sabato 2 febbraio 2008

Le costellazioni e i miti greci


Com’è nato lo zodiaco?

Al giorno d’oggi due italiani su cinque ammettono di non essere in grado di uscire di casa senza aver prima consultato l’oroscopo, croce o delizia a seconda che riporti fortuna o sciagura nel corso della giornata.
Probabilmente anche i nostri avi avvertivano il bisogno di conoscere il futuro ma soprattutto di avere cognizione dei giorni propizi per svolgere le attività fondamentali come quelle agricole o legate al bestiame.
Così è possibile che abbiano realizzato un primo rudimentale zodiaco affinché ricordasse l’avvento dei tempi per la semina, il raccolto, l’accoppiamento degli animali.
Eppure agli inizi del Neolitico i primi abitatori della terra non avevano interesse a speculare sulle caratteristiche e sul movimento degli astri.
La loro vita si basava sul ciclo naturale della vita vegetativa: abbondanza di frutti e di cacciagione nel periodo “caldo”, scarsità o mancanza in quello “freddo”, quindi, al massimo, dovevano ingegnarsi solo di mettere in serbo provviste per il periodo sterile.
Successivamente, reggendo il Neolitico un’economia basata sulla pastorizia e sulla cultura dei campi, maturò la necessità di tener conto della periodicità annuale dei tempi utili per la vangatura, la semina, il trapianto, l’accoppiamento degli animali, la tosatura, e quindi la necessità di prevedere le variazioni stagionali.
Si cominciarono allora ad osservare i segni celesti che con la loro comparsa nel cielo nel cielo notturno anticipavano i periodi di pioggia o di siccità, di temporali, di inondazioni e soprattutto i segni che erano in relazione con il percorso del sole.
L’idea dello zodiaco nacque spontaneamente.
I segni non furono subito dodici, ma in numero maggiore o minore a seconda delle esigenze delle culture che li determinavano.
Per memorizzare gli asterismi che con la loro presenza indicavano l’inizio o la fine dei periodi da tener presenti, si attribuì loro un nome ed un immagine che si riferivano a qualche fattore della vita agropastorale coincidente con la comparsa di quella determinata costellazione.
Tali ricorrenze periodiche, specie quelle che facevano sperare abbondanza di mietitura, di vendemmia, di raccolto, di fecondità del bestiame, venivano celebrate con festosa allegria, fino a diventare solennità a carattere sacro, con riti e offerte di primizie per ringraziamento e propiziazione degli astri ritenuti autori dei fenomeni naturali e perciò venerati quali esseri divini.
Solo in epoca storica, affievolitesi il ricordo dell’interpretazione naturalistica degli asterismi, si cercò di dar loro altre spiegazioni.
La cultura greca classica ravvisò nei segni delle costellazioni personaggi mitici trasformati in astri come premio per qualche loro impresa eroica o ricompensa per qualche offesa patita.
Le costellazioni diventarono i simboli della giustizia divina e incitava i credenti a ricavarne un insegnamento morale o religioso.



Ariete

L’ingresso del sole in questo segno annuncia il momento in cui, come dice il poeta Lucrezio, gli animali esultano per i fertili pascoli, percossi in cuore dall’istinto amoroso e in quell’occasione l’ariete era pronto per gli accoppiamenti.
Per le civiltà pastorali ciò era simbolo e augurio di prosperità e il ridestarsi della natura dopo il letargo invernale segnava per gli antichi non solo una nuova stagione, ma anche l’inizio dell’anno civile, eccetto che per gli Egizi, per i quali la rinascita della vita naturale e quindi il capodanno erano indicati dal levare eliaco di Siro(in egiziano Sothis) perché coincideva con i primi rigonfiamenti delle acque del Nilo.





Toro

Anche il toro era un animale importante per le antiche civiltà.
La sua forza e la maestosità delle sue corna arcuate divennero ben presto simbolo della potenza regale, soprattutto nel mondo egizio e in quello cretese-miceneo.










Gemelli

L’ origine di questa costellazione è da cercare presso i babilonesi.
Anche i Greci ebbero senza dubbio l’idea di una coppia nelle due stelle brillanti che appaiono come due teste umane, una vicino all’altra, ma il mito greco dei due Dioscuri, Castore e Polluce, venerati quali protettori della giovinezza e, in seguito, della navigazione, è una costruzione fantasiosa sui nomi primitivi che indicavano semplicemente la luminosità delle due stelle: Castor in greco significa “brillare” e Pollux “molto luminoso”.








Cancro

La disposizione di queste stelle ha suggerito agli antichi la figura di un crostaceo.
Già in accadico l’asterismo era indicato con il nome di un granchio di terra; in Egitto era invece rappresentato da due tartarughe sovrapposte.
Sia il nome greco che quello latino derivano dall’indo-europeo Karkratah, gambero.










Leone

Fu facile fin dai tempi più antichi individuare un leone nell’ampia e luminosa costellazione, tanto più associando l’immagine visiva con la forte azione calorifica del sole quando l’attraversa.












Vergine

La disposizione delle stelle non suggerisce affatto l’idea di una figura femminile attribuì a tutto l’asterismo il nome che sia in greco che in latino significa fanciulla.
In un primo tempo durante le antiche feste ateniesi i facevano dondolare appese agli alberi bambole simboleggianti i grappoli d’uva.
Più tardi questa figura venne fatta coincidere, per suggestione egizia, con l’immagine della dea Iside con Orus bambino in braccio.
Quindi la Vergine venne assimilata nei miti greci con Iside, Cerere, e Cibele.






Bilancia

Già i Babilonesi indicavano questa formazione di stelle come “bilancia del cielo” ma, altri popoli la consideravano come parte dello scorpione.
Arato separò questo trapezio dallo scorpione, ma non tutti accettarono l’introduzione di questo segno zodiacale.
A Roma, ai tempi di augusto vi erano ancora discussioni fra coloro che sostenevano l’unione di questa costellazione dello scorpione e coloro che lo introducevano separatamente col nome di Libra.






Scorpione

La disposizione delle sue stelle ha ben potuto suggerire all’immaginazione primitiva l’apparenza di uno scorpione, con la coda e il dardo uncinato.
In opposizione allo splendido segno del gigantesco Orione lo Scorpione, che si eleva all’orizzonte quando l’altro scompare, è diventato nella mitologia greca il drago che ha avvelenato l’eroe tebano per impedirgli di violentare Diana.










Sagittario

Già i Babilonesi rappresentavano la costellazione con l’immagine di un uomo avente una coda di scorpione o con quella di un centauro alato.
Il nome greco di questa costellazione significa “arciere” e da qui deriva il latino Sagittarius.
La mitologia greca riconobbe nel personaggio il centauro Chirone, istruttore di Achille e così designato anche dai poeti latini.





Capricorno

I Babilonesi lo rappresentavano nella forma di capro con la coda di pesce, come se fosse un mostro acquatico.
In Egitto il segno era dapprima la figura di un montone, poi quella di un animale metà capro e metà pesce.
Da qui derivò la leggenda egiziana di un dio che per sfuggire alle ire del gigante Tifone si era gettato in acqua e si era mutato in quell’ animale.
In latino il nome della costellazione è Capricornus o Piscinus Caper.




Acquario

I soli elementi di questa vasta figura che sono facilmente riconoscibili nel cielo sono la corrente d’acqua e l’urna capovolta.
Il personaggio umano è stato creato per dare un portatore all’urna.













Pesci

La forma di due pesci, uniti da un nastro, non è nettamente visibile, a causa della poca brillantezza delle stelle.
Molti popoli antichi riconoscevano solo il pesce superiore.
Tra i miti relativi al segno dei pesci è particolarmente interessante quello collegato ad Atargatis, la Venere siriaca: furono i due pesci a trovare nell’Eufrate e a portare a riva l’uovo sacro che, covato da una colomba, diede origine alla dea.

1 commento:

Anonimo ha detto...

ciao bel post,mi sapresti dire per favore chi è l'autore dei disegni dei dodici segni dello zodiaco?grazie mi faresti un favore