentale, a fronte della stella della grande coda, dava appoggio agli animali selvatici.
Nel cerchio del sole sottostante la costruzione, si annidarono lo scorpione e il serpe Nay ;sul tetto a
terrazza l'antenato installò la sua fucina .
Mancava però il fuoco: Il settimo genio penetrò furtivamente nell'officina dei Nommo, i grandi
fabbri del cielo e servendosi di un bastone, la cui estremità ricurva terminava con una fessura
simile a una bocca spalancata, rubò un pezzo di sole : ed ebbe braci e ferro incandescente ."
Abbiamo la possibilità di ritrovare, in queste poche righe, tutte le simbologie dei codici in particolar
modo nello specifico caso di quello proposto da De Santillana.
"il paniere rovesciato, con il fondo quadrato e il bordo superiore rotondo "
la simbologia dei quattro punti, i due equinoziali e i due determinati dai solstizi, creano quella che
gli antichi chiamavano la terra quadrata. I due coluri equinoziali sono rappresentati dal bordo
superiore rotondo .Le quattro scale riportate nel mito sono i quattro punti cardine ( i due solstizi e i
due equinozi ), da cui è composta l'armatura del cielo .
Per finire abbiamo il prometeo africano che ruba il fuoco, ai grandi fabbri del cielo, simbologia
della precessione degli equinozi.
La stessa maniera di esprimersi, gli stessi arredi scenici, gli stessi personaggi e gli stessi soggetti .
Leggenda Lappone
"quando Arturo (alfa Bootis ), ritenuto un arciere il cui arco è l'Orsa Maggiore, abbatterà
nell'ultimo giorno il chiodo del Nord con la sua freccia, il cielo cadrà, schiacciando la terra
e incendiando ogni cosa."
Leggenda Siberiana
Una leggenda dice che le tre stelle dell'Orsa Minore più vicino alla polare, quelle che formano un
arco, sono una corda a cui sono attaccate le 2 stelle maggiori della stessa costellazione, i cavalli.
Uno bianco ed uno grigio-azzurro .Le sette stelle dell'Orsa Maggiore sono i " sette guardiani ", il
cui compito è quello di custodire i cavalli dall'agguato dei lupo. Quando il lupo ucciderà i cavalli
verrà la fine del mondo. In altri racconti le stelle dell'Orsa Maggiore sono i sette lupi intenti a
seguire quei cavalli e subito prima della fine del mondo riusciranno a prenderli.
Leggenda Russa
All'Orsa Minore è incatenato un cane che cerca sempre di spezzare a morsi la catena ;quando ci
riuscirà, sarà giunta la fine del mondo.
Leggenda Tedesca
La stella Volpe ( Alcor stella presso Ursae Minoris ) rosicchia la coreggia del giogo che tiene unito
cielo e terra, quando la volpe riuscirà nel suo intento verrà la fine del mondo.
Queste leggende contengono lo stesso messaggio precessionale che abbiamo ritrovato nel mondo
intero . L’unica differenza è che per lanciare questo tipo di messaggio si è utilizzato un altro effetto
della precessione, lo spostamento della stella polare.
A differenza delle altre civiltà che, come abbiamo osservato, contavano il tempo partendo dalle ere
precessionali (la fine della sesta o l'inizio della settima partendo da quella del Leone), nei seguenti
casi si è utilizzato un altro effetto della precessione, il lento spostamento della stella che occupa la
posizione di polare .Il fatto significativo è che queste leggende nordiche sono state imbastite per le
popolazioni che abitano più a Nord del pianeta, dove la stella polare prendeva parte rilevante in
tutte le osservazioni.
A Giza si è presa la costellazione di Orione, in Cambogia la costellazione del Drago e nella zona
più vicino al Nord le stelle che si alterneranno nella posizione di polare.
Ricordiamo che, conoscendo gli effetti della precessione degli equinozi e i suoi "ritmi ",avendo le
coordinate di una stella, nel suo preciso momento dell'osservazione, abbiamo la possibilità di
risalire ad una data specifica .
La cosa straordinaria è che anche questi messaggi nordici concordano con la data espressa
dall'intera tradizione. l'entrata nell'era astronomica dell'Acquario.
Felicità
Filo d'Arianna dell'anima,
di cui nessuno può disporne a volere .
Compari e scompari seguendo leggi misteriose.
E come sono complessi i modi per raggiungerti .
Forse,
sei pura perché non sopporti gli inganni.
Ti chiamano ricordo, figli, potere e gloria .
Per me non sei altro che un dolce e soave alito di Morte,
in un meriggio di tarda estate .
(Giorgio Terzoli )
Il diavolo
LA PSICOANALISI
Per la psicanalisi, la credenza atavica nella figura del diavolo, rappresenta la storia stessa delle
paure e delle angosce, proprie dei popoli, riversate sulla figura inconscia dello stesso.
La credenza nel diavolo rappresenta, secondo i padri della psicoanalisi, in gran parte
l'esteriorizzazione di due serie di desideri rimossi derivanti dal complesso infantile di Edipo: il
desiderio di imitare alcuni aspetti della figura paterna ed il desiderio di sfidare lo stesso.
Il diavolo e le sue sinistre figure demoniache nella mitologia, sarebbero simboli funzionali e non
sublimati della vita istintiva di ogni individuo.
La figura del diavolo è già presente, proprio ai livelli dei simbolismi del male, nelle vicende delle
popolazioni primitive, che vengono associate alle culture senza scrittura.
Andremo ora ad analizzare parte della mitologia associata al figura del diavolo e ci renderemo
conto di quanto la psicanalisi sia lontana dalla realtà.
Le culture mesoamericane
Come tutte le popolazione mesoamericane , i Maya ebbero vivo il senso di una successione di ere
cosmiche che si consumano una dopo l'altra e che culminano nella " fine del mondo" dell'era
presente, cioè il cataclisma che dovrà chiudere l'era attuale, la quinta era del sole e rappresentato
nelle pagine del codice di Dresda.
Dove dalla gola del drago celeste (con segni di eclissi e di costellazioni lungo il corpo) usciranno le
acque che distruggeranno il mondo.
Questo mostro celeste viene aiutato dalla vecchia donna, dea della morte e dal dio ek chuan, patrono
della guerra, che ha nelle mani le armi distruttrici (giavellotto ed asta).
Un'altra tradizione ci conferma che, nell'ultimo giorno del periodo venusiano, il coccodrillo delle
acque celesti, accompagnato dagli dei dell'inferno, distruggerà il mondo in una lotta contro gli dei
celesti, che saranno abbattuti assieme al sole e la luna.
Questo conflitto dualista degli dei maya, eterna lotta tra il bene e il male, è inteso come forza di
creazione e di distruzione .L'ordine e il governo del cosmo dipendono da un equilibrio del mondo
degli dei, raggiunto attraverso il conflitto tra le due forze, simboleggiate dagli dei contrastanti.
Al dio unico Hunb Ku si contrappone Ixchel, la vecchia divinità molto importante, moglie di
Itzamma (il sole), con aspetto malefico e distruttivo.
Ek chuah è rappresentato di un colore nero e con coda di scorpione, come dio malefico ha le armi
di distruzione, giavellotti e lancia con cui partecipa alla finale distruzione del cosmo.
È molto importante per la nostra ricerca sapere che viene anche chiamato signore delle 6 caverne.
Da un'estremità all'altra della volta celeste si allunga un mostro a forma di serpente o dragone,
riportando sui fianchi i segni delle costellazioni e sotto il ventre il simbolo delle eclissi.
Questo dragone stà ingoiando l'albero della vita, le suddivisioni dell'albero rappresentano le ere
precessionali ed anche in questo conto abbiamo la possibilità di trovare il 6 o il 7 .
Quindi, come in tutte le tradizioni, la data finale associata a una fine di un'era del mondo particolare
è segnalata alla fine dell'era precessionale dei pesci o all'inizio di quella dell'acquario.
La data di partenza di questo ulteriore monito è databile all'inizio dell'era dei pesci, data segnalataci
dal dio della guerra il quale indica con i giavellotti che manca ancora una era precessionale alla data
finale.
Nella religione degli Aztechi il dio Telcatlipoca , l'aspetto oscuro, tenebroso e distruttore del cosmo,
il suo doppio corrispettivo, è il giaguaro (leone).
La storia del mondo si sviluppa in 5 fasi cosmiche, dovute a 5 atti distinti e successivi di creazione.
Le creazioni e le distruzioni dell'età dipendono dallo squilibrio cosmico creato nell'essere duale, al
momento in cui egli si moltiplica nelle sue emanazioni.
Tutte le età del mondo finiscono, si esauriscono in finali distruzioni , poiché il loro equilibrio è rotto
da uno o dall'altro essere duale, per violenza o brama di prevalere e divenire unico signore del
creato.
Anche nelle tradizioni del mondo iranico ci riportano a quella visione dualista opposta del cosmo.
Ad un principio benefico, in cui esso dopo aver dato origine al cosmo se ne disinteressa, si oppone
un principio malefico, incostante e disordinato che interviene nello stesso momento della creazione.
La più nota e fondamentale caratteristica del manicheismo (mani profeta iranico 216 277 ) è
l'insegnamento dualistico, secondo il quale coesistono due principi, uno di origine benevola, l'altro
fonte di ogni potenza nociva.
Il male cosmico, riscontrabile in tutte le rappresentazioni mitologiche germaniche, determinerà il
crepuscolo degli dei, la consumazione del tempo e dello spazio della nostra vita e del nostro tempo.
Il giudizio finale sarà preceduto da un inverno mostruosamente feroce e lungo ben tre anni
ininterrotti, dove un lupo inghiottirà il sole mentre l'altro la luna .gli astri abbandoneranno il loro
naturale corso
Allora il lupo Fenrir infrangerà le catene che lo trattengono, una grande massa di acqua coprirà il
mondo e da essa emergerà il serpente del mondo.
Allora il lupo Fenrir, con le fauci spalancate di cui una tocca la terra e l'altra il cielo, spanderà il
terrore.
I cieli crolleranno facendo uscire liberi e violenti i figli di Muspell, preceduti da Surtur .
Le gerarchie demoniache e i numeri ..........
Gli studiosi del XIV e XV secolo, esaminando le forme, i nomi, la iconografia e le specifiche
attività di ogni aspetto demoniaco ne hanno stabilito le varie gerarchie.
I demoni sono divisi in gerarchie "angeliche ", secondo lo schema classico medioevale.
Ognuno di essi ha al proprio servizio una schiera o più schiere di demoni inferiori, chiamate
legioni.
Precisamente si rilevano 72 principi e 111 legioni alle loro dipendenze.
Ogni gerarchia ha proprie ore del giorno favorevoli all'evocazione, i re sono evocabili dall'ora terza
del mezzodì e dall'ora nona al vespero, i marchesi dall'ora prima fino a mezzogiorno, i duchi dalla
prima fino a mezzogiorno, i principi al crepuscolo ed i conti ad ogni ora.
Curioso è il notare che il demone, il quale conosce perfettamente l'astronomia, ha la forma di leone,
con coda di serpente e regge nella destra 2 grandi serpenti.
A parte il colore medioevale con cui erano dipinti le varie emanazioni del diavolo, la vera natura
traspare chiaramente sotto numeri specifici.
111 come il ciclo di macchie solari
72 come gli anni necessari per il trascorrere di un grado precessionale
6 come la sesta costellazione che incontriamo da quella di partenza del leone.
1 2 3 4 5 6
Leone Cancro Gemelli Toro Ariete Pesci.
Il diavolo, in tutta la tradizione popolare europea, è custode e
rivelatore di tesori nascosti.
L’Arcangelo Gabriele , che lotta contro il diavolo o satana, rappresenta uno dei quattro pilastri che
governano il cielo, uno delle divinità poste ai 4 punti cardinali .(Rappresentanti le quattro
costellazioni che determinano l'era precessionale , le 2 costellazioni che ospitano i due equinozi e le
due costellazioni che ospitano i due solstizi ).
Nell'apocalisse è il capo degli angeli fedeli a dio e allontana dal cielo il dragone.
Nell'apocalisse di Esdra, egli è inviato da dio stesso contro Gog e Magog e come angelo terribile,
insieme agli altri angeli, farà precipitare il nemico negli inferi .
In tutte le altre culture riappare in varie forme, il mito del conflitto tra il demone e l'ARCANGELO
GABRIELE..
Quindi il diavolo insidia uno dei quattro pilastri che sostengono il cielo.
Diventa evidente come la figura diabolica è vista in tutte le religioni come un intervento del male
che cerca di cambiare e di scardinare i quattro pilastri del cielo, così come Satana nella tradizione
cristiana e Apopi in quella egiziana, vengono incatenati con le funi dei coluri equinoziali.
Apocalisse di San Giovanni 9 17
" Il sesto angelo suonò la tromba . Allora udii una voce dai lati dell'altare d'oro che si trova
davanti a Dio.
E diceva al sesto angelo che aveva la tromba " sciogli i quattro angeli incatenati sul grande fiume
Eufrate "
Furono sciolti i quattro angeli pronti per l'ora, il giorno, il mese e l'anno per sterminare un terzo
dell'umanità.
Apocalisse di San Giovanni 18 24
"vidi poi un angelo che scendeva dal cielo con la chiave dell'abisso e una grande catena in mano .
Afferrò il dragone, il serpente antico cioè satana il diavolo e lo gettò nell'abisso, ve lo rinchiuse e
ne sigillò la porta, perché non seducesse più le nazioni, fino al compimento dei mille anni .
Dopo questi dovrà essere sciolto per un po' di tempo"
I tesori associati alla figura del diavolo
La vecchia con il fuso, anche lei custode dei tesori, ha un aspetto da parca.
I tesori vengono presi dalla terra in un periodo particolare dell'anno, che può essere la notte di
natale o quella di san Giovanni, ma, per chi riesce a vederli, si trasformano immediatamente in una
illusione diabolica .
La leggenda di San Giovanni gli animali parlanti.
La credenza ha somiglianza con la mitologia italiana, in cui un particolare fiume si trasformerebbe
in un flusso di oro ed apparirebbero infinite ricchezze, nella notte di Natale.
I tesori che giacciono sotterrati sono spesso custoditi da uno spirito maligno e, fra questi spiriti, il
diavolo ha una funzione primaria.
La tradizione cristiana
" Allora Dio nel settimo giorno portò a termine il lavoro che aveva fatto .E cessò nel settimo giorno
da ogni suo lavoro .Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò perché in esso aveva cessato da
ogni lavoro che egli creando aveva fatto "
Genesi
L'apocalisse
Nell'Apocalisse di San Giovanni possiamo ritrovare, come in tutta la mitologia, i numeri che
servono per calcolare il fenomeno della precessione degli equinozi .
Il numero 144.000 appare per ben tre volte ed una volta il 144,(codice de Santillana), troppe per
cadere nella casistica delle coincidenze.
" e udì il numero di quelli segnati con il sigillo 144.000.Segnati con il sigillo da ogni tribù dei figli
di Israele"
San Giovanni ci informa che questi 144000 sono divisi per le 12 tribù di Israele .
Oltre al numero precessionale (il 144 moltiplicato per 1000), conferma che la suddivisione delle 12
tribù corrisponderebbero alle 12 costellazioni (codice Terzo).
"e vidi, ed ecco l'agnello che stava dritto sul monte Sion e colui 144 migliaia che avevano il suo
nome e il nome di suo padre scritto sulle fronti.
E cantavano come un canto nuovo di fronte al trono e di fronte ai quattro animali(i quattro animali
corrispondono alle quattro costellazioni che fungono da pilasti del cielo, quella del toro quella del
leone, quella dell'acquario e quella dello scorpione ) e agli anziani e nessuno poteva cantare il canto
se non quelle 144 miglia, coloro i quali sono stati comperati e separati dalla terra.
E colui che parlava con me aveva una misura, una canna d'oro (fune aurea platonica)per misurare
la città e le porte e il suo muro .E la città si estende quadrata e la sua lunghezza quanto la sua
larghezza e misurò la città con la canna per 12 migliaia di stadi .La lunghezza, la larghezza e
l'altezza di esse sono uguali e misurò il suo muro :144cubiti misura di uomo cioè di angelo......
Nelle misure della Gerusalemme celeste ritroviamo ancora il 144 e il 12 .
" E mi voltai per vedere la voce dell'uomo che parlava e vidi 7 lucernari d'oro, uno simile ad un
figlio d'uomo che vestiva una veste lunga e che era cinto alle mammelle con una cintura d'oro e
aveva nella sua mano destra 7 stelle e dalla sua bocca fuoriusciva una spada a doppio taglio, affilata
e il suo viso come il SOLE risplendeva nella sua potenza"
sette stelle ed una cintura simboleggiano le sette stelle di Orione e la sua cintura.
".....E vidi sulla destra di colui che sedeva sul trono scritto di dentro e di dietro, sigillato con 7
sigilli e vidi un angelo forte che proclamava a gran voce :chi è degno di aprire il rotolo e sciogliere
i suoi sigilli? E nessuno poteva nel cielo ne sulla terra ne sottoterra aprire il rotolo e nemmeno
guardarlo. E piangeva molto perché nessuno fu trovato degno di aprire il rotolo e neppure
guardarlo E uno degli anziani mi dice : Non piangere, ecco vinse il LEONE .quello della tribù di
Giuda, la radice di Davide per aprire i rotoli e i suoi 7 sigilli....".
Il messaggio è cifrato, questo famoso rotolo è chiuso con 7 sigilli e non trova nessuno in grado di
aprirlo, vi riesce solo la tribù associata al Leone .
Il testo è comprensibile solo se partiamo dall'era precessionale del Leone , ricordando che le 12
tribù di Israele simboleggiano le 12 costellazioni che la precessione incontra nel suo lento incedere.
I 7 sigilli rappresentano le ere che la precessione deve compiere partendo dall'era del leone ed
arrivando all'era dell'acquario.
LEONE CANCRO GEMELLI TORO ARIETE PESCI ACQUARIO
1 2 3 4 5 6 7
" e vidi un altro angelo forte che scendeva dal cielo avvolto in una nube e l'arcobaleno sulla sua
teste e il suo viso come il SOLE e i suoi piedi erano come colonne di fuoco e aveva nella sua mano
un piccolo rotolo aperto e pose il piede destro sulla terra e il sinistro sulla terra e gridò a gran voce
come un LEONE che ruggisce .E quando gridò parlarono i 7 tuoni e le loro voci."
Altro chiaro riferimento al sole nella costellazione del LEONE
“..E' un segno grande e fu visto nel cielo come una donna avvolta nel sole e la luna sotto i suoi piedi
s sulla testa una corona con 12 stelle"
Le 12 stelle sopra ad una corona circolare ci ricordano che stiamo parlando delle 12
costellazioni.(codice Terzo).
" qui sta la sapienza, colui che ha intelletto calcoli il numero della bestia poiché è un numero di
uomo e il suo numero è 666.....
... e mi disse l'angelo :perché stupisti ? io ti dirò il mistero della donna e della bestia che la sorregge
quella che ha 7 teste e dieci corna .La bestia che vedesti era e non è più e sta per salire dall'abisso e
va in perdizione e stupiranno coloro che abitano sulla terra dei quali non è scritto il nome sul rotolo
della vita, dalla costituzione del cosmo vedendo la bestia era, non è e sarà presente qui sta
l'intelletto che ha sapienza, le 7 teste sono i 7 monti dove la donna siede su di essi e sono i 7 re, 5
caddero, uno è l'altro quando viene bisogna che egli resti poco......”
in alcune versioni i re, sempre di numero 7, di cui 5 sono passati, uno deve ancora venire e l'altro
dura poco .
Il numero 666 altro non indica che il sesto sigillo precessionale, partendo dall'era del Leone.
.....era e non è e sarà presente .............
Si tratta di un fenomeno ciclico ed è molto importante, poiché può spiegare la possibilità di una
previsione .I 7 re sono i 7 sigilli precessionali che si incontrano dall'era del leone ed ovviamente
chi scrive sta vivendo all'inizio dell’era precessionale dei pesci (l'Apocalisse di San Giovanni è
datata il 100 d.c. quindi inizio del segno dei pesci:)
Per cui (i 5 re che sono già caduti) 5 ere precessionali sono già passate (Leone, cancro, gemelli,
toro e ariete), quella dei Pesci, che è l'attuale, quella che ancora oggi stiamo vivendo (che iniziava
all'epoca di San Giovanni) e la settima, quella dell'Acquario che deve durare poco.
Interessante notare che in altre versioni il riferimento all'era dei pesci è diverso, infatti troviamo
" uno deve ancora venire"
Sembrerebbe che qualcuno abbia fatto un aggiornamento in ore precessionali ;cioè dalla prima
versione all'inizio dell'era dei pesci, sia stata aggiornata quando ricopiata nell'era dei pesci
avanzata: passiamo da ....deve ancora venire ......a è..................
La miniatura di Burgo de Osma (soria )
Vediamo ora il messaggio aggiornato alla metà dell'era astronomica dei Pesci .Questa miniatura si
trova nella cattedrale di Burgo de Osma ( Soria, Spagna), realizzata attorno all'anno 1000 D.C.
Il soggetto della miniatura spagnola è quello dell'Apocalisse di San Giovanni, infatti ritroviamo la
bestia con le 7 teste, indicante le 7 ere precessionali che il Sole deve attraversare per giungere
dall'era astronomica del Leone, all'inizio dell'era dell'Acquario.( Tutte le teste della bestia hanno
come diadema il simbolo solare.)
I 6 pesci sotto la bestia nera indicano il lento incedere precessionale che il sole deve attraversare
prima di arrivare all'abisso, in cui è atteso dal grande serpente o Dragone, alla fine dell'era
precessionale dei Pesci.(il settimo sigillo ).
Il pesce nero, dove la bestia sta cavalcando, indica chiaramente che nell'anno 1000 D.C. ( epoca in
cui è stata eseguita la miniatura ) il sole era all'incirca alla metà della costellazione dei Pesci.
Questa miniatura conferma in pieno, se ve ne fosse bisogno, la nostra teoria astronomica,
indicandoci che nell'anno 1000 D.C. mancava solo mezza ora precessionale alla data finale del
messaggio .
Era astronomica dei Pesci
0------------15------------30 Gradi
160 a.c. 1000D.C. 2160 D.C.
................ora precessionale
.........segnata dalla miniatura
Gli autori della miniatura sono perfettamente a conoscenza del messaggio astronomico, infatti l'era
astronomica precessionale , la metà della costellazione dei Pesci è perfettamente in sintonia con la
posizione del sole, quando la miniatura è stata eseguita ( il 1000 D.C. ).
Le sette teste della bestia, con i simboli solari, indicano la partenza del messaggio dall'era
precessionale del Leone .( L'Acquario è la settima costellazione partendo da quella del Leone ).
Leone Cancro Gemelli Toro Ariete Pesci Acquario
1 2 3 4 5 6 7
un'altra conferma: il numero dei Pesci, che nella miniatura corrisponde al numero sei, rispecchia
infatti la costellazione dei Pesci ed è la sesta partendo da quella del Leone.
Vittoria
Dimmi Poeta, dov'è il paese italico ?
(poeta ) Ma io ti conosco !
Sei una dea alata . Non sarai forse ..........
Ti prego poeta,
devo correre all'italico paese
per creare il più sublime degli inni
che mai fu scritto per un popolo.
E' un gran popolo di eroi,
ha scoperto l'eterno inganno e continua a vivere .
Mai nessun popolo aveva mangiato il pane della pura verità
gli dei ne avevano sempre ricoperto il sapore .
Per un fato magico, quel popolo
si è ritrovato addirittura le spighe di grano
alla sua vista .
Ma dimmi poeta, perché ridi?
(poeta ) Divina Vittoria, non affannarti!
Quel popolo di eroi, della verità ne ha già fatto fiabe e della menzogna storia.
(Giorgio Terzoli 1997)
I rotoli del Mare Morto
Da oltre cinquant’anni, i famosi rotoli del Mar Morto richiamano l'interesse degli studiosi .
Sul ritrovamento del primo, dei numerosi rotoli ritrovati esistono versioni contrastanti.
Il ritrovamento, all'inizio del 1947, fu opera di due beduini arabi. I due fratelli beduini,
arrampicandosi lungo il fianco di una collina, si infilarono in una grotta oscura e si imbatterono in
un mucchio di frammenti di vasi, pezzi di cuoio e altre giare.
Tra il 1947 e il 1956 furono ritrovate, in altre dieci grotte poco distanti l'una dall'altra, reperti che
andavano da interi rotoli a minuscoli frammenti, per un totale ci circa 80.000 pezzi.
Gli insediamenti ove furono trovati i rotoli del Mar Morto, erano quelli degli Esseni , a Qumran,
sulla riva nord occidentale del Mar Morto.
I due fratelli beduini, non comprendendone il reale valore, li vendettero ad un calzolaio siriano, che
commerciava in antichità.
Il commerciante siriano vendette a sua volta i rotoli al Metropolita del monastero di San Marco a
Gerusalemme, il quale li acquistò per poche sterline.
Successivamente, nel maggio del 48, Israele dichiarò la propria indipendenza e scoppiò il conflitto
tra arabi e israeliani .
I rotoli scoperti nella prima grotta furono poi venduti ad un ufficiale israeliano ( Yegal Yadin, che
sarebbe poi in seguito diventato vice primo ministro di Israele ). Finita la guerra dei sei giorni nel
1967, in cui Israele occupò la Cisgiordania , le grotte e le rovine di Qumran finirono sotto il
controllo di Israele e divennero in seguito oggetto di scavi e di studi archeologici.
I sette rotoli scoperti nella prima grotta sono ora custoditi al museo di Israele, a Gerusalemme.
Gli studiosi sono concordi nell'affermare che i rotoli del Mar Morto siano stati scritti o ricopiati tra
il 350 A.C. e il 68 D.C. (conclusioni che nascono da studi archeologici sul confronto con antichi
testi e su analisi scientifiche, compiute utilizzando la datazione al carbonio .)
Gli specialisti sono anche concordi sul fatto che i quasi 80.000 singoli frammenti dei rotoli, facenti
parte di circa 830 documenti, siano da attribuire alla biblioteca di una piccola e isolata setta
monastica gli Esseni di Qurman, che avrebbero abitato quella zona tra il 150 A.C. e il 68 D.C.
Oggi si ritiene che molti di quei documenti siano stati copiati o redatti personalmente dagli Esseni.
I rotoli contengono i passi di tutti i libri del vecchio testamento, testi apocrifi e commenti del testo
biblico e manuali direttamente legati ai riti e alle altre attività degli Esseni di Qurman .
I rotoli costituiscono una documentazione definitiva della vita e delle credenze degli ebrei del
mondo antico.
Inoltre, i rotoli del Mar Morto non sono stati "contaminati " da interpretazioni, manipolazioni
successive e da errori di traduzione delle copie, in epoche più tarde.
La cosa più importante è quella che il contenuto dei rotoli non ha subito la censura Cristiana e/o dei
rabbini, dai posteri documenti medioevali.
La prova inconfutabile nei rotoli del Mar Morto
Per chi non ritiene valido il codice che ho scoperto, o che le mie interpretazioni siano troppo
fantasiose, sarà interessante guardare con attenzione che cosa dice Gesù a proposito delle
costellazioni.
Dal vangelo secondo Tommaso (rotoli del Mar Morto)
"un giorno Gesù ci spiegò i segreti delle stelle .Era un mattino di primavera :Dall'alto di un colle
vedevamo, nella pianura lontana, sorgere il Sole là dove all'orizzonte ancora brillava una luminosa
costellazione .
Passano le costellazioni, disse Gesù, dopo l'Ariete i Pesci .E poi verrà l'Acquario .Allora l'uomo
scoprirà che i morti sono vivi e che la morte non esiste ."
La cosa sorprendente è che ritroviamo lo stesso messaggio dell'Apocalisse di San Giovanni, ma
senza l'utilizzo del codice precessionale, l'autore del vangelo, San Tommaso, ci fa sapere che
qualcosa capiterà all'inizio dell'era dell'Acquario.
La disposizione delle costellazioni segue il ciclo precessionale; infatti abbiamo ariete, pesci ed
acquario, esattamente il contrario dei segni zodiacali, non lasciando dubbio alcuno
sull'interpretazione.
Vediamo ora il passo dell'Apocalisse, che ci indica che cosa deve succedere all'entrata nell'era
dell'Acquario.
" ...E vidi quando aprì il sesto sigillo un sismo grande vi fu e il SOLE era nero come sacco di pelo
e la luna tutta fu come sangue le stelle dal cielo caddero sulla terra come un fico getta i suoi frutti
immaturi scosso da un vento grande e il cielo si ritirò come un rotolo che viene avvolto e in ogni
monte e isola furono spostati dai loro luoghi.
......E le dieci corna che vedesti sono i 10 re i quali non presero ancora il regno ma prenderanno
il potere come re per un ora sola con la bestia.....
.....e le 10 corna che vedesti e la bestia, costoro desteranno la prostituta e la faranno desolata e nuda
e mangeranno le sue carni e la bruceranno nel fuoco"
Per quanto sia estremamente chiara la data del messaggio (la fine dell'era dei pesci e l'inizio dell'era
dell'acquario), addentrandoci nel testo, dobbiamo, per correttezza e giusta prudenza scientifica, dare
varie ed approfondite versioni interpretative, lasciando ai lettori l'arduo computo di scegliere la più
consona.
La fine del mondo secondo De Santillana
Partiamo dal pensiero di De Santillana.
Secondo lo studioso italiano, lo scenario dipinto nell'apocalisse si riduce ad un semplice
cambiamento dei cieli. L'organizzazione dell'apocalisse traccia il tragico scenario di una fine di
un'era astronomica, con la conseguente rottura simbolica del mulino con il ricrearsi di un'altra era
con altri 4 pilastri del cielo, che continueranno per altri 2160 anni a dare le coordinate celesti
dell'era in questione.
Egli sostiene che la mitologia si presenta con una denominazione ingannevole. Infatti sono intesi
come miti che trattano la fine del mondo, mentre, per il professore italiano, i miti genuinamente
escatologici, sono rari.
“Il crepuscolo degli Dei”, per esempio, viene inteso come la fine del mondo, eppure nell'Edda vi
sono passi che testimoniano il contrario.
Ciò che ha fine è un mondo inteso come età del mondo.
La catastrofe spazza via il passato, che viene sostituito da un nuovo cielo e una nuova terra su cui
regna una nuova stella polare.
Anche il diluvio biblico è la fine di un mondo e l'avventura di Noè viene ripetuta in molte tradizioni
ed molte forme, su tutta la terra. I Greci erano a conoscenza di ben 3 distruzioni successive.
In parole povere De Santillana vede in questa ed in altre, descrizioni escatologiche, scenari celesti e
rotture di cieli che ben poco influiranno sul continuo della vita terrestre.
***Convinti di vivere in un universo animato, di cui facevano parte divinità celesti e terrestri che,
combattendo guerre interminabili, amando ed odiando, vivendo una vita ultraterrena dopo la morte,
costituivano, con una loro estensione, molti dei nostri antenati che seguivano il corso degli astri
responsabili del tempo associavano riti o rappresentazioni riguardanti funzioni vitali a giorni
speciali nel calendario della natura.***
Organizzavano feste e facevano offerte agli dei per assicurarsi così un anno di abbondanza e di
pace, o forse per propiziarsi un buon raccolto dopo tempi difficili .Gli antichi parlavano
letteralmente al sole e alla luna e conversavano con i pianeti.
In questa visione d'insieme, indicare sul terreno rappresentazioni grafiche per determinare la
posizione degli dei, era un semplice ed antico atto di buon senso.
Congegni che prevedessero i fenomeni celesti con molto anticipo, offrivano a chiunque un enorme
vantaggio su chi era meno informato di loro. Lo spazio, entro il quale seguivano gli dei dal cielo e
parlavano con loro, era considerato, con molta probabilità, un terreno inviolabile, uno spazio sacro
amministrato dai più saggi . Non c'era bisogno nè della matematica, nè della scrittura e ancor meno
di telescopi o di computer per praticare questo genere di astronomia, mentre sarebbe utile cercare
di capire come il cielo fosse legato alla concezione del mondo di un certo popolo, in quale rapporto
fosse con la loro religione, politica ed economia. Per riuscirvi dobbiamo evitare di sovrapporre le
nostre convinzioni sulla loro natura.

ALTRI PUNTI DI VISTA
Vero è il fatto che il professore, nei suoi studi, non era mai arrivato a comprendere la data finale, il
settimo sigillo, non avendo avuto come noi la possibilità di conoscere una data di partenza iniziale,
che ci ha fatto comprendere il significato del settimo sigillo (infatti solo dalla scoperta di Robert
Bauval, negli anni 90, abbiamo scoperto la data di partenza segnalataci dal sito astronomico di Giza,
il 10450 a.c. o l'era astronomica del LEONE, data di partenza che ci permette di comprendere il
vero significato del settimo sigillo, altrimenti numero astratto).
Se il professor De santillana dovesse aver ragione e la" fine del mondo "non sarebbe che un cambio
di era astronomica, senza nessun tipo di conseguenze per la pacifica vita terrestre, sicuramente
rimarrebbero molti dubbi.
Non per ultimo ci sembrerebbe eccessivo il prezzo da pagare, in ordine di tempo, in sforzi di vite
umane, per fare sapere ad una civiltà che nascerà ben 13000 anni dopo che alla fine dell'era
astronomica dei pesci, il cielo cambierà e avremo altre due costellazioni che ospiteranno i due
equinozi ed altre 2 che ospiteranno i 2 solstizi.
Sicuramente, per le popolazioni antiche la posizione del sole al momento dell'equinozio era fattore
dominante, ma potrebbe non essere solo quello lo scopo del messaggio.
Andiamo ora a vedere le altre teorie .
Fulcanelli, che aveva compreso perfettamente l'importanza del settimo sigillo e quindi aveva avuto
come noi la possibilità di comprendere che quello era un passaggio precessionale importantissimo,
per quanto riguardava l'economia del messaggio, non ha dubbi in proposito e vede all'entrata nel
segno dell'acquario una vera e propria catastrofe fisica, che colpirà la nostra vecchia e cara terra .
Non sono le classiche profezie da fine millennio in quanto, come abbiamo potuto constatare, il
libro di Fulcanelli è stato pubblicato all'inizio del 900 .
Fulcanelli non solo vede uno scenario catastrofico, addirittura ci segnala le due zone del pianeta
che verranno meno colpite dal cataclisma, che per correttezza non segnaliamo onde evitare inutili
allarmismi.
Considerato che siamo tra i pochi che hanno cercato di decodificare, con estrema chiarezza, questo
antico messaggio, proveremo a dare una o più soluzioni al mistero più antico del mondo.
Uomo
Il tuo limite
si chiamerà coraggio
e la tua forza
si chiamerà paura.
Ma non lo capirai mai.
Donna
A te donna,
do’ una nuova condanna.
Ti dirò che il fuoco
è il respiro di un uomo
e bruciandotene
non ti scalderai neppure.
(Giorgio Terzoli)
E bene premettere che quest’ultima parte del libro si allontana dal terreno sicuro delle affermazioni
scientifiche e dimostrabili, inoltrandosi nel campo sempre più incerto delle speculazioni.
Per quanto concerne le teorie di seguito esposte, il lettore può liberamente scegliere a quali prestare
fede e quali altre respingere.
Le nostre “ipotesi “
Con la fine del precedente capitolo finiscono le nostre certezze scientifiche, in cui pensiamo di aver
dimostrato, o almeno lo speriamo, che la natura astronomica della mitologia e dell’architettura
sacra siano certezze e non solo ipotesi. Così come siamo certi che una popolazione prima della
nostra (storia), abbia inserito questi elementi astronomici nelle radici della nostra civiltà.
Chiaro è anche il semplice fatto che i miti e l’architettura sacra sono stati utilizzati per mandare una
missiva agli uomini che vivranno nell’era astronomica dell’Acquario.
Che cosa capiterà all’entrata del settimo sigillo precessionale (all’inizio dell’era dell’acquario),
rimane ancora un mistero.
Come abbiamo esposto, le due ipotesi più ragionevoli sono quelle di De Santillana e quella di
Fulcanelli.
Speriamo ardentemente che lo studioso Italiano abbia profondamente ragione, cioè che “la fine del
mondo” ventilata in tutta la mitologia, non sia altro che la fine astronomica di un’era precessionale,
con l’inizio di una nuova era che porterà i 4 nuovi pilastri del cielo per altri 2160 anni.
Proveremo ora ad analizzare l’ipotesi “pessimistica “ dell’alchimista Francese.
A differenza dei due codici che difenderemo fino allo stremo delle nostre forze, queste ultime le
poniamo solo come ipotesi in quanto mancano le basi dimostrative scientifiche, ma ciò non toglie
che debbano essere scartate a priori.
La fine del mondo?
La previsione di un qualsiasi fenomeno ne indica per essa anche la ciclicità, in particolar modo se la
previsione viene fatta a distanza ragguardevole di tempo. Infatti, se in questo caso di previsione
catastrofica si tratta, viene fatta nell’era astronomica del LEONE, quindi ben 13 millenni fà.
Che fenomeno potrebbe essere previsto da una distanza cronologica così lontana.
Una meteorite ?
Una serie di terremoti devastanti. ?
Un maremoto di dimensione gigantesche?
Come la nostra scienza ci suggerisce questi fenomeni non sono ne calcolabili, ne prevedibili nel
corso di pochi anni, figuriamoci nel corso dei millenni.
L’unica cosa che potrebbe essere calcolata con una certa precisione, conoscendone le cause ed i
meccanismi è una inversione dei poli magnetici della terra, fenomeno riconosciuto dalla scienza
ufficiale, ma non interamente compreso in termini di tempi e di cause.
L’inversione magnetica dei poli.
Agli inizi degli anni ’60, è stata definitivamente provata l’esistenza delle inversioni del campo
magnetico terrestre e da allora i dati riguardanti la polarità magnetica delle rocce, sono utilizzati
come indicatori sincroni e globali degli studi stratigrafici.
Il carattere globale del campo magnetico terrestre mette in luce la magnetostratigrafia (lo studio
della successione delle polarità magnetiche in successione rocciosa), come strumento essenziale
di datazione e correlazione tra sequenze stratigrafiche distinte.
Inoltre, è ormai noto che le calotte magnetiche polari hanno subito periodiche migrazioni e che così
facendo hanno cambiato la loro posizione geostazionaria. Questi eventi sono chiamati escursioni
magnetiche o migrazioni apparenti dei poli, la cui causa rimane per ora indeterminata.
Le narrazioni mitologiche di catastrofi si riscontrano omogenee in tutte le parti del mondo;
mitologia che si prefigge di spiegare in che modo la terra abbia raggiunto la sua forma attuale.
La cosa più inquietante è che catalogando le varie cronologie, mediante la misurazione del
magnetismo della roccia, gli scienziati hanno rivelato diverse anomalie.
Per esempio, si è scoperto che il campo magnetico della terra ha subito ripetute inversioni di
polarità nel corso della storia.
Ora si ritiene comunemente che il campo magnetico della terra abbia subito un’inversione di
polarità in numerose occasioni, senza alcuna ragione o spiegazione plausibile, anche se i modelli
teorici suggeriscono che alla base delle inversioni magnetiche vi è di solito una combinazione di
fattori che determinano scenari apocalittici.
Riprove di scenari apocalittici dovuti alla precedente
inversione magnetica?
Nel 1799, un certo Boltunov, un commerciante d’avorio, trovò un mammuth sotto lo strato di
ghiaccio alla foce del fiume Lena (Siberia ).
Nel 1900, a Berezova (Artico ), venne alla luce un esemplare di Mammuth, sepolto a grande
profondità sotto il ghiaccio. La carcassa, ritrovata in posizione eretta, con alcuni ranuncoli nei denti
serrati, rivelò parti di cibo non ancora digeriti nello stomaco.
Sembrerebbe che in un bel giorno di primavera, il clima mutò improvvisamente nel freddo, senza
alcuna spiegazione.
Diversi studiosi hanno dimostrato che alcuni dei vegetali rinvenuti nello stomaco del Mammuth,
provengono da una zona molto lontana rispetto a quella in cui l’animale fu trovato. L’esame
microscopico della pelle dell’animale mostrava la presenza di globuli rossi,
a dimostrazione non solo di una dipartita improvvisa, ma anche di una morte dovuta a soffocamento
ed indotta per qualche emanazione gassosa o per annegamento. Come se un’ondata gigantesca
avesse trasportato l’animale a grande distanza.
Nel fiume Tanana, che attraversa lo Yukon in Alaska, nel 1940, durante una caccia all’oro, furono
rinvenuti migliaia di carcasse di Mammuth mastodontici estinti, cavalli e bisonti, risalenti a più di
10.000 anni prima.
Le domande che sorsero spontanee furono molteplici :
come avevano incontrato una morte così improvvisa e violenta all’epoca dell’ultima glaciazione,
tutti quegli animali?
Cosa li aveva condotti tutti nello stesso posto e nello stesso momento?
Che forza naturale poteva aver dilaniato pezzo per pezzo quegli animali, mescolandoli alle radici
degli alberi abbattuti?
L’inversione magnetica dei poli terrestri è calcolabile in
termine di tempi?
Per quanto la scienza ufficiale abbia dichiarato, le inversioni magnetiche reali, per quello che
riguarda i tempi ed i modi in cui queste inversioni si ripresentano, creano un’enorme confusione.
Consultando i testi appropriati, si potranno trovare variazioni che vanno dagli 800.000 anni ai
100.000 anni, per arrivare alle ardite dichiarazioni che negli ultimi 100.000 anni vi sono state
almeno 3 inversioni magnetiche.
La causa delle inversioni magnetiche è fonte di mistero e l’unico che ha espresso una teoria in
merito è l’ingegnere Maurice Cotterel, autore delle “profezie dei Maya”.
Secondo la teoria innovativa dello studioso, la causa dell’inversione magnetica terrestre è da
ricercarsi nel ciclo delle macchie solari. Esse, spostando la zona della curvatura neutra del sole
,ne invertono la sua polarità. In questo modo la terra, cercando di riallinearsi repentinamente al
nuovo campo magnetico, esce dal suo asse di rotazione per ritornarvi con polarità inverse.
Secondo Cotterel ogni 18.139 anni, numero di anni che corrisponde all’intero ciclo della curvatura
neutra del sole, il campo magnetico terrestre si inverte.
Come abbiamo visto nei capitoli precedenti lo studioso inglese, dopo aver con un complicato
programma scoperto questi dati, ne ha trovato conferma nel lungo computo maya.
Praticamente le 5 ere del sole, che sono parte integrante della tradizione mesoamericana, non
sarebbero altro che i 5 grandi cicli delle macchie solari che porterebbero, dopo 18.139 anni, al
ribaltamento magnetico.
Se la teoria di Cotterel si dovesse rilevare fondata ed i calcoli dei maya esatti, il 22- 12 del 2012
dovremmo avere un’inversione magnetica, con tutte le conseguenze del caso.
E se Fulcanelli avesse ragione?
Le macchie solari
Per lo studio della sua costituzione fisica, si vuole dividere il sole in una parte interna, fotosfera,
propriamente detta ed atmosfera (cromosfera e corona ).
La fotosfera è la sede dei fenomeni più appariscenti, delle attività solari, cioè le macchie solari.
Il moto apparente di esse sul sole ha permesso di scoprire il moto di rotazione del sole e di poter
ricavare un valore almeno approssimativo del suo periodo di rotazione.
La frequenza delle macchie solari si indica mediante il numero relativo di Wolf.
R = 10 G + N
Dove G è il numero di macchie solari visibili e N il numero delle singole macchie visibili al
momento dell’osservazione.(una macchia isolata è contata come gruppo )
Dall’analisi dei valori medi di R per ciascun mese si è ricavato che tali macchie solari hanno un
periodo medio di 11,1.
11,1 = ciclo medio delle macchie solari
111,111 = la distanza di gradi precessionali tra la sfinge e le tre
piramidi. (il messaggio intermedio )
111 = i principi dei demoni
111 = il valore che Paracelso inserisce nel sigillo del Sole.
L’attività solare è variabile, il numero e l’estensione delle macchie solari hanno un andamento
ciclico di 11,1 anni in media, fra un massimo ed il seguente, mentre tra un minimo ed un massimo
intercorrono 4,6 anni.
Praticamente in 22,2 anni da un ciclo al successivo, si ha un’inversione della polarità del campo
magnetico delle macchie solari.

LA PIRAMIDE FORMA DI ARCHITETTURA
UNIVERSALE.
Le strutture piramidali più famose sono sicuramente quelle Egiziane, il magico suolo Egiziano ne
conta quasi un centinaio, ma ve ne sono molte altre meno famose, dislocate in altri punti del globo
terrestre.
Piramide di Sehensi (Cina)
Piramide dell’Himalaya
Piramide Siberiana
Piramide Templare
Piramide di Collinsville (Hillinois)
Piramide Maya
Piramide Egizia
Piramide del triangolo delle Bermude (l’unica solo avvistata, ma
non ancora ritrovata)
Esistono straordinarie caratteristiche tecnico scientifiche che accomunano tutte queste strutture
geometriche, che andiamo ora ad analizzare.
In primis, tutte le strutture piramidali sono state costruite in grado di declinazione magnetica zero,
cioè dove il valore di declinazione è nullo.
Ciò rappresenta un fatto singolarissimo, statisticamente significativo, che toglie qualsiasi dubbio
riguardo le conoscenze scientifiche dei nostri antenati.
Ci spieghiamo meglio. Il campo elettromagnetico terrestre viene rappresentato da un vettore in cui
sono presenti tre grandezze.
Nella cartina geografica è evidenziato il grado di declinazione zero terrestre, dove sono state
costruite tutte le strutture piramidali.
1) la declinazione, cioè l’angolo formato dal vettore con il piano del meridiano geografico ;
2) l’inclinazione, cioè l’angolo del vettore con il piano verticale;
3) l’intensità totale del campo, che è costituita dalla somma delle due componenti :verticale ed
orizzontale.
L’angolo di declinazione magnetica viene considerato positivo se il nord magnetico è a oriente
rispetto al nord geografico, cioè se la declinazione è orientale, negativo nel caso contrario, cioè se la
declinazione è occidentale.
La linea di declinazione magnetica zero viene chiamata agona ed è quella linea che separa le
regioni, con declinazione positiva, da quelle con declinazione negativa. In questa linea particolare il
nord magnetico e il nord geografico coincidono.
Ricordiamo che il modo più semplice per studiare una forza è quello di scomporla nelle sue
sottounità.
Cosa può esserci di più semplice che annullare una di queste sottounità, per l’appunto il vettore di
declinazione?
In tal senso tutte le variazioni del campo elettromagnetico terrestre sarebbero dovute esclusivamente
al vettore inclinazione.
Esiste un’altra caratteristica che accomuna alcune piramidi: il rapporto p greco.
Nella grande piramide attribuita a Cheope, il rapporto tra altezza ed i perimetro di base è
esattamente eguale al rapporto che lega un raggio alla sua circonferenza. La piramide Maya del Sole
ha rapporto altezza e perimetro di base eguale a quello che lega il diametro alla sua circonferenza.
Il ritrovamento di animali perfettamente mummificati, all’interno della camera del re della grande
piramide di Cheope, locale che ricordiamo si trova ad un terzo dell’altezza globale, determinò
l’inizio dello studio degli effetti provocati dalla struttura piramidale.
Il primo scienziato che si occupò di eseguire esperimenti all’interno della struttura piramidale di
Cheope, fu il dottor Louis Alvarez, premio Nobel per la Fisica. Alla fine degli anni 60 Alvarez
progettò un sofisticato elaboratore elettronico creato dall’IBM per sondare la grande piramide.
Lo scienziato era convinto di poter individuare una misteriosa radiazione proveniente dallo spazio
(in seguito chiamati i raggi cosmici).
A Giza, Alvarez, collocò l’apparecchiatura nella sala più interna della grande piramide, ma con
grande stupore notò che il calcolatore sembrava impazzito, trasmettendo diagrammi insensati di
misure della piramide.
Così vi rinunciò, in quanto il contatore di raggi cosmici, che in altri progetti e luoghi aveva sempre
funzionato perfettamente, una volta all’interno della piramide impazziva.
C’era qualcosa di misterioso nella piramide.
Era un grande ricevitore o trasmettitore i raggi cosmici ?, si chiesero gli scienziati.
Un ingegnere Cecoslovacco, Karel Drbal, effettuò alcuni esperimenti utilizzando modellini in scala
di cartone della grande piramide di Cheope, ottenendo risultati di disidratazione e di
mummificazione di materiale organico.
Da quegli studi nacque un brevetto, che l’ingegnere presentò alla commissione esaminatrice, dal
titolo “ congegno per mantenere il filo dei rasoi e lamette di rasoi“. Con grande stupore della
commissione esaminatrice riuscì a dimostrare che una lametta, posta ad un terzo dell’altezza del
modellino di cartone della grande piramide, era in grado di rigenerarsi, permettendo di effettuare
oltre 200 rasature.
La spiegazione scientifica del fenomeno fu la seguente:
“ nello spazio racchiuso da questa forma piramidale ha inizio un processo automatico di
rigenerazione che influenza il filo della lametta, questo processo viene prodotto da detta cavità.
Ciò significa che l’eccitazione della cavità è prodotta solamente dal circostante campo cosmico e
terrestre, cioè da campi elettromagnetici gravitazionali o altri campi di energia non ancora
definiti.”
Dopo una lotta durata ben 10 anni, l’ingegnere riuscì a farsi accettare il brevetto.
Ricordiamo che in Cecoslovacchia, per accettare un brevetto bisogna dimostrarne il funzionamento
e spiegarne i meccanismi, a differenza di altri paesi.
Questo effetto, attribuito alla semplice struttura piramidale, è l’unico accettato dalla scienza
ufficiale, ma altri esperimenti furono eseguiti sul funzionamento dell’energia “piramidale.”
Gli effetti “piramidali “ che presenteremo di seguito, non sono stati riconosciuti dalla scienza
ufficiale, ma screditati senza sapere con che criterio.
La cosa sorprendente è che questi effetti hanno una caratteristica in comune che, secondo il nostro
modesto punto di vista, dovrebbe permettere agli scienziati di riesaminare con più cautela i suddetti
esperimenti.
Le spiegazioni dei fenomeni “fantasma“ (e non riconosciuti dalla scienza ufficiale), è stata tentata
dal sottoscritto Giorgio Terzoli e da sua sorella, la Dottoressa Monica Terzoli (laureata in Chimica
all’Università di Bologna).
Effetti Piramidali, che gli sperimentatori sostengono di aver ottenuto con un modello della grande
piramide di Cheope, perfettamente orientata ai 4 punti cardinali, esattamente come l’originale.
1) Aumento generico sulla velocità di crescita delle piante.

EFFETTO ACCETTATO DALLA COMMISSIONE ESAMINATRICE CECLOSLOVACCA.
Gli enzimi sono proteine strutturalmente tridimensionali, che catalizzano le reazioni chimiche
responsabili della crescita vegetale. La presenza di un campo elettromagnetico, provoca una
variazione della struttura tridimensionale degli enzimi e quindi una maggiore velocità di crescita.
2) Rotazione delle piante di girasole.
Esse ruotano da Ovest verso Est, con cicli di circa due ore, indipendentemente dalla quantità di luce
presente.
I girasoli presenti in natura, seguono le onde elettromagnetiche emesse dal sole ruotando, nel corso
della levata solare, da est a ovest ed in assenza di luce la rotazione si blocca.
Le piante di girasole, all’interno della struttura piramidale, vengono indotte alla rotazione mediante
la formazione di un campo elettromagnetico E’ il motivo per cui la rotazione all’interno della
struttura piramidale avviene anche in assenza di luce.
Un’ulteriore conferma arriva dal fatto che esperimenti piramidali condotti con uno schermo di
alluminio, ottengono come risultato che gli effetti piramidali vengono inibiti e la rotazione dei
girasoli bloccata.
Esperimento eseguito da ricercatori non accademici( Bill Schul e Ed Petit ) e rifiutato da ogni
commissione scientifica esaminatrice.
3) Rigenerazione delle lamette da rasoio.

EFFETTO ACCETTATO DALLA COMMISSIONE ESAMINATRICE CECLOSLOVACCA.
L’affilatura delle lame viene ridotta dall’infiltrazione di acqua nelle strutture cristalline dell’acciaio.
La presenza di un campo elettromagnetico provoca la disidratazione o perdita di acqua, mediante un
processo chimico chiamato elettrolisi. E’ questa la ragione per cui i rasoi si rigenerano per un certo
numero di volte.
4) Alto potere battericida.
Per esempio, il latte avariato subisce una drastica riduzione dei batteri nocivi. Molti altri alimenti
vengono conservati ottimamente all’interno della struttura piramidale.
L’azione battericida è dovuta alla presenza di onde elettromagnetiche e più precisamente di raggi
ultravioletti. Tutti i metodi conosciuti di conservazione degli alimenti hanno lo scopo di ridurre la
quantità di batteri presenti nocivi. L’irradiamento con raggi ultravioletti è uno dei metodi più
diffusi per sterilizzare sale operatorie o zone in cui è indispensabile un ambiente asettico.
Esperimento eseguito da ricercatori non accademici ( Bill Schul e Ed Petit )e non riconosciuto da
nessun tipo di commissione scientifica.
5) Aumento della velocità di cicatrizzazione delle ferite.
La coagulazione del sangue è un fenomeno molto complesso, che implica contemporaneamente
diversi fattori chimici e le piastrine. La presenza di un campo elettromagnetico provoca un aumento
di velocità di aglutinazione delle piastrine ed inoltre varia la struttura tridimensionale di numerosi
fattori chimici suddetti.
Esperimento eseguito da ricercatori non accademici (Bill Schul e Ed Petit ) e non riconosciuto da
nessun tipo di commissione scientifica.
6) Alterazioni chimiche del sangue, come per esempio
normalizzazione della quantità di ferro ematico.
La quantità di globuli rossi (eritrociti ) varia quando il sangue è sottoposto ad un campo
elettromagnetico, poiché ne provoca l’aglutinazione. Il ferro è poco solubile nel sangue e la maggior
parte di quest’ultimo viene trasportata mediante globuli rossi. Questo spiega la normalizzazione
(diminuzione) del ferro ematico nel sangue.
Esperimento eseguito da ricercatori non accademici (Bill Schul e Ed Petit ) e non riconosciuto da
nessun tipo di commissione scientifica.
7) Dormire all’interno della piramide ridà energia più
velocemente che in un letto normale.
I neuroni, le cellule del sistema nervoso, comunicano tra loro mediante il rilascio di ioni da parte
della membrana cellulare. In parole povere, la comunicazione avviene tramite piccole scosse
elettromagnetiche. Il passaggio dalla veglia al sonno è causato dalla variazione di differenze di
potenziale, presenti sulle membrane cellulari.
Esistono due tipi di sonno: sonno R.E.M. e sonno NON R.E.M., che si alternano ciclicamente
nell’arco del tempo. Studi clinici hanno dimostrato che molti tipi di insonnia e quindi diverse forme
di difficoltà nel ripristino mattutino delle energie, sono strettamente collegati alla quantità relativa
di sonno R.EM. e sonno NON R.E.M.
Per essere più specifici, sembra che le qualità del sonno migliorano all’aumentare di sonno R.E.M.
Logicamente la presenza di un campo elettromagnetico determina una variazione del potenziale
elettrico dei neuroni e può influire nel meccanismo sonno-veglia e ciclo R.E.M. – NON R.E.M.
Esperimento eseguito da ricercatori non accademici (Bill Schul e Ed Petit ) e non riconosciuto da
nessun tipo di commissione scientifica.
8) Aumento della dissipazione del fumo tipo quello della
sigaretta.
La dissipazione del fumo è una caratteristica dei raggi ultravioletti.
Esperimento eseguito da ricercatori non accademici (Bill Schul e Ed Petit ) e non riconosciuto da
nessun tipo di commissione scientifica.
9) Aumento della temperatura dell’epidermide umana.
L’essere umano è un ricetrasmettitore elettromagnetico, capace di influenzare ed essere influenzato
dai campi elettromagnetici. La magnetoterapia (utilizzata per varie forme di emicrania, artrosi e
forme reumatiche), si basa fondamentalmente su questo concetto.
Tutte le cellule analoghe ai neuroni possiedono, nel loro piccolo, un potenziale elettromagnetico
causato dalla presenza, non equivalente, di ioni positivi e negativi, all’interno e all’esterno della
membrana cellulare. La presenza di un campo elettromagnetico esterno può provocare l’uscita o
l’entrata, nella cellula, dei suddetti ioni ed una variazione nella temperatura dell’epidermide.
Esperimento eseguito da ricercatori non accademici (Bill Schul e Ed Petit ) e non riconosciuto da
nessun tipo di commissione scientifica.
10) Disidratazione e mummificazione di tutti gli alimenti
organici.
Come abbiamo visto in precedenza la presenza di un campo elettromagnetico provoca
disidratazione mediante elettrolisi.
Esperimento eseguito da ricercatori non accademici (Bill Schul e Ed Petit ) e non riconosciuto da
nessun tipo di commissione scientifica.
11) Ricarica parziale di pile scariche e trasformazione di metalli
in ioni carichi elettricamente.
Nella piramide sono state riscontrate trasformazioni di zinco metallico in ioni zinco 2+.La
variazione di valenza degli elementi chimici può essere causata dalla presenza di un campo
elettromagnetico che provoca la perdita di cariche negative (elettroni ). Per esempio, lo zinco
metallico, con valenza zero, viene trasformato in ione zinco 2+, attraverso la perdita di due
elettroni, questo ione ZN 2 + è solubile in acqua, grazie alla formazione di sali solubili.
Ciò è esattamente lo stesso funzionamento della pila. Nella pila sono presenti due elementi chimici,
che vengono trasformati in sali solubili. Il passaggio di una corrente elettromagnetica, in senso
opposto rispetto a quello della pila, ricarica anche se parzialmente, la pila stessa.
Esperimento eseguito da ricercatori non accademici (Bill Schul e Ed Petit ) e non riconosciuto da
nessun tipo di commissione scientifica.
Gli effetti “ magici “ piramidali.
Una volta compreso che tutti gli effetti magici piramidali (prendendo per validi tutti gli esperimenti)
sono da attribuire alla presenza di campi elettromagnetici, non ci resta che spiegare perché una
semplice struttura, grazie solo alla propria forma geometrica, possa creare dal nulla campi
elettromagnetici.
Orientando la struttura piramidale ai quattro punti cardinali (elemento indispensabile per il
funzionamento), l’unico campo presente è il campo magnetico terrestre, il quale da solo non
basterebbe a giustificare gli effetti prima descritti.
L’unica spiegazione plausibile è che la forma piramidale, modello Cheope, riesca a trattenere e ad
amplificare (e non quindi a creare ) il debole campo elettromagnetico terrestre e le radiazioni
emesse dal sole. La stessa scienza ufficiale ci offre un ottimo supporto.
In termodinamica viene definito corpo nero un corpo in grado di assorbire tutte le radiazioni
elettromagnetiche che lo colpiscono. Radiazioni luminose, termiche o sonore, il fattore di
assorbimento spettrale del corpo nero è eguale a 1, poiché assorbe totalmente l’energia con cui
viene a contatto e per questo è chiamato anche ricevitore integrale.
L’unico corpo nero presente in natura è il Sole, ma può essere facilmente realizzato artificialmente,
come fecero i fisici Lummer e Kirchoff, praticando un’apertura nella parete di un corpo cavo,
isolato termicamente dall’esterno. Un fascio di energia raggiante che penetra nella cavità attraverso
il foro “F”, subisce all’interno un enorme numero di riflessioni, perdendo ogni volta, per
assorbimento, gran parte della sua energia; la frazione di energia penetrata, che è in grado di uscire,
è del tutto trascurabile. Il foro “F” si comporta come un corpo nero ideale, perché assorbe
totalmente la radiazione incidente.
A nostro parere la struttura piramidale, costruita secondo il rapporto Pi Greco e perfettamente
orientata, diventa nella sua totalità un perfetto corpo nero (La grande Piramide attribuita a Cheope).
Tutti i modellini in scala costruiti, secondo il pi greco, riproducono le caratteristiche di una sfera,
pur essendo di forma geometrica diversa e quindi intrappolano il campo elettromagnetico terrestre
che si muove in maniera circolare. Le onde elettromagnetiche vengono accumulate all’interno della
struttura, inducendo un campo elettromagnetico ben più potente di quello esterno. Il fenomeno di
accumulo di energia è una caratteristica esclusiva dei corpi neri (ricordiamo che alcune piramidi
Maya sono state costruite sopra uno strato di mica che, tra l’altro, è un isolante termico ed elettrico.
Il corpo nero, per essere tale, deve avere temperatura costante, cioè isolato termicamente.)
BREVETTO PIRAMIDALE
Brevetto industriale di uno strumento atto a fermare, misurare e
sfruttare l’energia elettromagnetica che attraversa il globo
terrestre.
(Di Giorgio Terzoli. Depositato il 29 agosto del 1997 presso la camera di commercio di Bologna
numero 3000518).
Lo strumento deve essere costruito seguendo calcoli matematici ben precisi, in particolare
utilizzando due numeri irrazionali, Pi greco = 3,14159 e Phi = 1,61818 e deve essere di forma
piramidale retta con la base quadrata e i quattro lati con base dei quattro triangoli isosceli che si
formano. Assegnando il valore di 1.0 a metà della base di uno dei quattro triangoli isosceli che si
formano, l’altezza obliqua (apotema) deve essere uguale a Phi e l’esatta altezza perpendicolare
dell’apice alla base deve essere la radice quadrata di Phi.
Il Pi greco si trova calcolando la proporzione tra l’altezza dello strumento e il suo perimetro di base.
Con questa equazione, perimetro di base diviso 2 Pi greco uguale altezza, come la circonferenza
con il suo raggio, si può utilizzare una qualsiasi scala di grandezza per la costruzione dello
strumento stesso.
E’ di fondamentale importanza seguire fedelmente le indicazione matematiche e geometriche dette,
ricordo che il volume è direttamente proporzionale all’energia elettromagnetica trattenuta e bloccata
in esso.
Per la sua costruzione può essere impiegato qualsiasi materiale, facendo ricorso a materiali
omogenei e lisci al fine di riprodurre, il più fedelmente possibile, la forma geometrica richiesta.
L’energia elettromagnetica che attraversa il nostro pianeta viene fermata a trattenuta dal suddetto
strumento, con la possibilità di sfruttarla. Questo strumento, che con le sue misure riproduce lo
stesso rapporto intercorrente fra un cerchio e il suo raggio, ovvero perimetro di base diviso due Pi
greco eguale altezza, può aprire nuove prospettive per lo studio delle quattro forze conosciute :
nucleare forte e debole, gravitazionale ed elettromagnetica.
Presupponendo, come scoprì Einstein, che tutto si muove in universo curvo e che ogni fenomeno
procede nel suo divenire in maniera circolare, questo strumento in pratica ferma e trattiene
l’elettromagnetismo terrestre, poiché riproduce le caratteristiche di una sfera, ma con forma
geometrica piramidale. L’energia elettromagnetica rimane imprigionata all’interno dello strumento
e può essere a sua volta utilizzata per molte funzioni e per una durata illimitata.
L’energia elettromagnetica rimane imprigionata all’interno dello strumento e può essere a sua volta
sfruttata per molte funzioni e per una durata illimitata.
Il giusto orientamento è la prima condizione per far funzionare la piramide.
Essa funziona a pieno ritmo solamente se i lati della base quadrangolare sono perfettamente allineati
ai quattro punti cardinali. E’ il Nord geografico l’allineamento che consente migliori risultati e di
quelle aree del nostro pianeta, in cui la declinazione è zero gradi. Tuttavia anche orientandola al
Nord magnetico e in zone diverse dalla declinazione zero, la piramide funziona come accumulatore
di elettromagnetismo ed in tal caso occorre darle un’inclinazione diversa da non contenere più il pi
greco. Per la declinazione voluta si può consultare un qualunque atlante geografico.
Una volta perfettamente orientata, la piramide entra autonomamente in funzione e l’energia
elettromagnetica terrestre viene bloccata all’interno della sua forma geometrica. Inoltre, l’energia
viene focalizzata esattamente al centro della struttura.
Ricordo che la CAMERA DEL RE della grande piramide di Cheope si trova ad un terzo
dell’altezza, partendo dalla base o a due terzi dell’altezza, partendo dal vertice (al centro della
struttura piramidale).
Nell’utilizzo della struttura piramidale bisogna considerare che l’elettromagnetismo terrestre non è
sempre costante, ma direttamente proporzionale all’attività delle macchie solari. Qualora le attività
di queste ultime fossero scarse, la piramide funziona ugualmente, seppur conservando al suo interno
energia limitata.
La piramide. Un laboratorio perenne lasciatoci dalle
precedenti civiltà ?
Forse vi sarete chiesti come possano entrare in connessione, con il codice astronomico, le strutture
piramidali e lo studio di esse.
Lo studio delle facoltà, vere o presunte, della struttura piramidale, di fermare ed accumulare
l’elettromagnetismo, potrebbe, se dimostrato, darci un’idea dello spessore culturale dei nostri
antenati.
Nel caso che il messaggio precessionale sia stato creato per avvisarci di una inversione magnetica,
lo studio delle strutture piramidali e degli effetti piramidali potrebbero rivelarsi veramente utili.
Se una popolazione, distante da noi 13 millenni, trova il modo di mettersi in contatto con noi e di
lasciarci diverse strutture, perfettamente orientate ai quattro punti cardinali, di dimensioni a dir poco
gigantesche e tutte in grado di declinazione 0, sicuramente studiarle attentamente potrebbe servirci
per scoprire l’antico arcano.
Non potrebbero le piramidi essere dei laboratori perenni, che invitano l’uomo a studiare il
comportamento dell’elettromagnetismo all’interno della loro struttura in grado di declinazione 0?.
E non potrebbe essere questa conoscenza di importanza vitale per la nostra civiltà.?
Come candidamente ed onestamente confessato, le nostre incertezze a questo punto diventano
sempre maggiori. Lontani dai temi apocalittici, tanto di moda a fine millennio, proviamo ad
avvalorare le eventuali basi di un’inversione magnetica preannunciata.
Con tutta la prudenza del caso ora elenchiamo i pro e contro di questa eventualità.
A FAVORE
Nella maggior parte della mitologia, proveniente da tutte le parti del globo, appaiono i numeri per
calcolare la precessione degli equinozi, ritrovando il simbolismo della precessione con gli stessi
arredi scenici (grandi alberi, zangole, trapani ed enormi mulini).
In tutte le tradizioni appaiono le quattro divinità, le quali sorreggono i quattro pilastri del cielo;
chiara simbologia delle quattro costellazioni che ospitano i quattro punti chiave astronomici.
In tutta la tradizione il numero 12, associato a qualcosa di circolare, è la simbologia delle 12
costellazioni che il sole attraversa nell’intero ciclo precessionale.
Le popolazioni antiche contavano il tempo utilizzando le ere precessionali, come ore e le elevazioni
delle singole categorie di stelle, come lancetta dei minuti.
Utilizzando questo sistema di calcolo del tempo, gli antichi abitatori del pianeta hanno avuto la
possibilità di fermare una data iniziale (l’era del leone) e da quella contare fino alla sesta ora
precessionale (fine era dei Pesci ).
Il messaggio è indirizzato alle generazioni che vivono la fine dell’era dei Pesci e l’inizio di quella
dell’Acquario, unico punto indiscutibile (infatti, è questo passaggio precessionale che prende
carattere di eccezionalità e non gli altri).
La creazione della mitologia è da ricercarsi in età antichissima, nessuno ne conosce la data precisa.
Nessuno studioso è mai riuscito a fissare con esattezza la data di creazione dei miti.
La mitologia sembra essere presente nel bagaglio culturale della nostra civiltà, da epoche
memorabili.
La storia mesopotamica del diluvio risale almeno al 3000 A.C.. Le tavolette sumere non lasciano
spazi a dubbi, la tradizione del diluvio che distrusse il mondo era antichissima anche allora.
Il diluvio universale non è presente solo nella tradizione Cristiana, la stessa identica storia si ritrova
in ben 520 leggende e per tutte le popolazioni del nostro pianeta.
La stessa storia di Noè, per esempio, è riscontrabile nella mitologia degli Accadi, Sumeri e Ittiti, in
cui l’eroe Utnapishtim riceve l’ordine dal Dio Ea di costruirsi un’arca per salvarsi da un diluvio
imminente, che distruggerà la terra.
Qualcosa di molto simile si può rinvenire nella mitologia greco-romana, dove, anche in questo
caso, il Dio Zeus, disgustato dagli uomini, vuole distruggerli tramite un diluvio.
Deucalione, avvertito dal padre Prometeo, costruisce un’arca e si salva con la moglie.
La memoria di cataclismi è presente nella cultura di tutti i popoli della terra.
Tutta la mitologia e la tradizione umana sembra essere stata concertata per farci arrivare questo
messaggio.
Tutta la mitologia è stata creata da un’unica mano, come similitudini troppo impressionanti per
essere giustificate dalla casualità.
Cottarel ha calcolato il ritmo delle macchie solari che porterebbero ad un’inversione magnetica
devastante per la nostra civiltà.
Lo studioso inglese ha dimostrato anche che questi ritmi erano conosciuti alla civiltà
mesoamericane, che li avevano inseriti nel loro lungo computo.
La distanza che separa le tre piramidi e la Sfinge corrisponde a 111,111 gradi precessionali un
numero molto simile al 11,1, ciclo medio delle macchie solari.
La scienza ufficiale ha dimostrato la realtà di queste inversioni magnetiche.
Vari ritrovamenti di reperti di animali e piante, sembrerebbero confermare la ciclicità di questi
eventi.
Dati scientifici concordano sul fatto che all’incirca dodicimila anni or sono un evento terribile
sconvolse il nostro pianeta.
Fulcanelli, lo studioso dei primi del novecento, una volta padrone del codice da noi riscoperto,
dichiara in maniera esplicita che il nostro pianeta sarà sicuramente distrutto dal “fuoco“ e solo due
zone di esso saranno salvate.
Tutte le strutture piramidali sono state costruite in zona di declinazione zero, creandoci il forte
sospetto che facciano parte integrante del messaggio che ci arriva dal profondo passato.
All’interno della struttura piramidale, modello Cheope, accadono strani effetti che, secondo il
nostro modesto parere, sono da attribuirsi all’elettromagnetismo terrestre, che si accumula per la
geometria piramidale. Questo fattore, se dimostrato, confermerebbe le conoscenze tecnologiche
della civiltà madre.
CONTRO
La scienza ufficiale non ha riconosciuto il lavoro di Cottarel, contestandogli che del campo
elettromagnetico del sole si hanno conoscenze troppo limitate per ipotizzare il grande ciclo di
macchie solari.
La scienza ufficiale ha dimostrato la realtà delle inversioni magnetiche, ma diventa impossibile
esistendo già diverse teorie enunciate, ritrovarne una ciclicità prevedibile.
Il Professor De Santillana vede nelle “fini del mondo“, non delle apocalissi, ma solo delle fini di
ere astronomiche. A differenza delle altre confutazioni, questa rimane la più pesante.
De Santillana potrebbe veramente avere ragione nell’interpretazione simbolica della fine del
mondo, intesa come fine di un ciclo astronomico ed inizio di un altro.
Allora, anche se d’accordo sulla data finale segnalataci da l’intera tradizione, la teoria della
catastrofe decade automaticamente
Gli effetti piramidali non sono stati tutti riconosciuti dalla scienza ufficiale, che si è limitata ad
approvare e supportare solo quelli delle lamette e della maggior crescita delle piante trattate
all’interno della piramide.
Fulcanelli, potrebbe aver “travisato “il messaggio e non aver compreso che “la fine del mondo“ è
solo simbolica e non materiale.
Conclusioni
Vi renderete sicuramente conto di quanto sia difficile, da parte nostra, prendere posizioni.
La cosa interessante è che entrambi gli scenari proposti, siano ben lontani da quelli che la scienza ci
sta dipingendo da molti anni.
Sicuramente, mettere insieme le tessere di questo gigantesco puzzle è molto complicato e laborioso.
Se abbiamo commesso qualche errore, perdonateci, ma la cosa che vi assicuriamo è che almeno uno
di questi scenari che vi rappresentiamo è molto vicino alla realtà dei fatti.
Quali di questi scenari sia quello giusto, lo potranno dire solo altri ritrovamenti e altri studi
sull’inversione magnetica dei poli terresti ed ulteriori riprove del cataclisma, che (forse) colpì la
terra 13 millenni or sono.
Le certezze
“Un’infinità di secoli fa persone serie ed intelligenti misero a punto una scienza per velare la
terminologia tecnica di un’avanzata scienza astronomica dietro la comune lingua del mito.
Lo stesso tipo di convergenza tra miti presumibilmente non correlati si verifica per quanto riguarda
la precessione degli equinozi.
I mulini, i personaggi che gli azionano, li possiedono e infine li rompono, i fratelli i nipoti e gli zii,
il tema della vendetta, dell’incesto, i cani che in silenzio corrono da una storia all’altra ed i numeri
esatti per calcolare il moto della precessione si evidenziano ovunque, di cultura in cultura e di
epoca in epoca propagandosi spontaneamente lungo la scia del tempo. ”
De Santillana
Una civiltà che visse la bellezza di 13000 anni fa fece il giro di tutto il mondo, insegnando a tutte le
popolazioni la precessione degli equinozi ed altri dati astronomici.
Insegnò a tutte le popolazioni la lingua universale astronomica; tutta la mitologia fu incentrata
sulle traiettorie dei pianeti e sul lento ed eterno incedere precessionale.
Per la nostra antica civiltà, un messaggio di importanza basilare doveva essere trasmesso agli
uomini che sarebbero nati 13000 anni più tardi.
Sicuramente, il passaggio equinoziale dai Pesci all’Acquario era per questa popolazione un punto
cruciale e saldo che andava segnalato con il massimo riguardo.
Perché ?
Forse perché nell’era dell’Acquario si sarebbero presentate le stesse quattro costellazioni (anche se
con modalità diverse), che ospitavano i solstizi e gli equinozi nell’era di partenza del messaggio
(nell’era del Leone)?
All’alba dell’equinozio di primavera del 2000 D.C., la configurazione celeste si ribalterà rispetto a
quella del 10450 A.C.; la costellazione del drago sarà in basso, Orione in alto, il Leone e l’Acquario
si scambieranno la loro posizione e la sfinge (fungendo da puntatore equinoziale) guarderà verso
l’Est il sorgere della costellazione dell’Acquario.
Nel 10450 A.C. la costellazione del Leone portava l’equinozio di primavera, dopo un semiciclo
precessionale (nel 2000 D.C. ) la costellazione che porta l’equinozio è quella dell’Acquario.
La costellazione di Orione era nel 10450 A.C. nel punto più basso dell’orizzonte, mentre ora è nel
punto di culminazione più alto. Esattamente, il procedimento inverso è riscontrabile nella
costellazione del Drago nel 10450 era nel punto di culminazione più alto, mentre ora (2000 D.C.) si
trova nel punto più basso di culminazione.
Praticamente le due date ( il 10450 A.C. e il 2000 D.C..) presentano le stesse identiche Costellazioni
che ospitano i due equinozi e i due solstizi ruotate di 180 gradi.
Perché questa antica cultura vedeva nel passaggio di un semiciclo precessionale un punto su cui far
risaltare l’attenzione ?
Solo per parlarci e dirci: “ Guarda uomo che vivi nell’era dell’Acquario e chi sta parlando lo fa
dalla distanza abissale di 13 millenni “ ?
Forse per questa antica civiltà, priva di scrittura, la lingua astronomica era un tesoro per l’intera
umanità ed andava conservato eternamente ?
Per perpetuare una conoscenza celeste che gli stessi Dei (Pianeti ) avevano insegnato all’uomo?
Per le antiche popolazioni terrestri il tempo era diviso in cinque grandi anni, della durata di 12.960
anni ciascuno ( tempo corrispondente a metà ciclo precessionale). Questo grande anno era a sua
volta diviso in due fasi : una discendente ( verso terra ) e una ascendente ( verso il cielo):
La fase ascendente era guidata dagli Dei, mentre la fase discendente era governata dagli uomini,
con le loro debolezze e difetti.
Questo grande anno era diviso anche in quattro lunghissime stagioni, della durata di 3240 anni
ciascuna e di 12 mesi di 1080 anni.
Le prime due stagioni, Inverno e Primavera, erano contenute nella fase discendente e le altre due,
Estate ed Autunno, erano parte della fase ascendente.
Queste grandi stagioni venivano anche definite età dell’oro, dell’argento, del bronzo e del ferro.
In senso astronomico, le due fasi erano anche riferite alla posizione della Terra rispetto al Sole che,
come noto, durante l’anno, raggiunge i due punti vernali del Perielio e dell’Afelio, ossia le due
posizioni in cui si trova rispettivamente più vicina e più lontana al sole.
Personaggi del calibro di Platone danno enorme importanza a questo grande anno, esprimendo il
concetto che alla fine di ciascun grande anno avviene una distruzione dell’umanità, causata
alternativamente dal fuoco e dell’acqua.
Il grande anno, determinato da cicli cosmici di lontananza della Terra dal Sole, vuole significare, in
termini simbolici, le distruzioni dal fuoco e dall’acqua avvengono quando la terra è più vicina o più
lontana dal Sole, secondo un ciclo di 12.960 anni.
Lasciando da parte per il momento, le distruzioni sia reali o simboliche, dubbio che ci tormenta da
anni, sorge il dubbio che questo spieghi completamente tutti i ritrovamenti archeologici.
L’ultimo grande anno è iniziato nell’era astronomica del Leone (la sfinge ce lo segnala) e deve
finire dopo un semiciclo nell’era astronomica dei Pesci. L’Acquario determinerà l’inizio del nuovo
grande anno, la fase ascendente, quella guidata dagli Dei.
A questo punto abbiamo la conferma ufficiale che il messaggio era indirizzato alla nostra civiltà, la
quale sarebbe stata guidata non dalla follia umana, ma dalla saggezza degli Dei.
Questa è la mentalità antica, che riemerge con forza e con impeto raccontandoci come si pensava,
si amava e si moriva, tenendo conto dei cicli cosmici.
Questa è la chiave per entrare nella mentalità antica.
Come abbiamo visto nei precedenti capitoli, non esiste solo un metodo di misurazione del tempo
lineare, che consiste nel fissare una certa data e contare gli anni a partire da quella data, senza
nessun altro tipo di riferimento o di logica.
Anticamente la visione del tempo era totalmente diversa, l’uomo si sentiva parte integrante di un
sistema armonico che seguiva determinate fasi in cui erano comprese la nascita, la vita e la morte.
Il tempo, in questa logica, diventa ciclico, racchiuso in periodi di una certa durata, comprendendo
tutte le potenzialità che in quel dato periodo possono avere espressione.
Questa misurazione ciclica del tempo deriva ed è collegata dall’osservazione astronomica, ossia
dall’analogia esistente tra i cicli cosmici e quelli terrestri.
Il tempo non è altro che lo spazio percorso dalla terra nei suoi movimenti attorno al Sole.
Come riferimento temporale di ciclo è stato considerato quello di maggior grandezza tra questi
movimenti, il moto della precessione che, come abbiamo visto, dura la bellezza di 25920 anni.
Secondo la scienza ufficiale, i nostri antenati erano ignoranti e superstiziosi, privi di ogni
cognizione tecnica.
Speriamo, una volta per tutte, che il nostro umile lavoro possa servire, anche se in minima parte,
alla dimostrazione chiara e lampante che questi antenati senza telescopi, senza il vetro per
fabbricare cannocchiali si divertivano a calcolare cicli astronomici di tale portata da far impallidire
i nostri astronomi.
Questa è la prima considerazione logica che spiegherebbe, almeno in parte, molti dei vari
interrogativi che l’archeologia ha sempre portato con sè.
Questa teoria spiegherebbe il motivo di tutte le costruzioni sacre, la logica della mitologia e la
mentalità antica.
Non pensate anche voi che potrebbe essere la più grande scoperta archeologica ?
Le incertezze
Il secondo scenario, che la logica può aiutarci a ricostruire, è molto più cupo e forse meno
accettabile, soprattutto da coloro i quali vedono nella nostra civiltà l’unica che abbia raggiunto un
certo grado di sviluppo intellettuale e tecnologico.
La mitologia e la tradizione sono stati il veicolo di trasmissione per un messaggio di avvertimento,
una specie di S.O.S per la nostra civiltà, per metterci in guardia da qualcosa di ciclico, che a ritmi
lontani, ma precisi, deve tornare a colpire la nostra cara terra.
L’antica civiltà umana, che abitò la terra ben 13.000 anni or sono, venne sconvolta da una serie di
terrificanti e devastanti cataclismi, che colpirono il nostro pianeta in maniera repentina ed
istantanea.
Nelle zone franche (ovvero le zone meno colpite), si ritrovarono un insieme di civiltà, alcune
evolute, come o più della nostra e altre allo stato semiprimitivo.
I superstiti, dopo anni di studio, capirono esattamente il motivo e le cause del cataclisma e si
accorsero che le cause, responsabili del disastro, erano cicliche e quindi prevedibili.
Da quel giorno i superstiti non ebbero che uno scopo nella loro vita, trovare un sistema sicuro ed
efficace per avvisare i prossimi malcapitati, cioè noi.
Per questo motivo nacque la mitologia astronomica portatrice del messaggio.
Le prove che abbiamo a disposizione, sono poche per asserire che il 22 -12 -2012 (o all’entrata
dell’era astronomica dell’Acquario) vi è la non remota possibilità di un’inversione magnetica e
troppe per permetterci il lusso di “snobbarle”.



Bibliografia
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“Impronte degli dei” – autore Graham Hancock – Corbaccio Editore – anno 1996
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“L’avventura del Graal” – autore Andrew Sinclair – Oscar Mondadori – anno 1997
“I sette libri dei supremi insegnamenti magici” – autore Paracelso – F.lli Melita Editori –
anno 1987
“Il diavolo” – autore Alfonso M.di Nola – Newton e Compton Editore – anno 1987
“La rivelazione dei Templari” – autori Lynn Picknett e Clive Prince – Sperling e Kupfer
Editore – anno 1997
“Atalanta Fugiens” – autore Michael Maier – Edizioni Mediterranee – anno 1984
“Il libro dei morti degli antichi Egiziani” – autori G.Kolpaktchy D.Piantanida – Brancato
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“Il Gesù proibito” – autore Mario Pincherle – Macro Edizioni – anno 1997
“ I poteri delle piramidi” – autore Bill Schul e Ed Pettit – Armenia Editore – anno 1989
“Iniziazione ai miti della storia” – autore Fabio Ragno – Edizioni Mediterranee – anno 1999
“Il mistero delle cattedrali” – autore Fulcanelli – Edizioni Mediterranee – anno 1972
“Sulle tracce del Graal” – autori M.Bizzarri F.Scurria – Edizioni Mediterranee – anno 1996
“L’antro delle ninfee” – autore G.Berrettoni – Libritalia Edizioni – anno 1997
“Lo specchio del cielo” – autore Graham Hancock – Corbaccio Editore – anno 1999
“Custode della genesi” – autori Robert Bauval e Graham Hancock – Corbaccio Editore –
anno 1997
“Miti e leggende dell’antica Grecia” – autore Rosa Agizza – Newton e Compton Editore –
anno 1985
“Il mistero dei Templari” – autore Martin Bauer – Newton e Compton Editori – anno 1999
“L’ultimo mistero di Qumran” – autore Robert Feather – Piemme Edizioni - anno 2000
“Intervista con gli dei” – autori Giorgio Terzoli e Pier Luigi Trombeta – Edizioni Press Club
– anno 2000
“Le profezie dei Maya” – autore A.G.Gilbert e M.M.Cotterell –Corbaccio Editore –anno 1996
“il mulino di Amleto “ autori Giorgio de Santillana e Herta von Dechend -Adelfhi 1983
“Il mistero di Orione” – autore R.Bouval – Corbaccio Editore – anno 1996